Mercoledì, 8 aprile / 2015
– di Sergio Basile e Rocco Carbone – "Sete di Giustizia" –
Sabato, Giugno 9th / 2012
– di Silvia Laporta –
Unione europea / Italia / Lussemburgo / Roma / Corte europea / Corte di Cassazione / Abuso del diritto / Governo Monti / Disegno di loegge delega / Riforma fiscale / Art. 6 / contraddizione con la giurisprudenza della cassazione / Evasione / Multinazionali / grandi aziende / Legge di comodo
Evasione fiscale: le grandi contraddizioni
dell’Unione europea
Il curioso contrasto all'abuso di diritto nell'Ue
Roma, Lussemburgo – Una situazione di evasione fiscale preoccupante, da definire patologica in Italia, ma non solo. La Corte di Cassazione, negli ultimi anni, ha elaborato la figura “dell’abuso del diritto”, quale strumento di contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva , soprattutto a opera delle grandi imprese. Ciò implica che, un’operazione può essere disconosciuta dal fisco quando non siano riconosciute serie e determinanti ragioni economiche diverse dal risparmio d’imposta. La lotta contro l’evasione fiscale e l’individuazione di strumenti idonei per bloccare questa “piaga” sono oggi, come noto, delle prerogative degli organi comunitari. In questa prospettiva si pone il disegno di legge-delega dell’attuale governo sulla riforma fiscale. L’articolo 6, in particolare, contiene delle disposizioni che vanno in contraddizione con i principi affermati dalla giurisprudenza.
Contraddizioni della Corte europea
Le contraddizioni della Corte di Lussemburgo sono evidenti: da un lato, questa chiede all’Italia di combattere l’evasione fiscale, dall’altro, all’occorrenza, accantona le proprie prerogative legittimando e favorendo implicitamente condoni per le tasse di competenza interna. Ciò traspare da diversi avvenimenti. Il 29 marzo 2012, ad esempio: nella causa tra l'Agenzia delle Entrate e la società 3M Italia, alla quale veniva richiesto il pagamento di svariate decine di milioni di euro. Ma anche nel 2010, quando la causa era pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, veniva emanato il decreto-legge n. 40, il cui art. 3 consentiva la chiusura di moltissime liti col fisco mediante il pagamento di una somma pari al 5% del totale preteso dall'amministrazione finanziaria. La Cassazione – nel suddetto ultimo episodio – si era rivolta alla Corte di Lussemburgo per chiedere se una rinuncia quasi totale all'imposizione fiscale potesse essere compatibile coi principi enunciati nell'ordinamento comunitario.
Il contrasto all'abuso di diritto negli stati Ue
La Corte di Giustizia rispose però che per le imposte nelle quali la competenza è attribuita agli Stati membri (e cioè, le imposte dirette, a differenza dell'Iva: che come noto è indiretta e sui consumi) non esiste alcuna norma o principio dell'ordinamento comunitario i quali impongano agli Stati membri di adottare misure di contrasto all'abuso del diritto in materia fiscale. Questo, in parole povere, vuol dire che gli Stati membri dell'Unione, sono liberi anche di non combattere l’evasione fiscale. L’applicazione di questo “condono”, in pratica, porterà a perdite considerevoli nelle entrate fiscali. Perdite cospicue soprattutto se collegate a fatturati miliardari e milionari di grosse aziende e multinazionali, ovviamente. Insomma una lotta all’evasione fiscale di “comodo”. Magari da far pagare soltanto agli imprenditori onesti, esonerando ovviamente quelli che davvero se lo meriterebbero.
Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)
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