Venerdì, 20 luglio / 2018
– di Roberto Pecchioli –
Giovedì, Luglio 12th/ 2012
– di Vincenzo Folino –
Ecofin / Bruxelles / Crisi economica / Monti / Merkel / Pil / Spagna / Juncker / Unione europea / El Pais / Project bond / Finanza / Banche / Raccomandazioni / Austerity / Rajoy / Ue alla resa dei conti / Debitocrazia / Delirio Project Bond
Bruxelles – Al via la fase pilota dei project
bond. Partono anche gli “pseudo-aiuti”
per la Spagna
Quadretto Project Bond: efficacia ipotetica, garanzie
aleatorie, nuovi debiti e stati de-sovranizzati
e posti sotto lo scacco della speculazione
Project Bond – Uno schiaffo agli stati
Bruxelles – Al termine della ennesima riunione di Ecofin (il Consiglio Economia e Finanza, a cui partecipano, come noto, i ministri dell'economia e delle finanze degli stati membri), e nel più ampio quadro di una serie di incontri che da tempo si susseguono incessantemente, e che hanno coinvolto non solo i paesi dell'Eurozona, ma tutti gli Stati membri dell'Ue, sono state adottate diverse decisioni. Innanzitutto si è avuta, e aggiungiamo purtroppo, la conferma dello scudo anti-spread ("presa in giro" che in teoria dovrebbe salvarci dalle speculazioni e dalla crisi, ma che come visto ieri, non è così) tema tanto caro a Mario Monti (ma anche ai giornali "di Monti", che in seguito all'incontro romano con la Merkel lo hanno celebrato quasi come fosse il salvatore della patria). Come ha ribadito il professore della Bocconi, dovremo essere un paese "virtuoso" (in realtà dovrebbe esserlo lui e la sua casta politica di sostenitori) in regola cioè con gli impegni assunti a Bruxelles per il risanamento dei bilanci. A questo punto, quello che il grande Totò diceva all'onorevole Trombetta, noi lo urliamo a Monti "ma mi faccia il piacere!".
Project Bond: al via la fase pilota
In sede Ecofin si è assistito anche all'approvazione della fase pilota dei project bond. Ricordiamo che i project bond sono emissioni obbligazionarie, finalizzate alla realizzazione di un progetto, e che il loro rimborso dipende dai flussi finanziari che il progetto è in grado di assicurare. Insomma, dobbiamo fare i conti con uno strumento che viene "giustificato" facendo riferimento alla sua capacità (per ora solo ipotizzata) di coinvolgere capitali privati nel finanziamento di opere infrastrutturali, soprattutto in una fase storica in cui le tradizionali fonti di finanziamento (i bilanci statali e il credito bancario) non sono in grado, si dice, di assicurare le risorse necessarie.
Project Bond: Un golp finanziario al cuore dello stato
Ma la cosa più paradossale e che si è fatto di tutto per depauperare gli stati delle loro tradizionali prerogative d'investimento economico con il pretesto di un debito creato dalle stesse persone che ora ci propinano i project bond.
Project Bond: garanzie aleatorie
In tutto ciò, l'intervento della Commissione europea di Barroso e della Bei (Banca europea degli investimenti), che hanno messo a punto un modello di intervento congiunto basato non su un'unica garanzia ma sul tranching: il prestito è suddiviso in più tranches con diversi gradi di rischio e la Bei – finanziata sempre con soldi pubblici – si dovrebbe far carico della parte più rischiosa. Tale modello dovrebbe consentire (sempre ipoteticamente) un forte effetto moltiplicatore. Al di là delle critiche dei cosiddetti complottisti (che chiameremo con il nome più appropriato di "realisti") si possono facilmente rintracciare una serie di limiti riguardo il suddetto progetto.
Project Bond: efficacia ipotetica e Stati in Scacco
Incominciamo dal dire che, se l'obiettivo è attivare meccanismi rapidi (per avviare la crescita dell'economia), i project bond non sono lo strumento migliore: infatti sono collegati ad opere pubbliche (gestite e decise dalla trecnocrazia non eletta) che, per la loro realizzazione, richiedono molti anni; in secondo luogo occorre considerare che l'eventuale declassamento della Bei da parte delle ormai "famigerate" agenzie di rating, potrebbe vanificare in parte il presunto vantaggio di questo schema di condivisione del rischio. Senza accennare alla questione spinosissima ed iniqua di "debiti","prestiti" e "tassi d'interesse": una spirale debitocratica senza limiti. Inoltre c'è il serissimo rischio che qualora gli stati – vista questa assurda "forma di crisi" – non rieswcano ad onorare gli impegni a suon di euro, i sottoscrittori (sarebbe meglio dire "speculatori", con il MES in testa) terrano sotto pressione e ricatto gli stati ed i loro cittadini. In effetti è come se i creditori divenissero i reali padroni degli stati. Assurdo! Ma passiamo, ora, al provvedimento concreto. Secondo quanto comunicato dal Consiglio Europeo, il piano si estenderà per il 2012-2013 e avrà come scopo la mobilizzazione di 4,5 miliardi di euro destinati al settore privato per l'implementazione di progetti infrastrutturali.
