Martedì, 17 Gennaio/ 2017
di Roberto Pecchioli
Redazione Quieuropa, Roberto Pecchioli, Germania, Merkel, popolazione europea
Mercoledì, Ottobre 2nd/ 2013
– di C. Alessandro Mauceri e Sergio Basile –
Obama, Letta, Berlusconi, Missioni di Pace, guerra in Afganistan, Siria, Regno Unito, ONU, Casa Bianca, Grand Old Party, ‘shutdown’, Libano, Kossovo, Somalia, HOMO POLITICUS, CNEL, Eurostat
Dallo Shutdown Usa a quello Italico: fili spezzati
La fine del modo di fare politica dei vari Obama, Letta,
Berlusconi & Co.? Il fil rouge si è rotto!
Economic Hitman e Shock Economy – da Washington
a Roma, stessa musica, stessa vergogna
AAA… Cercasi dignità sociale e militari abbandonati
di C. Alessandro Mauceri e Sergio Basile
Usa, Ue, Italia – Un unico filo rosso
Washington, Roma – di C. Alessandro Mauceri – Alla luce delle sconcertanti ed impopolari notizie sulle politiche anti-welfare perpetrate dal Congresso Usa, sfociate addirittura nella chiusura dello Stato Federale, ma anche guardando alla folle e completamente sballata politica di austerity perpetrata dalla casta politico-bancaria europea ed italiana, che anziché bloccare l'emorragia del debito pubblico indotta dallo stesso sistema bancario, non solo seguita a rafforzare ed accentrare il medesimo sistema – tramite i propri rappresentanti all'Europarlamento (vedi articolo in allegato) – ma procede verso distruttivi ed automatici baratri recessivi. E l'IVA al 22% non è che uno dei volti della dittatura reale che si respira ogni giorno. Ciò mentre l'anti-politica regge il gioco della "casta" (quella ufficiale) e anziché bloccare il Parlamento e dichiararlo ormai largamente anti-costituzionale, sta a guardare mantenendo posizioni a dir poco ambigue sull'euro: il simbolo di questo euro-inganno (vedi articolo in allegato).
Il Filo si è Spezzato
Questo comune "fil rouge" dinnanzi all'iceberg compatto rappresentato dalla coscienza popolare, potrebbe rappresentare la resa dei conti, o meglio la fine del modo di fare politica di personaggi del calibro di Obama, Letta, Berlusconi, ecc.. e delle lobby e logge che manovrano tali personaggi. Anzi forse (e sarebbe pure ora) ciò potrebbe rappresentare la fine di una certa politica, quella basata sulla ricerca a tutti costi di interessi privati e scopi occulti. Quella basata, inoltre, su sotterfugi mediatici che, forse, oggi non incantano più la maggior parte della gente, stanca di sentirsi dire che, tra poco, tutti i problemi saranno risolti e tutto tornerà alla normalità. E poi vedere, magari, che non si riesce più a trovare un lavoro o ad arrivare a fine mese. In Italia a fare queste promesse di "fuoriuscita dal tunnel della crisi" (l'imbroglio abbiamo imparato anche noi, nostro malgrado, a chiamarlo così… nel gergo comune) fino a qualche tempo fa era Berlusconi, poi ha continuato Monti e ora non smette di farlo Letta, ma nessuno ormai crede più alle loro promesse, tranne i loro impresentabili portaborse. Così come in America ormai non si crede più alle promesse di Obama. Come ormai nessuno più crede alle balle sull'austerity, per altro ampliamente smentite in sedi accedemiche (vedi articolo in allegato).
