Venerdì, Settembre 20th/ 2013
– Redazione Qui Europa –
Mercoledì, Luglio 3rd/2013
– di C.Alessandro Mauceri –
Api, “collasso delle arnie”, Renè Bayon, Greenpeace, «Api in declino», American Bird Conservancy, Federica Ferrario, Agricoltura sostenibile, Environmental Protection Agency, imidacloprid, clothianidin, thiamethoxam, acetamiprid, Jennifer Sass, Natural Resources Defense Council, neonicotinoidi, Bayer, Syngenta, Commissione Europea, fioroni, clorpirifos, BASF, cipermetrina, deltametrina, “Operation Pollinator”, Jon Parr, Syngenta Crop Protection, FAI – Federazione Apicoltori Italiani, AIAB, Associazione italiana agricoltura biologica, Alessandro Triantafyllidis, Bee-Doc, Robin Moritz
Bruxelles, Noi, i Pesticidi e l'Apocalisse Api
La produzione del 35% dei nostri alimenti dipende dalle Api.
Ma qualcuno non le ama e non ama il Creato e le Creature
Ecco perchè! Un altro motivo per uscire dall'Ue
di C.Alessandro Mauceri
I Pesticidi e il Collasso delle Arnie
Bruxelles, Roma – La produzione del 35% dei nostri alimenti dipende, direttamente o indirettamente, dal processo di impollinazione delle api. Già questo dato dovrebbe essere sufficiente a comprendere quale importanza hanno le api per la nostra vita. E, ovviamente, quali sarebbero gli immani danni (non solo economici) legati alla loro estinzione. Tra il 2006 e il 2007 negli Stati Uniti sono scomparse il 25% delle api e la situazione non è migliore in Europa. Entomologi e apicoltori l’hanno chiamato il “collasso delle arnie”. “In regioni come l’Alsazia, l’Isère e in quella lionese si sono perse più del 50% delle colonie”, ha affermato l’apicoltore francese Renè Bayon. Per questo motivo, qualche tempo fa, Greenpeace ha lanciato l’allarme con la campagna "Api in declino". In un primo tempo, molti hanno pensato ad una esagerazione o a una forma di “estremismo ambientalista”. Non è così. Da uno studio dell’American Bird Conservancy è emerso che l’uso dei pesticidi ha conseguenze devastanti sull’intera catena alimentare. "Le evidenze scientifiche sulle conseguenze dei pesticidi più dannosi per le api sono chiare", ha affermato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace. La "persistenza, solubilità, tossicità e mobilità dei pesticidi costituiscono una minaccia unica, in particolare per gli ecosistemi acquatici, dove il deflusso agricolo può causare danni permanenti alle popolazioni acquatiche di invertebrati e di tutti gli organismi che dipendono da loro per il cibo".
Lo Scandalo dell'EPA e il termometro dell'ecosistema planetario
Ma i ricercatori sono andati oltre. Il rapporto sostiene che l'Environmental Protection Agency americana (Epa) avrebbe volutamente ignorato le prove di tossicità di alcuni pesticidi, soprattutto imidacloprid, clothianidin, thiamethoxam e acetamiprid, per gli uccelli e per i piccoli mammiferi. Ancora più allarmanti sarebbero stati gli effetti sugli scarichi agricoli con contaminazione degli ambienti acquatici, specie se, come spesso accade, circondate da terreni coltivati. L’importanza delle api, quindi, deriva dal loro essere una sorta di cartina di tornasole dello stato dell’ambiente. "Se le api sono in una situazione di crisi, di fatto lo è anche l'agricoltura", ha detto Jennifer Sass, del Natural Resources Defense Council.
Neonicotinoidi – Effetti devastanti sull'uomo
Il problema degli effetti sulla catena alimentare (e quindi anche sulla salute umana) derivante dall’uso di certi prodotti come i neonicotinoidi, principali responsabili di tale avvelenamento, quindi è noto da tempo. Ma perché sino ad ora non si è fatto nulla? Il rapporto di Greenpeace ha evidenziato la responsabilità di alcuni pesticidi, come i neonicotinoidi, venduti da grandi multinazionali come Bayer e Syngenta. L’elenco comprende, oltre ai tre neonicotinoidi messi al bando lo scorso Aprile dalla Commissione Europea, anche il fipronil e il clorpirifos di BASF, cipermetrina e deltametrina, prodotti da diverse aziende. Questi prodotti, a causa del loro effetto tossico sulle api e sull’ecosistema, dovrebbero essere banditi. E subito.
