21 Dicembre 2012 – Non fine del mondo, ma falò di protesta per l’Europa dei Popoli
Venerdì, Dicembre 21th/ 2012
– Comunicato Stampa di Mario Borghezio –
Deputato al Parlamento Europeo
(Iniziativa di Libero Confonto – Pensa e Scrivi di "Qui Europa")
21 Dicembre 2012 / Unione Europea / Mario Borghezio / Sprechi / Bruxelles / Roma / Italia / Parlamento europeo / Iniziativa di Pubblico Confronto / Mario Monti / Ponte dello stretto / Studio di Fattibilità / Governo Monti / Commissione europea / Messina / Reggio Calabria / Interrogazione alla Commissione europea / Illeciti finanziari / Milioni di euro spesi / Trecento milioni di euro spesi in 30 anni / Pensa e Scrivi / Qui Europa / Protesta / Falò da Milano a Lampedusa / Movimento Malu Entu / Toscana / Marche / Abruzzo / Sardegna / Sicilia / Democrazia reale / Democrazia sospesa / Solstizio d'Inverno / Strumentalizzazione dei media per fini politici / Campagna di Libero Confronto
Ponte sullo Stretto – 300 milioni di euro
spesi in 30 Anni. E non è finita!
Solstizio d'Inverno: falò di protesta da
Nord a Sud per l'Europa dei Popoli
Interrogazione alla Commissione Europea sulla
questione "Ponte sullo Stretto"
Nel 2014 il Governo Monti dovrà pagare altri 10 milioni
di euro oltre ai 6 milioni annui. Lo sprettro di presunti
illeciti finanziari. Solstizio di Protesta da Nord a Sud
Ponte sullo Stretto, Sprechie e Stranezze: Chiesti chiarimenti all'Ue
Bruxelles, Roma – "In trent'anni il progetto per collegare la Sicilia alla terraferma è costato circa 300 milioni di euro, senza peraltro pervenire al minimo risultato. Al momento il governo Monti ha approvato un decreto legge che fissa in ulteriori due anni uno studio di fattibilità e, in caso di cancellazione definitiva del progetto. Nel 2014 lo Stato dovrà pagare altri 10 milioni di euro, oltre i 6 milioni annui degli stipendi della società che gestisce il progetto". Pertanto mi è sembrato opportuno chiedere alla Commissione Europea notizie dettagliate sui fondi già erogati per il progetto del "Ponte sullo Stretto di Messina" e chiedere alla stessa "se i soldi spesi finora siano stati oggetto di illeciti finanziari". Certo è che gli sprechi finora sono stati gravissimi, enormi ed evidenti. A fronte: zero risultati e nuove previsioni di spesa".
La protesta del Solstizio – Falò da Milano a Lampedusa
"Quest'anno – continua il comunicato stampa – anche per questo (e non solo) ed alla luce dei gravissimi fatti che stanno avvenendo nell'Eurozona e nell'Italia "tecnocratica" e della Democrazia sospesa (fatti molti dei quali completamente ignorati o trasformati dalla stampa, che sembra scegliere sapientemente e strategicamente sono alcune notizie, enfatizzandole e strumentalizzandole a dovere per fini politici, a discapito di altre ben più gravi e dannose, che vengono del tutto ignorate o "raccontate alla rovescia") il solstizio d'inverno sarà celebrato in tutto il Nord con tantissimi "fuochi indipendentisti", che intendono rinnovare – continua Borghezio – una millenaria tradizione protesa alla reale libertà dei popoli, contro ogni forma di schiavitù anti-democratica imposta. L'iniziativa si è estesa tuttavia ben oltre i confini geografici del Nord, per cui nella notte del 21 dicembre p.v. saranno accesi falò di libertà anche in Toscana, Marche, Abruzzo, Sardegna (Movimento Malu Entu) e finanche a Lampedusa, in una grande unione ideale fra etno-federalisti, autonomisti e indipendentisti. Per la libertà e l'autoderminazione! Per l'Europa dei popoli e delle regioni !"
di Mario Borghezio, Deputato europeo
Comunicato Stampa – Iniziativa di Libero Confronto
Pensa e Scrivi di "Qui Europa"
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Cos'è la Campagna di Pubblico e Libero Confronto – "Pensa e Scrivi"
"Pensa e Scrivi" – Aderisci alla "Campagna per la Libertà e la Giustizia"
Cari lettori, ormai quel che accade in Europa è palese. Abbiamo detto e scritto in merito davvero tanto. L'abbiamo fatto dalle colonne dell'Osservatorio Nazionale Indipendente sulle Politiche dell'Ue (Qui Europa) e in numerosi convegni e seminari organizzati nel corno di questo "annus horribilis" 2012.
