Giovedì, Luglio 10th/ 2014
– di Diego Torre / Milizia dell'Immacolata –
Giovedì, Gennaio 1st / 2015
– A cura di Sergio Basile e Nicola Arena, Sete di Giustizia –
All'interno un testo del Professor Auriti di Tratto da "La proprietà di popolo",
Editrice Solfanelli
Redazione Quieuropa, il buono, il cattivo, il chiacchierone, Beppe Brillo, Nicola Arena, Sergio Basile, Giorgio Napolitano, Giacinto Auriti, Capodanno, Sete di Giustizia, Matteo Renzi, Usura, moneta debito, massoneria, proprietà di popolo, sistema bancario internazionale
Il buono, il chiacchierone, il cattivo e il Professore
Risposta ideale di Capodanno a Beppe Grillo e Giorgio Napolitano
… del Professor Giacinto Auriti
Allegato
Proposta di legge di iniziativa popolare per ripartire fra i cittadini
il reddito monetario del capitale amministrato dallo stato
di Sergio Basile e Nicola Arena
Il Buono e il Cattivo
Napoli, Roma – Capodanno: festa di luci, canti, brindisi, abbracci e baci, ma anche stravaganze, auguri più o meno pilotati a destra e manca, divertimenti quasi forzati e… bilanci. In questo frastuono è passata quasi del tutto inosservata la notizia della strage di clochard (barboni o senzatetto) che da giorni sta imperversando impietosamente tra i marciapiedi della nostre belle città agghindate a festa: l'ultimo nelle scorse ore a Napoli. Uno tra i tanti a lasciare nel modo più straziante questa Terra, tra il freddo e il gelo, è stato un nostro povero "fratello" italo-polacco, trovato morto all'interno del suo giaciglio su un marciapiede della Capitale. Un diseredato dalla grande matrigna (l'usura – Ndr) di appena 40 anni, che d'ora in poi chiameremo semplicemente con lo pseudonimo di "buono". Un'anima addormentatasi per sempre nei pressi dell'ingresso secondario di un albergo in via Machiavelli nel quartiere Esquilino, a pochi passi dall'assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale.
Tempo di Bilanci
Ma, dicevamo, Capodanno è tempo di bilanci, e nel continente dell'arte e della cultura, ora trasformato in una landa deserta dominata dagli avvoltoi dell'usura, a chiudere il cerchio – tra mille gravissime dimenticanze – ci ha pensato "il cattivo" Giorgio Napolitano, che dopo avere "ben" assolto al suo delicatissimo compito di primo facilitatore della sfilata dei burattini Monti, Letta e Renzi a Palazzo Chigi, in barba alla Costituzione, ha finalmente annunciato le sue imminenti dimissioni, intristendo oltremodo Serracchiani, Alfano e il resto della ossequiosa ed obbediente casta ufficiale. Compitino assegnatogli dai poteri forti e pseudo-occulti che dominano il mondo (almeno quello materiale.. s'intende). Masso-mafie che – tuttavia- non potranno mai comprare o restituire la dignità ad un essere vivente… che vendendosi come una prostituta non è altro un morto – con la cravatta – che cammina. O – come avrebbe detto in circostanze analoghe Tim Robbins – un "Dead Man Walking".
L'addio del Cattivo
Un addio senza commozione quello del Presidente, con la scusante del peso limitante dell'età. Ma un addio carico di luoghi comuni e retorica ai limiti del buon gusto: giusto per essere buoni, visto che siamo a Capodanno. Tra le perle di saggezza del "cattivo", da segnare col "circoletto rosso" le sparate a mezz'aria sul "marcio che ancora si annida nel sottobosco della politica"… Sulla solita "ottimistica fiducia" da ricercare nella politica… e sui presunti – quanto invisibili – "buoni risultati del semestre europeo" dell'amico correligionario in erba, Matteo Renzi (vedi qui Semestre Italiano Ue: Ulisse Renzi e la distruzione di Troia e qui Il Grande inganno alchemico coperto da Renzi & Co. La bugia che sta dietro la moneta). Il Presidente si è congedato – come nota l'ANSA – "tracciando ancora una volta la strada del prossimo futuro: riforme, guerra alla corruzione, ripresa economica, lotta alla disoccupazione giovanile e sempre più Europa".
Ma cosa ha detto?
