Sabato, Marzo 29th/ 2014
– Redazione Qui Europa –
Domenica, 1 luglio / 2018
– di Emmanuel Ratier –
Redazione Quieuropa, Emmanuel Ratier, Sigmund Freud, B'nai B'rith, Massoneria, Psicoanalisi
Discorso del fratello Freud alla loggia B'nai B'rith
Tratto da "Misteri e Segreti del B'nai B'rith. La più importante
organizzazione ebraica internazionale", di Emmanuel Ratier,
Ed. Sadalitium 2014
di Emmanuel Ratier
Tratto da "Misteri e Segreti del B'nai B'rith. La più importante organizzazione
ebraica internazionale", Ed. Sadalitium 2014
Discorso del fratello Freud, al B'nai B'rith
Vienna – Tratto da "Misteri e Segreti del B'nai B'rith, di Emmanuel Ratier – Discorso di Sigmund Freud al B'nai B'rith – “Venerabile Gran Presidente, distinti Presidenti, cari Fratelli. grazie per gli onori che mi avete tributato oggi! Voi sapete perché non posso rispondere a viva voce. Voi avete inteso uno dei miei amici e discepoli parlare dei miei lavori scientifici, ma il giudizio è difficile e forse per molto tempo ancora non formulabile con certezza assoluta. Permettetemi un'aggiunta al discorso di quel Fratello, che è anche mio amico e un medico attento (Dottor Hitschmann).
Vorrei comunicarvi brevemente come sono divenuto un Fratello del B'nai B'rith
e cosa ho cercato in voi.
E’ avvenuto negli anni successivi al 1895, quando due forti sentimenti si combinarono in me per determinare lo stesso effetto. Da una parte avevo acquisito le prime scoperte sulla profondità della vita sensuale dell'uomo ed avevo visto numerosi elementi che potevano essere deludenti, che potevano addirittura spaventare molti al primo approccio. D'altra parte, la pubblicazione delle mie spiacevoli ricerche ebbe come effetto la perdita della maggior parte delle mie relazioni personali; mi sentivo messo al bando, evitato da tutti. In questa solitudine si svegliò in me il desiderio di frequentare una cerchia di uomini scelti e d'intelligenza superiore, che mi potessero accogliere amichevolmente, a dispetto della mia temerarietà. La vostra associazione mi è stata presentata come quella nella quale si trovavano uomini siffatti. Il fatto che voi foste ebrei non poteva che essermi gradito, dal momento che pure io lo sono, e il negarlo mi è sempre parso non solo indegno ma pure insensato. Devo ammettere che quello che mi legava al giudaismo non era la fede, dal momento che sono sempre stato un agnostico (sono cresciuto senza religione, anche se non senza rispetto delle ragioni etiche della natura umana). Quale che sia il mio orgoglio nazionale, mi sono sforzato di sopprimerlo considerandolo disastroso e parziale, reso inquieto e attento all'esempio di ciò che l'orgoglio nazionale ha portato ai paesi nei quali vivono gli ebrei.
Ma vi erano altre cose
che rendevano irresistibile l'attrazione verso il giudaismo e gli ebrei:
molte forze di sentimenti oscuri, tanto più potenti in quanto non riducibili a parole
come la limpida coscienza dell'identità interiore, della struttura spirituale simile. Inoltre mi convinsi ben presto che dovevo solo alla mia natura di ebreo le due qualità che mi erano diventate indispensabili nel corso della mia vita difficile. Essendo ebreo mi trovavo libero da molti di quel pregiudizi che limitano gli altri uomini nell'uso del proprio intelletto e, in quanto ebreo, mi trovavo pronto a passare all'opposizione e a rinunciare a un accordo con la "maggioranza silenziosa". Così divenni uno dei vostri; partecipai ai vostri interessi umanitari e nazionali, mi feci degli amici tra di voi e in seguito convinsi i pochi amici che mi restavano (il Dr. Hitschmarm e il Dr. Rie) ad associarsi a voi. Non è che volessi conquistarvi ai miei insegnamenti, ma
in un'epoca in cui in Europa nessuno mi ascoltava,
voi mi accordaste una benevola attenzione. Voi foste il mio primo uditorio.
Dopo la mia adesione, durante i primi due terzi di tale periodo, fui assiduo alle vostre riunioni e ne trassi un incoraggiamento a frequentarvi. Oggi siete stati tanto amabili da non rimproverarmi di essere stato lontano durante l'ultimo terzo di questo tempo. Il lavoro mi ha sommerso, non riuscivo a prolungare la giornata per venire alla riunione; il corpo stesso, più tardi, rifiutò di ritardare i pasti. Alla fine vennero gli anni della malattia che ancora oggi mi impediscono di essere con voi. Non so se sono un vero Figlio dell'Alleanza, nel senso che voi intendete. Ne ho quasi dubitato, nel mio caso erano troppe le resistenze. Ma vi posso assicurare che avete significato molto per me, che avete realizzato molto negli anni in cui vi ho frequentato. Ricevete dunque, per ieri come per oggi, il mio più caloroso grazie".
Vostro, Sigmund Freud.
Emmanuel Ratier
Tratto da "Misteri e Segreti del B'nai B'rith. La più importante organizzazione
ebraica internazionale", Ed. Sadalitium 2014
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