– Traduzione a cura di Paolo Baroni, Centro San Giorgio –
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Nuovo Ordine Mondiale e Comunismo – La Cina di Mao Tse Tung
Mao, servo di Satana – Come la Cina fu asservita al
Nuovo Ordine Mondiale – 1
Titolo originale: "Mao Tse-tung: un discepolo di satana"
Traduzione dall'originale francese "Mao Tse Tung un suppôt de Satan"
Articolo estratto dalla rivista Action Familiale et Scolaire
(nº 190, aprile 2007, pagg. 67-81)
Traduzione a cura di Paolo Baroni, Centro San Giorgio
Come la Cina fu introdotta nel Nuovo Ordine Mondiale
Brescia, Roma – Questo articolo (1), un'ampia recensione ad un libro sulla vita di Mao Tse-tung scritto nel 2006, è una rapida carrellata in ordine cronologico della carriera politico-militare del famoso dittatore cinese. Quel che ne emerge non è molto dissimile da quello che succedeva più o meno negli stessi anni nell'Unione Sovietica di Stalin: morte, terrore, esecuzioni in massa, carestia, fame e tutti i frutti bacati della fallimentare economia socialista. Unico neo dell'articolo: l'Autore, come del resto gli estensori dell'opera recensita, parlano di «accecamento» dell'Occidente di fronte al regime sanguinario di Mao Tse-tung. Gli americani – così come la stampa del cosiddetto mondo «libero» – non erano così ingenui e sprovveduti da non sapere cosa succedesse in Cina. É assurda, dunque, l'ipotesi che vorrebbe un Occidente ingannato o con gli occhi foderati di prosciutto! Tutte le parti in causa sapevano e hanno volutamente taciuto per varie ragioni: i comunisti nostrani per mostrare la loro solidarietà al compagno di lotta Mao; e gli americani perché, come dimostra anche questo articolo, erano interessati all'«esperimento comunista», tant'è che, nonostante le apparenze, fin dagli anni '20 iniziarono a foraggiare abbondantemente con fiumi di denaro la Russia di Lenin e Stalin. Lo scopo di tale appoggio era la distruzione delle radici di un intero popolo per preparare la strada all'avvento di un Nuovo Ordine Mondiale. A questo riguardo, rimandiamo alla disfatta programmata di Paearl Harbor del 1941.
(1) Traduzione dall'originale francese Mao Tse Tung un suppôt de Satan, a cura di Paolo Baroni. Articolo estratto dalla rivista Action Familiale et Scolaire (nº 190, aprile 2007, pagg. 67-81).
Mao e il dominio del mondo – La storia sconosciuta
Mao: the Unknown Story («Mao: la storia sconosciuta») è un'opera di 678 pagine di testo, ed è firmata da Jon Halliday, uno storico inglese, e da una certa Jung Chang. Quest'ultima, di nazionalità cinese, nata nel 1952, è stata per qualche tempo a quattordici anni una guardia rossa, ha lavorato nelle campagne e in seguito in fabbrica, prima di compiere degli studi di inglese. Essa ha lasciato la Cina per l'Inghilterra, dove insegna linguistica. L'epilogo del libro constata: «L'attuale regime comunista si dichiara erede di Mao e si prodiga sempre energicamente a perpetuare il suo mito» (2). Mao Tse-tung nacque nel 1893 nell'Hunan. Suo padre era, per l'epoca, un contadino benestante. Egli ebbe due fratelli. Dotato di un egoismo furibondo, Mao non indietreggiava davanti a nulla pur di raggiungere i suoi scopi. Era assetato di potere: la sua ambizione non era solamente di diventare il padrone della Cina, ma era seriamente intenzionato anche a dominare il mondo! Comunista, più per ambizione che per convinzione, la sorte del popolo gli era indifferente. Se la guerra nucleare fosse stata necessaria per assicurare il suo potere, gli importava ben poco se avesse liquidato un terzo o la metà della popolazione cinese. Mao era gaudente, e che il suo popolo crepasse di fame lo lasciava di marmo; si nutriva sempre copiosamente.
