11/9 – Oltre il Sonno della Menzogna e l’Ira del Nemico

Mercoledì, Settembre 11th/ 2013

– di Padre Piotr Anzulewicz – 

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11/9 – Oltre il Sonno della Menzogna e l'Ira

del Nemico

Il Linguaggio dei Poveri e la Vittoria sulla Morte:

come l'Aurora che non Conosce tramonto!

 

di Padre Piotr Anzulewicz

11 Settembre 2001 - September 11th 2001

 11/9/2001                                                                                                                      

New York –  di Padre Piotr Anzulewicz – 11/09: Mercoledì della 23a settimana del tempo ordinario. Oggi il mondo ricorda il 12° anniversario l'attentato alle Twin Towers di New York una delle pagine più scure ed ambigue della storia dell'umanità. Ricordiamo poi il golpe di Pinochet in Cile. Ma noi siamo qui di nuovo, consci dell'energia che si sprigiona nel mistero pasquale e continua a sprigionarsi nell’Eucaristia: luce e forza e soprattutto amore, affamati della sua Parola e pronti ad accoglierla, noi dis-graziati diventati beati poveri, ma ricchi di lui, convinti che egli mette a nostra disposizione la sua potenza di Risorto, affinché possiamo anche noi vincere il male e la morte, e in lui e con lui ricreare/trasformare/rinnovare il mondo nell'amore. Se non siamo stati abbastanza aperti ad accogliere questa energia divina e forse ci siamo sentiti già arrivati, sazi, opulenti, superbi, buontemponi, non invece poveri, affamati di abbracci, di pace, di gioia e di sorriso pieno che non scivoli dentro le lacrime di delusione, nascoste, impresentabili, cucite sulla fodera dei sorrisi di circostanza dinanzi ai genitori, ai mariti, alle mogli, ai colleghi, agli amici, affamati di eterno tra le sabbie mobili di un veleno che corrompe anche i momenti più belli, assetati, nel pianto e nella persecuzione, umili, miti, pacifici, semplici e puri di cuore, diamo spazio all’interiorità: riconciliazione con noi stessi, con gli altri e con il Signore.

 Beati i Poveri… Guai a voi Ricchi!                                                                        

Nella Scrittura (Col 3,1-11; Sal 144; Lc 6,20-26) risuona oggi in particolare il grido: «Beati i poveri. Guai a voi, ricchi!». Le parole pronunciate “quel giorno”, il Signore le annuncia oggi a ciascuno di noi. E che cosa ci dice? Ci dice che il suo "sogno" è uno solo: costruirsi un popolo povero e umile, mite e puro di cuore. È il capovolgimento della logica mondana. Questa non pensa alla povertà, ma alla ricchezza; non cammina nell'umiltà, ma nella superbia; non segue la mitezza, ma la sopraffazione e la spavalderia del cuore e della mente. Il Signore ci dice: Basta con la lotta che ci ha stremati! Basta cercare di convincere noi stessi e gli altri che non siamo "poveri", che non abbiamo nulla da "piangere", che non abbiamo bisogno di nulla, non "abbiamo fame e sete"! Basta far finta che nessuno "ci odi" e ci "metta al bando", che noi, amici di tutti, nessuno "ci insulta", che il "nostro nome" è onorato e stimato ovunque, che mai qualcuno ci abbia dato degli "scellerati"! Basta nasconderci e occultare la nostra identità! Basta ipocrisie e sforzi sovrumani per camuffarci e parlare le parole di tutti, e cercare goffamente di fare quello che fanno tutti! Anche i peccati, tra le nostre mani, sanno di caricatura e ci fanno ridicoli ancor prima che poveri peccatori. Basta allora, perché tutto quello che ci accade, ma proprio tutto, è «a causa sua» che ci ha amati infinitamente, ci ha riscattati e ci ha scelti per essere «suoi discepoli». Nulla può essere altro da quello che è oggi, perché è così «a causa di Gesù». Certo, qualcuno di noi potrebbe dire: «Ah, se è così, allora chiudiamo la baracca e basta… Dicevo bene io che questa sfortuna mi perseguita "a causa di Dio", che o non esiste o se esiste si è dimenticato di me».

