di Redazione Qui Europa
Redazione Quieuropa, Giacinto Auriti, Moneta, L'Alternativa, Dottrina Sociale della Chiesa
Giovedi, Giugno 21th / 2012
– Reportage-Inchiesta, di Sergio Basile e Silvia Laporta –
Italia / Eurozona / Tasse / Federalismo / Regione Veneto / Luca Zaia / Debito / Debito pubblico / Crisi / Banche / Miliardi di euro / Unione Europea/ Germania / Spagna / Grecia / imprese / Piigs / Debito illegale / Economia della truffa / Silvia Laporta / Sergio Basile / Qui Europa / Le reali regioni della Crisi / Italia Spa / SEC / Bretton Wood / Crisi pilotata / Controllo delle masse / Redistribuzione della ricchezza reale / Nuovo Ordine mondiale / Massoneria / Consorterie / P2
Debtocracy – L'Europa e il grande
inganno del Debito: come uscirne?
Italia S.P.A. – Un'azienda in "Bancarotta perenne"
Cosa si nasconde dietro le Crisi Finanziarie?
Il controllo sui cittadini e l'inganno del
"Debito Illegale"
La proposta Zaia sul "Debito federale" può funzionare
nell'Ue? L'analisi di "Qui Europa"
Una doverosa premessa storica
Nel 1933 molti ignorano come il fluire della storia moderna – in Europa e nel mondo – abbia subito una brusca e controllata svolta. Lo ignorano pioichè ovviamente è una notizia trattata in maniera molto marginale nei libri di storia. Gli stati del mondo sono andati in pratica verso una bancarotta generale e concordata dai leader delle nazioni che hanno azzerato i propri rispettivi debiti. Ma a prezzo di chè? Della incontrovertibilità della carta moneta in oro, e della concentrazione dell'oro mondiale (principale bene rifugio) nei caveau degli stessi stati, ed arrivando alla creazione concordata di un fondo globale e di una banca ad hoc incaricata di controllare e gestire il suddetto fondo mediante il controllo accentrato delle transazioni internazionali. Nacque così la "Bank for International Settlement" (BIS). con sede a Basilea, in Svizzera: nell'indipendente e segretissima Svizzera. E proprio a Basilea: la stessa città – e non a caso – dei famigerati accordi bancari Ue con i quali sono stati decisi gli aumenti dei coefficienti obbligatori di riserva patrimoniale delle banche, cioè la quantità di danaro sui depositi che gli istituti devono "trattenere" per – nella versione ufficiale – irrobustire la loro "solidità": a discapito – ovvio – dei cittadini.
La "Bancarotta del secolo" e la "Privatizzazione degli Stati"
Dopo la decisione di questa bancarotta controllata, e della concentrazione dell’oro mondiale nella BIS, le nazioni divennero in pratica società di diritto privato registrate presso la SEC (Securityand Exchange Commission) di New York (l'equivalente della Consob italiana: organismo che ha il compito di vigilare sulla Borsa Valori). Le costituzioni formalmente continuarono a considerare gli stati come repubbliche sovrane presidenziali, semipresidenziali, ecc.., ma in sostanza esse divennero delle aziende private a tutti gli effetti. In effetti, andando sul sito della SEC ( al seguente link http://www.sec.gov/cgi-bin/browse-edgar?action=getcompany&CIK=0000052782 ) troviamo proprio l'iscrizione della "Società Italia" a nome del Ministero dell'Economia.
Italia S.p.a.
Dato di importanza cruciale – e che il sistema si guarda bene dal rivelare e diffondere – al fine di comprendere il ruolo reale che i cittadini assumono in questo sistema aziendale e nella stessa questione del debito. La registrazione proverebbe quindi che l'Italia non è una "Repubblica costituzionale fondata sul lavoro" ma una semplice Società Privata registrata presso la S.E.C., negli Usa. E poi, se ci pensate, come può essere fondata sul lavoro una Repubblica che per statuto (Es.: ultima modifica all'Art.18 dello Statuto dei Lavoratori) lascia senza lavoro e futuro milioni di cittadini? E in nome della crescita poi!