Ma in sostanza cosa ha detto "il Cattivo"? Probabilmente non lo ha capito neppure lui! Ovviamente nessun cenno al "Danger" (1) per eccellenza: l'usura da moneta-debito che sta dissanguando – come avvenne nel 1935, dopo la privatizzazione della Banca Centrale Russa da parte dell'élite ebraico-massonico-bolscevica al potere – le famiglie e le imprese. In aggiunta, però, un cenno fuorviante sulla crisi dei sub-prime Usa del 2007/2008 e sul contestuale fallimento della Lehmann Brothers: anche se ormai è arcinoto ai nostri lettori come quello statunitense dei sub-prime sia stato e rimane solo un subdolo pretesto per spostare l'attenzione degli osservatori internazionali su elementi accidentali e collaterali, nascondendo il grande "Danger" dell'usura da moneta-debito (vedi qui Speciale – L’Inganno monetario dietro le grandi manovre di Bruxelles e Francoforte e qui Dialogo tra Banchieri, Surreale ma non troppo, sulla più grande truffa di tutti i tempi).
Nota (1) Come veniva chiamato in gergo in america degli Anni Trenta, dai ceti proletari di molte categorie produttive colpite dalla cosiddetta "crisi" (truffa-monetaria).
Dal Cattivo al Chiacchierone
Intanto sulla presunta "altra sponda", quella dei cosiddetti "contestatori" (per contratto…) è risuonata la musica del "Chiacchierone" Beppe Grillo, che ha esordito con il suo sproloquio dell'ultimo dell'anno sussurrando: "Siamo nel nuovo ufficio della Casaleggio associati dove aleggiano gli spiriti, quelli buoni, per cospirare, spifferare, parlare di cose cose come lealtà e onestà che fuori vengono percepite come rivoluzionarie o eversive. Noi siamo i veri eversori". Per il resto i soliti attacchi da copione alla "casta" ufficiale, giusto per far capire che esistono in campo squadre diverse e contrapposte. Ma nel gioco del divide et impera, il "Chiacchierone" anche quest'anno ha scordato di parlare del suo "ex-mito", poi dato per morto.. (vedi qui GRILLO VERME OFFENDE IL PROFESSOR AURITI!), Giacinto Auriti: l'uomo che sfidò il sistema bancario internazionale denunciando al mondo l'usura esercitata da quest'ultimo con la complicità della politica e dei media (vedi anche qui Giacinto Auriti – L’uomo che distrusse la logica massonica delle lobby).
Il Professore e il Buono
L'uomo (Il "Professore") che qualora avesse potuto incarnare fattivamente il ruolo di Presidente della Repubblica avrebbe di certo inaugurato il suo discorso schierandosi fin da subito – e senza retorica – a fianco del "Buono"… quel povero morto ammazzato dal freddo dell'usura cui fine (terrena) attualizza con toni tragici il vero Leviatano del nostro tempo: mostro biblico che i vari brutti, cattivi e chiacchieroni al soldo dei banchieri scordano in rigurgiti acidi e plumbei di pesantissima retorica.
La questione marginale… del referendum sull'euro
Ma avanspettacolo a parte, in questi ultimi giorni stiamo assistendo anche a un curioso e strategico mutamento delle priorità assegnate, dal Movimento 5 Stelle, ai punti del proprio programma politico. Infatti, si sta registrando una frenetica raccolta firme per indire un referendum d’iniziativa popolare per la permanenza dell’Italia nell’euro. Tutto questo, per chi ha compreso la colossale truffa che si cela dietro una qualsiasi moneta-debito (lira compresa – vedi qui Premesso che l’Euro è una Moneta di Distruzione di Massa… c’è di più – Ndr), appare surreale. Infatti, non ci si spiega il motivo per cui bisogna chiedere agli Italiani se vogliono ancora essere indebitati dei propri soldi, nella moneta corrente, oppure se vogliono essere indebitati dei propri soldi sotto un’altra denominazione di moneta…
Un referendum inutile e fuorviante
A prescindere dal fatto che un referendum consultivo non serve a nulla… Ci chiediamo in soldoni a cosa serva questo referendum e perché viene proposto, visto che è praticamente inutile. Il problema , come detto in altre sedi, non consta nel nome della valuta corrente (lira o euro) ma nel tipo di emissione: a debito o a credito dei popoli. Chi ha interesse a proporlo dunque? Queste domande servono indubbiamente – se non altro – a scuotere le menti delle persone, giustamente insofferenti a questa dittatura finanziaria che trova la propria migliore espressione attraverso l’arma dell’euro. Tuttavia si tratta di una magra consolazione che non risolve affatto le radici del cancro del debito. Con la firma del trattato di Maastricht prima e con il trattato di Lisbona dopo, è stato imposto ai cittadini italiani, un nuovo regime monetario che va assolutamente contro i loro stessi interessi. Un gioco delle tre carte già inizialmente inaccettabile: almeno se solo gli italiani fossero stati messi nella condizione di conoscerne il trucco.
