Redazione Quieuropa, Roberto Pecchioli, elezioni, politica, Roma, il lento abbandono delle urne, partecipazione degli elettori al voto, tasso di affluenza, educazione civica, sistema proporzionale, Serge Latouche, Movimento 5 Stelle, Woodstock 1969, colonizzazione dell'immaginario, Ivan Illich, Teoria della "Decrescita felice" di Serge Latouche, Alla ricerca dell'anima perduta
Politica e società / Riflessioni alla chiusura delle urne
Italia – Il lento abbandono delle urne: ripoliticizzare
l'immaginario?
Crisi del principio democratico ( e liberale ) e colonizzazione
dell'immaginario. Cervelli uniformati e finta competizione:
cosa fare?
di Roberto Pecchioli
Italia, il lento abbandono delle urne: ripoliticizzare l'immaginario
Roma – di Roberto Pecchioli – Per l’osservatore distaccato, il giorno dopo le elezioni ha sempre qualcosa di divertente, ed è l’acrobatica operazione dialettica dei politici, impegnati come un sol uomo a dimostrare di aver vinto. Nel caso del voto amministrativo, per consumati maestri delle mezza verità loro, il passaggio è piuttosto facile, perché da qualche parte c’è sempre un comune conquistato, o un risultato al di sopra delle aspettative. La nostra riflessione, pertanto, si volgerà altrove, e riguarderà la partecipazione degli elettori al voto. Le comunali hanno fatto registrare un tasso di affluenza del 62,14 per cento, inferiore di cinque punti a cinque anni fa. La tendenza è inequivocabile, e riguarda ogni tornata elettorale, politica, regionale o europea. In Italia si votava davvero tutti, fino a circa vent’anni fa. Le politiche, poi, avevano percentuali superiori al 90 per cento, sino al 93: la polarizzazione politica tra PCI e partiti centristi da un lato, l’educazione civica che, costituzione alla mano, definiva il voto dovere civico, la possibilità di esprimere voti di preferenza, il sistema proporzionale che garantiva la rappresentanza di tutte le idee o sensibilità politiche o ideologiche.
Da allora tutto è cambiato…
Da allora è cambiato tutto: la popolazione è invecchiata, i sistemi maggioritari premiano i grandi e mortificano proprio la rappresentanza a favore della cosiddetta “stabilità”, negando il nucleo stesso del metodo e della procedura definita democratica, la politica è screditata dall’interno e svuotata di potere dall’esterno, i programmi dei partiti sono sempre più spesso fotocopie l’uno dell’altro, così come gli slogan, ripetitivi, poveri, figli dello scadente livello culturale (su quello morale stendiamo un velo) dei candidati.
Caduta libera
I numeri degli ultimi anni sono i seguenti: elezioni politiche 2008: 80,5%, 2013 75,2; elezioni regionali 2010: 62,30; 2015 52,2 (un elettore su due assente !!!!); elezioni comunali 2011: 67,41; 2016 62,14. Quanto alle elezioni europee: 66,5% nel 2009, 58,7% cinque anni dopo. I dati sono inconfutabili, e descrivono un abbandono costante degli elettori. Quali conclusioni trarne, politicamente e sociologicamente? Innanzitutto, un ulteriore dato tecnico, che riguarda la scarsa attenzione dei comuni nella revisione “dinamica” del corpo elettorale, talché i dati degli aventi diritto sono in eccesso rispetto alla realtà. Poi una valutazione concreta di altri elementi che di solito non vengono analizzati dagli osservatori: il primo è il già citato fenomeno dell’invecchiamento demografico, per cui sono sempre più numerosi gli elettori non in condizione di esprimersi, l’ altro è la rilevante mobilità della popolazione, dovuta al mutamento profondo delle condizioni economiche ed esistenziali . Insomma, tra masse di giovani nomadi per necessità lavorativa e mentalità indotta dal liberismo “flessibile”, ed anziani che si trasferiscono stabilmente o per lunghi periodi in zone dove la vita è meno cara, cala anche l’elettorato.
