Mercoledì, 10 Agosto/ 2016
– di Redazione Qui Europa / Premessa Redazione Antimassoneria – /
Sabato, Aprile 21th/ 2012
– di Sergio Basile –
Parlamento europeo / Bruxelles / Esteri / Argentina / Espropriazione della YPF / Neoliberismo / Multinazionali / Presidente argentino Kirchner / Repsol / Spagna / Sergio Basile / Controinformazione
Caso Repsol-YPF: Parlamento Ue contro l'Argentina –
Guerra neo-liberista tra multinazionali e democrazie
In ballo una torta troppo grossa: l'Argentina
non abbassa la testa dinnanzi l'Ue
Strasburgo – Venerdì scorso, il Parlamento europeo, in una risoluzione "non legislativa" adottata a maggioranza, ha chiesto alla Commissione europea di prodigarsi con tutti gli strumenti necessari di cui dispone, "affinché -si legge nella nota – si possa pervenire alla risoluzione delle controversie disponibili in seno all'OMC ed al G20, per rispondere alla decisione unilaterale e arbitraria del governo argentino di espropriare la società energetica YPF, controllata dalla spagnola Repsol. I deputati, a larga maggioranza, hanno chiesto allo stesso Consiglio Ue e all'Alto rappresentate per la politica estera dell'Unione Catherine Ashton (ultimamente al centro di polemiche per la sua inefficacia in molteplici casi internazionali: vedi ultimi articoli in"Qui Europa") di provvedere ad adottare le misure necessarie, compresa la sospensione parziale delle preferenze tariffarie, onde evitare nuovi simili casi in futuro, scoraggiando – dunque con l'arma delle tariffe – che possa reiterarsi tale critico precedente anche in futuro.
All'origine del "Caso diplomatico YPF-Repsol"
All'origine della controversia internazionale vi è dunque la suddetta decisione del Governo Argentino, o meglio del Presidente Cristina Fernández de Kirchner, che lo scorso 16 aprile ha annunciato la decisione di presentare al Congresso Nazionale un progetto di legge proteso all'espropriazione del 51% delle azioni della compagnia petrolifera YPF. Alla fine la presidente argentina , incurante degli appelli spagnoli, e del rapporto fraterno che unisce il suo paese con quello iberico, è andata dritta per la sua strada e ha fatto seguire i fatti alle minacce. Kirchner ha infatti annunciato un piano per nazionalizzare la società energetica YPF, che è controllata dalla spagnola Repsol. Sulla borsa di Madrid, le quotazionid Repsol hanno aperto subito in forte ribasso, cedendo più dell’8%, con immediati ribassi del rating della Repsol. Ora l'attenzione degli osservatori internazionali è posto quindi sui principali azionisti della multinazionale, che includono anche banche come Caixa e BBVA. Un tentativo di Nazionalizzazione, questo, che ha fatto storcere il naso alla tecnocrazia europea ed ai lobbisti del Vecchio Continente, timorosi che possa crearsi un pericoloso precedente volto a coinvolgere, in futuro, anche altre Compagnie. Il Governo non ha perso tempo: infatti, l'annuncio è stato seguito dall'immediata presa di controllo della sede della società da parte delle autorità che hanno deciso di espellere dai locali i legittimi dirigenti e lo stesso personale designato. In particolare – secondo quanto asseriscono i deputati europei dei gruppi promotori della risoluzione – negli ultimi mesi tale società era stata fatta oggetto di una "campagna pubblica di diffamazione che, assieme a varie decisioni prese dalle autorità amministrative, si è tradotta nella perdita di valore delle sue azioni, con ripercussioni per tutti i suoi azionisti e le imprese ad essa associate".
Diffida all'Argentina – Presunta violazione alla "Libertà d'impresa"
Nella Risoluzione, presentata dai gruppi PPE, S&D, ALDE, ECR e EFD – ed adottata con 458 voti a favore, 71 contro e 16 astensioni – sono state dunque diffidate le autorità argentine, che ha detta dell'Euroassemblea, dovrebbero "riprendere la via del dialogo e dei negoziati", in quanto tale scelta "unilaterale e arbitraria" rappresenterebbe un reale e concreto attacco all'esercizio della libera impresa ed al principio della certezza del diritto, "causando in tal modo – si legge nella nota – il deterioramento del contesto per gli investimenti delle imprese europee in Argentina".