La foglia di fico non copre più …
E d'altra parte a dar parvenza di "normalità" poco servono le cosiddette “Missioni di Pace”, foglie di fico che non riescono a nascondere fino in fondo – come visto – piani mondiali di accentramento e strategie economiche per favorire alcune aziende, quelle produttrici di armi e armamenti, che tra l’altro già di per sé operano in un mercato ristretto e con condizioni particolarmente favorevoli. Ma a poco servono anche quelle "Missioni" che, dopo la rimozione di leadership locali in Paesi stranieri, favoriscono in questi Paesi la ricostruzione di infrastrutture “necessarie alla crescita”, facendo si che nei vari teatri (dal Medioriente all'Africa) vengano scelte le stesse imprese che avevano favorito l’insorgere di conflitti decennali. Vere e proprie guerre, a volte cominciate e mai finite, nonostante fantasiose dichiarazioni mediatiche come quelle di Bush jr. che proclamò in tempi non sospetti di aver "vinto" la guerra in Afganistan: non scordiamo che ad oggi i militari americani sono ancora in quel Paese impegnati in una guerra che ha provocato finora migliaia di morti. Non scordiamo neppure che il traffico d'oppio internazionale è decuplicato…
Dalla "Shock Economy" agli "Economic Hitman
Forse, tra i leader mondiali, non sono molti quelli che ancora riescono a far credere al proprio popolo bugie come queste. Lo dimostra il fallimento dell’ultimo tentativo degli USA di dichiarare guerra alla Siria. Il presidente Obama ha fatto di tutto per convincere il proprio parlamento, le organizzazioni internazionali e gli altri Paesi che era “necessario” intervenire militarmente in Siria per rimuovere il regime di chi era stato eletto certo più democraticamente di quanto siano stati eletti i governanti di tutti gli Stati in cui si sono svolti conflitti armati negli ultimi anni. Gli unici che sembravano essere disposti a credere a quanto affermava Obama, erano il presidente francese e il primo ministro inglese. Ma poi il Regno Unito forse si è ricordato di essere uno dei Paesi che aveva venduto armi (e c’è chi dice anche parti di armi biologiche) ai ribelli-mercenari e jihadisti. Stile Boko Aran, per intenderci. E il presidente francese si è accorto (piani mondialisti di dominio globale a parte) che la sua ostinazione per scatenare un'altra guerra, forse – tra l'altro – supportata anche dal desiderio di recuperare gli spazi economici che le imprese del suo Paese avevano perso in Iraq ed in Afganistan, non sarebbe bastata a distrarre l’attenzione dei Francesi dagli scandali e dai problemi del suo entourage. Sì perché questo è quello che molti dei Paesi maggiormente industrializzati del mondo fanno ormai da molti anni: cercano in tutti i modi di favorire la crescita economica delle proprie aziende creando mercati conquistati “diplomaticamente” grazie al supporto delle forze armate, e, al tempo stesso, tentano in questo modo di distrarre l’attenzione dei propri cittadini dai problemi interni (vedi approfondimenti negli articoli in allegato).
Shutdown – Il Paradosso della Società Statunitense
Così, mentre in Siria si continua a morire sottobanco (…) Barack Obama (da molti definito, forse non a torto, un novello Stalin) concentrato nello sforzo sovrumano, peraltro rivelatosi inutile (e non grazie all’intervento dell’ONU, ma di altri Stati) di scatenare un nuovo conflitto internazionale ripartendo proprio da Damasco, ha dimenticato di gestire la politica interna del proprio Paese. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la perdita dei posti di lavoro per circa 800mila statali. Musei, sportelli ministeriali e parchi naturali da ieri, primo ottobre, non possono più operare essendo venuta meno la relativa copertura finanziaria. Questa situazione di blocco senza precedenti per gli USA sarebbe stata provocata (ufficialmente) dall’incapacità di trovare un accordo tra Casa Bianca e il Grand Old Party. E la situazione è ancora peggiore nel settore sanitario. Il Congresso non ha trovato un’intesa sul finanziamento della macchina statale e così è scattato così il cosiddetto "shutdown": ovvero, la chiusura immediata di tutto. Dal primo ottobre sono dunque garantite solo le spese “obbligatorie” ovvero quelle sanitarie (Medicaid, Medicare) le pensioni, i buoni alimentari, gli assegni di disoccupazione. Resteranno in funzione, e non si sa per quanto, solo ed esclusivamente le attività che comportano “la salvezza della vita umana e la protezione della proprietà” (ad esempio ospedali, carceri, controllo aereo, vigili del fuoco, etc.). Tutto il resto è stato chiuso. Solo per le forze armate all’estero Obama ha potuto "evitare" il blocco immediato grazie ad un provvedimento ad hoc. In un videomessaggio diretto alle truppe, Obama ha tenuto a rassicurare personalmente i militari. “Chi è in divisa manterrà il suo normale status di servizio”, ha affermato, sottolineando – ma guarda un pò… – che verrà fornito tutto il necessario per l’andamento delle missioni all’estero.
