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Esteri – Africa: allarme siccità e non solo
Martedì, Agosto 28th/ 2012
– di Silvia Laporta e Sergio Basile –
Africa / comunità europea / Siccità / Povertà / Nilo / Malattie / Egitto / Acqua / Sudan / Nilo / Mediterraneo / Nordafrica / Fiume / Land Grabbing / Nestlé / Sahara / Deserto del Sahara / Protocollo di Kyoto / BRICS / Primavera Araba
Esteri – Allarme siccità in Africa: la
situazione è destinata a peggiorare
L'Unione Europea vara pseudo-programmi
per salvaguardare le risorse, ma l'impegno
è esiguo è largamente insufficiente
Land Grabbing, carenza d'acqua e scandalo del latte Nestlé:
il sempre più triste presente della colonia africana.
Ecco cosa fare nel concreto
El Cairo, Bruxelles – Una terra bella quanto sfortunata e purtroppo dimenticata, più che da Dio, dagli uomini di buona volontà in giacca e cravatta. L'Africa, bistrattata colonia di multinazionali; orticello di lobby e governi (Occidente e Cina in testa) oggi destinato a gigantesche coltivazioni per scopi industruiali – mediante il fenomeno, denunciato da "Qui Europa", chiamato Land Grabbing – tanto per cambiare soffre e sarà destinata a soffrire ancora per molto tempo. Oltre ai problemi legati alla povertà, alla fame, all'istabilità politica ed alla diffusione delle malattie per mancanza di assistenza sanitaria, anche la siccità dell'estate 2012, sta avendo il suo peso schiacciante. Una siccità che va – ovviamente – di pari passo con il fenomeno dello sciogliemnto dei ghiacciai ai poli. Insomma, sul banco degli imputati, per una questione o per un'altra c'è sempre l'Occidente e le sue lobby; le sue dissennate politiche industriali che non sembrano voler rispettare (Usa in testa) i parametri sulle emissioni di CO2 sanciti nei protocolli di Kyoto: e nemmeno dopo gli ultimi allarmi lanciati nella recente conferenza mondiale tenutasi in primavera in Brasile. Intanto cresce di pari passo a quella europea e statunitense, la responsabilità dei paesi industrializzati emergenti, i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
La piaga idrica dei "fratelli africani"
Come nell'antichità, anche oggi, le risorse idriche costituiscono un patrimonio di fondamentale importanza, soprattutto per quei paesi che da sempre ne hanno un accesso limitato. L'Africa è il vero esempio lampante di questo disagio. Rispetto al bacino del Nilo, i trattati stipulati nell'era coloniale riservano il 90% dell'acqua a Egitto e Sudan, lasciando a secco centinaia di milioni di cittadini africani che vivono – "sopravvivono" – sulle sponde del fiume. E' lapallissiano come questa situazione sia destinata, purtroppo, a peggiorare. Com'è ugualmente evidente che gli interventi per cercare di salvare il salvabile e impedire un peggioramento troppo grave della situazione devono essere diversi dal passato. A poco servono le centinaia di conferenze, conventions, convegni. Palliativi, misure efficaci solo a livello teorico e totalmente carenti a livello pratico. Basta con le belle parole; con perentorie e dislegate argomentazioni che sono un piacere solo per noi che le ascoltiamo, ma che non rientrano minimamente e seriamente nei programmi di sviluppo e solidarietà dei paesi industrializzati; basta con l'ipocrisia e le "flebili misure" che non giovano certo a migliorare le pessime condizioni di vita subite da milioni di nostri "fratelli" Africani. Sarà più opportuno pensare a progetti ad hoc, calcolando le effettive possibilità di riuscita, ma soprattutto le tempistiche necessarie, risparmiando per tali scopi i migliaia di miliardi di euro che gli stati occidentali (Italia inclusa) utilizzano per le guerre e per sostenere le politiche imperialistiche degli Usa.
