Tradizionalisti contro Modernisti: duello silenzioso e serrato all’interno della Chiesa. Dove sta la Verità?
Domenica, Agosto 4th/ 2013
– di Maria Laura Barbuto e Sergio Basile –
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Tradizionalisti contro Modernisti: duello
silenzioso e serrato all'interno della
Chiesa. Dove sta la Verità?
Gli ultimi eccessi, di Predappio e le facili conclusioni sul
caso del presunto commissariamento del rito antico
da parte di Papa Bergoglio
di Maria Laura Barbuto e Sergio Basile
Non Prevalebunt
Roma, Predappio – Modernisti contro tradizionalisti, ed entrambi spesso – loro malgrado – contro un "Spirito" (lo Spirito Santo, presente nella Chiesa di Cristo) che per sua vocazione e natura mal si presta a schemi e congetture esasperate. Mal si presta ad essere ingabbiato in fallaci schemi mentali. E' questo il duello che dal Concilio Vaticano II e negli ultimi decenni (e con particolare fermento, negli ultimi mesi di questo 2013) sta creando non poche contrapposizioni all'interno della Chiesa. Polemiche costruttive se tali punti di vista portano a rafforzare la comunione all'interno della stessa, ma sterili e pericolose se mirano alla frantumazione della comunità cristiana, nel nome di un esasperato progresso (che spesso si cela dietro termini e concetti spesso abusati, come "ecumenismo") e/o di un tradizionalismo troppo gretto e chiuso che probabilmente a volte finisce per bloccare, svilire e contristare la genialità dello stesso Spirito Creatore ed Ispiratore. Certo, è un tema molto delicato: d'altra parte i nemici della chiesa (spesso travestiti da angeli di luce) lavorano a pieno ritmo per sovveritre e gettare discredito contro un'istituzione umana e nel contempo divina, che comunque trae origine (non dimentichiamolo) dallo stesso Vangelo: fu Gesù Cristo a fondare la Chiesa, dando incarico a Pietro (sulle rive del Lago di Tiberiade) di costruire la "Sua Chiesa": edificio spirituale, ancor prima che fisico, contro il quale "le porte degli inferi non avrebbero prevalso" (Cfr.: Matteo, Cap 16, 18).
Modernisti contro Tradizionalisti, e viceversa
In tal contesto possiamo collocare due avvenimenti che nelle ultime settimane stanno accendendo gli animi di numerosi fedeli e teologi: il primo attiene ad una iniziativa di Papa Francesco, volta in prima analisi a ridimensionare l'adozione della messa in rito antico; l'altro riguarda una sorta di deriva modernista che trova terreno fertile in alcuni sacerdoti piuttosto allegri, che pur di far numero e non deludere le aspettative di qualche parrocchiano, spesso e volentieri – scordandosi che la Chiesa è innanzitutto il luogo sacro e prediletto nel quale alberga la Santa Eucarestia – la trasformano all'occorrenza in un teatro e addirittura – come avvenuto nelle scorse settimane a Predappio – in una discoteca. Ma andiamo per ordine.
La questione del presunto commissariamento del "rito antico"
Papa Ratzinger durante il suo pontificato ha consentito a tutti la celebrazione della messa in rito antico, ma – come ci spiega, in un interessante articolo apparso nei giorni scorsi, Sandro Magister – ora Papa Bergoglio l’avrebbe proibita "ad un ordine religioso che la prediligeva". Ma prima di saltare a facili conclusioni, è bene comprendere bene ed analizzare in dettaglio quanto accaduto. Si tratterebbe secondo Magister di "una sorta di restrizione – o addirittura una cancellazione – della possibilità di celebrare la messa con il rito anteriore al Concilio Vaticano II, anche a costo di contraddire le delibere di Benedetto XVI con lui ancora vivente". Ma è davvero così? Vediamo.
L'Interpretazione di Magister
A leggere un decreto emesso dalla congregazione vaticana per i religiosi – poco prima del viaggio di Papa Francesco in Brasile per la GMG – con l’approvazione esplicita dello stesso Papa, pare proprio – almeno seguendo le ricostruzioni del giornalista – che il suddetto decreto istituisca un commissario apostolico nella persona del cappuccino Fidenzio Volpi, alla testa di tutte le comunità della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata" fedeli a tale rito (Cfr.: Sandro Magister, http://chiesa.espresso.repubblica.it, "La prima volta che Francesco contraddice Benedetto"). Ora, secondo Magister (che parla in merito di "commissariamento") tale decisione avrebbe creato un clima di diffuso stupore, anche perchè la comunità francescana (Francescani dell’Immacolata) rappresenterebbe una realtà antica (!?) e ben radicata nella Chiesa cattolica, "diffusa in più continenti e con una missione anche in Argentina". Ma sarà davvero così? Beh, Magister nel suo puntuale articolo sembra non aver dubbi. Egli al fine di rafforzare le sue tesi parla di "attacco al rito antico", rifacendosi ad esempi analoghi, e citando addirittura i benedettini, cioè i seguaci di San Benedetto da Norcia che a quanto pare "applicano lo spirito e la lettera del motu proprio “Summorum pontificum” di Benedetto XVI". La domanda è: possono tali usi puramente liturgici creare esclusioni e contrapposizioni dentro le comunità cristiane, al punto di minarne l’unità interna? E soprattutto siamo davvero difronte ad un commissariamento del rito antico, o all'ennesimo abbaglio riconducibile ad una interpretazione affrettata dei fatti? Vediamo che ha detto il Papa in merito.