Lo Shoutdown Italico, Economico-Sociale
Ma guardando agli Usa non possiamo meravigliarci più di tanto, visto che anche il nostro Paese ha dedicato tempo e denaro, e spesso per gli stessi motivi, alla conquista dei mercati internazionali per mezzo di “Missioni di Pace”. E allo stesso modo, spesso e volentieri, per far ciò, ha "dimenticato" di gestire la “cosa comune” e di provvedere ad attuare quelle misure che servivano per la sopravvivenza del Paese. Ma di recente, ancora una volta, come ormai accade troppo di frequente vista la situazione di gravissimo commissariamento economico e sociale che attraversa l’Italia, il governo ha distolto la propria attenzione – e strategicamente quella dei cittadini – dai problemi concreti per concentrarsi su problemi personali che riguarderebbero norme e leggine a favore di questo o di quel politico. Così mentre tutte le forze politiche venivano concentrate sullo sforzo collettivo di evitare che questo o quel politico finisse in carcere o che almeno dovesse, come vorrebbe la legge, abbandonare lo scranno in Parlamento, ci si è scordati che anche i nostri militari erano e sono impegnati nelle ambigue e – consentiteci – diaboliche "Missioni di Pace".
Lo Shoutdown Italico, Militare
E non si è tenuto conto del fatto che, per alcuni di loro, quelli di stanza in Afganistan, Libano, Kossovo e Somalia, il mandato sarebbe scaduto il 30 settembre (Decreto Legge 28.12.2012 n° 227 , G.U. 28.12.2012). Dal ieri 1 ottobre, quindi, essendo venuta meno la base giuridica che legittimava la partecipazione delle forze armate italiane a queste missioni a seguito delle risoluzioni Onu, costituita da una serie di proroghe che hanno ripetutamente autorizzato l’intervento, i nostri soldati non sono più autorizzati a prendervi parte. Il problema è che venendo a mancare l’approvazione della missione, al tempo stesso è venuta a mancare la relativa copertura finanziaria, inclusa quella per il rimpatrio delle truppe e di tutti gli armamenti di stanza nei Paesi sopra indicati! Anzi a volerla vedere bene non essendo più autorizzati a permanere in quei Paesi, i nostri soldati sono passati dall’essere “militari in Missione di Pace autorizzata dall’ONU” all’essere soggetti armati e non autorizzati in un Paese straniero (come dire che le autorità locali sarebbero autorizzate ad aprire il fuoco contro di loro e sarebbe dalla parte della ragione).
AAA… Militari Cercasi…
E così mentre i nostri esemplari di Homo Politicus sono impegnati nel decidere se dimostrare fedeltà a Berlusconi e presentare le dimissioni (rischiando in molti casi di perdere la pensione, non avendo completato il mandato) o lasciare che la giustizia e il governo Letta facciano il loro corso; mentre continuano a far finta di governare mentre i problemi del Paese aumentano (la disoccupazione ha raggiunto livelli che non si vedevano dal 1977, dati CNEL ed Eurostat, e il carico fiscale cresce senza che nessuno sappia porvi rimedio), i nostri militari sono in giro per il mondo in attesa che qualcuno si ricordi di loro…..
C. Alessandro Mauceri, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
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