Mercoledì, Novembre 18th/ 2013
– di Maurizio Blondet –
Martedì, Luglio 31th/ 2012
– di Sergio Basile –
Italia / Crisi Eurozona / Voto anticipato / Riforma elettorale / Approvazione Spending Review / Europa / Usa / Propaganda imperislistica / Austerity / Mercati / Timothy Geithner / Mario monti / Vertici / Spagna / Francia / Germania / Rajoy / Holande / Merkel / Obama / Vertici / Tagli lineari / ANCI / BCE / Lettera / Berlusconi / Bersani / Casini / Finmeccanica / Porcellum / Legge elettorale / Eni / Enel / Finanza tecno-mafiosa / Menzogne / Ronald Reagan
Guerra delle poltrone e "Spirito Montiano":
E' bagarre sull'ipotesi di "voto anticipato"
Parlamento, ok "Piano Monti": Si a Dismissioni e
"Spending Review". L'imbarazzante complicità di ABC
Timoty Geithner in Europa: propaganda imperislistica
Usa e lodi all'austerity
Monti – Settimana decisiva per l'Euro: al via la ruota dei vertici
Roma – La settimana appena iniziata potrebbe essere "decisiva" per l’Eurozona e lo si comprende anche dalla fitta agenda di vertici fissata dal professor Monti con i leader di Francia, Spagna e Germania. Intanto in Italia l’ipotesi “voto anticipato” è un’incognita sempre meno aleatoria, malgrado gli inviti distensivi di Giorgio Napolitano. Negli ultimi giorni, in tal senso, abbiamo assistito ad un frenetico walzer di incontri più o meno ufficiali tra Monti e ABC (Alfano, Bersani e Casini) ovvero i tre leaders dei partiti “amici” che lo sorreggono. Ma un dato sembra ormai assodato: le caste partitiche, rispetto agli Italiani ed alle loro esigenze reali, agiscono sempre più indisturbate – in totale "libertinaggio" – e sempre più sganciate da un ideale mandato elettorale, ampliamente tradito a discapito della sovranità nazionale e degli stessi cittadini, trovatisi – grazie ad una improbabile ed anti-democratica “proprietà transitiva” – ad appoggiare un “governo tecnico” trasformatosi a tutti gli effetti in governo politico. Come non parlare di golpe? Una combricola di “tecnici”, come se non bastasse, assolutamente incapace di risolvere i problemi del Paese, ma anzi, capace addirittura di peggiorare la situazione economica generale, appoggiando in tutto le scelte del ministro dell'"Anti-Welfare", Elsa Fornero, e abbandonando – impuniti – gli Italiani nelle braccia del neo-liberismo più distruttivo, sinonimo di dismissioni aziendali, dismissioni del patrimonio nazionale e in ultima istanza di recessione da record.
ABC e lo sdoganamento della "bestemmia economica"
Altro risultato concreto della compagine governativa e dello stuolo di maggiordomi parlamentari al suo seguito, è stato il livellamento al ribasso e la compressione selvaggia dei redditi di quasi tutte le categorie produttive e dei pensionati. Ciò in nome di una “bestemmia economica” chiamata abolizione del deficit spending: effetto dell’istituzionalizzazione del pareggio di bilancio promosso da Monti e dai suoi colleghi europei ed avallato senza discutere da Pd, Pdl e Udc. Ieri, a coronamento di ciò, alla Camera (in un clima di disarmante tranquillità) si è votato per l’approvazione di spending review e dismissioni patrimoniali. Cioè vi è votato per darla vinta a speculatori e banchieri in maniera definitiva. Si! Proprio così! Infatti i sacrifici definitivamente impostici nella giornata di ieri da questi signori serviranno proprio a ciò: a ripagare gli interessi miliardari sul debito alla speculazione bancaria.
Avanti con i tagli lineari malgrado l'ANCI
Quindi avanti con tagli lineari, malgrado le veementi proteste giunte nella settimana appena conclusasi dai sindaci italiani e dall’ANCI. Operazione legittimata dal professore in nome dei mercati ed al fine di dar compimento a quei famosi “compiti a casa” voluti dall’Europa e dagli Usa: nuovi “padroni aggiunti dell’Europa”. E la visita in Europa – ed i giudizi – del segretario al tesoro Usa Timothy Geithner al ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble lo dimostrano.
