– di Nicola Arena, Sete di Giustizia –

Lavoro, vero senso del lavoro, lavoro e ricchezza, produzione e lavoro, valore convenzionale della moneta, automazione e disoccupazione, concentrazione della ricchezza nelle mani di una élite, natura e produzione illimitata e sovrabbondante di beni, provvidenza divina, luogo comune sul valore del lavoro, Giacinto Auriti,  Sete di Sovranità e Giustizia, Nicola Arena, Venezia 

Il lavoro di per se non genera ricchezza!

La Vita è Ricchezza: la Divina Provvidenza ce lo insegna!

Nell'era della robotica, l'estensione del concetto di "lavoro" 

può nascondere un terribile luogo comune che delegittima

l'umanità. Ecco perchè!

►Video in allegato: la teoria monetaria di Giacinto Auriti

di Nicola Arena

 Rapporto tra lavoro e ricchezza                                                                             

Venezia – di Nicola Arena – “Mangerai il pane con il sudore della tua fronte” (Bibbia, Genesi 3,19); "Stà fermo al tuo impegno e fanne la tua vita, invecchia compiendo il tuo lavoro" (Bibbia, Siracide 11,20). Dio pone il lavoro al centro della vita dell'uomo: il lavoro lo nobilita, restituendogli dignità dopo la caduta e preservandolo dai rischi dell'ozio e delle connessa perdizione. Lavoro è dignità, e dignità è lavoro! Ma, attenzione, dire che il lavoro genera ricchezza è falso! O meglio è un'affermazione parziale e incompleta. Un luogo comune, un mito da sfatare! La ricchezza nasce con la Creazione, e con l'origine della Terra…

 Dire che il lavoro genera ricchezza è falso!                                                        

Dire che il lavoro genera ricchezza, dunque, non è corretto! Quest’affermazione in qualcuno potrà suscitare incredulità, ma – come vedremo – è sicuramente lo specchio della realtà. Il lavoro per se stesso non genera ricchezza, anzi paradossalmente, empiricamente, può avere un senso opposto e, in alcuni casi, genera impoverimento. Un esempio evidente lo troviamo nello sfruttamento e nella schiavitù… un altro esempio limite, utile a capire, potrebbe essere quello delle palestre, luoghi dove la gente paga per compiere sforzi fisici sollevando pesi. Ovviamente poi dietro all’impoverimento (monetario e non) di chi fatica fisicamente, vi è un indotto che genera ricchezza (fabbricazione, stoccaggio, trasporto e distribuzione degli attrezzi ecc.). Pensiamo a quando, nonostante i vari sforzi nella realizzazione di un prodotto alimentare, questo scade e si guasta; oppure per un difetto nella progettazione esso non può soddisfare le esigenze per le quali è stato realizzato, costringendo la ditta a toglierlo dal mercato e conseguentemente a dichiarare tutta la massa di lavoro messa in atto, una grande perdita economica. Una tesi per essere valida deve essere sempre dimostrata e non devono sussistere eccezioni. Spesso basta una sola eccezione a confutare l’affermazione di partenza  (e non per confermarla, come invece si usa dire: "l'eccezione che conferma la regola").

 Dalla forza lavoro all'avvento della robotica.  chi crea la ricchezza?         

Agli albori dell’era industriale, nelle fabbriche, l'umanità attiva ed impiegata in un processo produttivo veniva chiamata “forza lavoro”. Il valore del singolo individuo era rapportato alla quantità di ricchezza da esso generata. Con l’avvento della robotica e dell’elettronica, il processo lavorativo subì enormi cambiamenti. Ciò che un tempo veniva effettuato manualmente dalle persone, oggi viene eseguito dalle macchine in meno tempo, con maggiore precisione, con “instancabile sopportazione” e “silenziosa accettazione”. Le macchine non scioperano, non percepiscono salari e il proprietario di esse  non deve pagare contributi. Le macchine non si ammalano e non recriminano i loro diritti. Quindi dire che le persone con il loro lavoro creano la ricchezza propria e della nazione è una bugia, dimostrata da quanto sopra citato. Le persone con il loro lavoro non creano la ricchezza immediata. Esse, al contrario, creano i prodotti che vanno valorizzati con l’utilizzo o semplicemente con l’acquisto: solo allora diventano ricchezza reale. Ancor meglio si può quindi affermare questo per le macchine e i robots: non creano da se stessi la ricchezza…