Project Bond: emissione
I bond saranno emessi dall'Unione Europea per sponsorizzare i progetti, proprio come fanno le società private con i project bond ordinari. Approssimativamente, 200 milioni di euro saranno destinati ai progetti legati ai trasporti, 10 milioni per scopi energetici e 20 milioni per le telecomunicazioni. Sempre da quanto comunicato dal Consiglio europeo, in caso di buona riuscita del progetto pilota, la vera e propria fase operativa dovrebbe essere attuata tra il 2014 e il 2020. Inoltre, a conclusione dell'Ecofin, sono state rese note, per ciascuno dei Paesi membri, delle precise "raccomandazioni", volte al mantenimento degli impegni di stabilità.
Project Bond: il ricatto per gli Spagnoli
In particolare, per quanto riguarda la Spagna, alla quale è stato concesso un anno in più (quindi entro il 2014) per il raggiungimento dell'obiettivo di riduzione del deficit al 3% del Pil, sono richieste riforme nel settore pubblico, una migliore gestione e sorveglianza delle amministrazioni locali, la ristrutturazione del settore bancario ( settore contaminato e minato artificialmente – come visto nei giorni scorsi – dal Sistema di pagamenti interbancari denominato TARGET 2, adottato nel 2007 e favorevole alla Germania) riforma del lavoro (cioè creazione di nuova disoccupazione e precarietà) e miglioramento dell'accesso al credito delle piccole e medie imprese. Ma la notizia principale, come annunciato dal presidente dell' Eurogruppo, Jean Claude Juncker, è che gli "aiuti" per le banche spagnole (ma sarebbe meglio parlare di "presiti" o di "debiti") partono subito, con un primo intervento di 30 miliardi di euro che saranno erogati già a luglio, e che dovranno essere restituiti in 15 anni. Ma come scrive il quotidiano spagnolo "El Pais", le condizioni imposte a Madrid dalla Ue sono molto dure.
Spagna: Aiuti ad usura
Infatti gli "aiuti" alla Spagna saranno concessi a tassi di interesse intorno al 3%, senza contare sul fatto che – prosegue "El Pais"- in cambio "la Spagna cede la sovranità sul proprio sistema finanziario, perdendo anche la sovranità fiscale". E' quasi inevitabile lasciarsi andare a un semplice commento: tutto questo è stato pensato ed attuato per "fingere" di salvare le banche (anche se in realtà per "salvare le banche" – come visto – si poteva agire senza "spargimento di sangue" e di "euro" semplicemente rottamando il "Sistema TARGET 2") ed ioltre, a quale prezzo? Per rispondere a questa domanda bisogna rivolgersi al popolo spagnolo, ai cittadini e lavoratori di Spagna, che dovranno fare i conti (come noi italiani, noi pigiis! Noi Maiali!) con sempre più oppressive misure di austerity.
Spagna: Addio a ferie, tredicesima e Iva al 21%
Giusto per citarne qualcuna: il governo del premier spagnolo Mariano Rajoy ha previsto la soppressione della tredicesima per i dipendenti pubblici, oltre che l'aumento dell'Iva dal 18 al 21%; inoltre sono stati ridotti i permessi sindacali ai dipendenti pubblici, così come le ferie a cui avranno diritto (forse sono io che non riesco ad inquadrare la situazione, ma in questi provvedimenti mi sembra di rintracciare la violazione di diritti acquisiti nel corso di decenni e che ora, sotto la spinta di questo nuovo Sovra-Stato, possono essere spazzati via, oppure modellati, come carta pesta). Per quanto riguarda la Grecia, invece, l'unica "raccomandazione" è quella di attenersi alle misure firmate nel marzo di quest'anno, che sono la base su cui poggiano gli aiuti ricevuti dall'Ue. Inoltre, è stata posticipata la discussione riguardante la richiesta di Atene di avere più tempo, almeno due anni, per il risanamento. A proposito di Jean Claude Juncker, premier del Lussemburgo, oltre che presidente dell'Eurogruppo, dobbiamo segnalare che rimarrà alla guida dell'élitario club dell'euro ancora per sei mesi, fino all'inizio di gennaio 2013; compito che ha "barattato" con la nomina nel board della Bce, del governatore della Banca Centrale del Lussemburgo, Yves Mersch.
L'Ue alla Resa dei Conti
Ma in tutto ciò si ha sempre più la sensazione che l'immoralità dilaghi senza freno; la dignità umana sia stata buttata nel dimenticatoio della storia da una élite di arroganti liberisti e che l'Ue – tuttavia – sia giunta ad un bivio epocale: o inverte la rotta e torna a parlare di welfare e diritti (in un'Europa con 48 milioni di disoccupati) o sarà inevitabilmente travolta e cancellata dalla storia, sotto l'onda durto devastante dei popoli in fermento in tutte le piazze d'Europa.
Vincenzo Folino (Copyright © 2012 Qui Europa)
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