L'Europa e l'egemonia dell'imperialismo Usa
Ormai il futuro dell’Eurozona non sembra più una decisione spettante agi stati sovrani (smantellati quasi completamente) ma addirittura una prerogativa degli Stati Uniti. Ingerenza intollerabile che tuttavia traspare dapprima dallo strapotere delle agenzie statunitensi del rating e successivamente – come se non bastasse – dalle stesse dichiarazioni giunte nelle ultime ore dal segretario Usa, manifestatosi "fiducioso per le misure varate dall’Eurozona per riformarsi e arrivare in ultima istanza a una maggiore integrazione fra i paesi membri”; nonché "pienamente soddisfatto per il fatto che la scorsa settimana i leader europei si sono detti pronti ad intraprendere qualsiasi passo necessario per salvaguardare la stabilità finanziaria nell'euro". Quindi complimenti a profusione ed apparenti successi di facciata. Ma evidentemente e solo vuota enfasi propagandistica pro Usa e pro-Obama: presidente – è utile ricordarlo – in piena campagna elettorale. Ma la verità è ben diversa. L’approvazione della Spending Review da parte dei maggiordomi di Mario Monti porta con sé amare e paradossali verità. Allora – anche se non avremo di certo la benedizione del regime imperialistico euro-statunitense – sarebbe più realistico e decoroso parlare di porte spalancate a povertà e degrado in tutti i comuni e le città italiane, in uno tsunami mercatista che ci staaccomunando tutti alle stesse disavventure indotte e toccate ai cittadini portoghesi, irlandesi, spagnoli e greci.
Una menzogna lunga un anno
Segno inequivocabile del raggiungimento degli obiettivi egemonici di una nuova forma di imperialismo e nello stesso tempo di una menzogna lunga un anno, inaugurata con la famosa “letterina” della BCE indirizzata a Slvio Berlusconi all’indomani del fallimento del piano nazionale di privatizzazioni bocciato dal referendum popolare giusto un anno fa. Ma prendendo spunto dai diktat dei bravi a Don Abbondio nel capitolo più celebre de “I Promessi Sposi”: “questa privatizzazione sa ’da fare!”. E allora, quale miglior strada se non quella di inscenare una crisi e prendersela col “nervosismo dei mercati”, con una evanescente “Europa” e con un “governo di non eletti”? Un’occasione storica, epocale: soprattutto se si può contare sull’asservimento pressocché totale di giornali e tv. Gli stessi che stamane brindano all’asta dei Btp italiani, scordandosi che gli interessi pagati restano faraonici per colpa di uno spread alle stelle. Ma ormai ciò – nel regime Monti – sembra rientrare nella normalità. Tanto a pagare saranno i cittadini.
Avanti tutta nel nome dello spirito di Monti
E allora avanti tutta con l’ipotesi di un Monti Bis, o – in alternativa – di un "Piano Monti Bis" anche senza l'ingombrante presenza fisica del professore. Ciò che conta, evidentemente, è il suo spitiro! Ipotesi caldeggiata dai leader amici come panacea per la rinascita del Paese: lo stesso Paese che ieri – in assenza di contraddittorio e discussioni di sorta – hanno appena finito di rottamare, dopo aver depredato per decenni: e con la collaborazione dello stesso Mario Monti in veste – oculatamente celata – di gran suggeritore finanziario dei governi pregressi. E – ironia della sorte – in nome di un debito creato da banche e dagli stessi uomini che ora mandano avanti il governo dei banchieri ed i piani paralleli dei loro amici della Goldman, della Trilaterale e del Bilderberg.
I Vertici del fallimento
In questa ottica il proliferare degli incontri del professore, rappresenta un palese segno di debolezza e di resa: dinnanzi allo smantellamento statutario della giustizia sociale e dinnanzi alla crisi, frattanto cresciuta a livelli esponenziali, con uno spread agli stessi livelli di quello imperante durante gli ultimi giorni di regno del cavaliere.
La grave complicità del Cavaliere nello sfacelo
Cavaliere che tuttavia (avendo ad oggi la maggioranza in Parlamento) resta ancora il principale complice e responsabile dello sfacelo italiano (assieme ai fedeli Bersani e Casini) e della vittoria incontrastata dell’anti-democrazia e dei poteri forti. Gli stessi incarnati da Monti, e – come del resto – dallo stesso Berlusconi e dai suoi seguaci. Anche l’ingombrante figura messianica del Professor Monti è dunque finita con lo sprofondare nella melma della recessione. Il vero risultato ottenuto, a conti fatti, resta – così come avvenne ai tempi del liberista Reagan – una redistribuzione verso l’alto e verso le banche della ricchezza nazionale. Vedi “Goldman Sachs”: la banca d’affari cara a Monti (Draghi e Prodi) diventata nel frattempo “padrona” di mezza Italia.