Crisi del principio democratico ( e liberale )
Diciamo che ormai dobbiamo considerare il minimo fisiologico di assenza dal voto intorno al 15 per cento degli italiani. Ma gli altri, che sono già cinque milioni almeno alle elezioni politiche ed oltre il doppio alle amministrative? Pensiamo ad una città di grande senso civico come Bolzano, isola a maggioranza “italiana” in una provincia di lingua tedesca. Alle comunali di qualche settimana fa, ha votato solo il 57 per cento degli iscritti, che si sono ridotti al 40 per cento al turno di ballottaggio. Il sindaco eletto, quindi, è gradito a poco più di un quinto dei bolzanini. Questo è lo stato dell’arte della procedura democratica, malata qui come in tutto il cosiddetto Occidente, dunque anche il principio democratico, in particolare quello liberale della rappresentanza, è in grave crisi.
Una crisi programmata e indotta?
Alcuni anni prima del crollo della prima repubblica, discutendo con un politico di professione, peraltro persona onesta e di qualità, membro di governi con Berlusconi, lo sentii affermare che meno gente vota, meglio è, ponendo come esempi positivi gli Stati Uniti. dove un voto superiore al 50 per cento degli aventi diritto è raro, e la Gran Bretagna, in genere non oltre il 60/65 per cento di voto politico. Lo stupore di allora si è tramutato in convincimento radicato: i politici da un lato, il potere vero dall’altro (economia, finanza, tecnologia, intrattenimento) lavora attivamente alla spoliticizzazione di tutti noi. Votare è un fastidio ed è inutile, i politici sono tutti uguali, tanto non cambia niente, non solo soltanto le frasi più ricorrenti di tanti, ma sono esattamente l’esito programmato di elaborate strategie.
Da Vendola, alla Meloni, al Movimento 5 Stelle…
Da quando non c’è più all’orizzonte il pericolo, o la "speranza comunista" ( cioé essa ha mutato pelle, casacche e bandiere – Ndr ) e la legge del tempo ha reso improponibili i regimi nazionali autoritari a sfondo sociale, resta ( almeno ufficialmente, formalmente – Ndr ) un unico modello di società, quello mercatistico liberale, fondato sui diritti umani ed individuali, cui aderisce sostanzialmente l’intero panorama politico italiano. Da Vendola alla Meloni , passando per lo stesso Movimento 5 Stelle, tutti condividono, o almeno accettano, lo stesso orizzonte, che ha allo zenit l’economia ( e la tecnologia che la orienta) ed al nadir la politica, svalutata, deprivata di potere, derubricata ad amministrazione dell’esistente.
La colonizzazione dell'immaginario
Il mondo liberale ha vinto, e la sua vittoria più profonda, a livello collettivo, è la colonizzazione dell’immaginario: consumo, diritti individuali, libertà “da”, mercato, feticismo della merce, adorazione del mito del futuro e del progresso lineare, monotòno, nel linguaggio di Gregory Bateson. Non c’è posto per la politica, ma solo per il supermercato, caleidoscopio di voglie, bisogni indotti, novità che si rincorrono, marchi che ci definiscono a livello sociale. Fenomeno che ricorda tanto la spasmodica volgia di denaro del tossicodipendente, nella ricerca incontrollabile e crescente di "nuove dosi" (Ndr) cioé nel deprimente e vano tentativo di soddisfare nuovi, quotidiani, bisogni indotti (un'altro dei motivi per i quali, evidentemente, fu inventata la droga e fu resa disponibile, sempre più, al consumo sfrenato delle grandi masse, da Woodstock 1969 (1) in poi – Ndr). Fu Thorsten Veblen a teorizzare i “consumi vistosi” di chi ha di più e vuole che si sappia, ma c’è anche la retroazione tra consumo, invidia sociale, corsa ad imitare l’acquisto altrui. Serge Latouche ha teorizzato, nell’ambito del suo pensiero (filo-socialista e spiccatamente mondialista – Ndr) della decrescita – dal quale, tuttavia, abbiamo preso le distanze in più sedi (Ndr) – (2), la colonizzazione dell’immaginario da parte di chi produce per il consumo prodotti inutili, forte anche delle acquisizioni di Guy Debord e della “società dello spettacolo”. Debord, filosofo situazionista, descrisse lo spettacolo come il mezzo principale attraverso cui i vertici del liberalcapitalismo mantengono la loro autorità sul mondo moderno, riducendo ogni genuina esperienza umana (anche la politica, dunque) ad immagine, rappresentazione mediatica, il che consente all’autorità di determinare come gli individui-massa percepiscono la realtà. Cornelius Castoriadis ha poi svelato il carattere “eteronomo” delle scelte, che vengono trasferite dall’ambito del politico a quello del consumo. Quanto ad un altro pensatore di grande rilievo, Ivan Illich, in Descolarizzare la società spiega l'affievolirsi della speranza e il sorgere delle aspettative nell'orizzonte umano. Lo ha compreso perfettamente l’apparato di riproduzione sociale del capitalismo di consumo, che ha posto la merce come aspettativa , destituendo la speranza del suo intenso valore simbolico, del suo potenziale di cambiamento condiviso, del suo slancio comunitario.