Burattini senza cervello e coscienza critica
Ma la cosa ancor più grave e che molti cittadini completamente travolti dalla disinformazione dei media e paralizzati da una "mostruosa apatia" che li lascia da soli in un abisso di ignoranza, sono incapaci di maturare una coscienza critica in merito, continuando a recitare il ruolo di perfetti burattini senza cervello.
Le vere ragioni di una crisi creata ad arte
Ma allora perchè continuare a traumatizzare l'azienda Italia – e tutta l'Eurozona dell'infausto euro – con una crisi indotta, creata ad arte (come dimostrato in decine di articoli da "Qui Europa") e pilotata dai mercati e dai grandi banchieri con la complicità delle agenzie di rating e dell'Ue? La grande crisi finanziaria nella quale siamo avvinti serve solo ad arricchire i banchieri e gli speculatori o c'è dell'altro? Analizziamo il problema partendo dalla Bce (Banca Centrale Europea che emette l'euro e che è nelle mani dei privati) istituto che può a piacimento aumentare o diminuire il livello di moneta in circolazione. Possiamo giungere a facili constatazioni. In effetti il denaro stampato non sarebbe nulla se non per la legittimità ed il valore che ciascuno di noi da. Dopo gli accordi di Bretton Woods del 1944 – con l'incontrovertibilità dei biglietti nel corrispetivo in oro – poi, il "bene fittizio moneta" è diventato uno strumento di controllo di massa. Perchè? Semplice! Ciò che conta sono i beni reali: oro, case, terreni, appartamenti, pietre preziose, ecc.. Questa è la "ricchezza reale" dell'economia reale. La moneta e gli strumenti finanziari non sono altro che strumenti per spostare la ricchezza reale e destabilizzare i sistemi economici attraverso il debito ed attraverso le crisi.
Una truffa perversa
La crisi e le misure recessive connesse ed applicate (vedi ad esempio la "Reaganomics" del Presidente Reagan negli Anni '80 negli Usa; Crisi dei Mutui Sub-Prime Usa del 2007; o l'attuale Crisi dell'Eurozona) servono dunque non solo a speculare, ma anche a privatizzare e a far indebitare i cittadini (caso emblematico la vendita "necessaria" dell'oro conservato da pensionati e disoccupati) facendo arricchire i proprietari delle grandi banche mondiali e le multinazionali: che in cambio di "erogazioni e prestiti di beni fittizi" (costosissimi mutui basati su carta moneta stampata a costo "praticamente zero" dalla BCE) e non più onorabili, mettono le loro mani sui beni reali, come le case e l'oro. Dunque, una tutt'altro che democratica “redistribuzione delle ricchezze planetarie" – ricordiamolo – limitate. Negli Usa del Presidente Reagan il 2% dei cittadini in pochi anni mise le mani sull'80% della ricchezza della nazione. Ciò fu propagandato da liberali e liberalisti come crescita e "progresso". Certo, dell'élite bancaria! La fotografia di ciò che sta accadendo nell'Eurozona – complice l'euro – oggi sotto il nostro naso.
Lo stratagemma del debito
Alla fine, essendo la nostra economia basata prevalentemente sul debito – che accumuliano addirittura ancor prima di nascere – l’effetto diretto della creazione delle crisi finanziaria – non solo quella odierna – è, e sarà lo spossessamento dei beni reali dei cittadini – impossibilitati a coprire i costi dei mutui – in favore di una élite che si ritroverà proprietaria di terre e case, comprimendo sempre più i diritti ed il benessere della popolazione, e senza alcun bisogno di conflitti armati ed eserciti.