(2) Cfr. J. Halliday-J. Chang, Mao: the Unknow Story, Jonathan Cape, 2006, pag. 679.
Mao – L'odio del popolo e la sistematica politica del terrore
Molto preoccupato per la sua sicurezza, egli moltiplicava i sistemi di guardia, gli alloggi, i passaggi e i rifugi segreti, le precauzioni più inverosimili, e non esitava mai ad eliminare anche i suoi più stretti collaboratori se sospettava che avessero potuto disturbarlo o fargli concorrenza. Sapendo che il popolo lo odiava, si impose mediante il terrore sotto forma di purghe periodiche dove le torture più varie erano sistematiche. Mao ebbe quattro mogli e un numero incalcolabile di amanti. La vita di Mao illustra alla perfezione la massima di Lin Piao (1907-1971), per molto tempo suo complice prima di essere a sua volta una vittima: «Il potere politico è il potere di opprimere gli altri» (3). Fin dall'inizio dell'opera, gli autori affermano che Mao fu responsabile in tempo di pace della morte di almeno 70.000.000 di persone (4).
(3) Ibid., 4ª di copertina. (4) Ibid., pag. 14.
La Lunga Marcia ( Ottobre 1934 – Ottobre 1935 )
Nell'ottobre 1934, la direzione del Partito Comunista cinese era accerchiata nello Jiangxi, al Centro-Sud della Cina, dalle truppe numericamente assai superiori di Chiang Kai-shek (1887-1975). Gli 80.000 dirigenti, soldati e portatori che formavano la truppa comunista riuscirono tuttavia a scappare da Yudu. Dopo un percorso di 10.000 km prima verso Ovest, poi verso Nord, i superstiti, affamati e a brandelli, giunsero, un anno dopo, nello Shaanxi. Mao, privo di qualsiasi comando militare, dovette imporsi per partire con essi. La leggenda vuole che i comunisti si siano aperti la strada con le armi. In realtà, Chiang Kai-shek li lasciò percorrere volontariamente tutto il loro periplo, tallonandoli senza attaccarli. Questo per due ragioni: a) A quel tempo, suo figlio, Chiang Ching-kuo (1910-1988), era in Unione Sovietica per studi, ed era ostaggio di Stalin (1878-1953). Ora, il Partito Comunista cinese e Mao in particolare erano i figli prediletti del despota sovietico; b) Chiang Kai-shek voleva soprattutto unificare l'intera Cina sotto la sua autorità, e numerose province importanti, tra cui il Sichuan, erano in mano ai signori della guerra che non volevano questa dipendenza: per evitare di far loro apertamente la guerra, Chiang Kai-shek spinse le orde comuniste sul loro territorio e, nell'inseguirle, si presentava loro come un liberatore.
Mao – La conquista del Partito Cinese
Nel 1933, Chiang Kai-shek aveva chiamato come governatore dello Shaanxi un dirigente nazionalista che sapeva essere una spia comunista. La base comunista della provincia ne sarebbe uscita rafforzata, attraendo le orde rosse; allo stesso tempo, Chiang Kai-shek cercò di far conoscere ai rossi i movimenti delle sue truppe. Ci furono pochi combattimenti tra le forze rosse e l'esercito nazionalista, eccetto quelli causati dai raggiri di Mao per assicurarsi il potere in seno al Partito Comunista cinese. Le perdite furono tuttavia considerevoli: le condizioni di marcia erano estremamente dure, e molti uomini perirono per sfinimento, per malattia, per il freddo, per la fame o a causa delle ferite; altri disertarono o «furono liquidati»: «Quando Mao arrivò infine nella zona rossa a Nord dello Shaanxi […] il suo esercito contava meno di 4.000 soldati» (5). Era ancora in uno stato penoso: «Ma ormai il Partito comunista gli apparteneva» (6). I comunisti vivevano sulle spalle degli abitanti. Nel 1945, Mao riconobbe davanti ai quadri dirigenti che uno degli errori del Partito era stato «di avere spogliato di ogni bene la popolazione durante la Lunga Marcia, ma, aggiunse subito, se non l'avessimo fatto non avremmo potuto sopravvivere» (7).