Papa Francesco, il Rito Antico e i Francescani dell'Immacolata
Bene, onde evitare equivoci, secondo le ultime disposizioni di Papa Francesco, "ogni religioso della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta”. Secondo Magister, lo stupore "deriverebbe dal fatto che ciò che qui viene decretato contraddice le disposizioni date da Benedetto XVI, che per la celebrazione della messa in rito antico “sine populo” non esigono alcuna previa richiesta di autorizzazione: “Ad talem celebrationem secundum unum alterumve Missale, sacerdos nulla eget licentia, nec Sedis Apostolicae nec Ordinarii sui”. In virtù di ciò, i Francescani dell’Immacolata – ricorda Magister – "dovranno attenersi al divieto di celebrare la messa in rito antico a partire da Domenica 11 agosto".
Il Chiarimento di Padre Lombardi: "Il Rito Antico non c'entra!"
Ma in relazione alla vicenda ed alle polemiche scaturite per merito dei cosiddetti "tradizionalisti", nelle scorse ore il portavoce della Santa Sede, nonché responsabile della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi, è intervenuto sull'argomento con delle precisazioni che sembrano sollevare un pò gli animi facendo chiarezza. Papa Francesco – ha commentato Padre Lombardi – non ha fatto marcia indietro rispetto alla liberalizzazione della messa in latino disposta nel 2007 da Benedetto XVI con il motu proprio "Summorum Pontificum". Ciò in quanto "la nomina di un Commissario Apostolico per la Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata riguarda la vita e il governo della Congregazione nel suo insieme e non solo questioni liturgiche". Il fatto che Papa Francesco – ha ribadito Lombardi – "abbia disposto che i religiosi sacerdoti della stessa Congregazione siano tenuti a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario, a meno di esplicita autorizzazione delle competenti autorità per l'uso della forma straordinaria, non intende contraddire le disposizioni generali espresse da Benedetto XVI con il motu proprio `Summorum Pontificum´, ma rispondere a problemi specifici e tensioni createsi in questa Congregazione a proposito del rito della celebrazione della messa".
L'Equivoco
Lo scopo che Benedetto XVI si era proposto – ha aggiunto padre Lombardi – era infatti quello di "superare tensioni e non crearne". "I francescani dell'Immacolata – ha ribadito in aggiunta ancora Padre Lombardi – non sono un ordine antico, ma sono nati dopo il Concilio e inoltre un sondaggio tra i frati ha dimostrato che la maggioranza di loro desidera celebrare con il rito ordinario". Intanto – particolare non da poco – la stessa comunità dei Francescani dell'Immacolata ha respinto l'iniziativa di una raccolta di firme on-line da presentare al prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica contro il Decreto dell'11 luglio che ha commissariato l'Istituto. Ma chiarito l'equivoco, un altro fatto – questo davvero bizzarro e grave – ha mandato su tutte le furie i cosiddetti tradizionalisti: l'uscita del parroco di Predappio.
Chiesa trasformata in discoteca… in buona fede?
Che la Chiesa, come istituzione e luogo di culto, possa modernizzarsi mantenendo però salde le proprie radici ed i propri valori potrebbe essere, bando agli eccessi, cosa buona, ma che la modernità arrivi sull’altare con musica da discoteca e luci psichedeliche sembra davvero troppo. Anzi è pazzesco! E’ quanto accaduto a Predappio, un piccolo comune della provincia di Forlì-Cesena, presso la Chiesa di Sant’Antonio, trasformata nelle scorse settimane, in occasione dei festeggiamenti per il Santo Patrono, in una sala da ballo con tanto di cena ai piedi dell’altare. Immagine alquanto paradossale. Finora qualcosa di simile si era visto (e ne siamo testimoni) solo in alcune chiese protestanti (vedi es.: Londra) trasformate per l'occasione in una sorta di ristoranti e coffee break. Pazzesco davvero! E ciò mentre la "sacerdotessa" a pochi metri, era intenta ad occuparsi dei suoi compiti ministeriali. Una delle tante derive alle quali ci sta abituando ormai da tempo la chiesa protestante: che a differenza di quella ortodossa ci pare più una setta che una legitima costola della chiesa universale voluta da Gesù. Ma torniamo ai fatti.