Europa – 3 Progetti Ue per il 2012, ma sono solo palliativi
Da questo punto di vista, quello dello cooperazione e lo sviluppo, nella cooperazione regionale tra Ue e Nordafrica, ci giunge notizie di come il nuovo corso varato con l'Unione per il Mediterraneo, abbia messo in campo 3 progetti per il 2012, con l'obiettivo di non disperdere e sfruttare al massimo le poche risorse a disposizione. Uno tra questi, il dissalatore a Gaza, atto allo sfruttamento anche dell'acqua non dolce. Sono progetti come questi di cui necessita la comunità africana, per muoversi in una direzione di concreta risoluzione di problemi e questioni di vitale importanza per i paesi, purtroppo, meno fortunati di noi: in quanto vittime di secoli di barbaro colonialismo, che va avanti ipocritamente anche oggi, travestito magari da "Primavera Araba". E pensare che se solo i governi occidentali (dominatori e sfruttatori storici dell'Africa) si mettessero per un istante una mano sulla coscienza, anziché buttare miliardi di euro in guerre e campagne di morte per l'egemonia su gas e petrolio, potrebbero avviare lo scavo di pozzi nel deserto del Sahara: a pochi metri di profondità, infatti, pare vi sia un gigantesco bacino d'acqua sotterraneo, capace di salvare la vita a centinaia di milioni di esseri umani stroncati dalle piaghe di terribili carestie, della sete e della siccità. Ma l'Europa sembra aver altro a cui pensare; come altre – e non certo nobili – sono le reali e primarie preoccupazioni delle "solite" multinazionali.
La moralità delle multinazionali in Africa – Il caso Nestlé
In merito citiamo un caso tra tutti: l'emblematico caso della francese Nestlé, che nelle scorse settimane ha distribuito latte in polvere gratuito a migliaia di "povere" mamme africane, per nutrire i loro figli. Nobile gesto, almeno fin quando non si è scoperto che tale latte finiva per inibire il formarsi del latte materno naturale nelle ghiandole mammarie delle ignare donne. Mamme – udite udite – costrette successivamente ad acquistare il latte "artificiale" dalla stessa Nestlé. Un inganno che ci lacia basiti! Una sorta di cavallo di troia immorale e meschino, dunque. Un fatto, questo, che ha lasciato indifferenti i media di regime occidentali, ma che ha suscitato grande scalpore presso numerose comunità cristiane, su iniziativa di centinaia di missionari che operano incessantemente da decenni in questo lembo di mondo violentato ed umiliato. Umiliato da un finto progresso espressione del più immorale capitalismo industriale.
Così Nestlé sta uccidendo migliaia di bambini
Nestlé, in pratica, per aumentarne le vendite del suo latte in polvere nei paesi poveri sta usando metodi scorretti per indurre le neomamme a non allattare al seno: tra di essi, l'uso di cartelloni pubblicitari in cui l'allattamento artificiale è presentato sistematicamente come "moderno" e "civile": alternativa all'allattamento al seno, presentato dalla multinazionale come una cosa "da terzo mondo". La Nestlé, da molti mesi, sta dunque distribuendo – come detto – confezioni omaggio di latte che durano quanto basta per far andar via il latte naturale delle mamme. Ma non finisce mica qui! Pressioni psicologiche; persone che si spacciano per medici o infermieri sguinzagliati in Africa, presso centinaia e centinaia di comunità e tribù, per elogiare i miracolistici effetti del latte in polvere. Bufale che stanno letteralmente uccidendo migliaia di bambini. Ecco come! Il latte in polvere, come noto, costa più di quanto possano permettersi molte delle mamme africane plagiate dalla Nestlé. Pertanto, molte di esse tendono a diluire il latte in polvere con dosi spesso eccessive d'acqua. In tal modo il neonato – già pesantemente penalizzato dal venir meno delle sostanze nutritive del preziosissimo latte materno – non viene nutrito a sufficienza e non assume i giusti anticorpi. Inoltre l'acqua, che come detto in Africa scarseggia, è spesso e volentieri inquinata, sporca o infetta. Migliaia di neonati sarebbero già deceduti sotto gli effetti di queste miscele velenose. Da parte nostra, l'unico modo per contribuire concretamente alla salute dei bambini africani, è quello di boicottare la Nestlé esortando i nostri lettori a non acquistare prodotti della multinazionale francese, nonché – almeno finché questa pazzia continui ad andare avanti – a diffondere questo articolo ad amici e parenti. Una piccola, ma preziosa, goccia di giustizia in un oceano di iniquità.
Silvia Laporta, Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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