Moneta, Lavoro, Schiavitù: inganni della prospettiva lavorista

Domenica, 22 luglio / 2018 

– di Sergio Basile / Presidente Sete di Giustizia – 

 Redazione Quieuropa, Sergio Basile,  marxismo, liberismo, moneta-debito,  schivitù, costituzione         

Moneta, Lavoro, Schiavitù: inganni della prospettiva lavorista

In una società fondata sull'usura, il lavoro è un subdolo e potente

strumento di schiavitù. L'arcano svelato nel documento segreto

della Banca d'Inghilterra del 1862: The Hazard Circular

 

                                   Capitalismo e Comunismo giocano con il popolo

         come fanno due gatti affamati con il topo moribondo, togliendogli il formaggio

              e facendoglielo sognare eternamente, all'interno di una gabbia dorata

                                                costruita dal sistema bancario e

                                       con al centro una grossa ruota per criceti

                                                                    ( Sergio Basile )

 

di Sergio Basile / Presidente Sete di Giustizia

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 Lavorismo, come strumento di dominio              

Catanzaro  di Sergio Basile –  Tra la folta schiera dei falsi maestri del pensiero che di più hanno influito – e influiscono ancor oggi – sull'involuzione delle moderne comunità sociali, ne possiamo citare almeno sette (numero della pienezza) o otto, senza nulla togliere alla potenza distruttiva di altri loro "illustri" colleghi. Tra di essi i più falsi e pericolosi sono stati indubbiamente Freud, Darwin, Lutero, Cartesio, Rousseau, Hegel, Adam Smith e Marx. Quest'ultimo, in particolare, è stato il fondatore della religione laica più subdola e pervasiva della storia, il social-comunismo. La parola sinistra, come riconosciuto dallo stesso "compagno-filosofo" Massimo Cacciari in Il concetto di sinistra, è storicamente segnata dal marchio dell’insufficienza, condannata da un destino inscritto nella sua stessa etimologia latina: sinisteritas significa inettitudine, goffaggine. In effetti mai definizione fu più azzeccata! Dal momento che il tentativo (riuscito) di proletarizzare i popoli del mondo attraverso la "rivoluzione totale", privandoli dello status originario di proprietari e quindi della facoltà di essere davvero liberi di gestire il proprio presente e futuro, dinanzi al tribunale della storia, non può che definirsi come il più goffo tentativo dell'élite che innalzò il primo governo comunista (governo Kerensky) nel violento settembre 1917 (cioé dei banchieri internazionalisti) di rivendicare un ipotetico, mitico, evanescente processo di "liberazione umana". Tentativo goffo e fallito, anche se i filosofi e gli storici sembrano non essersene accorti, invocando spesso e volentieri, come nel caso del filosofo Diego Fusaro, autore di "Bentornato Marx", il ritorno dei soliti antichi fantasmi, trasformati in improbabili e fieri cavalieri dell'Apocalisse inviati in una "presunta guerra" o "missione di pace" – espressione cara al gergo democratista – contro i  signori del "Capitale".

                          E' curioso notare come la sinistra, nata dalla rivoluzione

                          fomentata dai banchieri d'estrazione giudeo-bolscevica

una volta assicuratasi la confisca della sovraità monetaria dei popoli, a vantaggio dei primi,

       abbia storicamente difeso la supremazia logico-temporale del lavoro sulla libertà,

          cioè del principio lavorista non tanto su quello liberale, quanto sui principi di

                   Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia:

 che invero, sarebbero stati valorizzati soltanto in un regime di piena proprietà privata.

        Così facendo la sinistra, innalzando e istituzionalizzando la prospettiva lavorista

  a livello"democratico", costituzionale e "statale", al di fuori di ogni sovranità monetaria

        ha finito per ingabbiare l'uomo in una prigione economico-sociale ed ideologica

                che non ha precedenti nella storia: neppure i faraoni osarono tanto

                                 durante la biblica prigionia del popolo d'Israele.