(1) Woodstock (Ndr) fu il caso più emblematico della storia di perdita collettiva di controllo: un grande esperimento a cielo aperto, dove si testò l'uso delle nuove droghe allucinogene sui giovanim in preda all'anarchia e a terribili allucinazioni psichedeliche (altro che mito!!!)
(2) Teoria della "Decrescita felice" di Serge Latouche (Ndr): la teoria "socialista" del professor Latouche, in ultima istanza, porta ad accettare lo status quo dei "nostri padroni" (cioé del reggenti del grande modello liberal-capitalistico) e ad adeguarsi alle bufale pazzesche del mondialismo, incentrate sui "Limiti allo Sviluppo", teorizzati dal Club di Roma. Una teoria contro il sistema ma stranamente appoggiata da tutti i media del sistema e propinata alle masse come una sorta di nuovo Vangelo, a partire dalle università. E poi – va da sé – che senso ha far "decrescere" il popolino, convincendolo che il male del mondo siamo noi e il nostro consumo, fonte di "anidride carbonica", mentre dall'altra parte pochi eletti, che controllano media e "pseudo-scienze", crescono all'inverosimile sulle nostre carcasse? – Vedi qui per maggiori approfondimenti: Ecco perchè Non Crediamo alla Teoria della Decrescita Felice
Riscoperta delle speranze come forza sociale
Il presente è il trionfo del tipo umano disegnato dall’iperclasse (Christopher Lasch): l’uomo uscito dalla storia ed entrato nella cronaca delle breaking news e, soprattutto, nel carnevale ludico pubblicitario, non più interessato a costruire istituzioni che blocchino l'azione dei mali scatenati dall’egoismo umano, ma anzi che ha ormai interiorizzato come definitivo lo status quo. Si affievolisce la speranza e sorgono semplici aspettative. Ma la sopravvivenza della specie umana – conclude Illich – dipende dalla riscoperta della speranza come forza sociale.
Marketing e immagine
La diminuzione progressiva degli interessati al voto si spiega essenzialmente con questo straordinario successo metaculturale del circo liberale: ciò che conta è il mercato, il possedere, l’immagine, il piacere che se ne trae , lo spettacolo cui si assiste. Dunque, vince chi è telegenico, chi comunica meglio un messaggio vuoto o equivalente agli altri, chi si presenta come variante, come novità , prodotto perfezionato dell’industria del consumo adattata alla politica, con un semplice scarto del marketing. Per molti, disinteressati o contrari all’aspetto competitivo-mercatistico delle elezioni, non andare a votare rappresenta ormai l’unica possibilità di dire no al sistema.
Chi vota?
