Venerdì, 4 Novembre/ 2016
di Vittorio Gigliotti
Sabato, Settembre 15th/ 2012
– Sergio Basile –
Italia / FIAT /Torino / Roma / Sergio Marchionne / Mario Monti / Crisi / Chiusura stabilimenti italiani / Termii Imerese / FIOM / Sindacati / Piano Fabbrica Italia / Cobas / Pomigliano / Mirafiori / Agnelli / Elkann / Chrysler / Exit Strategy / Colosseo / Scavi di Pompei / Berlusconi / Casini / Bersani / Finmeccanica / Eni / Enel / Polonia / Brasile / Serbia / Delocalizzazione produttiva / 500 / Industria italiana / Boom economico
FIAT – Svelato il Teatrino dell'ovvio di Marchionne
Un finale scontato, la FIAT abbandonerà l'Italia!
Il pretesto liberista della Banda Monti e le responsabilità dei fedeli
maggiordomo della politica
Torino, Roma – "La Fiat – dichiarò nei mesi scorsi Mario Monti – non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell'Italia, e chi la gestisce ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti le localizzazioni più convenienti". Alla lunga il pretesto liberista e gli effetti della crisi indotta, alimentata dai maggiordomi dei banchieri e delle lobbies mondialiste, hanno avuto decisamente la meglio, ed hanno fatto – come volevasi dimostrare – la differenza, dando una parvenza di surreale razionbalità a ciò che in un Paese democratico viene generalmente bollato come assurdo. La notizia è di quelle pesanti, soprattutto se a darne conferma ufficiale è lo stesso Sergio Marchionne, l’amministratore delegato della gloriosa "Fabbrica Itaiana di Automobili di Torino" (FIAT), o di quel che ne resta. Pertanto, nelle scorse ore, è giunta la marcia indietro del Lingotto sul "Piano Fabbrica Italiana” e – ci pare di capire – sull'ipotesi di "scongiurata chiusura" di stabilimenti come Termini Imerese, Pomigliano – e addirittura – Mirafiori.
Il Teatrino dell'ovvio di Marchionne
"In questa fase – si legge su un comunicato del Lingotto – è impossibile fare riferimento ad un progetto che era nato due anni e mezzo fa in base al quale si sarebbero dovuti investire fino a 20 miliardi di euro ed arrivare a produrre 1,4 milioni di vetture in Italia". Fiom-Cgil e Cobas, d'altra parte – in tempi non sospetti – c'avevano visto lungo, ed avevano avvertito tutte le avvisaglie dell'imbroglio. Un piano il "Fabbrica Italia" senza alcun dettaglio, senza garanzie ed elementi programmatici. Insomma un "pacco" vero e proprio, depositato sul diretto Torino-Roma, direzione "Palazzo Chigi", nella speranza di acquietare per qualche tempo – così come è avvenuto – i tumulti nati all'interno dei vari stabilimenti Fiat.
La FIOM all'angolo – Il Tradimento dei Sindacati
L'imperativo, lo slogan dominante, era quello secondo il quale la FIAT made in Marchionne doveva essere "lasciata libera di agire" senza alcun vincolo o responsabilità particolare, esenza alcuna scadenza. Così, sbarazzatosi della zavorra "confindustriale" – e da "Federmeccanica" – l'Ad Fiat ha dato il via libera ad un nuovo modello contrattuale incentrato su riduzione delle pause di lavoro, straordinari e premi di produzione. Queste le logiche perverse adottate per Pomigliano e Mirafiori, e con il "benestare" dei sindacati: ad eccezione di Fiom-Cgil, s'intende! Una Fiom, tuttavia, sempre più isolata e relegata nell'angolo della stanza dei bottoni del Paese.
Un finale scontato: la FIAT abbandonerà l'Italia!
Ma la maschera sembra ormai definitivamente gettata – d'altra parte non si può bluffare oltre – e la strategia anti-nazionale del trio Marchionne-Agnelli-Elkann sembra non avere più segreti. La FIAT ben presto abbandonerà l'Italia! Un mercato (grazie al complotto recessivo della "Banda Monti" e dei tecnocrati europei del Fiscal Compact) ormai impraticabile ed antieconomico. Meglio gli Usa! Ovviamente! E meglio continuare a decentralizzare la produzione in Paesi come Brasile, Polonia e Serbia, dove gli stipendi sono pari ad un terzo, o ad un quarto di quelli italiani, e dove però la vita è di gran lunga meno cara. Chi ha le nostre accise? Chi il nostro livello ti tassazione, caro prof Monti? Davvero nessuno al mondo! Questa "modestamente" è una vergogna tutta italiana! E questo l'assiduo frequentatore dei salotti del Bilderberg Club, John Elkann, lo sa bene!
Il pretesto di Chrysler e la "Exit-Strategy" Neoliberista
In questa ottica si comprende meglio, e senza molti fronzoli, come lo stesso sodalizio con la Chrysler (che a differenza della FIAT, sta progettando e vendendo molti nuovi modelli di successo oltreoceano) sia stato orientato in previsione di tale "exit strategy". Come sostenere il contrario? Una cosa è certa l'eventualee probabile chiusura della FIAT in Italia equivarrebbe a qualcosa paragonabile forse alla chiusura del Colosseo e della degli Scavi di Pompei. La Fiat da sempre è il simbolo dell'Italia indusriale e del boom economico; come l'Italia da sempre si identificata nei gloriosi modelli della FIAT: vedi tra tutte la vecchia regina "500".
La Responsabilità dei maggiordomi "liberisti" della politica
D'altra parte, gli stessi padroni dell'azienda, dopo la pioggia torrenziale di milioni di euro di sovvenzioni statali sempre giunta provvidenzialmente da Roma, da oltre un secolo a questa parte, non hanno più intenzione di ricambiare il favore verso la Nazione e di mettere mano al portafoglio; senza parlare della svendita dell’Alfa Romeo e delle continue casse integrazioni gettate sulle spalle degli Italiani. D'altra parte, questo – e non solo questo – sarà il prezzo che gli Italiani stolti dovranno pagare per non aver sbugiardato e tentato di fermare nei mesi scorsi la casta dei politici montiani, che ba Berlusconi (colui il quale avrebbe potuto buttar giù il professore, con la sua maggioranza parlamentare) a Casini a Bersani ha finito per permettere questo assurdo ed irrazionale scempio. In attesa, ovviamente, che si consumino gli altri scempi – gli ultimi da compiere – quelli cioè di Finmeccanica, Eni ed Enel.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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