 Liberismo e collaborazionismo alla proletarizzazione   

D'altra parte il liberismo ha giocato lo stesso ruolo (ingabbiare le masse) puntando sempre sul presupposto lavorista, ma inquadrato da una diversa angolazione: quella del grande capitale dispensatore di briciole di libertà impiegatizia, nei confronti di un substrato sociale reso bestiale e proletario dallo "Stato" caro a Marx.

             "Esiste anche un’altra alleanza — a prima vista strana e sorprendente —

                          ma che se ci si pensa è ben fondata e facile da capire.

                   Questa alleanza è tra i nostri capi comunisti e i vostri capitalisti"

                                                      ( Vladimir Lenin )

Il liberismo, e la sua metamorfosi repentina in dittatura iper-capitalista globale, ha dunque assunto un ruolo strategico essenziale nel contraltare ideale della rivoluzione marxista, infiammata da due presunti contendenti (capitalisti e proletari) posti in stato di perenne agitazione e ideale precarietà per l'accaparramento di un surplus (teoria del surplus/plusvalore marxista) gestito a priori e senza appello dai signori della moneta, i banchieri:

           ciò attraverso l'immissione arbitraria nel circuito economico e finanziario,

          di un tributo criminale e non dovuto, chiamato moneta-debito, destinato

  a ripagare beffardamente le masse salariate con un semplice debito e quindi destinato

  1) ad indebitare perennemente sia i lavoratori-proletari che le piccole e medie imprese

                            non rientranti nelle grazie dei banchieri di turno

      2) a solidificare le basi delle grandi multinazionali, foraggiandole lautamente e

             distruggendo di fatto la libera concorrenza e il "libero mercato"

 Dimensione spirituale e relazioni socio-economiche 

Come inquadrare dunque il lavoro? Dono, maledizione, schiavitù o panacea all'atavico malessere umano? La risposta esiste ed è avvolta tra le pieghe della storia. Dio nelle Sacre Scritture (Bibbia) dopo aver creato il mondo e l'uomo ed aver reso Questi proprietario universale dell'Eden (e non schiavo-debitore), dopo la caduta e la superbia originale pone il lavoro al centro della vita dell’uomo qual freno al suo orgoglio, ma non gli nega la "sacra ed originaria proprietà" della terra e dei suoi provvidenziali frutti. Il lavoro nobilita l'uomo (essere spirituale e proprietario/destinatario di beni materiali e spirituali), quest'essere eletto che Dio, malgrado la caduta, dimostra di amare restituendogli dignità e preservandolo dai rischi dell’ozio e della connessa perdizione. In quest'ottica, e solo in quest'ottica, il lavoro assume un'importanza quasi mistica: lavoro è dignità e dignità è lavoro, in una perfetta e biunivoca corrispondenza.

                           Mangerai il pane con il sudore della tua fronte

                                                     ( Genesi 3,19 )

"Stai fermo al tuo impegno e fanne la tua vita, invecchia compiendo il tuo lavoro".

                                                   ( Siracide 11,20 )

A prova di ciò, San Benedetto predicava "Ora et Labora", consapevole della dimensione inanzitutto spirituale della vita e delle relazioni sociali e poi – di scorta – della necessità evangelica e biblica del lavoro, contemplato, tuttavia, non come mezzo di auto-liberazione "religiosa e sociale", ma come mezzo di ulteriore innalzamento delle virtù personali, annaffiate preventivamente ed affrancate dalla linfa vitale dello spirito. La sinistra e lo stesso liberismo, sbarazzandosi dell'accezione benedettina "Ora (prega)", propedeutica alla seconda (labora) hanno ricondotto subdolamente il lavoro a unico protagonista della scena, riconoscendogli atavicamente, tra l'alro, un valore – oserei dire – religioso e sacro che non gli spetta assolutamente al di fuori di una visione spirituale del processo storico. Mentre il lavoro diventava il "tutto dell'uomo" (trasformato da proprietario universale dei doni di Dio a proletario indebitato, depresso e frustrato) nel contempo l'uomo si trasformava in un semplice pezzo dell'ingranaggio economico globale, costringendo se stesso ad un ergastolo volontario e "benedetto", all'interno della sofisticata macchina economico-sociale e industriale creata dall'impero bancario.