La truffa della moneta debito occultata dalla giudeo-massoneria
La truffa, che si cela dietro una qualsiasi moneta debito, è stata svelata dal professor Giacinto Auriti, il quale – mettendo in piazza il segreto dei segreti occultato nei secoli dalla giudeo-massoneria internazionale – ha dimostrato questa sua tesi attraverso la scoperta della teoria del valore indotto della moneta. Siamo noi a creare il valore del denaro, per convenzione, per questo motivo dobbiamo esserne anche i legittimi proprietari di tutta la moneta emessa. E' questo l'assunto principale e portentoso della teoria auritiana.
Tutto nel silenzio… Un chiassoso ed eloquente silenzio
Succede però che, nell’assoluto silenzio dei media, la gente, di fatto ma inconsapevolmente, viene espropriata del proprio valore creato. Questo esproprio coatto non viene percepito dalla massa, che è anche indebitata ulteriormente dello stesso valore sottrattole, con l'aggiunta d’interessi d'usura. Come può accadere questo senza che nessuno ci faccia caso? A tutt’oggi questo fenomeno è incomprensibile con la normale razionalità. Questa resta un astruso tabù per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale plagiata dall'altra grande matrigna speculare alla prima: quella mediatica. C’è qualcos’altro che limita la percezione della verità, qualcosa d’inspiegabile.
La vera priorità del 2015
Dietro queste premesse è doveroso pretendere di usare come sistema di pagamento una moneta che sia di proprietà dei cittadini e di nessun altro (vedi anche qui Proprietà popolare della moneta: unica via). Infatti, ormai non è più tollerabile che la moneta sia emessa a debito, né dalle banche centrali, né da qualsiasi altro organo, compreso lo Stato perché notiamo, soprattutto alla luce delle grandi ruberie che stanno emergendo dall’inchiesta su Roma Capitale, che la corruzione dilaga ormai dappertutto e quindi, dietro le istituzioni statali, i nostri politici hanno dimostrato di non essere onorevoli rappresentanti e onesti amministratori della proprietà dei cittadini.
La proposta migliore ai grillini in buona fede…. vertici esclusi
A tal proposito: volendo accettare le buone intenzioni di parte dei parlamentari del M5S (vertice escluso); volendo credere alla loro buona fede e tralasciando tutte le giuste perplessità nostre in merito all’argomento; e volendo considerare che mai come oggi appare urgente l’applicazione di norme che salvaguardino la Nazione e la vita di tutti i cittadini italiani, ci sentiamo in dovere di proporre a tutti i parlamentari del M5S (almeno – ribadiamo – quelli in buona fede) e di tutti gli altri schieramenti politici che siedono in parlamento, di leggere con attenzione le soluzioni proposte dal Professor Giacinto Auriti. Le esponiamo a seguire, estraendole da uno dei suoi libri: “LA PROPRIETA’ DI POPOLO” edizioni Solfanelli.
