Roma – di Arrigo Muscio e Redazione Quieuropa –  Nei giorni scorsi, dopo il pandemonio scoppiato in relazione a quanto avvenuto presso il Liceo Giulio Cesare di Roma, il Presidente di "Genitori Cattolici", Arrigo Muscio, ha inviato queste brevi righe alla Preside del Liceo, la professoressa Micaela Ricciardi, consigliando la visione del video in allegato, relativo alla personalissima – ma eloquente ed emblematica – esperienza di Luca di Tolve. "Spett. Liceo Giulio Cesare di Roma, Alla cortese attenzione della Preside  – Come mai non chiedete l’intervento di Luca di Tolve, espertissimo sul problema gay  in quanto ex attivista gay e ex organizzatore di crociere per gay? (vedi qui – Ero gay – Luca Di Tolve) Di che tipo di cultura si occupa il liceo? Quella a senso unico? Distinti saluti. Arrigo Muscio, "Genitori Cattolici".

 L'oscenità di classe e la rissa ideologica                                                             

Ma andiamo ai fatti, riassumendone brevemente i contenuti principali. La "rissa ideologica" – come ribattezzata da molti quotidiani e media – è nata dopo la lettura agli studenti del Liceo Giulio Cesare di Roma, del libro-romanzo di Melania Maz­zucco "Sei come sei": storia di due gay che hanno u­na figlia da un utero affittato al­l’estero, che contiene anche de­scrizioni sessuali dettagliate e addirittura un rapporto orale tra calciatori. Il tutto è stato letto con la più totale nonchalance a studenti minori di 14 anni. Ne è seguito uno scambio di insulti senza precedenti, o quasi… Numerosi gli striscioni di protesta di Forza Nuova (ribattezzati "omofo­bi") e di altri cittadini e genitori schifati dell'accaduto – e della gratuità dell'atto irrazionale – esposti fuori dall'istituto; veementi le reazioni di associazioni studentesche e di sinistra che hanno accusato l'altra sponda di «oscurantismo».

 Il cuore del problema                                                                                                

Al centro di tutto, però, battaglie ideologiche e bandiere a parte, resta un fatto molto grave: lo scan­dalo di un romanzo con de­scrizioni esplicite di rapporti sessuali tra gay – nonché rapporti estremi e non largamente condivisi e condivisibili da tutti –  imposto a mi­norenni. Un tempo la pornografia era vietata tra i minori, ma oggi essa – grazie al sistema mondialista che avvalla e promuove tutto ciò –  spopola sia sul web – senza alcun controllo, con la complicità dell'UE (vedi qui Il “No” Strategico alla Pornografia ed il Milione di Proteste – Il Silenzio sui Crimini contro l’Umanità in Grecia ) – che addirittura in alcune cosiddette "scuole". La domanda sorge spontanea: perchè parlare di rapporti sessuali gay e giungere a descriverli in un luogo che dovrebbe rispettare gli orientamenti culturali e religiosi di tutti? Nonché la sensibilità ed il pudore di minorenni? Davvero assurdo! E a prescindere da bandiere ed ideologie. Qui si tratta di una battaglia comune, protesa a difendere l'innocenza e lo sviluppo della personalità dei minori, già abbastanza minati in tutte le salse e gli ambienti. Ci mancava solo la scuola!

 La strategia gender e la strumentalizzazione delle parole del Papa          

La preside del liceo, Micaela Ricciardi, ha difeso la bizzarra scelta con le seguenti parole: «E' un romanzo adatto all’età de­gli alunni» ha sbottato a quanti in questi giorni l'hanno incalzata. «Diffondere mate­riale porno – sostiene invece il Moige (Movimento Italiani Genitori) – è inammissibile e vio­la il patto di corresponsabilità tra genitori e scuola».  «Non c’entra nulla l’Ufficio na­zionale antidiscriminazioni razziali (Unar) – ha inoltre dichiarato al­l’Ansa la preside – Parlarne ser­ve a ridurre i rischi di omofobia e violenza tra i ragazzi. È edu­cazione ». Ma i tentativi di promuovere la cultura del pansessualismo e del gender sembra palese: sul romanzo, infatti, è stata chiesta «una prova scritta», adducendo come supporto di legittimità, anche – pare – addirittura la frase attribuita a Papa France­sco: «Chi so­no io per giu­dicare un gay». Versio­ne riveduta – evidentemente – e strategicamente corretta di quanto di­chiarato il 30 luglio dallo stesso Pontefice: «Se u­na persona è gay e cerca il Signore e ha buo­na volontà, ma chi sono io per giudicarla?». Ma il problema è che sulla ricerca del Signore, in alcuni ambienti particolari e in alcune scuole, tutto tace. Un silenzio inaccettabile. Una propaganda a senso unico!