Italia – Patto di stabilità: il governo battuto in bicamerale
Mercoledì, Maggio 30th / 2012
– di Silvia Laporta –
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Patto di stabilità: il governo battuto
in bicamerale
La risposta (recessiva) degli euro-tecnocrati
passa per il "Patto di Stabilità": servizi
minimi-essenziali? No! Troppo lusso!
Parlamento - Patto di stabilità bocciato in Bicamerale
Roma – Il Patto di stabilità interno per i Comuni, sta diventando una vera e propria spada di Damocle, sulle spalle dell’economia e dei servizi offerti ai cittadini, di province e comuni italiani. L’inasprimento del patto di stabilità interno frena pesantemente gli investimenti su scuole, viabilità ed ambiente; ma soprattutto sugli investimenti per fornire incentivi all’economia del territorio prevedendo tagli a tutti i settori produttivi della comunità. effetto disastroso e dirompente se unito – tra l'altro – all'incomprensibile austerity che si traduce in un taglio netto del deficit spending, con una insana spending review legata al recessivo fiscal compact. Tradotto in soldoni: zero servizi, e zero crescita, a dispetto di tasse e assistenzialismo a banche dal braccino corto.
Da Napoli, il monito di De Magistris
Tra i contenuti più “allucinanti” di questo Patto di stabilità interno, quello di imporre ai comuni che hanno soldi in cassa, di non spenderli per poter garantire un "pareggio di bilancio" – caro alla coppia Merkel-Monti – o quello riguardante la gestione dell'Imu, perfettamente spiegato dalle parole di De Magistris: «il meccanismo per cui i Comuni introducono nuove tasse il cui 50% va poi allo Stato, è inaccettabile, visto che il governo non è in grado di rivedere questa posizione, almeno faccia una modifica in modo tale che risorse, tasse e imposte che i cittadini danno per i servizi rimangano ai comuni, cioè ai cittadini stessi». Queste le parole del Sindaco di Napoli, uno dei tanti comuni arrabbiati e messi in ginocchio dai tagli di bilancio statali, che chiedono una revisione del patto di stabilità interno in modo da tenere conto di tutte l’emergenze di questo momento, sia quella dei conti dello Stato a livello nazionale, ma anche quella del mantenimento in vita e possibilmente della crescita dell’economia del territorio.
Piccoli segni di rinsavimento
Nella Bicamerale chiesto l'allentamento del Patto di Stabilità
Allentare la pressione fiscale dalle tasche ormai svenate dei cittadini? Il governo è andato sotto. La caduta è avvenuta in commissione Bicamerale, su un emendamento presentato dal Partito democratico e passato con i voti a favore di Italia dei valori e Lega, che chiede l'allentamento del patto di stabilità interno sul 2010 per i Comuni. La proposta di modifica al documento sullo stato di attuazione del federalismo fiscale, che a breve deve andare in Aula, ha ricevuto il parere contrario del sottosegretario all'Economia Vieri Ceriani, ma il Pd, tranne il capogruppo in commissione Walter Vitali, ha votato contro il parere dell'esecutivo e l'emendamento è passato. La modifica, riguardante le sanzioni per i comuni che nel 2010 hanno sforato il patto di stabilità e che ne chiedeva l’allentamento, è stata presentata dal presidente del Pd Rolando Nannicini.
A Bruxelles l'emminenza grigia al lavoro
Intanto da Bruxelles il ministro per gli Affari Europei, Enzo Moavero – altrimenti detto l'emminenza grigia – nelle scorse ore ha annunciato qualche progresso nella trattativa in sede europea per dare più strumenti finanziari alla crescita economica. Anche se lasciando intonso il deleterio "fiscal compact" non si comprende davvero come questo miracolo possa avvenire. E non ci risulta . fino a prova contraria – che né Moavero, né tantomeno Barroso, siano dotati di poteri particolari o siano in odore di santità. Anzi! Raccogliendo l’ “attenzione” di Francia e Gran Bretagna, il ministro ha spiegato che la questione della “regola aurea”( che in economia rappresenta, quel particolare tasso che massimizza il livello dei consumi di "stato stazionario" – come si evince nel celebre modello della crescita dell'economista Solow – ossia rende la propensione al risparmio tale che il consumo pro-capite è costante e massimo) non deve essere circoscritta a un periodo di tempo determinato, ma va inquadrata nell’ambito della flessibilità già prevista dalle norme europee sui conti pubblici quali il Patto di stabilità, il six pack e il Fiscal Compact e questo senza pregiudicare lo sforzo di riduzione del debito cui siamo tenuti. Anche se Moavero non spiega a che cavolo serva questo maledetto pareggio!
La via dell'Islanda
In Islanda hanno preso la via più corta, votando un referendum che ha sempèlicemente bandito il debito, riconoscendolo non onorabile, perchè iniquo e generato fittiziamente grazie allo spread e ad un euro-disastro: cosa da proporre in linea generale anche in paesi come Grecia, Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo. Affermazioni, dunque, che sfiorano l’assurdo!
Il paradosso dei tecnocrati? Addio ai "servizi minimi" statali!
Ciò accade, evidentemente, mentre i comuni e gli enti provinciali (che hanno ad esempio permesso in molte regioni d'Italia l'esplosizone degli addizionali sui premi assicurativi: vedi ad esempio ciò che è accaduto in Calabria, nelle province di Catanzaro e Vibo Valentia) non hanno – malgrado l'inasprimento fiscale a livello locale – i soldi per garantire i servizi minimi ai cittadini: dalla costruzione di una scuola, al risanamento di una strada; e mille famiglie non riescono ad arrivare a fine mese è paradossale come ancora si possa usare, più che eufemisticamente, il termine “flessibilità” per descrivere gli ulteriori sacrifici che lo Stato non smette di imporci, in questa neo forma di nazismo, chiamato "Nazismo Bianco".
Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)