La 2° Ragione della Crisi
Renderci Schiavi ignoranti, inconsapevoli e "non pensanti"
Comprendiamo allora la seconda – ma fondamentale – ragione della crisi: il controllo delle masse. Perchè élite multimiliardarie sono in perenne ricerca di nuove ricchezze? Semplice, perchè non è la sola ricchezza (e il connesso grado di potere) che cercano (anche se è un elemento da non sottovalutare, vista la "limitatezza delle risorse naturali", in gran parte distrutte e inquinate dall'uomo: con CO2, sostanze tossiche, semi e cibi OGM, ec..) ma la cosa principale è subordinare i popoli, annullando completamente i cittadini, rinchiudendoli come uno stupido gregge in un recinto fatto ad arte. Se aumentano le aree di benessere e la ricchezza diffusa, infatti, aumentano le persone che si informano, che acquisiscono consapevolezza , che hanno tempo per pensare, collegare eventi, organizzarsi in associazioni, parlare, confrontarsi, democraticizzare la società. E' la logica opposta a quella dei club esclusivi di stampo liberale (come i Rotary Club ed i Lions Club: che agiscono a trecentosessanta gradi e non solo portando avanti iniziative – per così dire – "sociali") e delle stesse logge massoniche, che cercano la crescita e l'evoluzione di pochi a discapito di molti, e con mezzi, leggi interne, giuramenti e decisioni spesso molto discutibili. Al contrario, dunque, in una situazione di crisi la gente ingabbiata dal lavoro e dalle scadenze ha meno tempo per riposarsi, pensare, crescere e cambiare il sistema, che in tal modo si autoconserva. La crisi, in tal senso – in una società senza Dio e che accantona gli insegnamenti evangelici della carità e dell'amore reciproco – finisce per aumentare lo stato di sudditanza dei cittadini nei confronti dei “padroni”: il bisogno di affidamento e sicurezza; le raccomandazioni politiche verso il potente (feudatario) di turno. Tutte cose che rendono l'uomo – spesso a sua insaputa – ancora più schiavo.
Le consorterie e il programma della P2
Oltre al debito, le élite capitalistiche, bancarie e le consorterie occulte di respiro internazionale, alle quali i potenti appartengono (quasi come se si trattasse di una rigida equazione matematica) utilizzano, come noto, altri strumenti come il controllo pressocché totale dei giornali e dei media; la separazione delle carriere nella magistratura; la riforma dei rapporti stato-regione; il sistema partitico bipolare; il blocco ed il preconfezionamento delle liste elettorali; la diminuizione del numero dei parlamentari (con la scusante dei tagli agli sprechi: al fine di aver un maggior controllo sulla formazione delle leggi e sulla votazione dei decreti). Questioni da sempre in Italia, come noto, al centro del "Programma di Rinascita Democratica" della loggia massonica P2 del Gran Maestro Licio Gelli: cui molti degli ex-aderenti (guarda caso) occupano oggi i vertici del potere statale. Un caso tra tanti, è quello di Silvio Berlusconi – tessera P2 N. 1816 – iscrizione avvenuta – come ormai risaputo e diffuso su centinaia di blog e reportage – il giorno 26 gennaio 1978 presso la sede muratoria di Via Condotti a Roma.
Una Crisi evitabile
Allara capiamo come questa distruttiva crisi poteva essere evitata: e magari senza neanche essere premi nobel o geni dell'economia. Sarebbe bastato applicare facili concetti economici acquisiti dai nostri politici di prima fascia presso le loro prestigiose università. Sarebbe bastato avvisare dei pericoli verso i quali l'Europa ed il mondo stava andando, in nome – almeno – della difesa dei diritti d'informazione e libertà sanciti dalla Carta Costituzionale. Si poteva evitare la crisi in molteplici modi e applicando davvero pochi correttivi: tra i quali un maggiore controllo dei prodotti finanziari e dei "derivati" da parte delle banche. Da anni centinaia di economisti "intellettualmente onesti" e studiosi cosiddetti "complottisti" esaminando le mosse della grande finanza avevavo largamente preannunciato il dilagare di una epocale crisi finanziaria, con contestuale collasso economico. In realtà nei centri del potere economico e finanziario, ed in molte logge di livello superiore, queste cose erano risapute ed attese da anni. Ma nulla è stato fatto – ad esempio – per de-privatizzare le banche centrali, anzi il Trattato di Lisbona (con l'Art. 123) ha istituzionalizzato il latrocinio della sovranità monetaria delle nazioni, obbligando – come già trattato da "Qui Europa" – gli stessi stati (e dunque i cittadini) ad acquistare il "proprio denaro" a tassi da usura presso le banche private.
