Chiediamo le Dimissioni del Ministro Di Paola e del Governo Monti, capace di trasformare l’Italia in un “Paese di Guerra”, tradendo l’Articolo 11 della Costituzione e gli stessi Italiani, umiliati dalla Crisi Indotta
Giovedì, Dicembre 6th/ 2012
– di Sergio Basile, Maria Laura Barbuto e di tutta la
Redazione dell'Osservatorio Nazionale "Qui Europa" –
Di Paola e l'incremento delle "spese militari" dell'Italia / Esteri / Palestina / Israele / Onu / Assemblea / Rivendicazioni / Stato osservatore / Parlamento Europeo / Negoziati / Martin Schulz / Hannes Swoboda / Guerra / Articolo 11 della Costituzione / Armamenti / Dimissioni del ministro Di Paola / F-35 / Ordigni di morte / Giorgio La Pira / Risiko / Mali / Usa / Nato / Canada, Sud Africa, Serbia, Filippine, Somalia, Macedonia, Libia, Polonia, Kazakhstan, Somalia, Russia, Montenegro, Lettonia, Afghanistan, Senegal, Slovenia, Vietnam, Azerbaijan, Francia, Colombia / Papa Benedetto XVI / Giulio Terzi / Tasse / Finmeccanica / Pazzie della Guerra / Impoverimento degli Italiani / Martin Schulz /
Chiediamo le Dimissioni del Ministro Di Paola
e del Governo Monti, capace di trasformare
l'Italia in un "Paese di Guerra", tradendo
l'Articolo 11 della Costituzione e gli
stessi Italiani, umiliati dalla
Crisi Indotta
Spese folli in macchine di morte che gli Italiani
dovranno pagare a proprie spese fino al 2021.
Non è davvero questa l'Italia dei nostri Padri e
di Giorgio La Pira
Non bastavano già i latrocini bancari legalizzati?
Bruxelles, Roma – "Il voto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite renderà le rivendicazioni della Palestina più visibili, più forti e più efficaci''. Così il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, ha commentato il via libera all'ammissione della Palestina come Stato osservatore non membro dell'Onu. Schulz, nelle ultime ore ha ribadito la necessità che Israeliani e Palestinesi tornino al più presto al tavolo dei negoziati, arrivando alla soluzione dei due Stati, basata sui confini del 1967 e con Gerusalemme capitale di entrambe le parti. ''Il voto dell'Onu non costituisce in nessun modo un sostituto alla ricerca di una soluzione politica'', ha sottolineato Schulz. Dello stesso avviso il leader del gruppo dei socialdemocratici all'Europarlamento, Hannes Swoboda, che ha chiesto a Israele e Palestina di riprendere i negoziati sotto l'egida delle Nazioni Unite. Swoboda ha comunque ''accolto con favore'' il via libera dato alla Palestina, dicendosi convinto che questa decisione sosterrà chi ''per decenni ha aspirato a una fine negoziata del conflitto''. Ma di certo – concorderete con noi – non potranno esserci le prospettive per negoziati fruttuosi se non di fronte all'abbassamento della guardia da parte dei rispettivi contendenti ed alla creazione di un clima di verità e pace in tutta l'area mediorientale, al quale devono contribuire tutti, ed in special modo Usa e Nato. Ciò vuol dire rinunciare ad ogni progetto imperialistico e neocolonialista da parte dell'Occidente, ed alla radicale revisione delle strategie per la cosiddetta "esportazione della Democrazia" in Medioriente. Luogo comune che troppo spesso ha nascosto – specie dagli anni Novanta ad oggi – menzogne "mondialiste" utilizzate per il raggiungimento di meri obiettivi geopolitici ed economici legati per lo più allo sfruttamento delle risorse energetiche, e non solo. Vedi petrolio e gas: risorsa, quest'ultima, della quale la Siria (l'ex oasi di Pace e giustizia per antonomisia, del Medioriente) è curiosamente ricca. La più ricca a livello planetario.
Di Paola e l'incremento delle "spese militari" dell'Italia
In tal contesto, la vera pace non potrà esserci se non attraverso una sensibile riduzione delle spese militari da parte di tutti i Paesi, specie quelli facenti capo alla Nato. Spese che già solo in Italia assorbono, oggi, circa il 40% del budget nazionale, malgrado i tagli lineari voluti dal governo "tecnico", la distruzione del welfare state, l'incremento del debito pubblico di quasi 100 miliadi di euro rispetto all'anno scorso e l'incancrenimento della crisi dell'Eurozona (con un nuovo record di disoccupati rilevato a livello nazionale e continentale).
La Lettera di "Qui Europa" ai Deputati Italiani sul DDL "Di Paola"
Ma come riportato ieri dall'Osservatorio Nazionale "Qui Europa" , il ministro Giampaolo Di Paola vorrebbe ora, attraverso un decreto, ottenere addirittura – in totale antitesi a quanto detto ed auspicato da chi ha a cuore la Pace mondiale e la giustizia sociale – un sensibile incremento del budget destinato alla "Difesa" (o meglio sarebbe dire, alla "Guerra"). Per questo sempre nella giornata di ieri "Qui Europa" ha aderito alla campagna di sensibilizzazione contro la legge delega di "Riforma delle Forze Armate", inviando una lettera ai deputati italiani, e chiedendo loro di non votare in favore di questo insano progetto avanzato dal ministro "tecnico".
