Venerdì, Gennaio 17th/ 2014
– di Daniele Di Luciano –
Controinformazione, Daniele Di Luciano, Losai, Quieuropa, Moneta Debito, Facebook, Induzione al suicidio, [...]
Sabato, Luglio 12th/ 2014
– di Sergio Basile –
Redazione Quieuropa, Sergio Basile, indesit, Usura, Whirpool, Usa, Guerra di usura, apolidi senza patria e senza Dio, Armando Campioni, Adelchi Candellero e Filippo Gatta, Gian Oddone Merli, amministratore delegato di Fineldo
Indesit Usa – Nel regno degli apolidi senza patria
e senza Dio, un'altro caduto di lusso
L'americana Whirpool mette le grinfie sul colosso italiano:
l'ultimo caduto di una guerra di usura senza tregua
di Sergio Basile
Nel regno degli apolidi senza Patria e senza Dio
Roma, Ancona – di Sergio Basile – Indesit, un altro pezzo d'Italia, uno degli ultimi rimasti, cade sotto i colpi dell'usura di stato e della speculazione internazionale e diventa a stelle e strisce. Il piano degli apolidi al governo, dei senza Patria e senza Dio, che da tre anni a questa parte stanno distruggendo volontariamenbte il tessuto conomico e sociale del paese più bello del mondo, va dunque avanti. Quasi un anno fa, il 18 ottobre 2013, scrivevo in merito constatando come Enrico Letta avesse mandato avanti con gran fedeltà l'agenda Monti, contribuendo a depredare il glorioso ed impareggiabile patrimonio aziendale nazionale. Matteo Renzi e l'intera casta parlamentare unita (malgrado i siparietti di circostanza) dal canto loro stanno continuando a rendersi utilissimi alla causa, avanzando con risolutezza verso l'annientamento finale della nazione come già costatato e dimostrato in dozzine di articoli (vedi qui – Letta, Renzi, la Casta e la “Rottamazione Finale”).
La morale degli apolidi
Ma gli apolidi, d'altronde, non nutrono alcun sentimento di vergogna! Nessun sentimento: proprio come il più incallito e spietato degli usurai. D'altra parte il prezzo dell'onestà politica sarebbe quello della rinuncia al carrierismo, a stipendi e pensioni d'oro e ad affari di lusso… Evidentemente cose giudicate più preziose dello stesso prezzo dell'anima e della dignità! Che importa avere la stima di una nazione se il conto in banca diminuisce? Questa la contorta visione del mondo degli apolidi di turno che occupano illegittimamente gli scranni del potere nel nome del "popolo". Ma d'altronde basta guardare alle caste di apolidi che si annidano nei tribunali, a fingere di difendere la giustizia, per comprendere come questa mentalità sia radicata nel lobbismo provincial-massonico del quartierino a tutti i livelli… Come diceva Ezra Pound, infondo questo ci svela una verità ineccepibile: la vera ricchezza di una nazione consta nella sua onestà! (vedi qui – La Vera Ricchezza di una Nazione).
Ai caduti da usura
Lo scorso 18 ottobre 2013 (vedi qui – Obama elogia Letta: Italia sulla strada giusta – il Precipizio) stilavo la seuente lista, notando attraverso un'impietaosa conta – simile a quella che si fa nei grandi teatri di guerra a fine battaglia – il numero impressionante dei caduti illustri dell'usura: De Tomaso – Auto (ai Cinesi); Ferretti-Yackt (ai cinesi di Shig-Weichai); Scotti (agli spanoli Ebro foods); San Pellegrino, Buitoni, Perugina, Motta, Antica Gelateria del Corso, La Valle degli Orti, Maggi (agli Svizzeri della Nestlè); Gancia (al russo Roustam Tariko); Parmalat, Galbani, Cademartori, Invernizzi, Locatelli (ai francesi di Lactalis); Algida (alla Unilever, multinazionale anglo-olandese); Bertolli, Carapelli, Sasso, Minerva Oil (agli spagonoli della Deoleo); Fiorucci alimentari (agli Spagnoli Campofrio Food Holding); Peroni (ai sudafricani di SABmiller); Ar Alimentari, leader nei pelati (alla multinazionale anglo-nipponica Princes-Mitsubishi); Star (agli spagnoli Agrolimen);Rigamonti salumi (ai Brasiliani della Jbs); Bulgari, Emilio Pucci, Fendi, Acqua di Parma (ai francesi di Lvmh); Chianti Classico Casanova ''azienda Gallo Nero'' (ai Cinesi); Gucci (ai francesi Pinault-Printemps-Redoute); Pernigotti (ai Turchi Sigh); Coin (ai francesi di Pai Partners); Standa (agli austriaci Billa); Gianfranco Ferrè (al Paris Group di Dubai); Valentino (agli inglesi del fondo Permira); Fiorucci (ai giapponesi di Edwin International); Bottega Veneta, Sergio Rossi calzature (ai Francesei di François Henri Pinault); Safilo (agli olandesi di Hal Holding); Fastweb (agli svizzeri Swisscom); Wind (ai russi di VimpelCom); Ercole Marelli, Fiat Ferroviaria, Parizzi, Sasib Ferroviaria, Passoni & Villa (ai Francese di Alstom); Acciaierie Lucchini (ai Russi di Severstal); Fiat Avio (ai lussemburghesi di Bcv Investments sca); Benelli (ai Cinesi di QianJiang); Sps Italiana Pack Systems (agli statunitensi Pfm Spa); Edison (ai francesi Eléctricité de France); Loquendo (agli statunitensi di Nuance); tutta la grande distribuzione italiana è praticamente in mano ai francesi di Carrefour, Auchan, Castorama e Leroy Merlin, Leclerc. Senza scordare la leadership di aziende tedesche come Lidl ed Eurospin. Infine la Ciliegina Telecom, che – come noto – ha preso il volo verso Madrid. Per tacere sui passaggi di proprietà di squadre di calcio come Roma e Inter… ed altre assolute nefandezze di sorta, in quello che potremmo definire il "Britannia 2". Dulcis in fundo il caso Alitalia.. E scusate tanto per le migliaia di aziende sfuggite alla conta di guerra e non citate nell'elenco. Caduti di guerra (caduti da usura) che mai nessun mausoleo commemorerà… Nessun sindaco piangerà!