 Il Linguaggio dei Poveri e la Vittoria sulla Morte                                            

E invece no, tutto, eccetto il peccato, è «a causa del Figlio dell'uomo», tutto viene da lui, perché il suo amore sia annunciato in ogni angolo della Terra. Siamo poveri, affamati, piangiamo ogni giorno lacrime tra insulti e rifiuti, perché in noi vive Cristo. Siamo i discepoli che egli ha scelto per inoltrarsi negli abissi di dolore di questa generazione, dove il demonio sta facendo una carneficina. La nostra fame, la nostra povertà, le nostre lacrime sono quelle di ogni uomo schiavo del peccato e della menzogna. La nostra vita con quello che Dio ci dà ogni giorno sono la carne che lui ha scelto per tornare ad incarnarsi ed entrare in relazione con gli uomini di questo tempo. E per questo non c'è altro cammino che quello percorso da Gesù. Dio ama tutti di un amore infinito e freme di compassione vedendoli perduti nel peccato. Chi potrà loro annunciare che la morte è vinta se non chi della loro stessa morte porta le stigmate gloriose perché passate dalla morte alla resurrezione? Per salvare le persone occorre parlare la loro stessa lingua di "povertà, fame e lacrime", altrimenti sarebbe tutto una sceneggiata.

Twin Towers - Torri Gemelle - New York

  Qualcosa da Sperare… Per tutto c'è Speranza                                                 

"Beati" noi, perché Gesù si è fatto ricchezza, pane e letizia per noi: oggi è nostro il Regno di Dio, il Regno, il Cielo, ogni ricchezza! Non un sogno o un ideale, ma un regno reale che possiamo sperimentare. La povertà comune ad ogni uomo è in noi trasformata in ricchezza, perché gli altri possano iniziare a sperare anche per loro qualcosa di vero; così con la fame saziata dall'amore infinito di Dio, e dalle lacrime consolate dalla sua misericordia e dalla sua Parola. Il mondo, i nostri figli, chi ci è accanto ogni giorno o un solo istante, tutti hanno bisogno di vederci e, attraverso di noi, avere qualcosa e Qualcuno da sperare: non possono fare a meno di vederci gustare delle primizie della "grande ricompensa" che ci attende "nei cieli": reali, concrete, che potrebbero assaporare anche loro se solo accogliessero la predicazione. Per salvarsi però, devono poter vedere chi vive pensando alle cose di lassù, non perché alienati o evasi, ma perché ben piantati in terra: avendole pregustate vive tutto con libertà e per questo seriamente. Per i cristiani però niente è assoluto e definitivo, sia un successo che un fallimento. Per tutto c'è speranza, basta avere pazienza e fiducia nella Provvidenza. I "discepoli di Gesù" vivono così, nell'anticipo della beatitudine celeste. Il mondo vicino a noi deve vedere il Cielo per non naufragare nell'inganno di pensare: "Mangiamo e beviamo che domani moriremo".

  La Sfera Celeste e l'Ira del Nemico                                                                      

Per questo ogni rifiuto è una benedizione! Significa che la nostra vita è cosi autenticamente celeste da scatenare l'ira del nemico di Dio; attraverso di noi, come già fu con Gesù, i demoni sono stanati e "rovinati prima del tempo"! Chiaro che si soffre; a chi piace essere insultati, rifiutati e derisi? A nessuno, nemmeno a Gesù. Eppure, a volte il demonio si può vincere solo così. Si mimetizza così bene che, per scoprirlo e cacciarlo via, è necessaria la presenza di Cristo in noiil suo profumo di Cielo spandersi dai suoi discepoli crocifissi.

 Il "Guai" che può salvare il Prossimo dal sonno della Menzogna             

Per questo, siamo chiamati ogni giorno ad annunciare con la nostra "beatitudine" il "guai" che può salvare il prossimo. Solo un "guai" ben detto, autentico e credibile come un secchio d'acqua fredda in faccia, può destare chi dorme nel sonno della menzogna. Solo un "beato" sulla Croce può testimoniare che "guai" a chi invece scappa dalla sofferenza. Solo chi, dentro alla fame, al pianto e alla povertà assoluta, sta sperimentando la "beatitudine" che non si corrompe, l'alimento che sazia, la consolazione e la ricchezza autentiche, può scuotere il torpore di chi ha creduto che Dio non esiste e il suo amore una utopia. Solo chi è "beato" nella storia anche dolorosa di ogni giorno può dire, con i fatti e le parole, che "guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete". Noi abbiamo sperimentato che davvero sono stati "guai" quando abbiamo riso senza la gioia di Cristo, con droghe di ogni tipo. Quando siamo stati ricchi di denari rubati e usati con egoismo e concupiscenza. Quando ci siamo saziati di un alimento che non era Gesù, vanagloria e successo, prestigio e illusioni. E che "guai" hanno ferito la nostra vita quando abbiamo cercato in tutti i modi di piacere, prostituendoci e facendo mille compromessi perché "tutti gli uomini dicessero bene di noi". Che schiavitù, che pressione e che angosce per essere sempre in tiro e non smentire il falso bene che gli altri pensavano; quando lo pensavano…. Per poi vedere in un baleno il bene pensato trasformarsi in male che giudica senza pietà: alla prima caduta, al primo errore, abbandonati da tutti, scherniti e rifiutati. Forse anche dai genitori, dagli amici, dal fidanzato… Tutto fallito, e lacrime amare, e fame insaziabile e povertà come quella del figlio che aveva dilapidato ogni sostanza. Proprio per essere stati raggiunti e amati in queste tristi situazioni; per aver sperimentato che, nella misericordia, Dio le ha trasformate in gioia, ricchezza e consolazione, possiamo oggi gridare al mondo la "beatitudine" conquistata per tutti da Gesù.