Debito – L'infondatezza della legittimazione
Una volta toccati e digeriti i suddetti temi, possiamo capire come tutte le manovre per trovare i fondi per pagare questo "maledetto debito autorigenerante" o delineare nuovi sistemi di ripartizione del debito e di responsabilità pubblica, siano aria fritta. In merito poniamo il caso intervenuto lo scorso 8 Giugno, in Italia. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, davanti agli imprenditori trevigiani, ha recriminato 1,3 milioni di euro appartenenti alla sua Regione, tutt'ora bloccati da Mario Monti presso la tesoreria unica, quella di Roma. Questi fondi, ad oggi, non possono essere utilizzati dal presidente al fine di saldare i propri debiti, in molti casi verso imprese che ne avrebbero urgente bisogno, o che si trovano sull’orlo del fallimento. Quindi ha proposto Zaia: “La tassazione, serve a pagare un debito pubblico che non ha creato il Veneto: 1928 miliardi di euro di debito pubblico, che costano agli italiani circa 80 miliardi all’anno di interessi. Noi diciamo che, se si vuole fare una scelta abbastanza coraggiosa, è quella di regionalizzare il debito e pari meriti dare autonomia e federalismo estremo ad ogni regione. Questo vorrebbe dire allocare la responsabilità su quelle comunità che fin’ora hanno sempre sprecato.” La provocazione di Zaia, come si comprende chiaramente, mira a un messaggio chiaro e semplice: ciascuno aiuti l’Italia, pagando il “proprio” debito; ossia quello relativo alla propria regione. Ma francamente questa è una proposta insostenibile: malgrado la "buona fede" del propositivo Zaia. Una proposta che non ci sentiamo di far nostra – come visto – per una serie infinita di fattori contingenti, e per il semplice fatto che la maggior parte di questo pseudo debito, come detto su, è illegittimo, nonché illegale ed anticostituzionale, provocato artifiziosamente dallo scellerato connubbio tra finanza, banche e tecnocrazia politica. Pertanto esso non è – semplicemente – legittimo ed onorabile!
Europa – Alcune riflessioni finali
Per quanto opinabile sia questa affermazione, se ci muoviamo dal livello Italiano, per spostarci a quello comunitario, potremmo – tuttavia – fare altre importanti riflessioni. La regionalizzazione e gli eurobond secondo molti economisti italiani – apertamente vicini e grandi sostenitori delle politiche comunitarie – non sarebbero opposti inconciliabili. In parte è vero! La regionalizzazione del debito, sarebbe dunque un richiamo alla responsabilità, perchè implica che, di fronte a un prestito, il beneficiario, debba porsi il problema "morale" di come restituirlo (peccato che finora non se lo siano posto nella maniera più assoluta i nostri governanti). L’eurobond, dunque, in teoria dovrebbe rispondere a questa logica: ripagare il debito, mantenendo tassi d’interesse a un livello ragionevole e non un livello schiacciante, che oggi, in Europa, scorgiamo con grande sconcerto nei casi di Grecia, Spagna e Italia.
E' un debito truffaldino che non devono pagare i cittadini
Tutto bene e legittimo se non fosse per tre piccolissimi particolari: 1) Il debito è illegale: non l'hanno fatto gli Italiani, ma bensì (in parte abbondante, ma relativamente minore) gli scellerati governi che si sono alternati (compreso l'attuale) e le banche (la fetta più grossa) grazie all'Europa e – come abbiamo visto – al Trattato di Lisbona (Art. 123); 2) La regionalizzazione del debito sarebbe inapplicabile poichè non è possibile definire con certezza la parte "onorabile" da quella "illegittima" imputabile a ciascuno stato o regione; 3) Il debito non è qualcosa di definito ma aumenta a "volontà" e "assoluta discrezione" dei privati: banche e società (agenzie private) di rating, attraverso declassamenti spesso insensati o addirittura sballati, capaci di far schizzare lo spread e la stessa quota pro-capite che ogni cittadino di uno stato o di una regione sarebbe tenuto a pagare (vedi paradosso della non definibilità della seconda rata dell'IMU). Ciò almeno finché saremo richiusi in questa asfissiante eurobabbia!
Se il debito fosse legale…
In effetti, dunque, se il debito fosse "legale", i paesi, cosidetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che hanno un debito importante, dovrebbero accettare a "buon viso" di dover “stringere un pò la cinghia” ed aprire i loro portafogli. Ma, evidentemente, non di sicuro ai livelli di dover patire la fame, di dover tentare addirittura il suicidio (in un attimo di follia e smarrimento) e di veder fallire le proprie imprese, custruite col sudore della propria fronte: come invece stiamo vedendo accadere quotidianamente in Italia e nell'Eurozona. L’Europa, dal canto suo, dovrebbe pertanto smetterla di mantenere un atteggiamento da "doppiogiochista puro", e decidersi ad offrire una protezione che rafforzi e difenda i cittadini dallo sfruttamento da parte della finanza globale abolendo derivati e depositi over-night (per esempio – Cerca articoli in archivio).
