Mercoledì, Settembre 11th/ 2013
– Qui Ungheria, di Edina Karossy, Budapest –
Giovedì, Aprile 26th / 2012
– di Franco De Domenico –
Europa / Italia / Rigore / Tasse / Stipendi / Bce / Draghi / Monti / Merkel / Crisi figlia del liberismo
Siamo tra i più tartassati d’Europa
Draghi scopre l'acqua calda dopo mesi : "ma il rigore,
da solo, porta alla recessione!"
Francoforte – Non era necessario che lo dicessero le statistiche dell’Ocse, ma ora è ufficiale: il lavoro italiano è tra i più tassati d’Europa. E ciò sia a parità di salario che a stipendio lordo: circa 25.000 euro annui (il valore medio nel Bel Paese) a fronte di 27.000 circa della media europea. Mentre invece, gli stipendi lordi, in media, sono praticamente identici, attestandosi a circa 36.000 euro. Quindi, in busta paga il governo del Bel Paese del professor Monti prende, per ogni cittadino, 11.000 euro all’anno. E ben 2.000 in più che nella media dell’Europa. L'Italia, inoltre, si colloca in fondo alla classifica Ocse sui salari, ovvero al 23° posto su 34 Paesi membri dell'organizzazione. Il salario netto medio di un single senza figli a carico – spiega l'Ocse – in Italia nel 2011 è stato di 25.160 dollari, all'attuale tasso di cambio, inferiore alla media Ocse (27.111 dollari). La cifra è inferiore anche a quella della Spagna (27.741), dell'Irlanda (31.810) e di quella degli altri grandi Paesi Ue, come Francia (29.798 dollari), Germania (33.019) e Gran Bretagna (38.952). Il salario lordo è stato invece di 36.361 dollari, lievemente inferiore alla media Ocsse.
E Mario Draghi scoprì l'acqua calda!
Il “rigore”, parola d’ordine di Monti e del suo governo, ha proprio questo prezzo. Allora accade che qualcuno nei piani alti dell'Eurotower si accorga della situazione e si spenda in accorati moniti (per la verità troppo tardivi e poco credibili) contro il rigore fine a se stesso, che non assicurerebbe (a detta del patron Mario Draghi) più la crescita. Anzi porterebbe l'intero sistema Paese ad impantanarsi sempre di più nella crisi. E' proprio il caso di dirlo: "e Draghi scoprì l'acqua calda!". Dopo il patto di bilancio per l'uomo forte della Bce servirebbe un ''patto per la crescita'': risanare solo aumentando le tasse creerebbe infatti recessione. Ma la domanda a questo punto sorge spontanea! dov'era Draghi quando già a gennaio due premi Nobel del calibro di Stiglitz e Grugman ripetevano alla nausea tali teoremi? Francamente questo tempismo pachidermico fa impallidire anche i più convinti euroscettici.
La menzogna sulla "bontà" ed "insufficienza" del "Fiscal Compact"
Intanto dall'altro lato dell'oceano il presidente della Fed, Ben Bernanke, nelle scorse ore ha ammonito la tecnocrazia del Vecchio Continente sul fatto che i passi avanti dell'Europa (per risolvere la crisi del debito) non basterebbero: "l'Europa – dice – deve fare di piu' per adempiere agli impegni presi.. e il patto di stabilità deve essere completato da un patto per la crescita". Bernanke ha aggiunto persino che sarebbe utile tornare indietro e dare priorità a educazione, ricerca, grandi infrastrutture: tutte cose che sembrano, oggi, davvero dimenticate in uno scenario da palude stigia. Ma a parte ciò, nessuno dagli Usa (ad eccezione del Nobel Krugman) negherebbe l'opportunità di un patto di stabilità e di un fiscal compact che – come si insegna nelle università di economia di tutto il mondo – non può non portare l'economia del Bel Paese in recessione: è un processo fisilogico e naturale, connesso alla privazione ed annullamento di quella funzione di moltiplicatore sociale che da secoli lo stato ha svolto, attraverso lo strumento dell'investimento a debito: ora posto "per statuto" fuori legge. D'ora innanzi il professore tecnocrate ha deciso di affidare questa delicata funzione solo ai suoi amici del libero mercato. Che Dio ce la mandi buona! Solo un miracolo può invertire a questo punto la pericolosa china verso la quale il bocconiano Monti sta facendo rotolare l'italica patria in un Armagheddon senza precedenti, deciso ed implementato dei riservati
Il rafforzamento dell'asse Roma-Berlino
Ma la risposta del governo italiano alle parole di Draghi è stata quella di indire un nuovo colloquio Monti–Merkel: un rafforzamento dell’asse “Roma–Berlino” che dovrebbe contrastare le temute novità di Hollande. La Bce stessa, dunque, ci tira le orecchie, nella persona del governatore Draghi, ma la politica rimane la stessa, e i lavoratori italiani sembra proprio che debbano soffrirne le conseguenze ancora per lungo tempo. Ma, tuttavia, l'aria in Europa, come in Italia, a giudicare dagli umori delle piazze popolate da giovani e dalle "piazze virtuali" delo stesso web (meno dai tg ufficiali di bandiera: sempre ingessati e chiusi in vani stereotipi concettuali e propagandistici) come dalla nascita a macchia d'olio di movimenti spontanei "anti-rigoristi", pare stia cambiando davvero!
Franco De Domenico (Copyright © 2012 Qui Europa)
Regards for helping out, great information. “Our individual lives cannot, generally, be works of art unless the social order is also.” by Charles Horton Cooley.