Nicola Arena, Sergio Basile
Tratto da "La Proprietà di Popolo", di Giacinto Auriti
Proposta di legge di iniziativa popolare per ripartire fra i cittadini
il reddito monetario del capitale amministrato dallo stato
A norma dell’art. 71, 2° co. Della Costituzione e degli Artt. 48 e 49
L. 25 maggio 1970, n. 352
di Giacinto Auriti
Da "Proprietà di popolo", di Giacinto Auriti
Roma – "Il presente Progetto di Legge, si basa su dei principi di fondamentale buon senso ed è idoneo a risolvere razionalmente i maggiori problemi di politica economica del nostro tempo. Posto che il proprietario di un bene è essenzialmente chi ne gode e percepisce i redditi con la garanzia dell’ordinamento giuridico, attribuendo al cittadino il diritto al dividendo del capitale produttivo dello Stato, gli si viene ad attribuire una quota ideale di proprietà e quindi si realizza, con una formula effettivamente sociale, l’espropriazione dello Stato a favore dei cittadini. Ogni cittadino verrà così a conseguire, in aggiunta alla sua proprietà personale e a quanto sa produrre col suo lavoro, anche un diritto personalissimo e inalienabile a una parte del reddito monetario del capitale comune. Il progetto che sottoponiamo all’approvazione dei cittadini, pur risolvendo il problema sociale con una formula più avanzata di qualunque altra finora proposta, non è in antitesi con i principi basilari della proprietà privata e dell’economia di mercato. Siamo certi che al di là e al di sopra di ogni spirito di parte, se il parlamento troverà in se la forza di approvare questa legge, renderà un incomparabile servizio alla Nazione. Solo finalizzando, infatti, la programmazione economica della Persona Umana, si potrà dare alla politica sociale il suo vero, intrinseco significato, che altrimenti non resta altra possibilità che il vuoto linguaggio della demagogia.
Per ripartire fra i cittadini il reddito monetario affidato allo stato
Su iniziativa del Centro Studi Politici e Costituzionali, il 13 aprile 1976 è stato depositato, presso la Corte di Cassazione di Roma, un disegno di legge di iniziativa popolare, per ripartire fra i cittadini il reddito monetario del capitale amministrato dallo Stato (G.U. n. 98 del 14 – 4 – 1976), tutto il sistema normativo proposto è stato organicamente concepito sul principio essenziale che la proprietà di un capitale è di chi ha diritto al reddito. Come il socio di una società commerciale ha una quota di capitale in quanto ha diritto al dividendo, così il cittadino, mediante il diritto alla quota di reddito, consegue una quota ideale di proprietà del capitale amministrato dallo Stato.
La proposta – Parte I
Art.1 – Il patrimonio produttivo di reddito appartenente allo Stato o ad Enti Pubblici viene attribuito in comproprietà a tutti i cittadini italiani, ai quali è riconosciuta pro quota un diritto con contenuto patrimoniale uguale per tutti, non trasferibile né per atto tra vivi né per successione mortis causa; Art. 2 – La programmazione della produzione e l’amministrazione dei beni di cui al precedente articolo, viene affidato ad un organo della produzione economica, composto dai legali rappresentanti e dai rappresentanti sindacali di ogni complesso aziendale, denominato Comitato Nazionale della Produzione Socializzata. Il C.N.P.S. ha il compito di ripartire pariteticamente fra tutti i cittadini – a norma della presente legge – il reddito monetario proveniente da tutte le attività produttive oggetto della sua amministrazione.
Le due categorie produttive fondamentali
I membri del C.N.P.S. sono raggruppati in sezioni e sottosezioni corrispondenti alle varie attività produttive. Le due categorie produttive fondamentali sono: Sezione prima (aziende produttive di beni e servizi); Sezione seconda: banche ed istituti di credito. La sezione prima ha la competenza di programmare le attività produttive; la sezione seconda ha la funzione di approntare e predisporre i mezzi finanziari per l’attuazione della programmazione stabilita dalla prima sezione. Ogni sezione designerà i propri rappresentanti nel Consiglio Direttivo con compiti di coordinamento tra i vari settori della produzione.
Poteri di rappresentanza
L’assemblea procederà alla nomina di un Presidente al quale saranno demandati tutti i poteri di rappresentanza del C.N.P.S. e di attuazione delle deliberazioni degli organi competenti per le varie attività produttive. Il C.N.P.S. è sottoposto a norma di regolamento al controllo di un Comitato interministeriale composto dai ministri del Tesoro, Agricoltura, Industria e Commercio, il quale però è in ogni caso escluso da ogni forma di gestione diretta e indiretta.
