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Una madre è costretta a reinventarsi quando la vita della sua famiglia viene distrutta da un atto di violenza arbitraria durante la stretta di una dittatura militare in Brasile, 1971.. Scelto dall’Accademia brasiliana del cinema per competere per il miglior film internazionale agli Oscar del 2025.. Mio marito è in pericolo!Martha: Tutti sono in pericolo, Eunice.. Apparso in Mais Você: Episodio del 3 dicembre 2024 (2024). A Festa do Santo ReisScritto da Léo Maia (nel ruolo di Marcio Leonardo)Interpretato da Tim Maia.
La più grande forza di Ainda Estou Aqui risiede nell’uso della memoria non come ricordo passivo del passato, ma come atto di resistenza per preservare la dignità e l’identità di coloro che sono stati brutalmente ridotti al silenzio. Walter Salles, rivelando i volti, i nomi e l’umanità di coloro le cui vite sono state interrotte dalla dittatura, trasforma la memoria in un manifesto per la giustizia. Dà vita a un padre amorevole, un uomo che presto diventa l’epicentro di un dolore che si insinua in ogni angolo della casa. Quella che un tempo era una casa luminosa, piena di risate e giornate ordinarie, ora è avvolta da tende tirate, con la presenza costante di estranei e gli occhi vigili di ufficiali militari. Walter Salles trasforma l’assenza di Rubens Paiva in un personaggio invisibile, mentre la famiglia inizia a vivere una routine soffocata dalla paura esterna.
Ed è Fernanda Torres che dà corpo e anima a questa storia; incarna la resistenza viva, qualcosa che la dittatura non potrebbe mai togliere: la feroce spinta di una donna a ricostruire ciò che è stato distrutto, a mantenere viva la fiamma di una storia che le appartiene. Eunice Paiva, di fronte alla perdita del marito, alla violenza invisibile del silenzio, alla cancellazione sistematica di una vita, trova forza nelle rovine. Fernanda la ritrae come una donna che, nella sua lotta silenziosa, si rifiuta di lasciare che l’orrore prevalga sulla memoria, di lasciare che il vuoto trionfi sull’amore. Eunice Paiva è un personaggio che, allo stesso tempo, commuove e inquieta, perché come spettatori, restiamo all’erta, aspettandoci sfoghi drammatici, pianti incontrollati, grandi gesti che il melodramma ci ha abituati a vedere – ma il dolore di Eunice non si manifesta in questo modo. È lì, profondamente sepolto, inciso nella sua anima, sostenuto da una forza silenziosa che non lo lascia traboccare, per amore dei suoi figli.
La scena in cui Fernanda mangia il gelato con le figlie, cercando di proiettare una felicità che non esiste più, è magnifica. Verso la fine del film, quando ero già distrutto, l’epilogo ci consegna Fernanda Montenegro. Bastava il primo movimento dei suoi occhi e mi sentivo distrutto. Ciò che Montenegro trasmette in quel momento, senza una parola, è magistrale. Porta sullo schermo la forza di una donna che si rifiuta di lasciar dissipare il passato, che conserva foto, ritagli, date e appunti non solo per sé, ma per garantire che la memoria sopravviva a qualsiasi tentativo di cancellazione, persino all’erosione del suo stesso Alzheimer.
L’assenza di una colonna sonora drammatica è una scelta audace ed efficace, che si affida al dramma già presente, che pulsa nelle pause, negli sguardi e nei respiri. Il sound design è scandito da aerei, spari e dal lontano rombo dei veicoli militari, alludendo all’orrore costante e al controllo invisibile imposto dalla dittatura. Il montaggio è preciso, rispetta il ritmo del dolore senza fretta, e la sceneggiatura, sensibile e potente, consente agli attori di brillare, lasciando che dolore e amore risuonino attraverso dialoghi di precisa intensità.
Mercoledì, Giugno 6th / 2012
– di Silvia Laporta –
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