Il Trasloco
A Predappio, come ogni evento mondano che si rispetti è stata d’obbligo la presenza di un ospite d’onore: nessun prete, nessun Vescovo o Cardinale ma “nientepopòdimenochè” un noto deejay, predappiese di nascita, Gianluca Gaddoni detto “Il Gaddo”chiamato ad allietare da dietro la consolle l’allegro paesello. La scelta iniziale della location per la serata “mondano-religiosa” era caduta, ovviamente, sul piazzale che si trova davanti la Chiesa di Sant’Antonio ma a seguito di un forte acquazzone pomeridiano, gli organizzatori sono stati costretti a trovare nuova sistemazione. A questo punto è bastato chiedere a Don Urbano che ha messo a disposizione i luoghi della parrocchia per voltare la festa a “tarallucci e vino”. E’ bastato coprire l’altare, rimuovere il Crocifisso per dare inizio alle danze e sostituire i banchi della Chiesa con sedie e tavolate: 120 i prenotati, alcuni dei quali, però, non se la sono proprio sentita di partecipare a questo evento innovativo, altri invece (un'ottantina) hanno mangiato e ballato sulle note della musica anni ‘70/’80.
La Polemica
Intanto, la comunità cittadina si è spaccata a metà tra chi non ha considerato quella di Don Urbano una buona idea e non ha condiviso i festeggiamenti così organizzati in Parrocchia e chi, invece, si è detto soddisfatto di quanto è stato fatto. Tra questi ultimi il Sindaco del paesino , Giorgio Frassineti, che ha espresso tutta la sua stima nei confronti del “Parroco delle discoteche di Cristo” – come stato ironicamente ribattezzato il presbitero – e lo stesso deejay Gaddo che ha dichiarato: “All’inizio sono rimasto senza parole, ma Don Urbano mi ha rassicurato e mi sono convinto che non ci fosse nulla di male poiché si poteva stare tutti insieme serenamente”. Di certo saranno stati tutti sereni, tranne il Crocifisso costretto – come detto – a traslocare per lasciare il posto a ballerini della notte e musica da discoteca. All’indomani dei festeggiamenti, la notizia si è diffusa rapidamente a tal punto che su Facebook impazzavano i commenti, molti tra i quali di critica nei confronti di un’iniziativa così azzardata. Non per fare i moralisti o i bigotti o mettere in dubbio la buona fede o l’operato del Parroco di Predappio, però, ogni luogo ha la sua storia ed ha la sua utilità: in farmacia non potremmo comprare di certo la carne o il pesce e viceversa in macelleria o in pescheria non troveremmo farmaci e prodotti vari per la salute.
Un Irrazionale e Sconsiderato sussulto Modernista
Allo stesso modo, sembra logico che in un luogo di culto come la Chiesa in cui la fede, la cura dell’anima, la celebrazione solenne del momento della Comunione con Cristo sono momenti fondamentali che un fedele è chiamato a vivere, non potremmo di certo fare la fila e superare i controlli dei buttafuori per scatenarci su note musicali tutt’altro che solenni. O – come avviene oggi in alcune chiese protestanti – fare la fila per lo scontrino e scaldarsi con un buon cornetto ed un cappuccino mentre fuori nevica. Ci teniamo a sottolineare – dal nostro punto di vista – che questa non è modernità, né innovazione. Questo sì è un incomprensibile sussulto modernista che davvero non condividiamo. E nonostante qualcuno abbia riferito che quello di Don Urbano “sia stato un modo eccellente per unire la comunità” , riteniamo che il “Proprietario di Casa” non l’abbia presa proprio benissimo e non sia rimasto certamente soddisfatto di avere come ospiti commensali ballerini a cui lasciare il posto. “Un’ultima cena” sopra le righe insomma… quelle di un pentagramma da deejay!
Come ai tempi dei Farisei e dei Sadducei…
Ed allora ecco tornare l'alterco tra tradizionalisti e modernisti. Ma dove sta la verità? Dove la grazia? Beh una cosa è certa essa non può trovarsi nelle esagerazioni e degli estremismi, sia da una parte che dall'altra. D'altronde anche al tempo di Gesù le contrapposizioni clericali tra i rabbini ebrei erano piuttosto acute e spesso e volentieri deleterie. Allora (come un pò oggi) le divisioni erano tra farisei e sadducei: oggi come allora c'è il rischio che le esasperazioni ed i partiti presi creino più danni che benefici reali alla Chiesa ed alla cura delle anime: vera priorità racchiusa nel mandato petrino di Tiberiade. Ed in questo tempo di "Nuovo Disordine Mondiale" è davvero l'ultima cosa che ci serve! Pertanto da cristiani è opportuno continuare a vigilare, evitando facili entusiasmi ed ideologie alla moda (mederniste) e d'altra parte chiusure assolute e precostituite. Il discernimento è quel che ci vuole. E la via del sereno dialogo interiore e comunitario è sicuramente la via maestra da seguire.
Maria Laura Barbuto, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
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