Poteri del Comitato Nazionale della Produzione Socializzata
Art. 3 – Il C.N.P.S. ha pieni poteri di procurare i finanziamenti necessari alle attività produttive con i mezzi ordinari a norma dell’Art. 12 della presente legge; Art. 4 – Il C.N.P.S. è tenuto a presentare annualmente un bilancio preventivo e uno consuntivo che dovranno essere controllati nel merito dal Comitato interministeriale di cui all’art. 2, ultimo co., e nella legittimità della Corte dei Conti, con una organizzazione aggiornata ai compiti predetti e pubblicati nella G.U. della Repubblica Italiana. Le attività delle aziende socializzate che dovessero manifestare caratteristiche non occasionali di antieconomicità, dovranno essere liquidate ed i proventi della liquidazione dovranno essere destinati ad altri fini produttivi con chiare caratteristiche di convenienza economica. Qualora motivi di particolare interesse sociale dovessero essere rilevati per la conservazione di attività produttive con bilanci deficitari, il Parlamento dovrà prevedere l’integrazione di tale deficit nel proprio bilancio di previsione come costo di un servizio sociale.
Gestione dei fondi
Detti fondi dovranno essere approntati a norma dell’art. 11 della presente legge ed accreditati al C.N.P.S. a titolo di pagamento del servizio sociale effettuato. Il motivo di interesse sociale dovrà essere stabilito tenendo conto della natura delle finalità di cui i beni o i servizi prodotti sono destinati. Art. 5 – Ogni cittadino – nella qualità di socio comproprietario dei beni suddetti – ha diritto di sporgere denuncia per eventuali irregolarità amministrative e contabili all’apposito organo costituito presso la Corte dei Conti, o al Comitato interministeriale i quali, una volta accertati gli estremi, dovranno promuovere azione giudiziaria dinanzi alle magistrature competenti; Art. 6 – Le quote di reddito spettanti ai singoli cittadini sono corrisposte alle famiglie a chiusura dei bilanci annuali delle aziende socializzate;
Art. 7- Perdita al diritto del reddito
Art. 7 – Perde il diritto al reddito il cittadino che, avendo la possibilità di lavorare, non lavora. La prova di tale rifiuto al lavoro si realizza quando il disoccupato respinge l’offerta di un lavoro adeguato alle sue possibilità. Tale prova è a carico dell’Ufficio inquirente.
Parte II – Regime della funzione monetaria e creditizia
Art. 8 – Competente a decretare la creazione di nuova moneta è il Presidente del Consiglio sentito il parere del Consiglio dei ministri. Ogni provvedimento di creazione di nuova carta moneta deve essere preceduta dalla formula: “In nome del popolo italiano”, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana; Art. 9 – All’atto della creazione la moneta è di proprietà di tutti i cittadini italiani. Il Ministro del Tesoro, il Governatore della Banca d’Italia, gli organi monetari la conservano e amministrano in nome e per conto dei cittadini italiani; Art. 10 – E’ competenza del Ministro del Tesoro curare l’esecuzione del conio o della emissione della carta moneta. Il Governatore della Banca d’Italia ne cura la conservazione e la erogazione in conformità delle esigenze sociali pubbliche e private.
Erogazione e accreditamento del denaro per le pubbliche utilità
Art. 11 – Le somme di denaro di nuova emissione, necessarie ai fini di pubblica utilità, indicati nei bilanci di previsione, sono erogate dalla Banca d’Italia, accreditate al Popolo italiano e riscosse dal Governo tramite il Ministro del Tesoro, il quale le ripartisce tra i vari organi in conformità delle esigenze contemplate nel bilancio di previsione; Art. 12 – Le somme di nuova emissione necessarie per le attività produttive delle Aziende socializzate e private, sono date in prestito agli operatori economici ed una volta restituite, dopo il completamento dei cicli produttivi, vanno ripartite fra i cittadini; Art. 13 – E’ fatto divieto agli Istituti bancari prestare denaro oltre i limiti delle somme presso di loro depositate (brillante superamento del signoraggio bancario secondario o da riserva frazionaria – Ndr – per approfondimenti vedi qui – ).
Parte II – Norme transitorie e di attuazione
Art. 14 – Per i proventi del patrimonio produttivo dello Stato già impegnati nei bilanci di previsione all’atto della promulgazione della presente legge, è rimesso alla disciplina transitoria governativa, reintegrarne la disponibilità di bilancio con mezzi idonei. Art. 15 – L’attuazione della presente legge sarà disciplinata entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, da un apposito regolamento".
A cura di Sergio Basile e Nicola Arena (Copyright © 2014 Qui Europa)
Redazione QEuieuropa / Sete di Giustizia
Testo allegato tratto da "La Proprietà di Popolo", Ed. Solfanelli – di Giacinto Auriti
Partecipa al dibattito – Redazione Quieuropa – infounicz.europa@gmail.com
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