La trappola, tesa con scientifica precisione da chi comanda, funziona sempre, in questi anni. Votano infatti tre, quattro categorie sociologiche; i clienti, ovvero coloro che vivono, in varia misura, di politica (sono moltissimi, purtroppo) o che dalla politica si aspettano favori o vantaggi; i tifosi, quelle minoranze sempre meno ampie, prosciugate dal tempo e dalle disillusioni, che sono, a prescindere, dalla parte di qualcuno, o, più di frequente, contro qualcun altro; gli abitudinari pigri, per i quali votare è un rito non dissimile dalla passeggiata sul corso o dall’ acquisto dei dolci domenicali; e, naturalmente, pubblico ambito da tutti i candidati, i dipendenti dalla propaganda, dagli slogan, dalla coazione a ripetere organizzata, ordinata dal sistema. Senza di loro, cala la tela. Non è un caso che il livello più alto della società, quello che un intellettuale francese, Jean Michel Groven, chiama “i superiorizzati” sia l’unico settore ad avere ricevuto una formazione culturale davvero elevata, ben diversa dalle modeste lauree “a crediti” e dal mediocre sapere strumentale per la massa dei nuovi prolet contemporanei.
Cervelli uniformati, conformisti, finta competizione
Loro dirigono i cervelli uniformati e conformisti, dunque depoliticizzati, della maggioranza. Loro organizzano, di fatto, le due, tre correnti formalmente distinte della politica, sempre loro le pongono in finta competizione per contendersi semplici quote di mercato, mai progetti alternativi, poi la vittoria spetterà ai migliori pubblicitari, ovvero ai suggeritori (adesso li chiamano spin doctors, letteralmente dottori, esperti, del colpo ad effetto) che hanno individuato in maniera più precisa l’umore popolare del momento, centrando il bersaglio, che non a caso, in inglese chiamano target. Non hanno bisogno di masse di elettori, a loro basta poter sommare alle categorie dei clienti, dei tifosi e degli abitudinari il voto di quelli che chiamerei iloti, nel linguaggio degli spartani, o pedoni, in quello degli scacchi, o semplicemente buoni consumatori globali eterodiretti. Milioni di altri, che non la bevono, o che hanno compreso che la politica non è la soluzione dei loro problemi, devono rimanere nel limbo. Questo, infine, era il messaggio che lanciava quel certo politico scafato che citavo all’inizio. Il mercato dei voti, dunque, risponde a strategie che spesso sfuggono alla sfera dell'apparente, uniformate a mirate campagne di marketing e demarketing, frutto – spesso e volentieri – di accordi sottobanco tra fazioni solo formalmente opposte (Ndr). Come spiegare, ad esempio, la curiosa e distruttiva strategia del centro-destra alle ultime amministrative di Roma, funzionali – ovvio – al successo del M5S della Raggi? Semplici errori di valutazione? Mah! (Ndr).
Ripoliticizzare il nostro popolo su progetti "fuori dal cerchio magico"
Eccoci dunque al punto, al nocciolo del problema: ripoliticizzare il nostro popolo, interessarlo nuovamente alla vita pubblica. Soprattutto, costruire un progetto che sia “fuori”. Per chi è “dentro” le opzioni sono tantissime, all’interno degli schieramenti principali . Lo spazio è, ad avviso di chi scrive, immenso: milioni di non elettori sono avversari, o estranei, del sistema, e come loro una parte significativa di votanti grillini, lo zoccolo duro della Lega e di Fratelli d’Italia; poi ci sono alcuni elettori di sinistra che sono tali per "nostalgia"… Infine, i giovani, che sono i perdenti per antonomasia della globalizzazione liberista: precari nel lavoro, nomadi nella vita, in difficoltà a formarsi una famiglia, confusi, non più supportati da famiglie che sappiano guidarli verso scelte libere, vittime della pubblicità, della moda, della scuola scadente e selettiva solo per censo. Milioni di vittime che sono “fuori” dal cerchio magico. Non votano, spesso, perché manca l’offerta, e quella che c’è è tutta dentro l’orizzonte delle infinite sfumature del grigio liberale (o liberal-radical-socialista – Ndr), che sa trasformarsi, come uno zelig, ed assumere il colore gradito a ciascuno. La conclusione è che abbiamo perduto l’anima, i più maturi non hanno saputo conservarla, gli altri l’hanno regalata per indifferenza e per disabitudine a pensare, moltissimi per adesione indotta all’economia libidinale (ed ai suoi esiti politici) , come l’ha chiamata uno psicanalista come Charles Melman.