100 miliardi buttati nel mare della speculazione
Per le Banche della Spagna (come noi di "Qui Europa" abbiamo già trattato) nei giorni scorsi sono stati versati 100 miliardi di euro. Facendo un rapito conto, corrisponderebbero a 2500 euro a cittadino spagnolo. Se questi soldi fossero stati “versati” nelle mani dei contribuenti e non delle casse delle Banche, sicuramente l’incentivo alla crescita – sia pur minimo, è ovvio! – ci sarebbe stato sul serio! Immaginiamo che a ogni famiglia di 4 persone fossero stati versati 10.000 euro: il risultato in termini di crescita, non sarebbe sicuramente mancato. Invece quei 100 miliardi di euro, sono finiti dritti dritti ad autoalimentare il debito pubblico. Ed è bene sottolineare la parola autoalimentarlo, perché quegli stessi soldi, saranno divorati dall’aumento dei tassi d’interesse, come un cane che si morde la coda. Un circolo vizioso che non avrà mai fine. Un inganno alla faccia degli onesti!
Padri e Madri di figli "schiavi" ma non ancora nati
E allora è inutile fare della “facile” retorica. Parlare ai cittadini spagnoli, agli Italiani ed ai Greci chiedendo loro di fare dei sacrifici per la crescita dal paese, quando questa crescita – se la matematica non è un’opinione – non potrà mai avvenire. Torniamo indietro di 4 anni. La Spagna, era uno dei paesi fiscalmente più prudenti dell’Unione ; ancora oggi, in proporzione al Prodotto Interno Lordo, il suo debito è inferiore a quello della Germania. Ma perché la Germania allora detiene un dominio unilaterale e incontrollato? Perchè la stessa Germania che fino all'ingresso nell'Eurozona non riusciva a creare surplus non ha avuto in sorte i meschini declassamenti riservati ai cugini del Sud Europa? C’è chi sceglie per noi, chi si diverte a prendere delle decisioni che non ci appartengono e, purtroppo, se non decidiamo di svegliarci, raggiungeremo ben presto le nostre “colleghe” Grecia e Spagna. Il nostro torpore morale e la nostra indifferenza la pagheranno, allora, i nostri figli ed i nostri nipoti: schiavi del sistema ancor prima di nascere e già debitori verso un'Europa che neppure conoscono! Sveglia!
Cosa fare nel concreto
La prima cosa da fare è vincere l'apatia e la rassegnazione, leggere e diffondere queste notizie ai nostri amici, colleghi e familiari. Confrontarci il più possibile ed informarci a vicenda. Conoscendo la "vera storia" e le leggi, possiamo spiazzare i politici ciechi e doppiogiochisti mandandoli a "casa", inducendo i rappresentanti politici che prenderanno il loro posto – e che non siano legati a nessun vecchio carrozzone parlamentare, s'intende – a votare leggi che permettano la realizzazione di quanto detto finora. A volte, paradossalmente anche la "non partecipazione" ad eventi "di politica-teatro" della casta potrebbe rivelarsi vincente. Fondamentale, inoltre, riscoprire per quanti si dicono cristiani, il senso più autentico e vero del Messaggio di Gesù, incentrato sulla carità, sull'Amore reciproco e sul dono di sé, riaccostandosi ai Sacramenti, all'ascolto della Parola di Dio, alla Messa Domenicale ed all'assistenza disinteressata del nostro prossimo e dei poveri. Farlo incessantemente – e senza giudizi – nel nostro viver quotidiano rinnegando ogni logica di potere, speculazione e dominio sull'altro. Fuggendo dai luoghi dove ciò si pratica per "statuto" e seguendo l'esempio lasciatoci da personaggi come Giorgio La Pira (il politico santo capace di offrire interamente il suo stipendio ai poveri) e Giovanni Paolo II. Ma soprattutto non scordare mai che “Affinché trionfi il male è sufficiente una sola cosa: che le persone per bene non facciano nulla!"
Sergio Basile, Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)