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 The Hazard Circular: lavoro come schiavitù       

La palese ammissione di questo crimine, probabilmente il più mistificato della storia, può ricondursi a un documento segretissimo, in lingua inglese, di cui non esisteva traduzione in italiano sul web, almeno fino ad oggi: The Hazard Circular. Tale documento dirompente, in Italia è stranamente sfuggito a tutti i corsi universitari di economia, diritto del lavoro e diritto commerciale. Si tratta di una circolare emessa nel 1862 dalla privata Banca d’Inghilterra, emanazione Rothschild, nei confronti dei banksters americani nel tentativo di bloccare il presidente Usa Abramo Lincoln e il suo Greenback (biglietto di stato emesso senza debito) poiché esso simboleggiava il grado massimo di insubordinazione dell'uomo comune nei confronti del cartello bancario.  The Hazard Circular è l'ammissione di un crimine, avente come corpo del reato, in ultima istanza, proprio l'arma lavoro. In essa la Bank of England ammise come, in un sistema di usura legalizzata (cioé di creazione ed emissione di moneta-bebito quale linfa mortale dell'economia) il controllo sui lavoratori fosse possibile mediante il controllo sui salari, e che a loro volta i salari sarebbero potuti essere condizionati e falsati attraverso il controllo sulla moneta. Ovviamente il biglietto verde sgravato da debito pubblico, voluto coraggiosamente da Lincoln, svincolato della morsa del sistema bancario privato, minacciava la buona riuscita, a livello internazionale, di un piano egemonico antico, esercitato in primis in Europa, proprio attraverso la Banca d’Inghilterra. Il lavoro in un regime di usura – qual è quello odierno – diventa quindi un'arma di controllo di massa e auto-distruzione: il lavoratore dapprima viene ripagato con un debito, vedendo praticamente azzerato il proprio sforzo; di scorta viene privato del suo tempo libero e ingabbiato in una ruota per criceti. Che formidabile forma di shiavitù! Eppur spacciata per forma eccelsa di "liberazione" sia dai governi liberali che social-comunisti.

                          "La schiavitù sembrerebbe abolita dal potere delle guerre

                                  e la schiavitù dei beni mobili (danaro) distrutta.

Di ciò io e i miei amici europei siamo lieti, perché gli schiavi non sono i proprietari del lavoro,

     ma sono quelli che lo portano avanti, mentre il piano europeo guidato dall’Inghilterra

                         è che il capitale controllerà il lavoro, controllando le tasse.

                                     Ciò può essere fatto controllando il denaro.

               Il grande debito che i capitalisti vedranno è portato avanti dalle guerre

                e deve essere usato come mezzo di controllo della quantità di denaro.

      Per realizzare ciò, i bonds (titoli d stato) devono essere usati come base bancaria.

                               Ora stiamo aspettando il Segretario del Tesoro,

        che darà luogo alla sua raccomandazione al Congresso (Congresso Usa – Ndr).

Ciò non permetterà al “Greenback” (circolante emesso da Lincoln, sgravato da debito – Nds)

     di circolare come denaro per sempre, infatti, questo non lo possiamo permettere.

                       (  The Hazard Circular – Bank of England, London, luglio 1862 )

La schiavitù, come traspare dal compromettente documento in esame, non è altro che l'asfissiante dominio sul lavoro umano, esercitato “legalmente” mediante il controllo sui salari, a sua volta possibile grazie al controllo arbitrario sull’emissione della moneta a debito e senza riserva aurea (puro ed illusorio alibi storico). Nel 1863, per la cronaca, dopo aver finanziato l’elezione di numerosi senatori, i banchieri degli Stati Uniti d'America, in obbedienza al diktat Rothschild, esercitarono con successo pressioni affinché il Congresso revocasse la legge sui Greenback.

 Definitivo crollo del castello di bugie marxista          

La conoscenza di questo documento esplosivo (sia pur tra i meno conosciuti della storia), occultato sia dagli storici che dai sociologi e filosofi (marxisti e liberisti) ha implicazioni enormi, andando a destabilizzare l'intero impianto del castello marxista.

