Catanzaro – di Angela Rita Serramazza –  All'udienza generale del lontano 16 febbraio 2010 Benedetto XVI – considerato, ad oggi, il più grande intellettuale vivente – parlò di Sant'Antonio di Padova proponendolo come modello per comprendere l'importanza dell'umanesimo nato dalla fede cristiana. Un umanesimo rivoluzionario poiché incentrato sulla virtù più importante: la carità. Come insegnò lo stesso santo:  "La carità è l'anima della fede, la rende viva; senza l'amore, la fede muore" (Sermones Dominicales et Festivi ii, Messaggero, Padova 1979, p. 37).  Benedetto XVI in quell'occasione rivelò il segreto per conservare la carità e l'amore (e quindi la stessa fede), identificando tale ricetta nella "preghiera". "Soltanto un'anima che prega può compiere progressi nella vita spirituale":  fu questo l'oggetto privilegiato – secondo Benedetto XVI – della predicazione di Sant'Antonio.

 Nel tempo dell'usura – Ieri come oggi                                                                   

Antonio visse in un contesto storico non privo di tensioni sociali, in considerazione all'amergere dei nuovi squilibri economico-sociali legati allo sviluppo dei traffici commerciali e dei primi rudimentali sistemi bancari. L'usura, come oggi, disseminava le sue trappole e molti vi cadevano, sull'onda di una crescente avarizia e del culto a Mammona. Si comprende allora il perchè San'antonio esortasse continuamente a combattere l'inclinazione all'avidità e a praticare le virtù della povertà e della generosità, dell'umiltà e dell'obbedienza. E – di conseguenza – della castità e della purezza. "O ricchi – esortava – fatevi amici i poveri, accoglieteli nelle vostre case:  saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni tabernacoli, dove c'è la bellezza della pace, la fiducia della sicurezza, e l'opulenta quiete dell'eterna sazietà" (Ibid., p. 29).

 Lisbona 1195                                                                                                                 

Ma dove il giovane trasse la linfa vitale per alimentare queste virtù? In che contesto maturò questa vocazione? La sua avventura terrena inizia a Lisbona nel 1195: figlio di nobili fu battezzato con il nome di Ferdinando. Sulla sua decisione di entrare nel monastero degli Agostiniani  di Sao Vicente, influì sicuramente molto la  mediocrità morale del suo tempo. La superficialità e la corruzzione della società. Sicuramente viste le minori distrazioni del tempo (un'era che ancora non conosceva la potenza assolutizzante e perversa del mondialismo ateo e laicizzante contemporaneo) il senso di Dio era più presente, malgrado la corruzione dilagante e l'usura: temi questi ultimi che spinsero il confratello San Bernardino da Siena e dichiarare guerra spietata all'usurocrazia del tempo, sia pur con metodi pacifici.

 Alieno da qualsivoglia vanagloria – Lo spirito francescano                           

In "Ferdinando" emerse ben presto l’immagine e l'essenza di un uomo appartato, geloso del suo segreto, alieno da qualsivoglia vanagloria e ambizione sociale; contrario a ogni ostentazione ed esibizione di sé e delle sue doti; diffidente alle esteriorità di qualunque tipo, a meno che non fosse sospinto dal dovere della testimonianza evangelica. Verso la fine del 1220 Ferdinando chiede di lasciare gli Agostiniani (suo primo nido spirituale) per abbracciare l’ideale Francescano, rivestendosi della grezza tunica di tela e della tradizionale corda ai fianchi. Fu in tal contesto che abbandonò il suo nome di battesimo – come segno di ulteriore rinascita in Cristo – per assumere quello di Antonio. Egli partecipò al capitolo generale delle Stuoie, celebrato ad Assisi nel maggio 1221. Esso durò circa una settimana e vi partecipò una variegata assemblea di ben 3.000 frati. Antonio, tra la ressa, vide e sentì parlare Francesco. Tutto qui! Nessuna testimonianza particolare ci parla d'un incontro dei due santi a tu per tu. In tal senso possiamo descrivere Antonio al pari di una giovane recluta, sconosciuto a tutti. Il primo a notarlo fu frate Graziano, ministro provinciale della Romagna. Saputo che il giovane frate era anche sacerdote, lo pregò di seguirlo. In compagnia di Graziano da Bagnacavallo e d’altri confratelli romagnoli, Antonio giunse a Montepaolo nel giugno 1221. Avendo visto che uno dei compagni aveva trasformato una grotta in una cella solitaria, gli chiese con insistenza che la cedesse a lui. Il buon fratello accondiscese  all’appassionata richiesta del giovane portoghese. Qui possiamo intravedere la   similitudine  con lo stile di vita del poverello d’Assisi, il quale trascorse circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi. I due santi furono contemporanei per sei anni, dal 1220 al 1226, nell'ordine dei minori.

