Solo così le strutture Macro-Sociali iniziano a cambiare
Lunedì, Marzo 3rd/ 2014
– di Padre Piotr Anzulewicz –
Padre Piotr Anzulewicz, Circolo Culturale San Francesco, Papa Francesco, Francescani del Sacro Cuore Catanzaro, Ofm, Solidarietà e Provvidenza, Due sorelle, Crociata del Rosario
Solo così le strutture Macro-Sociali iniziano
a cambiare
– Perchè non si possono seguire due padroni? "Mammona
vuol essere la protagonista assoluta!"
– Solidarietà e Provvidenza: 2 sorelle che si accompagnano
Il senso della Quaresima 2014 e la "Crociata del Rosario"
(Vedi articolo in allegato)
di Padre Piotr Anzulewicz
Solidarietà e Provvidenza, Due sorelle
Catanzaro – di Padre Piotr Anzulewicz – A due giorni di distanza dall'inizio della Quaresima, la liturgia ci offre uno dei versetti più toccanti della Bibbia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Questo invito alla fiducia nell'infinito amore di Dio viene accostato ai versetti, altrettanto suggestivi, del Vangelo di Matteo. Non sono versetti edificanti, romantici e commoventi. Non raccontano di «figli dei fiori». Non sono un mini-trattato di economia. Di fronte alla situazione di tante persone che vivono in miseria, questi versetti potrebbero apparire poco realistici, se non evasivi. In realtà, è in gioco il rapporto che ciascuno di noi ha con Dio, quindi la felicità e la salvezza. Gesù vuole far capire che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza, chiamata «mammona», che nella nostra società del mercato subordina tutto al profitto, ha bisogno di consumatori voraci, inculca nuove necessità da soddisfare e ciò che prima era semplicemente uno spreco, ora presenta come una virtù sociale. Lo “spendaccione” incontrollabile è un cittadino esemplare (“vizio privato, pubblica virtù”) perché "rende possibile lo sviluppo dell’economia".
Perchè non si possono servire due padroni?
Eccola, la «mammona», in trono, nelle piazze, nei parlamenti, sui giornali e internet, in Tv e alla radio, e nei nostri cuori. E’ «mammona» l’assoluta protagonista. Ci chiede tutto. Per questo «non possiamo servire due padroni, Dio e il denaro» (Mt 6,24). «Non possiamo», perché uno dei due padroni è un tiranno feroce. L'Altro invece ci ha chiamato amici e si è donato a noi con amore infinito. «Non possiamo servire» chi ci strappa dalla realtà in nome di un’ipoteca da costruirci. «Non possiamo» amare il denaro che ci spinge a “pre-occuparci” e, nello stesso tempo, «non affannarci di quello che mangeremo o berremo, di come vestiremo» (Mt 6,25). Per i beni, infatti, siamo sempre occupati previamente. La chiamiamo previdenza e oculatezza, ma è solo incredulità.
Controllati e Plagiati da Mammona
Ci abbiamo mai pensato? Occupiamo il tempo, le energie, il cuore e la mente per un futuro che non ci appartiene. Eppure viviamo come fosse vero il contrario, arbitri del nostro destino. Se siamo anziani, ci preoccupiamo per l’eventuale necessità di un ospizio prima e poi del funerale più certo. Se siamo giovani, mettiamo in un cantuccio il pensiero di sposarci, perché poi come faremo ad andare avanti? Se siamo sposati, l’ansia per il denaro ci chiude alla vita; un figlio è più che sufficiente; di più neanche parlarne, perché come faremo con uno stipendio da fame e un lavoro a «part-time»?
Chi di voi può allungare di un'ora la sua vità?
Crediamo davvero che la vita ci appartenga? Siamo così sicuri di poter gestire il futuro come fosse il gioco di una «app»? «E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?» (Mt 6,27). La menzogna che sedusse Adamo ed Eva è proprio questa. Oggi s’insinua nei Parlamenti che credono di poter decidere perfino della vita e della morte dei bambini, e seduce anche noi: «Non morireste affatto». Invece ci ritroviamo sempre più poveri, nudi, soli e tristi, con liti, invidia, rancore, gelosia, antagonismo, e la famiglia sfregiata dall’avarizia. «Se si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo – ha affermato Papa Francesco all’Angelus di ieri – allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze, a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostrano tanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. E così, la Provvidenza di Dio passa attraverso il nostro servizio agli altri, il nostro condividere con gli altri. (…) E’ meglio condividere, perché noi portiamo in Cielo soltanto quello che abbiamo condiviso con gli altri». Infatti, «il sudario non ha tasche!».