Ora tocca ad Indesit che diventa forzatamente americana sotto i colpi della crisi… cioè, scusate, dell'usura! La mitica azienda (chi non ha avuto una lavatrice o un elettrodomestico indesit in famiglia?) fu fondata nel 1953 a Torino con la denominazione Spirea, da tre soci: Armando Campioni, Adelchi Candellero e Filippo Gatta. La società (leggiamo su wikipedia) si trasferì qualche anno dopo a Rivalta di Torino, e cambiò denominazione altre tre volte fino al 1961, quando assunse la ragione sociale definitiva e nacque il marchio Indesit. Indesit produceva sia elettrodomestici "bianchi" come lavatrici, frigoriferi, congelatori, lavastoviglie e cucine, che televisori e registratori di cassa. L'azienda conobbe un rapido sviluppo produttivo e commerciale nel periodo del boom economico, divenendo la terza del settore a livello nazionale. Conquistò ampie quote sia nel mercato nazionale che estero degli elettrodomestici. Negli anni sessanta e settanta, Indesit contava ben otto impianti produttivi, di cui cinque al Nord (sparsi tra Rivalta, None e Orbassano) e due al Sud (Teverola e Carinaro/Caserta), dove furono impiegati circa 12.000 addetti. Nell'87 l'azienda fu acquisita dalla Merloni. Ma l'estate 2014 sarà ricordata come il tempo della vacanza finale dalla sua italianità…
Dichiarazioni di circostanza
Whirlpool nelle ultime ore, dunque, ha raggiunto un accordo con Fineldo – la holding della famiglia Merloni – e altri membri della dinastia industriale per l’acquisto di una quota di maggioranza pari al 60,4% (rappresentanti il 66,8% dei diritti di voto) della storica azienda marchigiano-piemontese a un prezzo di 758 milioni di euro, pari a 11 euro per azione. L’operazione – si legge in una nota – "dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno con l’approvazione del tribunale di Ancona e le autorizzazioni dell’Antitrust. Whirlpool lancerà poi un’Offerta pubblica di acquisto (OPA) obbligatoria sulle restanti azioni del glorioso gruppo industriale italiano, con azioni pari al valore di 11 euro cadauna". Alla facile preda Indesit stavano comunque guardando altri falchi, ed in particolare la svedese Electrolux e la cinese Sichuan Changong. Ovviamente Gian Oddone Merli, amministratore delegato di Fineldo, ha cercado di indorare l'amarissima pillola con dichiarazioni di circostanza che non cambiano la sostanza di quanto avvenuto: «L’accordo ha l’obiettivo di dotare Indesit di tutti gli strumenti per costruire un futuro solido e sostenibile (…) Whirlpool ha dimostrato di essere il partner giusto in grado di esprimere una progettualità che premi il percorso di crescita e di attenzione alla qualità che ha sempre caratterizzato Indesit. I benefici che Indesit trarrà da questo investimento sono molteplici, non ultimo la possibilità di permettere al proprio know-how e ai propri prodotti di raggiungere una scala davvero globale».
Unica via – Propretà popolare della moneta
Toni trionfalistici sono stati usati poi – suo malgrado – dal rappresentante dei falchi di turno, cioè dal presidente e chief executive officer di Whirlpool Corporation, Jeff Fettig:«Ci aspettiamo che questa opportunità posizioni il nostro business europeo su un percorso di crescita e di continua creazione di valore insieme a una società di riconosciuto standing e affermata quale Indesit; Riteniamo poi che questa acquisizione ci posizionerà in maniera ideale per una crescita sostenibile in un mercato altamente competitivo e sempre più globale quale quello degli elettrodomestici in Europa». Ma forse il problema è proprio questo: l'ottica globale di questo mondo totale (mondialista) che ha creato la mentalità "totale" dell'antinazione e dell'anti-Cristo: una mentalità avallata dall'immobilismo quasi divertito degli stessi sindacati: complici dei camerieri dei banchieri, chiamati "politici". Quante aziende ancora dovremo svendere alle orde della speculazione estera – mi chiedo – prima di comprendere che la lotta comune che ci deve unire si chiama usura da moneta-debito? Senza la consapevolezza che la crisi nasce da ciò e che la soluzione unica non può che passare per l'attribuzione della proprietà della moneta al popolo, evidentemente questo processo di terzomondializzazione del Paese continuerà. E andrà avanti fino in fondo: cioè finché – così come sta avvenendo in Grecia – l'ultimo imprenditore non sarà costretto ad alzare bandiera bianca.
Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
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