 La sintesi                                                                                                                       

In antonio trovano sintesi mirabile una profonda cultura biblica ed una coinvolgente spiritualità tutta "francescana". Sant’Antonio iniziò così la sua missione di predicatore in Romagna. Parlava con la gente, ne condivideva l’esistenza umile, alternando l’impegno per la catechesi con l’opera pacificatrice. Attendeva alle confessioni, si confrontava personalmente o in pubblico con i sostenitori di eresie. Sant’Antonio fu dunque il primo insegnante di teologia nell’ordine francescano, il primo anello di una catena di teologi, predicatori e scrittori, che nei secoli diedero e danno onore alla Chiesa. Francesco d’Assisi non voleva che i suoi frati si dedicassero allo studio della teologia. Questa indicazione fu riportata anche nella regola di vita. Ma per sant’Antonio, viste la sua solida fede e la sua integrità morale, fece un'eccezione concedendogli di insegnare ai suoi frati. Forse anche per questo il Taumaturgo Antonio fu considerato da Francesco come "il suo vescovo".

 "Vedo il mio Signore"                                                                                                

Verso l’anno 1231  esattamente a Camposampiero, quando le forze del Santo erano  più o meno esauste, capì che bisognava sospendere la predicazione e le confessioni.   Nacque in  lui   il desiderio più alto, isolarsi in un luogo più ’tranquillo  e difficilmente accessibile  anche per allontanarsi dagli occhi dei fratelli padovani che avrebbero potuto capire le sofferenze che lo devastavano e soffrirne. Fuori dalle mura dei castello gentilizio esisteva un "romitorio" dove vivevano alcuni frati minori. Antonio bramoso  di maggiore quiete si fece costruire una piccola capanna su un noce. Nella tarda primavera del 1231 Lo stato di salute  si aggravò e deposto  su  un carro trainato da buoi venne trasportato a Padova, dove era suo desiderio morire, ma all'Arcella, un borgo della periferia di Padova  la morte lo colse. Spirò mormorando: "Vedo il mio Signore". Era il venerdì 13 giugno. Aveva 36 anni.

 Discepolo di Francesco                                                                                             

Come discepolo di Francesco volle vivere vicino ai poveri, agli oppressi, gli sfruttati,  facendo proprie le sofferenze altrui: lottò, infatti, con tutte le sue forze per restituire ad ogni uomo la propria dignità: quell’immagine primaria che s’identificava con Dio. Prendendosi cura dei malati privi di soccorsi umani, in particolare la sua attenzione si pose alla salvaguardia della famiglia, con una spiccata tenerezza verso i bambini. In particolare – così come detto in apertura – spronava ladri, mercenari e trafficanti a restituire ciò che avevano estorto e rubato, specie attraverso l’usura. Ma il santo si prodigò sempre per ripristinare la pace tra gli uomini in guerra, ridando – in aggiunta – speranza e libertà ai detenuti. Egli fu instancabile promotore della riconciliazione familiare, e non, secondo il modello di una vera comunione dei figli di Dio. Questo fu il Vangelo (la Buona Notizia) di  Antonio, che ripeté quello di Cristo stesso, annunciando l’amore e la fiducia che Dio ancora oggi ha nei confronti dell’uomo.

 L'appuntamento – L'evento della Milizia dell'Immacolata                           

In procinto delle celebrazioni solenni della festa del Santo (uno dei più amati e venerati dall'intera cristianità) e vista e considerata l'attualità del suo messaggio (in un tempo piagato dall'usurocrazia dominante e dall'inganno della moneta-debito che sta letteralmente annientando intere nazioni edinteri popoli, in europa e nel mondo intero – vedi qui – Inganno monetario – La Consapevolezza del bene e le chiavi del Regno) la Milizia dell'Immacolata di Catanzaro ha pensato, dunque, di coinvolgere in una riflessione e in un momento di preghiera comune anche gli amici del web tramite Facebook. Ciò creando un evento (in onore del  Santo) denominato "Il Guerriero di Dio”. L'uomo capace di parlare ai pesci e di convertire gli usurai, possa aprire i nostri cuori e renderli docili alla contemplazione dei tesori veri dell'umanità. Quella che è la vera ricchezza dei popoli e che non può – evidentemente – prescindere dall'onestà (vedi qui – La Vera Ricchezza di una Nazione). Ti aspettiamo, allora, su FB  alla pagina "Milizia dell’Immacolata sulle orme di Kolbe"  (vedi link in allegato) la sera del 12 Giugno  alle ore 21,00  per commemorare  Sant’Antonio: esempio vivo di virtù e di santità e potentissimo intercessore presso Dio (Vedi film completo in allegato).