Diplomazia in campo
Ciò, dunque, al fine di compiere ogni sforzo per difendere – evidentemente – la presenza e gli investimenti europei nel paese sudamericano. Inoltre, Strasburgo ha chiesto al Commissario per il Commercio De Gucht di "ricorrere a tutte le vie diplomatiche disponibili" per risolvere tale delicata questione – che evidentemente mina gli interessi economici reali oltreoceano, di molte lobbies: quali appunto la Repsol – con i loro omologhi responsabili del Commercio e della Diplomazia in Argentina, che dovrebbero rispondere dalla presunta accusa di "inosservanza degli obblighi derivanti dagli accordi internazionali" del risd.
Il parere d Pittella – Responsabile Relazioni America Latina
Secondo il vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella – Responsabile per le relazioni con l'America latina – ''Il crescente clima d'incertezza giuridica nelle relazioni tra l'Ue e l'Argentina sta pesando fortemente sull'attivita' delle imprese europee che investono nel Paese''. Il deputato italiano ha affermato che è importante adoperarsi al fine di instaurare un clima di certezza del quadro giuridico "che vada a beneficio di entrambe le parti''.
Disinvestimento e Presunte "Discriminsazioni"
L'Europarlamento, tra i punti più critici e tra gli effetti più negativi di questa ingerenza internazionale ha messo in guardia dagli effetti negativi di probabili disinvestimenti a livello internazionale e da ripercussioni negative per l'Argentina nell'ambito della comunità internazionale. Inoltre i deputati hanno evidenziato un plausibile atteggiamento discriminatorio del governo del Paese sudamericano in merito al fatto che la decisione riguarda una sola impresa del settore (come detto la società energetica spagnola Repsol) e solo una parte delle sue azioni. Ciò potrebbe essere considerato discriminatorio, tra l'altro, nei confronti degli altri azionisti.
Rapporti UE-Mercosur – Un problema di fiducia?
Tale decisione, potrebbe ancora avere ripercussioni non proprio felici sul rapporto diplomatico e sul clima di comprensione ed amicizia tra l'Unione europea ed il Mercosur. L'Europarlamento ha dunque auspicato la possibilità di addivenire ad un accordo improntato ad un reciproco clima di apertura e cooperazione. Ma il vero problema, analizzando i fatti delle ultime ore, a questo punto sembra concentrarsi sull'inclinazione del rapporto di fiducia e credibilità politica tra il Mercosur e l'Ue.
Le rivendicazioni del Governo argentino
La decisione di Buenos Aires “rompe il clima di amicizia tra la Spagna e l’Argentina": è quanto ha dichiarato il capo della diplomazia spagnola, José Manuel Garcia Margallo. “Si tratta di una decisione ostile contro Repsol, quindi contro un’impresa spagnola, quindi contro la Spagna”, ha replicato il ministro dell’Industria, José Manuel Soria. Madrid ha minacciato misure “appropriate, chiare e forti”. Critica anche da Hillary Clinton, che ha reagito – difendendo la sua posizione neo-liberista, che è in fondo quella della stessa Ue – dichiarando che “un mercato aperto dell’energia e delle infrastrutture è il miglior modello di accesso al mercato e questo vale per il mondo intero”. Le reali ragioni della crisi stanno nei numeri, e nell'importante torta a disposizione. Una sorte di resa dei conti tra mulinazionali e potentati neo-liberisti e stati nazionali: Repsol YPF – è utile ricordarlo per comprendere davvero – è l’azienda leader sul mercato dei combustibili in Argentina. La sua filiale argentina YPF, privatizzata negli anni Novanta, controlla il 52% delle capacità di raffinazione del Paese, disponendo di una fitta rete di distributori di benzina. Ben 1.600 . “Delle azioni che la compagnia YPF soggette a espropriazione il 51% apparterrà allo Stato e il restate 49% sarà distribuito tra le province produttrici”, precisa il testo presentato ieri al Congresso argentino. L'Ue è avvisata!
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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