 Aurora che non conosce tramonto                                                                      

Questa vita è l'unica autenticamente "beata", come fu per San Paolo che scriveva: «Sono lieto delle sofferenze che sopporto per la Chiesa, e completo quello che manca alla Passione di Gesù nella mia carne». E che cosa manca alla Passione di Gesù? Nulla, solo di essere vista e contemplata come una buona notizia in ogni generazione. Alla Passione di Gesù mancavano Paolo, e Pietro, e i martiri; mancano oggi i cristianimancate voi, i vostri figli, la vostra famiglia. E' questa la "letizia" che nessuno potrà toglierci, la gioia di Cristo Risorto, aurora che non conosce tramonto; anch'essa è «a causa del Figlio dell'uomo», perché in noi raggiunga il mondo intero, sino ai confini della terra. "Beato" tuo figlio, povero e affamato, deriso e rifiutato in una classe che non conosce l'amore di Dio, e tutti i suoi compagni sono figli di genitori divorziati: brillerà della luce di Cristo; "beata" tua figlia, affamata e povera, perseguitata dalla carne e vincitrice in Cristo nel martirio quotidiano per difendere un fidanzamento casto: sarà un segno del Cielo; "beata" tua madre che soffre ormai da anni con un'artrosi che l'ha crocifissa su quel letto: dirà a tutti che basta poco per perdere l'effimero su cui fondano l'esistenza; "beato" tuo vicino ammalatosi così giovane, poverissimo, in mezzo agli amici con cui non può fare sport: li chiamerà a interrogarsi sulla vita, e annuncerà Cristo, unica gioia; "beato" tu, povero senza risorse umane per aiutare nessuno, ma con le chiavi del Regno di Dio per aprirlo a tutti. "Beati", perché Cristo è vivo, è risorto e li colma di pace e di speranza, di amore e gioia anche in queste situazioni, come un segno, il più bello e autentico, del Signore che li ha fatti suoi per sempre.

Twin Towers - Torri Gemelle - New York

 Poveri – Maestri privilegiati della Nostra Conoscenza di Dio                      

Ieri il Papa, durante la visita ai rifugiati del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, ci ha ricordato che loro, «beati poveri», sono anche «maestri privilegiati della nostra conoscenza di Dio»: «La loro fragilità e semplicità smascherano i nostri egoismi, le nostre false sicurezze, le nostre pretese di autosufficienza, e ci guidano all’esperienza della vicinanza e della tenerezza di Dio, a ricevere nella nostra vita il suo amore, la sua misericordia di Padre che, con discrezione e paziente fiducia, si prende cura di noi, di tutti noi».

 La Via Maestra – Mettersi dalla Parte di chi è più Debole                             

Da questo luogo di accoglienza il Papa ha espresso desiderio che tutti si chiedano se vivono chiusi in se stessi o sanno servire gli altri come Cristo, accompagnare le persone alla ricerca di un lavoro e all’inserimento sociale e a promuovere una cultura dell’incontro e della solidarietà, e difendere, cioè «mettersi dalla parte di chi è più debole». «Non basta la sola accoglienza» del povero. La misericordia vera chiede anche a noi, Chiesa, che «nessuno debba più avere bisogno di una mensa, un alloggio di fortuna, di un servizio di assistenza legale per vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere e a lavorare e essere pienamente persona. (…). Per tutta la Chiesa è importante che l’accoglienza del povero e la promozione della giustizia non vengano affidate solo a degli "specialisti", ma siano un’attenzione di tutta la pastorale, della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi, dell’impegno normale di tutte le parrocchie, i movimenti e le aggregazioni ecclesiali».

 Vivere con più Coraggio l'Accoglienza                                                                

In particolare Papa Francesco ha ricordato che il Signore chiama a vivere con più coraggio l’accoglienza nelle comunità: «Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio». L’invito è dunque quello di «superare la tentazione della mondanità spirituale per essere vicini, soprattutto agli ultimi. Abbiamo bisogno di comunità solidali che vivano l’amore in modo concreto! (…) Fare qualcosa, adesso, tutti, è possibile. Basta bussare alla porta, e provare a dire: “Io ci sono. Come posso dare una mano?”»Così si anticipa la vita beata, dentro la storia,reale e comune, affinché brilli la Vita che non conosce tramonto

Padre Piotr Anzulewicz, Comunità Francescana, Catanzaro 

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