Sabato, Maggio 3rd/ 2014
– di Arrigo Muscio, Sergio Basile e Redazione Quieuropa –
Mercoledì, Luglio 11th/ 2012
– di Maria Laura Barbuto –
Italia / Europa / Germania / Roma / Stato sociale / Crisi stato sociale / Crisi economica / Mutualismo / Mutua / Mutuo soccorso / Stato liberale / Uguaglianza sostanziale / Welfare / Diritti / Cittadini / Economia / Disoccupazione / Fimiv / No-Profit / Lavoratori / Risorse / A carte 48 / Insieme Salute / Famiglia Cristiana / Potzolu / Ceffa / Prodi / Keynes / Von Hayek
Stato sociale: una ulteriore via d’uscita dalla
crisi. Keynes aveva ragione
Carenze statali da integrare con il mutuo soccorso:
viaggio nel passato per costruire il futuro
Ma nell'Ue crescono i disoccupati: oggi sono 48 milioni
Intanto Romano Prodi da "Famiglia Cristiana" dà moralistiche
lezioni di unità politica
Roma – Un ritorno al passato per costruire il futuro: la crisi europea si traduce in una crisi profonda dello Stato sociale. Quel Welfare State tanto caro a John Maynard Keynes, che lo propose quale modello socio-economico di sviluppo: costruzione osteggiata – a torto – da liberisti e anarcocapitalisti, dei quali maestro ed ispiratore – in sintesi – possiamo considerare Von Hayek e gli economisti della Scuola Austriaca. Nato come evoluzione dello Stato liberale ottocentesco, lo Stato sociale dovrebbe avere come fine supremo quello di proclamare l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini (e non solo quella formale) e di garantire diritti e servizi sociali come ad esempio l’assistenza sanitaria, l’istruzione pubblica, eventuale indennità di disoccupazione, previdenza sociale e l’accesso alle risorse culturali del paese. Dalla definizione, noi Italiani, potremmo chiederci se la nostra bella Nazione può, concretamente, assolvere ancora ai compiti di Welfare state oppure se sullo Stato sociale non sia calato definitivamente il sipario. I tagli previsti, e quelli già operati, in diversi settori dell’economia italiana, hanno portato anche ad un taglio netto della tradizione culturale e sociale del nostro Paese. Tutti ne sono responsabili, ma nessuno si è realmente rimboccato le maniche al fine di assicurare il rispetto e la tutela di alcuni diritti fondamentali dei cittadini.
Europa: 48 milioni di disoccupati
I disoccupati europei si contano in 48 milioni di persone (l'equivalente all'intera popolazione, bambini inclusi, di un intero grande stato) di cui 14 milioni hanno perso il lavoro proprio a causa della crisi pilotata: come fare, quindi? Una delle ipotetiche soluzioni atte a tamponare una crisi che si allarga, giorno dopo giorno a macchia d’olio, potrebbe essere una macchina del tempo virtuale che ci riporti nel lontano ottocento, quando sul finire del secolo, il mutualismo diventava una pratica diffusa ed efficiente che garantiva ai più disagiati il rispetto dei propri diritti. Combinare ed integrare l’azione e l’operato statale con le pratiche mutuali – al di là comunque del rating e della de-finanziarizzazione dell'economia – potrebbe essere la carta vincente per dare uno schiaffo alla crisi economica: basti pensare che fino al 2011, le mutue europee hanno impiegato 350.000 persone generando un “guadagno” di 180 miliardi di euro. In Italia ne esistono 1500, alcune delle quali vantano una storia centenaria e una tradizione di efficienza e competenza. Operano soprattutto nel centro–nord ed aderiscono alla Federazione Italiana Mutualità Integrativa Volontaria: “Fino a 10 anni fa – ha dichiarato il presidente della Fimiv, Placido Putzolu, ai colleghi di “A carte 48” – il mutualismo era un fenomeno circoscritto. Ma oggi, che la spesa sanitaria delle famiglie continua a crescere e lo Stato sociale non riesce più a garantire prestazioni efficienti, la mutualità si propone come un soggetto no-profit. Il nostro intervento – continua Potzolu – è integrativo, non sostitutivo rispetto a quello del pubblico”.
Mutualismo: una carta preziosa
Ma se, da un lato, il binomio Stato sociale–mutualismo potrebbe essere un asso nella manica per far fronte ad una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo e permetterebbe di mettere una “toppa” e far tirare un sospiro di sollievo, dall’altro, tutelerebbe anche i lavoratori autonomi e precari, ai quali non vengono riconosciute tutele per la maternità, infortuni o malattie, trasformandosi per queste categorie, in una vera e propria risorsa. “Il vero problema – afferma il direttore di Insieme Salute, Valerio Ceffa – è come riempire il vuoto che sta lasciando lo Stato: al cittadino viene detto di arrangiarsi per quanto riguarda il settore pubblico e di pagare (a peso d’oro) qualora si rivolga ad un esercizio privato. Il mutualismo – continua Ceffa – in questo senso, è una ulteriore possibilità e chi si associa, avrà sempre il diritto di essere curato anche perché per noi le persone sono soci e non clienti”. Della serie “l’unione fa la forza” quindi: la collettività, rispetto alle sole potenzialità statali, potrebbe rappresentare, se unita, una forza in più per una società disagiata, una boccata di ossigeno in questo periodo di crisi.
Unità politica dell'Ue e Moralismo Neo-Liberal di Prodi
Stesso parere, seppur da un punto di vista molto diverso, lo ha espresso Romano Prodi nell’intervista rilasciata a “Famiglia Cristiana”. “Separati non contiamo nulla – ha dichiarato l’ex Presidente del Consiglio che ci ha letteralmente buttato tra i tentacoli dell'euro – L’unità politica dell’Europa è necessaria, come necessaria è la guida internazionale del Vecchio Continente da parte della Germania”. Beh, in fin dei conti Prodi non ha fatto proprio un’analisi riguardo il futuro dell’Europa, piuttosto un funesto presagio hainoi già evidente nel presente: è quello che sta succedendo. Una Germania “regina” che detta leggi austere e professa il rigore politico e tanti sudditi “costretti” a rispettarne le regole. Ma non sarà mica vero che lo Stato sociale non esiste più? Di certo non definiremmo “vere” né “profetiche” le dichiarazioni di Prodi, che ha disegnato il progetto più che dell’unità politica europea, della distruzione nazionale dei singoli paesi.
Maria Laura Barbuto (Copyright © 2012 Qui Europa)
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