(5) Ibid., pag. 188. (6) Ibid. (7) Ibid., pag. 309.
La propaganda comunista – Mao e l'invasione giapponese
Nel 1931, il Giappone invase la Manciuria e, negli anni seguenti, si infiltrò poco a poco più a Sud, prima lungo la costa, e poi progressivamente nel centro della Cina. Le truppe di Chiang Kai-shek, meno equipaggiate e addestrate dei giapponesi, furono costrette sulla difensiva. Stalin, preoccupato per l'avanzata giapponese (l'occupazione della Manciuria dava ai giapponesi alcune migliaia di chilometri di frontiera in comune con l'Unione Sovietica) ordinò al Partito Comunista cinese di unirsi ai nazionalisti per combattere gli invasori nipponici: per il Cremlino si trattava di impedire ai giapponesi di attaccare la Siberia. Mao giocò allora un doppio o triplice gioco per conservare l'appoggio di Stalin pur evitando di combattere i giapponesi: i suoi ordini alle truppe comuniste erano di occupare il massimo del terreno, evitando accuratamente di cozzare contro le truppe nipponiche, ma non esitando ad attaccare i nazionalisti. Alcuni combattimenti opposero tuttavia i comunisti cinesi ai giapponesi, per disobbedienza alle consegne di Mao (ad esempio, lo scontro di Pingxingguan nel 1936, o gli attacchi di Peng Dehuai contro le installazioni e le attrezzature giapponesi nel Nord della Cina nell'estate del 1940): di questi fatti Mao se ne servì in seguito per la sua propaganda. Così, nacque una seconda leggenda comunista: quella del Partito Comunista cinese primo difensore della Cina contro i giapponesi.
1939 – Dopo il patto nazi-sovietico
Dopo il patto nazi-sovietico di agosto del 1939, «Mao diede inizio, nel settembre del 1939, ad una collaborazione prolungata, stretta e poco conosciuta con i servizi segreti giapponesi […]. I rossi si servirono dei giapponesi per pugnalare i nazionalisti alle spalle (8). Questa informazione venne fornita dopo la guerra da Sima Lu, uno degli uomini del servizio di informazione del Partito Comunista cinese, corroborato dal principe Mikasa, fratello dell'imperatore del Giappone Hiro Hito, allora ufficiale dell'esercito giapponese in Cina». Poiché Stalin non voleva scatenare una guerra civile contro Chiang Kai-shek, Mao non esitò a moltiplicare le provocazioni contro i nazionalisti, sacrificando deliberatamente le truppe rosse: egli voleva costringere Stalin a «soccorrerlo». Poi, a partire dall'attacco germanico contro la Russia e dall'attacco giapponese contro gli Stati Uniti, Mao fermò ogni offensiva contro le forze di Chiang Kai-shek: sapendo che Franklin Delano Roosevelt (1842-1945) gli era abbastanza favorevole, curò la sua immagine presso di lui.
(8) Ibid., pagg. 246-247.
Mao – Culto della personalità mediante il terrore
Continuando a risparmiare i giapponesi, egli lanciò tra il 1942 e il 1944 un'ondata di terrore nel suo feudo di Yenan, affinché i numerosi giovani volontari che si presentavano diventassero degli automi nelle mani del Partito Comunista cinese, costringendo anche i quadri del Partito ad un'ubbidienza cieca ai suoi ordini. Fu mediante il terrore che Mao instaurò il culto della sua personalità. Così, all'inizio del 1945, Mao era pronto a convocare il VII Congresso del Partito, diciassette anni dopo il VI: i delegati, accuratamente selezionati, lo elessero presidente del Comitato Centrale, dell'Ufficio politico e della Segreteria del Partito: «Mao Tse-tung era diventato lo Stalin del Partito Comunista cinese» (9).