"Operation Pollinator" e il "non senso" di Syngenta
In Europa, Syngenta, società ai vertici del mercato mondiale delle sementi ad alto valore aggiunto e degli agrofarmaci, il 15 luglio del 2009, ha finanziato un progetto quinquennale per la realizzazione di habitat adeguati per lo sviluppo di coltivazioni che potessero favorire il nutrimento degli insetti impollinatori (tra cui le api). Il progetto “Operation Pollinator” aveva come obiettivo quello di aumentare il numero degli insetti impollinatori autoctoni in sette Paesi europei: Italia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Portogallo e Ungheria. “Il numero di insetti impollinatori è diminuito drasticamente in Europa negli ultimi anni”, ha affermato Jon Parr, responsabile per l’Europa di Syngenta Crop Protection. Dimenticando però di aggiungere che probabilmente queste aree stavano diminuendo a causa dell’utilizzo smodato degli insetticidi, molti dei quali prodotti e venduti da Syngenta. Quindi agli agricoltori sono state fornite miscele di sementi da utilizzare insieme a innovative metodologie di impiego degli agrofarmaci e consigli agronomici destinati ad avvantaggiare gli impollinatori. (fonte FAI – Federazione Apicoltori Italiani). Come mai uno dei più grandi produttori mondiali di insetticidi si era preso la briga di finanziare lautamente (con un milione di euro) ricercatori e studiosi di sette Paesi per ripopolare l’Europa con insetti impollinatori? Forse Syngenta conosceva già le conseguenze che i prodotti venduti in tutta Europa avrebbero avuto e ha cercato di evitare che scoppiasse lo scandalo, riducendo le conseguenze sull’ambiente, oppure, in una prima fase, aveva deciso di aumentare il numero di tali organismi per poter successivamente vendere maggiori quantità dei propri prodotti. Probabilmente non lo sapremo mai. Di certo il suo comportamento appare quantomeno strano. Che senso ha vendere pesticidi per eliminare gli insetti impollinatori e, al tempo stesso, vendere altri prodotti per aumentare la popolazione di insetti impollinatori?
Messa al bando dei pesticidi – l'Italia ha votato contro. Perchè?
Come conseguenza degli studi sugli effetti di questi pesticidi, la Commissione Europea, alcune settimane fa, ha deciso di mettere al bando tre dei prodotti più usati. Non per sempre, però: solo per due anni. La decisione, però, non è stata approvata all’unanimità. L’Italia ha votato contro. Eppure il nostro Paese, nel precedente Comitato di esperti europei, aveva votato a favore della proposta della Commissione e l’utilizzo nel nostro Paese di tre neonicotinoidi oggetto delle proposta europea era già stato temporaneamente sospeso per il trattamento delle sementi. Pare che il no dell’Italia sia stato dovuto all’introduzione, da parte di Bruxelles, del divieto di effettuare “trattamenti foliari”. In verità, forse, la decisione del Governo potrebbe derivare dal fatto che, sebbene vietate sulle sementi, le stesse sostanze nel nostro Paese sono diffuse nell’ambiente anche in modi diversi (sotto forma di spray per i trattamenti fogliari, e granulare per la geodisinfestazione) e per scopi diversi.
Bruxelles Prolunga l'attentato – L'Italia si schiera con le Lobby
Resta il fatto che, come al solito, Europa e Italia non hanno perso occasione per dare adito a discussioni. Da un lato, la Commissione Europea, nonostante la gravità della situazione, ha rinviato l’entrata in vigore del divieto al 1 dicembre 2013, cioè sei mesi più tardi di quanto previsto inizialmente. Quanto basta per effettuare per quest’anno tutti i raccolti di prodotti agricoli infestati dagli insetticidi e mandarli sulle tavole dei cittadini. Eppure l’AIAB, l’associazione italiana agricoltura biologica, aveva detto ”Se sono nocivi vanno banditi. Niente tentennamenti, tanto in Italia quanto in l’Europa”. E il suo presidente Alessandro Triantafyllidis aveva spiegato: "Apprezziamo l’iniziativa della Commissione, ma la situazione richiede una nettezza che non ammette continue proroghe. Si proceda con una decisione chiara che metta definitivamente al bando sostanze pericolose tanto per le api che per l’intero ecosistema. Riteniamo, inoltre, che una tale decisione – ha concluso il presidente dell’AIAB – rappresenti un primo banco di prova per il governo appena insediatosi che può decidere se schierarsi con le lobby della chimica o con le esigenze di salute dei cittadini, delle api e dell’ambiente”. Dall’altro, il comportamento del nostro governo sembra sia servito, una volta per tutte, per mettere in chiaro da che parte sta l’Italia e chi la comanda.
Questi non cambiano testa – Preferiscono "mutare le api"
Il tutto, forse per dare il tempo ai ricercatori di trovare un modo di rendere le api resistenti ai pesticidi. Il Bee-Doc è un progetto di ricerca dell’Unione Europea, condotto in sinergia da undici università di nove Paesi che, come ha affermato il professor Robin Moritz coordinatore della ricerca, “poggia su tre basi: 1) la prima punta all’individuazione delle malattie e allo sviluppo di nuovi metodi diagnostici; 2) un’altra cura la prevenzione, con lo sviluppo di strategie adeguate; 3) la terza ricerca nuovi trattamenti che non siano le tediose terapie chimiche in uso sugli insetti finora”. In altre parole: se le api muoiono per l’uso dei certi pesticidi, invece di bandirli, come sarebbe ovvio, economico e semplice fare, si modificano i geni delle api i modo che siano più resistenti a questi prodotti. E, quindi, dato che non uccidono più le api, sarà possibile continuare ad utilizzarli anche se l’uso prolungato avrà gravi conseguenze sulla salute dei consumatori. Come dire salviamo le api, così avremo dimostrato che l’ambiente è a posto. E se la gente comincerà a morire potremo sempre dire che non è stata colpa nostra.
C.Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa)
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