Sabato, Giugno 20th, 2015
– di Chiara Mangolini –
Martedì, Luglio 10th / 2012
– di Maria Laura Barbuto –
Italia / Stato / Mafia / Papello / Cosa Nostra / Accordo stato-mafia / Trattative / Bombe / Reati / Associazione mafiosa / Organizzazione Criminale / Estorsione / TgCom / Top secret / Sentenze / Processo / 41 bis / Pentiti / Ros / Istituzioni / Bagarella / Brusca / Riina / Provenzano / Cinà / Subranni / de Donno / Mori / Mannino / Dell’Utri / Mancino / Ciancimino / Conso / Capriotti / Gargani / Ingroia /
Trattativa Stato–Mafia: indagati boss, politici
ed ex Ros
Tra i politici posizioni scomode anche per Mancino,
Dell'Utri, Mannino e l'eurodeputato Gargani
Ingroia a “Top Secret”: “la trattativa c’è stata. Pressioni di
Cosa Nostra sullo Stato per un allentamento
della repressione”
Roma – Piaga della società moderna, la mafia prima ancora di essere un’organizzazione criminale, viene definita come un’organizzazione di potere che influenza e colpisce, come ben noto, anche il mondo della politica. Un accordo presunto, quello tra lo Stato e Cosa Nostra, che affonda le radici nei primi anni ’90: gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e le bombe della stagione 1992-1993 sono eventi manifesti di volontà latenti, di nomi importanti. A quanto pare, comportamenti illeciti e pressioni di una certa entità avrebbero portato molti nomi importanti dell’epoca a tentare di concludere un patto con la mafia, non in proprio, “ma per conto dello Stato”.“Ci sono sentenze definitive : ci fu la trattativa tra Stato e Mafia che si è concretizzata nei termini di un’estorsione nei confronti del potere statale da parte di Cosa Nostra – afferma il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, intervistato da TgCom nel programma “Top Secret” – La Mafia minacciava lo Stato con le stragi in cambio di un allentamento della repressione”.
Il Papello
Presunte trattative tra elementi di Cosa Nostra e pubblici ufficiali dello Stato contenute nel famoso “papello”, con cui la mafia chiedeva una revisione della sentenza del Maxi-processo, l’annullamento del decreto legge 41 bis, la revisione della legge Rognoni–La Torre, riguardante proprio il reato di associazione mafiosa, la riforma della legge sui pentiti e tante altre misure che andassero a vantaggio degli uomini coinvolti, appartenenti all’organizzazione criminale. “Se ci sono uomini dello Stato – continua Ingroia – anche ministri di governo sottoposti a minaccia, che non hanno detto la verità e hanno fatto da tramite, non risponderanno solo per aver trattato ma anche per il reato di falsa testimonianza” .
Nomi eccellenti – Mancino, Dell'Utri e l'eurodeputato Gargani
12 gli indagati, a seguito della chiusura delle indagini avvenuta il 14 giugno, 5 i nomi dei mafiosi, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Totò Riina, Bernardo Provenzano e Antonio Cinà e tra gli uomini delle istituzioni e i politici figurano i nomi dell’ex generale Antonio Subranni, l’ex colonnello dei Ros Giuseppe de Donno, l’ex generale del Ros Mario Mori, l’ex ministro Calogero Mannino ed il senatore Marcello Dell’Utri. Come si legge dalle colonne de “Il Fatto Quotidiano”, per loro le accuse sono di violenza o minaccia a corpo dello stato, mentre l’ex ministro dell’interno, Nicola Mancino è indagato per falsa testimonianza e Massimo Ciancimino per concorso in associazione Mafiosa e calunnia aggravata. Ancora, Giovanni Conso, ex ministro della giustizia, l’ex capo del Dap, Adalberto Capriotti e l’europarlamentare dell’Unione di Centro, Giuseppe Gargani, sono accusati di false informazioni al Pm. Insomma, un binomio, quello tra lo Stato e la mafia che, presumibilmente, esiste da sempre. Ma tutto ciò appare davvero paradossale in uno Stato di diritto, in cui la legalità, la verità, la professionalità, la competenza dovrebbero essere un biglietto da visita. Eppure, purtroppo, nel paese della bugia, la verità è una malattia.
Maria Laura Barbuto (Copyright © 2012 Qui Europa)
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