Alla ricerca dell'anima perduta
L’anima, per definizione, è fuori. Milioni di persone chiedono , spesso senza neppure saperlo, di ritrovarne una, e questo, ogni volta, è il messaggio che ci viene dalla mancata partecipazione agli spazi cosiddetti pubblici, come le elezioni. Ritrovando un’anima, tornerebbero a credere, a ritrovare la speranza ed abbandonare l’aspettativa. Ci vogliono idee diverse, disegni inediti, nuove narrazioni, come avrebbe detto Jean François Lyotard. Intanto, bisogna uscire “fuori”, all’aria aperta, e scoprire quanto è affollato e quanto ancora silenzioso. Se rimaniamo “dentro”, vinceranno sempre gli altri, tanto più bravi a gestire apparenze, inventare prodotti, escogitare nuove false libertà, inediti personaggi accattivanti prelevati da qualche talent show politico. E tutto, affinché “vincano le lavatrici”, come ha scritto un grande intellettuale russo del nostro tempo, Alexander Dugin, il creatore dell’indispensabile “quarta teoria politica”. Perché non innamorarsi di nobili battaglie "valide per tutti"? Perché non provare a recuperare la "sovranità" di pensiero, e con essa, magari, anche quella culturale e quella monetaria? In questo potremmo seguire il nobile esempio del Professor Giacinto Auriti: l'uomo che surclassò i grandi luoghi comuni, politici ed economici, del nostro tempo! (Ndr)
Roberto Pecchioli (Copyright © 2016 Qui Europa)
Partecipa al dibattito – Redazione Quieuropa – infounicz.europa@gmail.com
___________________________________________________________________________________
Allegati – Approfondimenti
Venerdì, 22 Aprile/ 2016 – di Sergio Basile – Redazione Quieuropa, Sergio Basile, Giacinto Auriti, Nuovo Ordine Mondiale, Benedetto XVI, Cardinal Ratzinger, Nuovo Disordine Mondiale", social-comunismo, liberal-capitalismo, contrapposizioni fittizie, Giudeo-Massoneria e Socialismo anglo-americano, Bretton Woods, Masters of Wisdom, Round Table, John Maynard Keynes, deficit spending, debito pubblico, moltiplicatore economico della ricchezza nazionale, moneta-debito,Von Mises e Von Hayek, privatizzazioni e libero mercato, Patto di Bilancio, credito pubblico, moneta-credito, inutile contrapposizione tra profeti del liberismo […]
21 aprile 2016Read More#
Lunedì, 6 Giugno/ 2016 – di Roberto Pecchioli – Redazione Quieuropa, Roberto Pecchioli, Roma, neologismi anglofoni, week end, Champions League, streaming, Pay-tv, job act, rating, fiscal compact, election day, smartphone, short message system, card, ticket, stepchild adoption, gender, e-learning. computer, email, media, news , fiction, spot, esterofilia nazionale, ignoranza modaiola travestita da modernità, colonialismo anglofono Costume / Colonialismo anglofono e smontaggio della lingua italiana Italia, il Bel Paese dove lo Yes suona Lo spirito dei colonizzati, […]
6 giugno 2016Read More
Giovedì, Dicembre 27th/ 2012 – di Sergio Basile – Limiti alla Teoria della Decrescita Felice di Serge Latouche / Ecco perchè Non Crediamo alla Teoria della Decrescita Felice di Serge Latouche / Decrescita Felice / Serge Latouche / Catastrofismo / Club di Roma / Occidentalizzazione del mondo / Limiti allo Sviluppo / Stalin / Lenin / The […]
27 dicembre 2012Read More#
Lunedì, Settembre 29th/ 2014 – di Nicola Arena – "Sete di Giustizia" Anguillara Sabbazia Premessa di Sergio Basile – SDG Redazione Quieuropa, Nicola Arena, Sete di Giustizia, Anguillara sabbazia, Accettazione, Moneta, Giacinto Auriti, Libertà e Schiavitù, imparare a riconoscere il reato e l'arma del delitto, angoscia e disorientamento sociale, elaborazione dei giudizi di valore, pensiero d’impotenza, proviamo debolezza, angoscia e disorientamento sociale, presenze fisiche, […]