ABC: i veri perdenti morali
Ma, agli occhi di tutti gli Italiani onesti, i veri perdenti morali di questo “devastante giochino dei ruoli”, sono stati proprio loro, i partiti di “maggioranza”: gli stessi degli scandali di “Finmeccanica”, del “Porcellum” e del debito facile. Gli stessi impresentabili personaggi che ora ci vorrebbero propinare la ricetta Monti (tagli lineari, tassazione da record del mondo e dismissioni del patrimonio statale per 20 miliardi di euro l’anno) anche dopo il 2013 e per lunghissimi anni. E ciò – come detto – anche dopo la destituzione dello stesso professore, che ormai sembra aver esaurito il suo “vero” mandato. Almeno Mussolini realizzava il suo piano egemonico senza nascondersi dietro il dito dei mercati o dell’Europa. I nostri nuovi “dittatori”, al contrario, preferiscono esercitare pieni poteri e conservare lo status quo con continui rimpalli di responsabilità. Ma dove sono finiti i dittatori di una volta? E’ alquanto probabile, dunque, che l’alleanza fra i tre – ABC – nonostante le finte discordie da telecamera, prosegua con grande passione anche dopo il voto anticipato o quello della naturale scadenza del 2013, nel tentativo di non deludere i padroni della Bce, dell’Fmi e dell’Ue.
Il cupo futuro di Finmeccanica, Eni ed Enel
Ora a farne le spese saranno probabilmente altri gioielli della famiglia Italia – gli ultimi rimasti di una vastissima e prestigiosissima collezione gettata nell'oceano della speculazione – come Finmeccanica, Eni e Enel, i tre maggiori gruppi nazionali a stuzzicare ancora il palato dei mercati internazionali e degli speculatori artefici della crisi del debito.
Per uscire dalle grinfie della finanza tecno-mafiosa
Il vero problema, dunque, Monti o non Monti, è che nulla cambierà per gli Italiani se i partiti (o gli Italiani stessi nelle urne) non opteranno per strade alternative e di rottura rispetto a quella seguita finora. E per rottura s’intende ovviamente la rinazionalizzazione della Banca d’Italia, svenduta ai banchieri privati e l’abbandono del fallimantare euro e di tutti i suoi occulti e non pubblicizzati accidenti: Sistema Target 2, Euribor e predominio indotto (da nazismo bianco) dei banchieri e dell’asse franco-tedesco. Uniche vere strade per uscire dalla crisi e per ridare centralità al welfare e ai cittadini europei soggiogati da una finanza tecno-mafiosa avallata dal Trattato di Lisbona e dagli accordi di Basilea.
La guerra delle poltrone
Ma l’unico vero cruccio nel quale si arrovellano le menti di ABC in queste ore – archiviata velocemente (quanto vergognosamente) la “banale pratica” della Spending Review in Parlamento – sembra essere quello della conservazione del potere e delle seggiole, mediante una riforma di legge elettorale il più vantaggiosa possibile agli schieramenti in corsa. Allora, mentre il Pdl spinge per le preferenze – trovando un alleato nell’Udc di Casini – il Pd è a favore dei collegi uninominali. E’ bene dire che attorno a questa bagarre scorrono i fiumi della demagogia. Non è affatto vero come dicono Bersani e la Finocchiaro che il ripristino delle preferenze è un ritorno al voto di scambio. Anche con il sistema maggioritario, infatti, le cose non sono andate diversamente, con i tanti casi di corruzione. La verità è che la corruzione è una costante sia nell’uno che nell’altro sistema, e che a decidere in Parlamento sono sempre più le logge ed i gruppi di potere occulti che da decenni controllano tutte le dinamiche “cosiddette democratiche” del Paese.
Per evitare il male maggiore
Quindi l’unica cosa da fare sarebbe mandare a casa tutti gli schieramenti che da trent’anni a questa parte rispondono agli stessi occulti burattinai e che vorrebbero continuare a farla franca anche quando il professor Monti sarà tornato – magari a tempo pieno – ad adempiere al suo nobile compito di leader per l'Europa della Trilateral Commission o di compiaciuto ed attivo consulente finanziario di Goldman Sachs o di altre banche d’affari made in Usa. Pertanto, onde evitare il male maggiore, sarebbe meglio lasciare che siano i cittadini a decidere chi mandare in Parlamento e non le segreterie di partito – o le logge – per interessi diversi. Allora non proprio così fuori dal mondo e paradossali risuonano le ultime dichiarazioni di Grillo secondo il quale "Nella discesa agli inferi, i Caronte, Berlusconi e Bersani, coloro che ci hanno traghettato nell'abisso di un enorme debito pubblico, ci danno lezioni e si propongono al governo nel 2013 come salvatori. Oltre al danno, anche la beffa. I cialtroni tornano sempre sul luogo del disastro". Beh questa volta il "Grillo Parlante" – critiche di Mastro Geppetto Napolitano a parte – sembra non aver tutti i torti a tirare le lunghe e pelose orecchie da ciuchi ai pinocchi della politica.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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