Martedì, Giugno 18th/2013
– di Sergio Basile –
Martedì, Settembre 22th/ 2015
– di Pasquale Leone / Sete di Giustizia Lamezia –
Redazione Quieuropa, Pasquale Leone, oralità, Verità, Comunicazione, Sovversione massonica, Piano Dullas, Deficienza intellettuale, analfabetismo moderno, Meucci, importanza della memoria, leggere e scrivere, la nostra missione, giovani e comunicazione
“Dio ha disposto le cose in modo tale che l’uomo impari dall’altro uomo”
Sovversione sociale e nuovo analfabetismo moderno:
il ritorno dell’oralità come fenomeno di massa
Chi sono i soggetti che abbiamo di fronte e con i quali dobbiamo
condividere il nostro cammino?
Da cosa dipende l'apatia indotta dei giovani d'oggi, sui grandi
temi che annientano le società e le nazioni?
di Pasquale Leone / Sete di Giustizia Lamezia Terme
Il ritorno dell'oralità
Lamezia Terme – di Pasquale Leone – Noi svolgiamo un’attività di tipo missionario. Siamo dei "mezzi intelligenti", degli strumenti nelle mani di Dio, il Quale “ha disposto le cose in modo tale che l’uomo impari dall’altro uomo” (San Cristoforo). Noi dobbiamo, pertanto, fare quello che Dio vuole: dobbiamo fare la nostra parte, agire e non limitarci ad essere meri spettatori inermi del disastro in atto. Siamo chiamati, quindi, in quanto cristiani, a trasmettere al nostro prossimo la verità tutta intera, e ad essergli grati quando ci ascolta, ossia, quando ci dà la possibilità di fare del bene. I problemi ed i bisogni del nostro prossimo, devono esser per noi una straordinaria occasione per santificare il mondo nel quale viviamo, nonché noi stessi ed, inoltre, costruire qualcosa di buono e di duraturo per le società del futuro. Possiamo, inoltre, con il nostro fare, mostrare a Dio, attraverso l’amore ed il servizio in favore dei fratelli, ed in special modo in favore di quelli più bisognosi, il nostro amore per Lui.
Gli ignoranti sono per noi l'occasione per fare del bene
I nostri interlocutori sono gli "ignoranti", (es.: sulla questione del debito indotto da moneta-debito; sull'iper immigrazione indotta, sulle politiche e strategie mondialiste in atto, ecc… ) ed il nostro atteggiamento verso questi deve essere come quello dei discepoli di Emmaus: dobbiamo convincerci che quello che ci ascolta è il Signore travestito da ignorante; il Signore che vuole vedere quanto abbiamo appreso, quanto abbiamo imparato da Lui. Gli "ignoranti" nei grandi temi del momento (nascosti dai media di regime asserviti al mondialismo e al sistema bancario) pertanto, sono per noi l’occasione per fare del bene. Noi siamo i trasmettitori di un grande dono che, purtroppo, non viene apprezzato da chi è chiamato ad accoglierlo.
In nocciolo del problema… l'apatia indotta dei giovani d'oggi
Questo è il nocciolo del problema, o dei problemi dei giovani d’oggi. Il fallimento e l’inutilità di tanti nostri sforzi risiede proprio in questa impossibilità, che hanno i nostri interlocutori, a ricevere, cioè, a fare loro, quanto “noi” abbiamo predisposto per il loro domani, ma anche per il domani di quelli che verranno dopo di loro. Ci siamo qualche volta chiesti perché la stragrande maggioranza dei nostri giovani fa fatica ad ascoltarci? Se così è, allora, cos’è che non va ? Cosa dobbiamo fare per affrontare questo problema che sembra creare non pochi problemi e preoccupazioni fra gli educatori? A questo punto occorre fare una breve esposizione per illustrare i cambiamenti avvenuti in seno alla nostra società, a seguito dell’introduzione dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, che hanno caratterizzato il secolo appena trascorso, lanciando precisi messaggi di disintegrazione e sovversionbe sociale (vedi qui La Scuola di Francoforte: la congiura della corruzione – Prima Parte, qui La Scuola di Francoforte: dalle droghe al gender – Seconda Parte e qui Modello The Ring, Sovversione Satanica e TV – Il Piano Massonico del 53) ben celati ed indorati (Chi ad esempio conosce i termini del piano massonico-sovversivo conosciuto "a pochi" come "Piano Dullas"? (Vedi Video qui GENOCIDIO SOCIALE E NAZIONALE — IL PIANO DULLAS). Per dare un chiaro quadro della situazione, cominciamo, pertanto, ad affrontare l’argomento partendo, anche se in un modo molto sintetico, dalla "preistoria".
L'importanza della voce e della memoria nella comunicazione
La voce un tempo era, come noto, unico strumento di comunicazione e la memoria personale era l'unico strumento per ricordare. Vi fu un tempo molto lungo dove l’attività fondamentale delle persone, e di conseguenza delle società, si reggeva sul ricordare, perché non esistevano tecniche atte a conservare tutte quelle conoscenze utili al progresso. Tali società erano perciò caratterizzate fortemente dall’oralità – detta dagli studiosi "primaria" – in quanto veniva usata la voce come unico strumento di comunicazione, e la memoria come unico strumento per ricordare.