Il Tempo dell'Inganno
Viviamo tempi difficili, quello che qualcuno ha tefinito il tempo dell'inganno globale. Pertanto è necessario aprire gli occhi e comprendere a pieno la direzione imboccata dall'Ue, perchè da essa dipende il futuro nostro e dei nostri figli. Di interi popoli, e di ben 500 milioni di cittadini. non facciamoci prendere in giro da un'Unione europea e da una cerchia di tecnici ed euroburocrati che riempiendosi la bocca di concetti stereotipati (come "europeismo" ed "unità nella diversità") in fondo non hanno alcuna intenzione – come ampliamente dimostrato finora – di distruggere o scardinare la gabbia del debito, né tantomeno di riconsiderare la portata distruttiva delle loro selvagge politiche neoliberiste.
Pensare, Scrivere e Confrontarsi Liberamente – Senza Censure
Da parte nostra e della nostra redazione, auspichiamo successo della linea del libero confronto e nella campagna per la libertà e la giustizia, "Pensa e Scrivi": ma non quella propinataci strategicamente dai nostri stessi carcerieri, quella caratterizzata da notizie alterate o occultate; quella della cosiddetta "stampa di regime". Ma bensì in quella nostra personale. Quella che dovrà scaturire inevitabilmente – auspichiamo – nei lettori di questo articolo, negli amici che vediamo tutti i giorni, nelle famiglie, nei giovani che si affacciano sempre pèiù incerti ed intmoriti verso il loro futuro; quella dei cittadini che vogliono essere padroni delle loro scelte, dei giovani studenti e negli universitari che conservano e nutrono ancora un sogno. Malgrado tutto e tutti!
Pensa e Scrivi al di là dei recinti della politica
E ciò a prescindere dall'appartenenza politica di ciascuno. La libertà prescinde dai colori delle maglie. Essa riguarda tutta l'universalità degli uomini. Pertanto, per tutti coloro che volessero aderire alla campagna di "Qui Europa", "Pensa e Scrivi", (cittadini italiani ed europei di ogni cultura, credo, partito politico) sarà possibile inviare i propri testi o le proprie "lettere aperte" – che da parte nostra cercheremo di pubblicare, nel limite del possibile e compatibilmente con le nostre priorità redazionali – confrontandosi direttamente con i nostri lettori, con i professori universitari e gli economisti che collaborano con noi, e con i giornalisti "indipendenti" della nostra redazione. Quanti fossero interessati all'iniziativa potranno scriverci all'indirizzo e-mail infounicz.europa@gmail.com – Un abbraccio sincero a tutti gli "uomini liberi", dalla redazione di "Qui Europa"!
Sergio Basile – Direttore "Qui Europa"
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Decreto della Vergogna – Articolo correlato – On. Andrea Sarubbi – PD
Per onor di cronaca alleghiamo un articolo inviatoci
dall'On. Andrea Sarubbi (Pd) datato 5 Dicembre 2012.
Diamo merito all'On. Sarubbi di non aver avallato questa assurdo
decreto e di aver difeso i suoi valori cristiani e morali in Aula.
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"Quanta fretta"
di Andrea Sarubbi, deputato
Con una rapidità estrema, rispetto ai tempi biblici del Parlamento, è arrivata in Aula la delega al governo per la revisione dello strumento militare. È una legge con parecchi chiaroscuri: non per quello che c’è scritto nel testo, ma per lo spazio enorme di manovra che lascia al ministro della Difesa e per la tempistica a mio parere inopportuna, trovandoci ormai a fine legislatura e dunque ad un passo dal cambio di governo. Dalla Tavola della pace e dalla Rete disarmo sono arrivate parecchie critiche, alcune un pò forzate ma altre no: nel mio intervento di stamattina, alla Camera, ho esposto anche i miei dubbi, convinto che non siano poi così isolati nel resto d’Italia.
ANDREA SARUBBI. Parto da lontano: due anni e mezzo fa, Savino Pezzotta ed io presentammo una mozione, che chiamammo mozione Colomba e che arrivò in quest’Aula il 28 marzo scorso. La mozione approvata (poi divenuta risoluzione, per qualche inghippo procedurale, ma il senso è quello) era un po’ più morbida di quella inizialmente presentata, ma ci sembrò comunque un bel passo in avanti: impegnava il governo a “subordinare qualunque decisione relativa all’assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d’arma al processo diridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano”. Per dirla con le parole della Tavola della pace, della Rete disarmo e di tutte le associazioni che invitavano in quei giorni il Parlamento a resistere alla tentazione di giocare a Risiko con i cacciabombardieri, “prima discutiamo compiti e obiettivi delle nostre Forze armate e poi decidiamo gli acquisti di cui abbiamo bisogno”.