29 settembre 2014Read More
Mercoledì, Luglio 15th/ 2015 – di Giovanni Agostino, Sete di Giustizia Messina – Redazione Quieuropa, Sete di giustizia, Messina, Rivoluzione, Giacinto Auriti, Sistema bancario, rivoluzione monetaria, comune nemico, giovane media, calo dei matrimoni, concorrenza spietata, apatia generalizzata Società ed Economia – Verso una provvidenziale rivoluzione monetaria Perchè non sorge la rivoluzione in Italia? La strada […]
15 luglio 2015Read More#
Venerdì, Ottobre 10th/ 2014 – di Nicola Arena / Sete di Giustizia Anguillara Sabazia – Premessa ed introduzione di Sergio Basile Redazione Quieuropa, Nicola Arena, Sete di Giustizia, Anguillara Sabazia, Giacinto Auriti, Caserta, Angela Merkel, Manuel Barroso, Herman Van Rompuy, Matteo Renzi, Martin Schulz, Sergio Basile, rate del MES, austerity-crescita, onestà e irrazionalità unite insieme danno il fanatismo, Dottrina sociale della Chiesa, diritto […]
10 ottobre 2014Read More#
Domenica, 10 Aprile/ 2016 – di Pasquale Leone / Sete di Giustizia Lamezia / Redazione Qui Europa – Redazione Quieuropa, Pasquale Leone, Alfredo Bonatesta, Sopraggiungerà un'angoscia mai provata prima, La crisi si abbatterà su una massa impreparata, attonita, indifesa, Già oggi si deve preparare la via da percorrere domani, il Signore di tutti gli eserciti, Impero Mondiale del Capitale, Grande Parassita, Oscuro Signore del Male, Mario Consoli, Hugo von […]
10 aprile 2016Read More#
Martedì, Giugno 30th/ 2015 – Sete di Giustizia Lamezia Terme e Sergio Basile – Redazione Quieuropa, Il Lione, Rivoluzione d'Ottobre, il vero Spirito della Rivoluzione, Eric Laurent, La corde pour les pendre, Gianni Agnelli, Kruscev, Radio France, Pio XI, Quadragesimo Anno, imperilismo internazionale dl denaro, comunismo e capitalismo, moneta debito, Giacinto Auriti, Massoneria, […]
30 giugno 2015Read More#
Sabato, Marzo 28th/ 2015 – di Sergio Basile, Presidente "Sete di Giustizia"- Redazione Quieuropa, Sete di Giustizia, Giacinto Auriti, Sergio Basile, Maurizio Landini, logiche di partito, società organica e società Strumentale, sistema bancario, ruolo dei sindacati, surplus, Banca d'Inghilterra, logica tomista, San Tommaso d'Aquino, Hegel, Jobs Act, proprietà popolare della moneta, massoneria, uomini schiavi della moneta San Tommaso d'Aquino […]
28 marzo 2015Read More#
Mercoledì, 27 Aprile/ 2016 – di Sara Lapico – Redazione Quieuropa, Sara Lapico, Il grande tradimento, Costituente, Sovranità Monetaria, On. Romano, Professor Giacinto Auriti, moneta debito, padri costituenti, governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, abbiamo sostituito la qualità dell'oro con la saggezza dei governatori delle banche centrali, Einaudi fu eletto presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, Unione Europea, Stati nazionali, attuazione della Costituzione Italiana, integrazione, completamento della Costituzione, popolo e sovranità, democrazia […]
27 aprile 2016Read More#
Mercoledì, Ottobre 8th/ 2014 – di Giovanni Agostino / SdG Messina – Redazione Quieuropa, Giovanni Agostino, Sete di Giustizia, Giacinto Auriti, Messina, commissione Affari sociali alla Camera, Giuliano Poletti, proprietà popolare della moneta, Romania, Cinesizzazione, liberarsi dai debiti Sovranità alimentare e sostanziale: Proprietà Popolare della Moneta unica via Diminuisce il pane, aumenta la Sete di Giustizia: solo la proprietà popolare […]
7 ottobre 2014Read More#