Memoria e sopravvivenza
Un tale mondo era costretto dalle circostanze a concentrarsi più che sul futuro sul passato, ovvero, sulla conservazione di quella memoria utile alla sua sopravvivenza, piuttosto che alla sua crescita, ossia al suo progresso. L’uomo, poi, che viveva in una società siffatta, proprio per il motivo che abbiamo appena detto, era costretto ad esercitare ininterrottamente la memoria, possedeva una forte coscienza di se, nonché aveva un forte senso di appartenenza ad un gruppo, ad una comunità con una propria visione del mondo e sapeva quello che voleva. Qua, un pensiero va rivolto ad Enea, che fugge da Troia portandosi dietro il vecchio padre (Anchise) sulle spalle, simbolo e contenitore di quel passato che non va dimenticato, ossia, di quel passato che non deve passare. La mente venne cosi liberata per un’altra attività: non più quella imbarazzante del ricordare ma quella meno gravosa e più confortante del pensare, ossia del ragionare. Le prime registrazioni del passato furono le iscrizioni che i sovrani dell’antico Oriente fecero incidere su importanti monumenti o su apposite stele. Poi, intorno all’800 a.c., venne inventato l’alfabeto greco, ossia un nuovo modo, più semplice e di più facile accesso per molti, di trasmettere il ricordo. Da questo momento in poi si può parlare di scrittura nel senso corrente del termine, nonché di uomo alfabetizzato. Questo nuovo modello di uomo, sgravato ormai dalla paura che qualcosa potesse andare dimenticata per sempre, si presenta, rispetto a quello che lo ha preceduto, molto più sereno e con un forte senso critico, in quanto sa che può, d’ora in avanti, con tutta tranquillità, dedicarsi a quell’attività, di certo molto meno gravosa, e più redditizia della precedente: quella del pensare, ossia del ragionare.
Oralità alla ribalta: il parlato come fenomeno di cultura sociale
Nel 1857 Antonio Meucci costruì il primo apparecchio elettrico col quale trasmettere la voce umana a distanza. Poi venne inventato il cinema e, nel secondo decennio del secolo scorso, la radio, alla quale poi seguì la televisione, e successivamente tutti quei mezzi di comunicazione che oggi caratterizzano la nostra società. E’ proprio con il cinema, la radio, il piccolo schermo, eccetera, che l’oralità torna alla ribalta. Ritorna così il parlato come fenomeno di cultura sociale: nasce una nuova società, la nostra, che ha in questo ritorno dell’oralità, definita dagli esperti di settore "secondaria" (proprio per distinguerla da quella precedente, o primaria, di cui noi abbiamo già detto sopra) la sua caratteristica ed originalità, nonché, un nuovo soggetto umano, che è quello con il quale abbiamo a che fare tutti i giorni, “un soggetto che non sa né leggere né scrivere”, ovvero, “un soggetto che legge e scrive poco, anzi pochissimo, che riflette sempre meno e che è portato ad ascoltare ed a parlare soltanto”.
Trasformare “l’udente ed il vedente” di oggi in lettore
Un soggetto siffatto (portato ad ascoltare ed a parlare soltanto) é un soggetto che non riflette sufficientemente, nonché un soggetto che si preclude la formazione di una memoria storica che lo ancori a quel passato che non deve passare, ossia a quel passato che deve restare sempre presente; egli è, detto in altri termini, un “analfabeta moderno”.
Analfabeta moderno
Analfabetismo, infatti, non vuol dire solamente non saper leggere, scrivere, fare il conto e parlare bene, cosa già grave di per se, perché preclude ogni forma di comunione con gli altri. L’analfabetismo dilagante oggi è ben più grave di questo, perché è capace di generare altre forme di analfabetismo, come quello professionale, che produce disoccupazione, fame, povertà e criminalità; quello igienico-sanitario, che produce malattie e morte; quello sociale, che rende l’analfabeta oggetto e soggetto delle più disumane ingiustizie; quello religioso, poi, fonte di superstizioni, alcune delle quali molto pericolose per la salute fisica e psichica delle persone (come l’astrologia, lo spiritismo, la magia, il settarismo, l'apostasia reale, ecc.); ed infine quello politico, per cui, non comprendendo più nulla della vita del proprio Paese, si delegano persone incapaci, inaffidabili ed arroganti, alla guida di questo, o si accetta che altri ce le impomngano dall'alto, senza batter ciglio (Vedi Monti, Letta e Renzi). Ciò però non ci deve demoralizzare, non ci deve avvilire, anzi, ci deve indurre sempre più alla mobilitazione, portando ad affinare le nostre potenzialità e le nostre conoscenze, per affrontare la sfida del nuovo secolo: quella educativa.
A cosa siamo chiamati?
Compito nostro, e di quanti sperano che una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio sia ancora possibile, prima di testimoniare ed annunciare la verità, insita nella nostra missione di educatori, è quello di trasformare “l’udente ed il vedente” di oggi in un lettore, e quindi in uno che esercita il ragionamento. Siamo pertanto chiamati a ricreare nel nostro interlocutore l’equilibrio fra la riflessione, la memoria e la parola, altrimenti tutti i nostri sforzi saranno poco costruttivi, ovvero, saranno destinati a naufragare già in partenza.
Pasquale Leone – Sete di Giustizia Lamezia (Copyright © 2015 Qui Europa)
Partecipa al dibattito – Redazione Quieuropa – infounicz.europa@gmail.com
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GENOCIDIO SOCIALE E NAZIONALE — IL PIANO DULLAS
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