(9) Ibid., pag. 297.
Yenan ( 1937-1947 ) – I contadini erano spremuti a morte
Nella regione comunistizzata di Yenan, vasta pressappoco come la Francia, Mao viveva come un satrapo orientale, mentre «i contadini erano "spremuti a morte" dagli agenti delle tasse», come scrisse nel suo diario il 21 giugno 1939 il segretario del Partito di quella regione, Xie Juezai (1884-1971) (10). Inoltre, a partire dal 1941, essi furono sottoposti alla corvè del trasporto gratuito di sale, una pratica crudele secondo Xie; in quell'epoca, iniziò anche la cultura dell'oppio, chiamato «prodotto speciale»: nel 1943, i russi stimarono di 44.760 kg le vendite di oppio di Mao (per circa 640 milioni di dollari attuali) (11). Se si aggiungono le sovvenzioni versate dai nazionalisti durante i primi anni, e quelle provenienti da Mosca, fissate nel 1940 da Stalin a circa 45-50 milioni di dollari attuali all'anno, risulta evidente che al Partito Comunista cinese le risorse non mancavano. Nel 1944, «secondo Xie, i comunisti erano molto ricchi» (12).
(10) Ibid., pag. 301. (11) Ibid., pag. 305. (12) Ibid.
Povertà diffusa, disperazione e cultura dell'oppio
I contadini, osservava Xie, non avevano di che che «vestirsi, nutrirsi e alloggiare dignitosamente"; l'acqua era infetta ed essi non avevano medici» (13). «Secondo un amministratore altolocato, l'elevata mortalità dell'insieme della popolazione e del bestiame non ricevette mai l'attenzione che meritava» (14). Inoltre, l'oppio sviluppò un'inflazione galoppante particolarmente nefasta per i lavoratori, e, secondo Xie, il consumo imperversava con un tasso medio che andava dal 30 al 50% mensile (15). A partire da marzo del 1944, Mao smise di coltivare l'oppio, in sovrapproduzione, e si sforzò di lottare contro l'inflazione: non bisognava dare una cattiva impressione ai visitatori americani! Negli anni '50, tuttavia, «tutte le basi rosse continuarono di figurare tra le regioni più povere della Cina, perché erano state governate dai comunisti» (16).
(13) Ibid., pag. 306. (14) Ibid., pag. 307. (15) Ibid., pag. 308. (16) Ibid., pag. 309.
Agosto 1945 – Le truppe sovietiche invadono la Manciuria
Nell'agosto del 1945, le truppe sovietiche invasero la Manciuria. Mao si affrettò a spedire dei comunisti cinesi, ai quali i sovietici aprirono gli arsenali catturati ai giapponesi. Il Partito Comunista cinese reclutò una gran quantità di soldati tra le persone che avevano servito i giapponesi. Gli eserciti nazionalisti si trovavano ammassati nel Sud della Cina. Chiang Kai-shek aveva bisogno degli americani per trasportarli al Nord. Nel mese di settembre, egli dovette accettare un simulacro d'intesa tra lui e Mao sotto la supervisione degli americani. Subito dopo, Mao scatenò un'accanita guerra civile per la conquista di tutta la Cina. All'inizio, gli eserciti comunisti erano molto inferiori a quelli di Chiang Kai-shek, numericamente e soprattutto qualitativamente: a forza di rifiutarsi di battersi contro i giapponesi, le forze di Mao non conoscevano il combattimento moderno, mentre quelle di Chiang Kai-shek erano agguerrite da sette anni di lotta armata. Inoltre, il morale dei soldati rossi era debole; essi chiedevano solamente di ritornare a casa e le diserzioni si moltiplicavano. Quanto alla popolazione della Manciuria, essa considerava i rossi come gli ausiliari degli occupanti sovietici.
