Campania: la regione italiana più colpita dalla crisi

Napoli - Manifestazione di Protesta contro il Governo Monti e la Casta Parlamentare che lo sostiene

Napoli - Disoccupati Occupano la centralissima Piazza Garibaldi

Le Proteste degli Studenti Universitari

Martedì,  Giugno19th / 2012

– di Mario Luongo –

Campania / recessione / Banca d’ Italia / Rapporto sull’ economia della Campania / Credit crunch / Calo del PIL / Disoccupazione / NEET / Emigrazione / Invecchiamento Sud / Rapporto Svimez 2011 / Classifica Ocse / Piccole e medie imprese / Giuseppe Boccuzzi  / Calabria / Governo Monti / Abbandono atenei  

Campania: la regione italiana più colpita

dalla crisi

L’analisi di Bankitalia getta luce sui  problemi

e i disagi della regione       

Gli studenti di Campania e Calabria abbandonano gli Atenei         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Napoli – La Campania assurge al ruolo di vittima eccellente di una crisi che sta  assumendo tinte sempre più fosche in tutta Italia col passare dei mesi. Di per sé già una regione strutturalmente debole e con molti problemi, e ciò malgrado distretti industriali di buon livello e sviluppati come quello di Salerno e la presenza di grandi colossi nazionali, come la società "Antonio Amato", solo per citare una delle aziende più rappresentative della regione: industria leader nel mondo nella produzione della pasta. Anche la regione, come tutto l Mezzogiorno – d'altronde – come noto, dal 2007 ha iniziato a soffrire i colpi dell’allora nascente stallo economico – oggi trasformatosi in recessione, grazie a colpe imputabili in maniera sensibile all'Ue   -innescando una serie di dinamiche che l’hanno portata oggi ad ottenere alcuni tristi primati.

  Il Rapporto sull'Economia Campana parla chiaro  

Il 14 Giugno è stato presentato a Napoli il Rapporto sull’economia della Campania da parte della Banca d’Italia: un documento che indica in maniera chiara e impietosa la situazione economica e sociale della regione, alla luce dei problemi causati dalla recessione, con tutti gli aspetti negativi (molti) e quelli positivi (davvero pochi).  Dal  2007 al 2011 infatti il PIL ha avuto un abbassamento dell’ 8,5%, ben più pesante di quello riguardante le regioni del centro-nord pari al 4,1%, ma la curiosità è che anche nel resto del meridione questa percentuale rimane a livelli più moderati con un calo del 5,2%. In questo modo la recessione ha comportato in Campania un buco, o meglio una voragine, di ben 6,8 miliardi di euro in termini di Pil e di 152 mila posti lavori in meno.

  Campania – La regione più esposta ai rischi della Crisi  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi è proprio la Campania la regione più colpita e di conseguenza più esposta a rischi; le conseguenze negative sui consumi delle famiglie e sull’ occupazione sono un riflesso di queste dinamiche innescate dalla fase di crisi attuale. Basti pensare che, anche in questo caso, i dati rendono brutalmente bene la situazione che i campani stanno vivendo rispetto al resto della penisola: se il tasso del numero di occupati nelle regioni centro settentrionali non ha ancora (di poco) raggiunto valori negativi restando sullo 0,3%, nel resto del Sud è sul -3,1% ed in Campania arriva a toccare addirittura una diminuzione del 8,8%. In una regione già tristemente nota per l’alto tasso di disoccupazione, la crisi non ha fatto altro che allargare questa vecchia ferita che la Campania porta da anni: tra il 2007, annus horribilis per l’economia italiana ed il 2010, la percentuale delle famiglie con al loro interno neanche un componente occupato è cresciuta fino ad arrivare al 30%. E così si arriva all’ amara parafrasi secondo la quale “il lavoro mobilita” l’uomo, con un ritorno dell’emigrazione dal Sud al Nord Italia, soprattutto da parte dei giovani, forse la fetta di popolazione più duramente colpita, che si trovano davanti un futuro incerto, un’economia instabile e sogni da accantonare in attesa "dell’anno che verrà”.

  Campania – Record nazionale di inattivi  

 In un paese come il nostro che in quanto a mode non è secondo a nessuno, non stiamo sfigurando neanche nella diffusione dell’ ultimo fenomeno di cui spesso parlano i sociologi: il NEET, curioso acronimo che in inglese non significa altro che “Not in Educatione, Employment or Training”, e identifica  quegli individui che allo stato attuale non hanno un impiego né altre attività simili (tirocini, stage), non ne sono alla ricerca e non ricevono un qualche tipo di istruzione. Insomma soggetti “inattivi” dal punto di vista economico. Il dato preoccupante riferito alla Campania è che il numero di NEET sfiora i 615 mila costituendo il 40% del totale italiano.

  Riforma del Lavoro Ue? Dalla padella alla brace!  

