Domenica, 30 Ottobre/ 2016
– di Massimo Viglione –
Giovedì, febbraio 22th / 2012
– di Sergio Basile –
Eurogruppo / Crisi euro / Bce / Signoraggio / Coefficiente di riserva frazionale / Maastricht / Privatizzazioni / Ungheria
Crisi Eurozona: signoraggio bancario,
privatizzazioni e ruolo Bce
Privati al potere. Le contromisure degli
economisti euroscettici: rinazionalizzare
le banche centrali e abbandonare l’euro
Francoforte – Sotto l’Eurotower – sede della Bce – da settimane si avvicendano a fasi alterne vari gruppi di protesta contro la stretta del credito in Eurolandia. Pomi della discordia, il celeberrimo credit-crunch e il cosiddetto coefficiente di riserva frazionale: diabolico parametro che consente – “legalmente” – alle banche di prestare molto più di quello che hanno in cassa, accantonando modestissime quantità di danaro. Il contestato meccanismo è molto semplice: con un coefficiente di riserva al 2%, se deposito 100,00 euro la banca trattiene soli 2,00 euro in riserva e investe gli altri 98,00. I restanti 98,00 a loro volta vengono depositati/prestati nella stessa banca (o filiale) o in un’altra banca. Così facendo – come per magia – possono generare altro denaro dal nulla, perché la banca può tenere in riserva 1,960 euro e prestarne 96,00. L’operazione può essere ripetuta per 50 volte. Minore è il coefficiente di riserva (che “Basilea 2” ha fissato dall’1,6% al 12%) e più alta sarà la somma che la banca potrà creare dal nulla. Il popolo – in pratica – non detiene più il potere monetario. Ma non è una novità! In Italia già nel 1992– con la Legge Carli-Amato n. 35 – la Banca d’Italia fu di fatto privatizzata: la sovranità monetaria passò ai consigli di amministrazione delle Banche centrali finite in mano alle lobby dei grandi banchieri privati. Maastricht, accelerò il fenomeno, dando potere alla Banca Centrale Europea: una banca privata, governata dalle banche centrali “illegittimamente privatizzate”. L’anomalia sta nel fatto che l’esercizio della sovranità monetaria è stata anch’essa “privatizzata” e limitata: mediante controllo sull’emissione di euro; con anomala ingerenza della Banca d’Inghilterra (paese fuori dall’Eurozona e prima azionista Bce: con il 14% delle azioni dell’Eurotower, esercitandone di fatto un certo controllo); con cambi (non più svalutabili) ancorati alle altre eurovalute (a vantaggio della Germania); impedendo il deficit spending ed i connessi investimenti produttivi (es.: in ricerca e infrastrutture) col le nuove politiche di austerity e controllo dei bilanci imposte dalla Troika e dal trio Monti-Sarkozy-Merkel; mediante il controllo del Tus (Tasso ufficiale di Sconto) e del coefficiente di riserva frazionale (delineato a Basilea 2) e quindi del signoraggio. E ciò al di fuori di ogni controllo politico. Infatti governi e parlamenti non possono più emettere la propria moneta ma devono “comprarla” dalla Bce. L’unico stato ad aver azzardato una “rivoluzione”, sottoponendo il controllo della Banca Centrale al controllo del Parlamento, è stata l’Ungheria di Orban, con pesantissime ripercussioni politiche decise da Barroso & C. Molti economisti euroscettici – seguendo la linea dell’italiano Marco Saba, e di altri autorevoli studiosi e Nobel – nelle scorse ore hanno proposto all’opinione pubblica europea, dalle piazze di Francoforte, due soluzioni: 1) il ricorso all’adozione di monete complementari e locali (emesse da enti pubblici territoriali a circolazione limitata) e/o 2) l’abbandono definitivo dell’euro. Vedremo se vincerà l’austerity recessiva o i tecnocrati guarderanno finalmente alla vera anima dell’Europa.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)