 Creazione del valore del denaro: una contraddizione di fondo                  

Se qualcuno pensasse che il valore del denaro venisse creato da chi partecipa alla crescita del PIL (cioè al Prodotto Interno Lordo o alla ricchezza totale di una nazione) e con questo intendesse riferirsi ai lavoratori, cadrebbe in un grosso errore. Perchè? Semplice! Tale supposizione vorrebbe significare che il valore del denaro sarebbe creato dalle macchine e dai robots e non dall’essere umano. Per cui il proprietario delle macchine e dei robots (che è anche il possessore della tecnologia avanzata per la loro costruzione e gestione informatica) potrebbe asserire: le macchine sono mie e quindi la ricchezza prodotta da esse è mia! Per estensione: il mondo è – legittimamente – mio!

 Iper-concentrazione della ricchezza e ghettizzazione dell'umanità         

Poiché con l’aumento delle fusioni fra grosse società, la proprietà di immense multinazionali e banche sarà sempre più in mano ad un esiguo numero di persone, a queste  stesse grandi multinazionali converrebbe la tesi secondo la quale "il lavoro produce ricchezza". Bisogna quindi riflettere su questo punto fondamentale, perché in un prossimo futuro, in un tempo in cui tutta la produzione verrà creata dai sistemi di automazione e questi strumenti e tecnologie saranno di esclusiva proprietà di multinazionali, si cadrebbe nell’errore di affermare che la ricchezza viene prodotta dai proprietari di questa tecnologia e non dall’intera umanità, che diventerebbe “superflua” ai fini dell’utilità intesa come “forza lavoro”. Parliamo pertanto di ghettizzazione dell'umanità e di svilimento della stessa dignità umana. Può dunque conciliarsi l'idea di svilimento della dignità umana con il concetto di "ricchezza"? Evidentemente no!

 Il valore – Convenzione sociale e accettazione reciproca                             

La verità è un’altra: la ricchezza che genera il valore della moneta consiste nella semplice accettazione di essa. La vita, il benessere, la salute e la vitalità dei sistemi sociali e quindi il loro benessere, dipende dallo stato di salute e di vitalità esistente nei sistemi naturali. Immersi nella nostra vita quotidiana urbana non ci rendiamo conto di quanto la nostra esistenza dipenda dalla natura e dagli straordinari “servizi” che i sistemi naturali ci offrono gratuitamente e quotidianamente. Basta pensare ai nostri bisogni essenziali – l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo – oppure a ciò che mangiamo e ai prodotti che utilizziamo ogni giorno.

 In natura la vita e la ricchezza si autorigenerano all'infinito                       

La natura garantisce, con l’energia che proviene dal Sole e l’utilizzo di elementi chimici fondamentali, la produzione della materia organica. La materia organica a sua volta consente a tutta la vita presente sulla Terra, di svilupparsi ed evolversi. La natura garantisce anche la formazione dei suoli, la composizione chimica dell’atmosfera, il ciclo dell’acqua, i grandi cicli biogeochimici (come quelli del carbonio, dell’azoto, del fosforo), l’evoluzione della stessa ricchezza della vita sul pianeta. La natura garantisce ancora la diversità biologica o biodiversità. Qual è la morale della storia? Una ed evidente: tutti i sistemi naturali del nostro pianeta sono in grado di auto rinnovarsi e di generare la vita.

 La vita è Ricchezza; il Lavoro è un Diritto inalienabile                                 

Poiché non esiste ricchezza in un mondo di morti, chi crea il valore del denaro non è chi produce ma chi vive e accetta la moneta come mezzo di scambio di beni e servizi.  La ricchezza è prodotta da tutti gli individui in carne e sangue che partecipano alla convenzione sociale. La stessa convenzione, in aggiunta, genera il valore indotto della moneta  (scoperta fondamentale del Professor Giacinto Auriti). La vita è ricchezza, mentre il lavoro è un diritto inalienabile dell’uomo che serve a sviluppare le proprie capacità per realizzare il benessere proprio e quello della comunità cui appartiene: e ciò in simbiosi con la natura e la spirituale essenza donataci da Dio.

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