Venerdì, Dicembre 21th/ 2012
– Comunicato Stampa di Mario Borghezio –
Deputato al Parlamento Europeo
Lunedì, Ottobre 8th/ 2012
– di Sergio Basile –
Ecofin / Lussemburgo / Unione europea / Tobin Tax / Francia / Germania / Regno unito / Usa / BRICS / Paesi Emergenti / Brasile / Russia / India / Cina / Sudafrica / James Tobin / Francoise Hollande / Angela Merkel / Ministri finanziari dell'Ue
Lussemburgo – Stamane Consiglio Ecofin
sulla Tobin Tax
Potrebbe avviarsi l'iter di adesione alla tassa
sulle transazioni finanziarie mediante
"Procedura Rafforzata", col si di
9 Paesi su 27
Lussemburgo – Stamane i ministri delle finanze dell'Ue (ministri Ecofin) hanno avviato le discussioni in merito all'adozione dell'ormai arcinota "Tobin Tax" (tassa sulle transazioni finanziarie) mediante la cosiddetta cooperazione rafforzata: il parere favorevole che dovesse pervenire da parte di un gruppo ristretto di Paesi dell'Unione, utile ad implementarla. La delicata misura, protesa a contrastare gli esorbitanti e facili guadagni dei banksters e dei falchi della speculazione (pensata nel 1972 dall’economista statunitense James Tobin, poi premiato con il Nobel per l'economia nel 1981) è stata dunque presentata sul tavolo dei ministri dopo essere stata rilanciata nei mesi scorsi da alcuni leaders europei e dopo essere stata riproposta tra le priorità dell'agenda di Francois Hollande e Angela Merkel, proprio nei giorni scorsi. La "Tobin" andrebbe, dunque, a colpire la finanza internazionale, ovvero una tra le principali corresponsabili della genesi e dell'ulteriore inasprimento della crisi economica indotta dell'Eurozona, assieme – ovviamente – al fenomeno del signoraggio bancario, contestuale allo scippo della sovranità monetaria degli stati "sovrani", a vantaggio dei banchieri privati e della BCE. Tra i Paesi che si sono detti favorevoli all'adozione della nuova tassa vi sono l'Austria, il Belgio, l'Estonia, la Grecia, la Slovenia e il Portogallo. Ovviamente, secondo quanto prescritto dai trattati europei, per avviare tale procedura sarà necessario ottenere il parere favorevole di almeno 9 Paesi su 27. Cioè di 1/3 dei Paesi membri dell'Ue.
Tobin Tax – L'immobilismo di Monti e Rajoy
Tentennamenti e riserve in merito permangono ancora negli esecutivi di Roma e Madrid (malgrado Italia e Spagna – ricordiamolo – siano ad oggi due tra i paesi europei più colpiti dalla speculazione e dalla contestuale recessione economica che "miete senza tregua migliaia di vittime"); mentre al contrario nelle ore precedenti all'incontro di stamane, le segreterie degli esecutivi di Parigi e Berlino hanno portato avanti un'intensa attività diplomatica per convincere dell'opportunità di adesione alla "Tobin Tax" i leaders dei paesi più incerti.
I grandi speculatori parlano inglese
Ma il vero punto resta quello di conprendere – come detto negli ultimi articoli pubblicati dall'Osservatorio "Qui Europa" – fino a che punto il muro innalzato contro la suddetta tassa da Londra e Washington (City e Wall Street) possa essere (o meno) scalfito o sfondato. D'altra parte la vera speculazione passa proprio per i paesi anglofoni. Gli speculatori (quelli più attivi e pericolosi per la stabilità economica e finanziaria dell'Europa e del globo) parlano, evidentemente, inglese. O meglio, soprattutto inglese. Vedi anche quanto accade nei numerosi paradisi fiscali disseminati nei 5 continenti che – come molti lettori ignorano – rientrano proprio nella sfera d'influenza di Gran Bretagna e Usa. Pertanto, tra i Paesi Ue, in merito alla regolamentazione delle transazioni finanziarie ed al contestuale ridimensionamento del fenomeno della finanziarizzazione dell'economia, il ruolo più ambiguo resta proprio quello del Regno Unito.
Regno Unito e Germania: diversi ruoli egemoni, medesimi risultati
La Gran Bretagna resta anche in questo ennesimo e delicato capitolo dell'agenda europea, il vero cavallo di Troia dell'unione: un pò come lo è la Germania per quanto concerne l'industria pesante, ed i tranelli del "Sistema Target 2" (Vedi approfondimenti negli articoli in allegato). Il Paese del premier Cameron, infatti, continua a beneficiarsi del "mercato comune" e della sua "non adesione all'euro", continuando – d'altro canto – a speculare sugli accidenti ed i talloni di Achille della moneta unica, e sugli accidenti finanziari dei partners europei. Improvvidi partners che sono invece entrati nell'illusorio castello dell'Eurozona (perchè sin qui – è la storia a dircelo – di illusorio e deleterio castello di "carta" si tratta) seguendo ciecamente gli improbabili miraggi di crescita e benessere tanto decantati dai "superficiali e falsi profeti" dell'europeismo.
Determinanti anche i BRICS
Allora si comprende come, proprio in virtù dell'esistenza e persistenza di tali incongruenze finanziarie e politiche, i presunti benefici derivanti da un'ipotetica adozione della Tobin Tax si avrebbero, tuttavia, solo dalla ratifica di un accordo internazionale tra l’Unione europea, gli Stati Uniti e i principali Paesi emergenti, i cosiddetti BRICS: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica. Accordo ad oggi, purtroppo molto ipotetico e lontano.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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