La riflessione del Papa all'Angelus
Certamente, la strada indicata da Gesù «può sembrare poco realistica rispetto alla mentalità comune e ai problemi della (cosiddetta) crisi economica». Tuttavia, «se ci si pensa bene – assicura Papa Francesco – ci riporta alla giusta scala di valori», come Gesù stesso dice quando afferma: «La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?» (Mt 6,25): «Per fare in modo che a nessuno manchi il pane, l’acqua, il vestito, la casa, il lavoro, la salute, bisogna che tutti ci riconosciamo figli del Padre che è nei cieli e quindi fratelli tra di noi, e ci comportiamo di conseguenza. (…) La via per la pace è la fraternità: questo andare insieme, condividere le cose insieme». Gesù ha sempre «cercato, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33). Non ha vissuto un’ora sola per se stesso, ma in ogni istante si è donato senza affannarsi e preoccuparsi. Libero come un «uccello del cielo» (Mt 6,26), non ha lavorato per «ammassare nei granai» (Mt 6.26), e, come un «giglio del campo» (Mt 6,28), non ha tessuto e filato per vestirsi e farsi bello. Per questo il Padre gli ha «dato in aggiunta» (Mt 6,33) tutti i beni incorruttibili perché li doni a ogni uomo. Accogliamo allora oggi questo Vangelo di verità e libertà. Lasciamoci illuminare sul nostro morboso attaccamento ai beni e consegniamo a Cristo noi stessi e le nostre famiglie, le parrocchie, le attività, la gioventù e la vecchiaia: «La sua vita in noi vale più del cibo, e il corpo suo tempio vale più del vestito» Mt 6,25). Il Regno di Dio è gioia, pace, «solidarietà fraterna con quanti, in questi tempi, sono più provati dall’indigenza e da conflitti violenti». «Cerchiamolo prima» del vestito, del cibo e del denaro, della salute e del lavoro. «Cerchiamolo» e ascoltiamolo in ogni evento e soprattutto in quelli che ci fanno paura, nella precarietà e nelle “pene” di oggi, dove Cristo si dona a noi senza riserve per colmarci e darci pace alle inquietudini, e dove anche noi potremo donarci.
Solidarietà – La Giustizia del Regno
La giustizia del Regno di cui spesso ci parla il Vangelo è sempre basata sulla fraternità, condivisione, solidarietà. Relazioni più giuste, più sincere, più solidali, meno individualiste e meno formali, valgono molto di più – dice il Signore nella parte finale del Discorso della Montagna – di una giustizia basata su un'osservanza della legge così stretta che impedisce ogni margine di gratuità e solidarietà. La solidarietà: è questa la giustizia del Regno che ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno, e ce lo darà «in aggiunta» (Mt 6,33), gratuitamente, in abbondanza e senza nostri meriti, ma «finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia – ha ribadito il Papa. – Se invece, confidando nella provvidenza di Dio, cerchiamo insieme il suo Regno, allora a nessuno mancherà il necessario per vivere dignitosamente».
Usciamo dalla logica della "Fiction"
La provvidenza di cui ci parla il Vangelo, allora, non è smettere di pensare al nostro futuro, bensì smettere di angosciarci per cose che – pur importanti – non valgono quanto la fraternità solidale tra gli uomini, le quali, peraltro, sapranno sempre donarci ciò di cui abbiamo bisogno. Le generazioni anteriori alle nostre hanno superato anch'essi momenti critici con atteggiamenti di solidarietà e di reciproco aiuto. Ricuperiamo quello spirito e allontaniamoci, con coraggio, da una società dove si ammazza un uomo a bottigliate in testa per una mancata precedenza automobilistica sulle strisce pedonali; una società che confonde il mangiare e il bere con l'ubriacarsi, il vestire dignitosamente con la necessità di avere un corpo tappezzato di griffe, la vita stessa con una finzione, o più modernamente, con una «fiction».
Che senso ha la Quaresima 2014?
Mercoledì inizia la Quaresima: se ci crediamo ancora è l'ennesima occasione per cambiare registro, per guardare con occhi disincantati e insieme misericordiosi questa società che si rivela ormai allo sbando. C’è bisogno di tanta solidarietà, di vicinanza, d’incoraggiamento, di sorrisi, di una parola buona. Papa Francesco sta scuotendo noi cristiani e chiedendo una Chiesa più accogliente, una Chiesa con le porte aperte, una Chiesa solidale. Nella Lettera apostolica "Evangelii Gaudium" ci dice che dobbiamo attraversare quella porta, ma anche che dobbiamo anche fattivamente, concretamente, andare incontro agli altri. Ci richiama alla cultura dell’incontro, della fratellanza e della solidarietà, a favore dei più poveri, degli emarginati, dei sofferenti… Le armi? Preghiera, Digiuno ed Elemosina.
Solo così le strutture macro-sociali cominciano a cambiare
In questo richiamo riecheggia l’esempio di Francesco d’Assisi. Lo hanno educato a cercare il successo economico e la gloria cavalleresca, assicurandogli che Dio lo avrebbe aiutato nel suo impegno, ma Dio si è presentato a lui nella debolezza, nei poveri e nei lebbrosi. Il suo amore gratuito, incommensurabile, cambia la sua visione della realtà e lo induce a “stare in mezzo” a loro, all’ospitalità incondizionata, alla gratuità, alla compassione. Accogliendo l’amore gratuito di Dio, divenne uno degli uomini più influenti del secondo millennio, come ha scritto la rivista Time Magazine (1992). Le strutture macro-sociali cominciano a cambiare quando scopriamo la nostra intrinseca vocazione a donarci per amore. In questa prospettiva le relazioni puramente commerciali e utilitaristiche dell’uomo economico diventano subordinate alla gratuità (come sosteneva lo stesso prof. Giacinto Auriti) all’ospitalità, allo strare insieme, alla condivisione gioiosa e disinteressata. Che il Signore ci benedica e frate Francesco ci accompagni!
Padre Piotr Anzulewicz (Copyright © 2014 Qui Europa)
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