Serbia – partita aperta sul voto
Domenica, Maggio 6th/ 2012
– di Sergio Basile –
Serbia / Crisi Ue / Elezioni / Incertezza / Vento di cambiamento / Francia / Grecia / Atene / Parigi / Belgrado / Angela Merkel / Nicolà Sarkozy / Euroscettici / democrazia / Rivoluzione democratica / Risposta democratica
Serbia al voto – In Europa venti di cambiamento
Domenica di voto a Belgrado, mentre Atene e Parigi
lanciano un chiaro messaggio all'europa dei tecnocrati
Merkel e Monti sempre più soli in Europa
Belgrado – Stamane in tutta la Serbia – che recentemente ha ottenuto lo status di paese candidato all'ingresso nell'Ue, malgrado lo scarso entusiasmo dimostrato nel referendum indetto sull'apertura a Bruxelles – si sono aperti i seggi per le attese presidenziali, che vedono fronteggiarsi tra una selva di ben 12 partiti e partitini, sostanzialmente due grandi schieramenti: quello euro-entusiasta retto dal presidente in carica, Boris Tadic (Partito democratico -Ds) ; e l'altro orientato su posizioni più attendiste, o addirittura euroscettiche, guidato da Tomislav Nikoliclo, leader del Partito del progresso serbo (Sns). Ma la bagarre elettorale si gioca sul rinnovamento dell'intera classe politica dirigente del Paese. Lo scontro, infatti – mentre l'Europa tecnocratica è alle prese con una grave crisi identitaria e di credibilità – è aperto anche sul fronte delle legislative e su quello delle municipali. In questo clima di estrema preoccupazione per le sorti del Vecchio Continente – sempre più in balia dei capricci e delle gravissime ingerenze della finanza sulla politica – i punti critici affrontati nell'accesa campagna relettorale sono stati quelli economici e sociali: sullo sfondo di una crisi occupazionale storica per il paese, che colpisce oggi il 24% della popolazione attiva.
La posta in ballo
Cifra notevole ma quasi accettabile, rispetto allo sfacelo greco. In ballo vi sono i passi avanti afferenti alle prospettive serbe di integrazione, che poi sono – più che altro – quelle del suo presidente Tadic. Prospettive oggi non più così rosee. Almeno non dopo gli ultimi declassamenti e disastri intervenuti nella stessa Grecia, ma anche in paesi quali Spagna, Italia, Olanda e nella stessa Francia, ed in virtù del sorgere spontaneo e del proliferare, a macchia d'olio, di nuovi movimenti popolari di protesta, anti-euro ed anti rigoristi. Fenomeni che ormai interessano anche la stessa Germania, sotto l'egida di una Merkel infastidita dalla discreta popolarità riscossa da un nuovo movimento di "protresta anti-tecnocratica" noto come "pirati".
Venti di cambiamento
Gli ultimi sondaggi darebbero Tadic leggermente in vantaggio, ma a detta di tutti decisivo sarà il ballottaggio che avrebbe luogo – se tale tendenza dovesse essere confermata – il prossimo 20 maggio. In tal caso la ricerca di alleati sarebbe più difficoltosa per Nikolic. Tale dato non scoraggerebbe, tuttavia, l'Sns che negli ultimi giorni di campagna ha cavalcato con successo la crescente insoddisfazione popolare generata dalla crisi, figlia di un liberismo che sembra essere imploso su se stesso, e di un modello capitalistico tecniamete fallito, e chiamato ad una dura e cruda resa dei conti con la storia. intanto ad Atene crollano inesorabilmente i partiti pro-euro vicini al governo tecnico di Lucas Papademos, mentre da Parigi, si applaude alla vittoria di Francoise Hollande, che ha fatto della politica revisionista sul fiscal-compact, il suo cavallo di battaglia, pur riconoscendosi quale europeista convinto, seguace di Mitterand e Delors. Un Hollande festeggiato da un enorme folla tricolore al grido irridente "Sarkozy c'est finì". Eloquente segno dei tempi ed indice che gli Europei vogliono un'altra Europa più umana e democratica, stanchi di diktat e assurde ingerenze liberticide. Lo spettro del 2005, dall'alto della Tour Eiffel, potrebbe tornare a minacciare i profeti di un'integrazione rigida ed antidemocratica. Una cosa è sicura: da domani Angela Merkel e Mario Monti, saranno un pò più soli nell'Europa del rigore.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)