Così spesso l’ unica soluzione che sembra plausibile in un contesto così descritto sembra quella di “cercare fortuna al Nord”, un pò come i nostri nonni. Solo che siamo nel 2012. È come una teoria generazionale al contrario: se i nonni in questo benedetto “mondo del lavoro” ci sono entrati, molti dei genitori ci stanno uscendo (anche a calci), i giovani addirittura non riescono ad entrarci. E intanto l'Ue ci chiede di portare a termine l'iniqua e definitiva "Riforma del lavoro": una riforma che non giova ai cittadini e a noi giovani, ma solo agli interessi di una mera élite che oggi regge le fila dell'economia e della finanza del vecchio Continente.

  Tsunami Demografico al Mezzogiorno  

Secondo il rapporto Svimez 2011 (associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno) se si continua in questo modo c’è il rischio di uno “tsunami demografico”, con il Sud che vedrà  diminuito del 25% il numero di giovani nei prossimi 20 anni, a favore di un ringiovanimento delle zone del centro Nord.

  Campania e Calabria – L'emorragia degli Atenei  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro dato che in previsione futura non lascia presagire nulla di positivo viene dalla classifica Ocse-Pisa sugli studenti italiani, tra i quali i campani sono penultimi, seguiti dalla Calabria.

 Gioco al massacro – Imprese "uccise" dalla "Stretta del Credito" 

Condizione negativa anche per le imprese, specialmente quelle piccole e medie, sfiduciate da una situazione altalenante, di fasi di recessioni pesanti e riprese fiacche, ma soprattutto penalizzate dall’abbassamento dei prestiti delle banche a causa degli effetti del “credit crunch”, come spiega Giuseppe Boccuzzi, direttore della sede della Banca d’Italia a Napoli. “Per la prima volta”, aggiunge “il tasso dell’offerta di credito è diventato negativo” e questa effettivamente è una novità in quanto i prestiti che le imprese ricevevano dalle banche erano, fino in autunno 2011, in una fase di crescita annua del 4%. Poi c’ è stato un veloce rallentamento fino a Marzo, durante il quale il credito è arrivato ai livelli negativi del -1,7. Nonostante questo Boccuzzi segnala anche una piccola parentesi positiva costituita dalle circa 4000 imprese campane che nel 2010 hanno fatto fronte alla crisi, riuscendo a realizzare lo stesso fatturato degli precedenti; inoltre anticipa che una possibile uscita dalla fase di recessione è prevedibile nel 2013 (salvo ulteriori divaricamenti degli spread), con un conseguente allargamento dei prestiti bancari. Ma sappiamo benissimo che se non si bloccherà la speculazione finanziaria e bancaria tali parole sono destinate a restare aria fritta.

  L'indifferenza e la complicità della casta-partitica parlamentare  

Una piccola oasi di speranza, dunque, in un mare magnum di imprese che falliscono, dipendenti che perdono il posto, disoccupazione e latitanza delle istituzioni nazionali e dell'Europa, le quali – in un clima di sfiducia generale dell'opinione pubblica – continuano a portare avanti – con l'indifferenza e la collaborazione attiva di Pd, Pdl e Udc – distruttive politiche di austerity spacciandole falsamente per "precondizioni per la crescita". Nulla di più falso!

Mario Luongo (Copyright © 2012 Qui Europa)

 

  Appendice Tecnica – Parole Chiave 

  Credit crunch  

è una contrazione, un significativo calo dell’offerta di denaro in prestito da parte delle banche. Di solito avviene al termine di un fase di espansione, con le banche centrali che alzano i tassi di interesse per rallentare l’ espansione ed evitare il possibile rischio di inflazione. Oggi incomprensibilmente le banche l'hanno adottato in tempo di crisi e malgrado le robuste ricapitalizzazioni della Bce e dell'Ue. Uno dei tanti paradossi di questa pseudo-crisi indotta

  NEET  

è l'acronimo inglese di "Not in Education, Employment or Training" ed indica individui che non stanno ricevendo un'istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili (tirocini, lavori domestici, ecc.), e che non stanno cercando un'occupazione. 

  Svimez 

L'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno  è un'associazione privata senza fini di lucro nata nel 1946 a Roma con lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Sud Italia, al fine di migliorarne le attività industriali.

  PIL  

è il valore totale dei beni e servizi prodotti in un paese in un certo intervallo di tempo (solitamente un anno), e destinati al consumo dell'acquirente finale, agli investimenti e alle esportazioni. Il Pil può essere considerato come la ricchezza di una nazione. esso è però stato criticato – come indicatore assoluto ed equo della ricchezza delle nazioni, in un celebre discorso pronunziato da Bob Kennedy nel 1968, negli Usa ( Vedi Galleria Video di "Qui Europa" https://www.quieuropa.it/galleria-video/page/3/ ).

                                                                                                   

 

 

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