Venerdì, Giugno 7th/ 2013
– di Sergio Basile –
Sabato, Giugno 16th / 2012
– di Sergio Basile –
Italia / Decreto Sviluppo / Governo Monti / Mario Monti / Polemiche / Project Bond / Elsa Fornero / Corrado Passera / Energia ed edilizia / Dismissione del patrimonio immobiliare pubblico ai privati / Disoccupazione / Cultura e Turismo out
L'Analisi di "Qui Europa" – DDL Sviluppo:
Vediamo chi e che cosa sviluppa
Misure idonee o ennesima presa in giro? Vediamolo
nella contro-analisi di "Qui Europa"
Roma – Un decreto ambizioso e atteso il "Decreto Sviluppo": un mega-testo di 61 articoli che dovrebbe reperire 80 miliardi da investire nello sviluppo – parola di Corrado Passera – e che è stato approvato ieri alla Camera, portando il governo tecnico a propagandarlo in pompa magna sui vari media nazionali parlandone come di una manovra "rivoluzionaria". Misure che porteranno l'Italia a crescere di nuovo. Almeno a sentire i proclami trionfalistici del professor Monti e dello stesso Passera, che nell'euforia del momento hanno addirittura dichiarato di star lavorando per la crescita del Paese dall'inizio del proprio mandato. Peccato che però nessuno se ne sia mai accorto. Ma sappiamo bene che la crescità non dipenderà dal DDL Sviluppo. Almeno finchè Monti & Co non decideranno di lasciare Palazzo Chigi o non decideranno di tagliare le grinfie agli amici speculatori e banchieri che – grazie all'alto spread generato ad arte dalle agenzie di rating: che sono agenzie private non dimentichiamolo – continuano a far lievitare il bedito pubblico malgrado il livello di pressione fiscale imposto dal professore ( tasse ed imposte ) abbia raggiunto da mesi livelli da record del mondo. Per non parlare degli oltre 80 miliardi (giusto la cifra stanziata per il decreto di Passera) all'anno che grazie al sistema-casta paghiamo alle povere banche come interessi sulla sottoscrizione di Bot e Cct. Altro che crescita! Solo fumo dunque! Sono le cifre a parlare.
Nel merito del DDL Sviluppo
Ma analizziamo nello specifico il contenuto del miracolistico decreto: un "mattoncino" di 188 pagine – tra norme, articoli, allegati e relazioni tecniche – in effetti "illeggibili" anche per i più volenterosi. Un documento palesemente pesante, eterogeneo e di difficile lettura. Ma la vera domanda è: a chi giova nel concreto questo benedetto – da Napolitano – decreto sviluppo? Fare un'analisi dettagliata dell'astruso testo, equivarrebbe a sostenere qualcosa come un esame universitario. Impensabile in due giorni e in un semplice articolo. Ma da una pur sommaria lettura di alcuni dei punti più importanti e critici, abbiamo potuto notare come in effetti l'obiettivo primario del governo sia stato quello di incentivare – per così dire – il ramo immobiliare e l'edilizia, nonché potenziare il settore energetico. Fin qui tutto bene, se non fosse per alcune gravi lacune ed anomalie riscontrate: particolarmente gravi vista la critica situazione del lavoro in Italia e visto lo spropositato numero dei disoccupati e dei cosiddetti esodati, oltre 300.000: e non quanto falsamente sostenuto dalla Fornero. Ministro del Lavoro che – a quanto pare – era nelle condizioni di conoscee i dati effettivi diramati dall'INPS e, pertanto, puntualmente redarguita e "bastonata" dai sindacati nelle ultime ore.
Energia ed edilizia – Il "Paese dei balocchi" delle lobby Private
Analizzando i settori trainanti del nostro Paese – oggi in crisi nel loro complesso per colpa della speculazione privata – come ad esempio il settore della cultura e quello del turismo, considerati entrambi quali preziosissime sacche di benessere e lavoro per intere generazioni, abbiamo però riscontrato una pressocché totale assenza di interesse da parte del DDL votato. Ma anche le cellule fondanti della società civile ed amministrativa statale, cioè le città, non sembrano aver avuto miglior fortuna, malgrado le apparenze. Nel capitolo "Piano Nazionale per le Città" proposto dalla squadra del professore – mentre si pensa in maniera dissennata ed allegra a svendere e smantellare il patromonio immobiliare pubblico e storico ai privati: al fine di "far cassa" e di pagare meglio, evidentemente, gli interessi speculativi sui titoli pubblici alle banche di cui sopra – è quello di apportare in maniera diretta e rigorosamente controllata dall'esecutivo, una serie di interventi urbani pubblici (parcheggi, alloggi, scuole) in parte possibili grazie a fondi revocati da programmi edilizi non più realizzabili. Altro punto a cuore di Monti è lo smobilizzo di oltre 10 miliardi di euro rintracciabili rigorosamente tra i ricchi capitalisti privati da investire nell'energia ed al fine dichiarato di ridurre i costi per famiglie ed imprese. Tuttavia, al fine di addivenire alla realizzazione di tali opere in regioni tradizionalmente contrarie ad interventi che possano mutare in negativo delicati equilibri naturalistici e paesaggistici, lo stesso decretto arroga – in ultima istanza – allo stesso professor Monti (PDC) l'ultima parola in merito alla fattibilità dei lavori. Ciò in nome della collaborazione e della democrazia.
Art. 1 – L'arma "Project Bonds"
Ma chi ben comincia è a metà dell'opera! Infatti, proprio nell'Art. 1 del decreto, spunta il tormentone dei "Project Bond": cioè nuovi debiti – soggetti ad interesse – introdotti nel sistema, sempre a carico dei cittadini, creati per finanziare opere pubbliche alle quali dovrebbe pensare lo stato – se non fosse stato "paralizzato" dallo stesso Monti con l'arma del "fiscal compact" – e che saranno guarda caso affidate in maniera esclusiva ed incomprensibile al capitale privato. Nuovi debiti pubblici, dunque, anche se "gestiti" da privati. E ciò mentre, d'altro canto, si prevede l'istituzione presso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura del "Fondo per il finanziamento dei Programmi Nazionali di Distribuzione" di derrate alimentari alle persone indigenti.
Poveri, bediti privati e debito pubblico in perenne aumento
Ciò visto l'impressionante aumento dei poveri: un numero mai visto in Italia a memoria d'uomo, malgrado la sostanziale grandissima ricchezza economica e finanziaria di esso, che vigeva – come dimostrato da tutti gli indici economici esistenti, ed abbondantemente analizzati nei mesi scorsi da "Qui europa" – prima dell'avvento del governo Monti. Ciò il professore lo sa bene e pertanto tenta di arginare il malcontento dilagante con questa debole iniziativa. Ma d'altra parte continua ad inondare di debiti l'Italia e gli Italiani. Come si fa a sviluppare un paese a suon di debiti? Perchè estromettere lo stato da questo naturale processo di investimento? Perchè non delegittimare le agenzie di rating proponendo una adeguata misura a Barroso ed alla sua Commissione europea? Le risposte sono piuttosto semplici! Le lasciamo a voi!
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)