Non e’ un paese per gli investimenti.

Mercoledì, Febbraio 1th / 2012

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Non e’ un paese per gli investimenti

Burocrazia e veti: la fuga degli investitori esteri

Roma – Troppi veti, troppa burocrazia. Così, gli insediamenti da parte di investitori esteri, spesso, vanno in fumo. E’ il caso dell’Ikea di Pisa, vero esempio di mala – burocrazia: il colosso svedese voleva impiantare una nuova sede, capace di 20 mila metri quadrati, 70 milioni di investimenti, 350 nuovi posti di lavoro. Ebbene, dopo 6 anni di sforzi, ha abbandonato il progetto. In Cina sarebbero bastati sei mesi, afferma il Presidente della Commissione europea. Il paradosso è che la burocrazia nostrana non fa scappare solo gli industriali stranieri, ma perfino quelli italiani doc. Non ultimo, il celebre Beretta, brianzolo, specializzato nei salumi. Voleva creare un nuovo punto di produzione vicino Lecco. Dal 2008, tutto è ancora fermo. “Abbiamo avuto meno problemi in Cina e negli Stati Uniti”, spiega Beretta.  A volte, perfino le leggi ambientali e i vincoli ecologici si rivelano un boomerang per l’economia. Gli impianti a biomassa di Monreale, quelli eolici del foggiano, hanno dovuto aspettare anni per il visto ambientale. E la danese Maersk, numero uno per il trasporto containers, ha abbandonato il porto di Gioia Tauro: aveva chiesto di snellire le procedure, ma Malta e il Nordafrica sono risultati più produttivi. Siamo all’80° posto, penultimi in Europa davanti alla Grecia. Ecco lo sviluppo italiano: da Nord a Sud, stessa solfa, stessa burocrazia.  Franco De Domenico(Copyright © 2012 Qui Europa)              

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