                                  Esso confuta e ridicolizza la concezione marxista

                       per la quale è il lavoro che emancipa l’uomo e che, pertanto,

                    l’emancipazione dal lavoro, cioè la libertà assoluta dell’individuo,

                  sia nient’altro che una conseguenza dell’emancipazione del Lavoro,

                        cioè del soggetto collettivo di contraddizione al Capitale.

Come dimostrato questo postulato è intriso di falsità, poiché il lavoro è diventato uno strumento di dominio e schiavitù e (secondariamente) il Grande Capitale non fu mai veramete posto in antitesi al modello di proletarizzazione marxista, in quanto entrambi furono generati dal cartello bancario unito: tre piedi di un unico, maledetto, vizioso tavolo d'azzardo popolato da avidi bari.

 Falsità della teoria lavorista in chiave di "progresso"   

La teoria lavorista, in questo sistema, è quindi un grande inganno e non può essere la coerente espressione del progresso del movimento popolare del lavoro, auspicata dal social-comunismo; cioé non può essere il "verbo sacro" e invocato su più fronti (haimé anche su quello del modernismo cattolico eretico) utile all'affrancamento degli uomini dalla miseria e dalla schiavitù. Il socialismo, in tal modo, ha sempre negato i diritti e le libertà del soggetto, sacrificandolo allo strumento moneta e alla "volontà del partito", sull'altare della causa rivoluzionaria: causa di estenzione globale del potere dell'élite bancaria e dei suoi oscuri mentori e profeti, devoti alla religione oscura dell'anticristo e ai suoi blasfemi postulati. Il socialismo e il liberismo capitalistico – due facce della medesima medaglia – si sono serviti del popolo lavoratore per perseguire gli obiettivi egemonici dell'élite attraverso l'innalzamento dei modelli costituzionali al rango infallibile di Sacre Scritture.

 Vero scopo delle costituzioni massoniche                       

Ecco perché le costituzioni massoniche, invero, nascondendo e non riconoscendo la sovranità monetaria ai popoli, hanno di fatto negato ogni forma sostanziale di sovranità popolare. Ecco dunque svelato l'arcano lavorista dell'articolo 1 della Costituzione, che vede proprio nel lavoro-schiavitù (poiché orfano della sovranità monetaria) il fulcro dell'inganno estremo su cui si fonda la Repubblica democratica. Ne consegue l'assoluta inconsistenza di ogni teoria lavorista e l'assoluta urgenza dell'affermazione di un regime di sovranità monetaria che passi dalla piena proprietà (universale) dei beni in seno alle masse (postulato chestertoniano)  e non dalla proletarizzazione delle masse. Gli uomini devono tornare ad appropriarsi dei frutti e dei tesori del biblico Eden, mediante il riconoscimento della proprietà popolare dello strumento monetario (postulato auritiano). L'assenza di sovranità monetaria e l'esame storico-giuridico-filosofico sopra esposto, regalano un'immagine impietosa ma reale degli assunti lavoristici della nostra osannata e "amata" (quanto devastante) Costituzione.

                   « L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

                                       La sovranità appartiene al popolo,

                       che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »

                                                            Art. 1 Cost

                      "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro

                    e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

  Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta,

 un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".

                                                Art.4  Cost, comma 1 e 2

L'Italia non dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro (cioé sul precariato proletario con retrogusto schiavista) ma sulla felicità, dolcissima parola che fa rima con sovranità: spirituale, monetaria, territoriale e culturale, in primis. Non a caso oggi Spirito, Moneta, Territorio e Cultura, sono i principali teatri di scontro di una guerra di religione senza confini; i luoghi ideali dell'essere posti sotto assedio dall'invasore e nemico di Dio e degli uomini.

Sergio Basile (Copyright Qui Europa © 2018 )

infounicz.europa@gmail.com

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 Video correlato – B.A.R. e sovranità monetaria   

Intervista B.A.R. Sergio Basile e Nicola Arena – YouTube

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