Oggi, in teoria, dovrebbe essere una bella giornata: il giorno in cui, appunto, discutiamo tutti insieme compiti e obiettivi delle nostre Forze armate. La realtà è invece diversa: innanzitutto – per quanto non ignori la richiesta del Consiglio supremo di Difesa, formulata pochi giorni fa, di approvare questa riforma entro fine legislatura – mi riesce molto difficile spiegare ai miei quattro elettori, e anche a me stesso, come mai questo Parlamento riesca amarciare così veloce quando si tratta di spese militari e poi siimpantani sulle riforme più attese. Inoltre, ed è questa la mia critica principale, io davvero pensavo che avremmo discusso il modello di difesa tutti insieme. Tutti insieme: lei, signor ministro ammiraglio, ed io, obiettore di coscienza a mani nude provvisoriamente deputato della Repubblica. Non avevo capito, perché non c’era scritto da nessuna parte, che il Parlamento avrebbe firmato una carta quasi in bianco – e se non è proprio in bianco il merito è del Pd – al ministro della Difesa, quando ormai la legislatura sta per finire, e che gli avremmo detto di pensarci lui. No, non era questo che noi intendevamo quando parlavamo di “revisione dello strumento militare”.
Come gli addetti ai lavori ricorderanno, e come tutto il mondo pacifista sa bene, la proposta iniziale del PD, più di un anno fa, era quella di formare addirittura una “bicameralina”: la revisione dello strumento militare è una cosa seria e quindi bisognava farla bene, affidando al Parlamento il compito di procedere ad una revisione complessiva del modello militare, partendo dagli scenari internazionali e dai nostri obiettivi strategici. Perché il Parlamento rappresenta tutta la Nazione, tutte le sensibilità che – in modo particolare sulla difesa – nell’opinione pubblica sono davvero variegate. L’idea della bicameralina è saltata – per colpa di chi qua dentro è ancora maggioranza, fortunatamente ancora per poco – ma non viene meno l’esigenza che sia appunto il Parlamento a riscrivere una strategia di sicurezza nazionale. E dovrà avvenire nella prossima legislatura.
Non solo il Parlamento qui rischia di non toccare palla, ma all’inizio questarevisione dello strumento militare assomigliava terribilmente a un blitz, che per fortuna al Senato è stato ridimensionato. Mi riferisco alla possibilità di acquistare armamenti da parte del ministero della Difesa: inizialmente si pensava a un parere solo consultivo delle commissioni parlamentari, ora – e di questo ringrazio i miei colleghi senatori che ci hanno lavorato – si dà la possibilità al Parlamento di bloccare un programma d’acquisto deciso dal governo, se questo programma non convince. Finalmente arriva un po’ di trasparenza, anche se la maggioranza richiesta è qualificata e anche se – come ho cercato di argomentare finora – mi sarebbe piaciuto che questo criterio valesse per tutto il contenuto del provvedimento, per tutta la revisione dello strumento militare.
L’ultimo punto di grande preoccupazione, da parte mia, riguarda la tempistica. Non voglio sminuire il ruolo del governo – anche se ha una data di scadenza prossima, è un governo nella pienezza dei poteri – ma mi pare una leggerezza la previsione del “silenzio-assenso”: il fatto, cioè, che prima il ministro uscente scriva da solo i decreti attuativi, e poi – nel momento in cui le Camere si sciolgono – questi attuativi entrino in vigore perché il Parlamento è stato zitto. So che il ministro si è impegnato ad accogliere un ordine del giorno del Partito democratico che lo impegna a non avvalersi di questo silenzio-assenso, ma un ordine del giorno – come sappiamo – è cosa diversa da un testo di legge. E in ogni caso, per quanto mi riguarda, rimane un motivo di opportunità: con un governo e una legislatura ormai agli sgoccioli, con una maggioranza – e dunque, mi auguro, anche una linea politica – che è in procinto di cambiare, noi mettiamo mano oggi allo strumento militare, rischiando poi di dover ricominciare da capo tra qualche mese. Ha senso tutto questo, in un momento così difficile per l’Italia? Secondo me no, signor presidente e signor ministro, e per questo motivo – pur riconoscendo al mio partito un ruolo importante nel miglioramento del testo – sto pensando seriamente di non votare questo provvedimento.
On. Andrea Sarubbi – PD