Mao quasi vinto viene salvato dalgi Americani
Quando questi ultimi evacuarono la Manciuria nel maggio del 1946, i nazionalisti ripresero velocemente le città occupate dai comunisti. Mao, quasi vinto, venne salvato dagli americani. Il presidente Harry Truman (1884-1972) inviò in Cina il Generale George Marshall (188-1959) per mettere fine alla guerra civile. Questo ultimo, già avvertito contro Chiang Kai-shek e il suo entourage, incontrò Mao a Yenan, nel marzo del 1946; per lui fu un gioco da bambini ingannare l'emissario americano al quale chiedeva solamente di credergli. Marshall giunse fino a dichiarare davanti al Congresso degli Stati Uniti nel febbraio 1948: «In Cina, non abbiamo alcuna prova concreta che (l'esercito rosso) sia sostenuto da comunisti stranieri» (17).
(17) Ibid., pag. 324.
Mao conquista la Cina (1945-1949)
Nell'estate del 1946, Truman esercitò una tale pressione su Chiang Kai-shek che questi finì per accettare un cessate il fuoco che durò quattro mesi. Mao poté così controllare una zona di 1.000 chilometri sui circa 500 a Nord della Manciuria, nella quale ricostituì il suo esercito con l'aiuto massiccio dei sovietici, di numerosi prigionieri giapponesi e dei nordcoreani. Quando Chiang Kai-shek si decise ad attaccarlo, la sua base nel Nord, legata ai sovietici, era diventata inespugnabile. Dalla fine del 1946 all'estate del 1949, le truppe di Chiang Kai-shek subirono una sconfitta dopo l'altra, e il 1º ottobre 1949 Mao proclamò ufficialmente a Pechino la nascita della Repubblica Popolare cinese, mentre Chiang Kai-shek e ciò che era rimasto del suo esercito si rifugiarono a Taiwan.
Ragioni dell'insuccesso dei nazionalisti
Questo insuccesso dei nazionalisti, nonostante la popolazione era loro favorevole e il fatto che "beneficiavano dell'appoggio americano" ( ? – in realtà quest'ultima è un'ipotesi che non trova conferma nei fatti reali – N.d.r) può essere spiegata da parecchie ragioni: a) Il sostegno massiccio dei sovietici alle truppe di Mao; b) Il carattere spietato di Mao, imitato dai suoi subordinati; fin dallo scoppio della guerra civile, essi ripresero nelle zone rosse il regime di terrore – sospeso durante la guerra cino-giapponese – sotto la denominazione ipocrita di «riforma agraria»; c) L'accecamento americano, come indicato più sopra (18); d) La corruzione dell'entourage di Chiang Kai-shek, e il giudizio negativo di quest'ultimo a riguardo dei suoi alleati e dei suoi subordinati; e) Soprattutto il fatto che gli eserciti nazionalisti erano impregnati di agenti comunisti fino al più alti livelli.
(18) Ibidem
Tecniche comuniste – Infiltrazioni e tradimenti sistematici
Negli anni '20, i sovietici sostennero ufficialmente il Partito Nazionalista di Sun Yat-sen (1866-1925) e diedero ai comunisti cinesi l'ordine segreto di infiltrare questo partito; l'accademia militare di Huangpu, dove venivano formati i quadri dell'esercito nazionalista, era stata fondata ed era finanziata da Mosca, e gli istruttori erano sovietici; un quarto di secolo dopo, l'esercito di Chiang Kai-shek si trovò inevitabilmente infiltrato da agenti comunisti che tradirono continuamente su ordine del Partito. La stessa vedova di Sun Yat-sen, cognata di Chiang Kai-shek, era comunista e informava coscienziosamente il Partito Comunista cinese! (continua …)
Traduzione a cura di Paolo Baroni, Centro San Giorgio
titolo originale: Mao tse-tung: un discepolo di satana
fonte: www.centrosangiorgio.com
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Video in allegato – approfondimenti
Comunismo – Oltre 100 milioni di morti nel mondo:
solo Mao Tse-Tung fece uccidere 65 milioni di uomini,
qualcosa come una nazione intera più grande dell'Italia.
Alcune fonti attribuiscono a Mao oltre 70 milioni di morti, solo in periodo di pace
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