Chi è Giampaolo Di Paola?
Ma per capire la "stretegia Di Paola", dobbiamo capire chi è Giampaolo di Paola. Innanziatutto va ricordato come il pomeriggio del 16 novembre 2011, quando i ministri-tecnici del primo Governo Monti giurarono fedeltà alla Costituzione , lui non c’era: era in missione in Afghanistan per conto dell’Alleanza atlantica. In un anno il nostro "ministro tecnico" ne ha avuto di cose da fare: tutto indaffarato a promuovere nel mondo (Mauritania, Afghanistan, Gran Bretagna, Libano, Albania, Tunisia, Belgio, Russia, Stati Uniti, Giordania, Giappone, Filippine, Francia, Germania, Algeria, Lituania, Lettonia, Cipro, Armenia, Israele) l’efficienza del suo complesso militare industriale specie per ciò che afferisce allo sviluppo dei missili e dei droni, ed all'import-export di caccia, missili, satelliti e velivoli spia. D'altra parte, quando è rimasto a Roma, l’ammiraglio non ha passato certo il suo tempo a pregare rosari. Egli è stato invece impegnato a tempo pieno nel ricevere una corposa rappresentanza di colleghi e alti ufficiali Usa, Nato e Paesi alleati, tra i quali: Canada, Sud Africa, Serbia, Filippine, Somalia, Macedonia, Libia, Polonia, Kazakhstan, Somalia, Russia, Montenegro, Lettonia, Afghanistan, Senegal, Slovenia, Vietnam, Azerbaijan, Francia, Colombia. Molti dei suddetti summit si sono poi conclusi con la firma di accordi di cooperazione tra le forze armate, war games, accordi di sperimentazione e acquisizione di armamenti ultra-tecnologici. E ciò nonostante la crisi stia affamando milioni di Italiani, e nonostante il cosiddetto "governo tecnico" per "contratto" non avendo alcuna legittimazione popolare, avrebbe dovuto occuparsi delle sole questioni di ordinaria amministrazione.
Italia – Un cinico Paese di Guerra, contro l'Art. 11
Allora si comprende come quando si parla di "colpo di stato", l'espressione non appare come esagerata o fuori dalle righe. Chi sta legittimando l'Italia (già il secondo Paese esportatore di armi leggere nel mondo) in aperta contraddizione a quanto recita l'articolo 11 della Costituzione (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo) a trasformarsi letteralmente in una cinica macchina da guerra? Monti e Di Paola! Personaggi ambigui in totale antitesi con l'operato e gli insegnamenti di quello che è e resta un modello d'oro (di politico e cristiano) per milioni di Italiani ed intere generazioni, che il mondo ci invidia: Giorgio La Pira. L'incontrovertibile ed inconfutabile realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti! Mentre quest'ultimo, da sindaco di Firenze, fece dell'Italia un luogo privilegiato di dialogo e pace per oltre 100 capi di stato e di governo mondiali, contribuendo in maniera nobilissima al superamento di dozzine di conflitti internazionali (tra i quali il conflitto Franco-Algerino e la stessa guerra del Vietnam); i primi stanno contribuendo a trasformare la nostra dissestata e tradita Italia in un alleato cinico dell'imperialismo di Nato e Usa. Una macchina da guerra, in antitesi – come detto – con lo stesso art. 11 della nostra sempre più "formale" Costituzione della Repubblica: diventata ormai un mero pezzo di carta, ampliamente tradito e calpestato, sotto gli occhi attoniti di intere generazioni di giovani e centinaia di associazioni, organizzazioni ed enti pacifisti, cattolici e laici. E ciò malgrado i continui ed inascoltati appelli al disarmo ed alla Pace di Papa Benedetto XVI.
Le strategie da "Risiko" di Di Paola
Ma c'è di più: Giampaolo Di Paola ha chiesto espressamente di allargare il raggio d'azione militare dell'Italia verso i burrascosi teatri della "Nuova Libia" (già duramente provata dai bombardamenti Nato – e non solo – dello scorso anno) in aggiunta a quanto già fatto e concesso ad Usa e Nato con la piena disponibilità della base di Sigonella, dalla quale partirono in tempi non sospetti – come ricorderete – agguerriti stormi di droni contro Tripoli e Bengasi. Ma "missioni" startegiche di tal specie sono ad oggi in atto anche in Maghreb, Congo, Uganda, Kenya e Mali. Paese, quest'ultimo, martoriato dalla guerra, in merito al quale Monti e Di Paola hanno garantito all'Ue supporto all’ormai prossimo intervento d’occupazione. Insomma un grande e reale Risiko, che contraddice sistematicamente la storia e le tradizioni dell'Italia – Paese da sempre (o quasi) considerato come un luogo di dialogo tra Oriente ed Occidente – a ovvio vantaggio dell'industria bellica. Allora non stupisce come Di Paola lo scorso 6 novembre abbia lodato l'industria bellica nazionale, considerandola uno dei pilastri della "crescita" e della nostra economia; ed aggiungendo come la stessa Finmeccanica sia oggi "la più grande delle industrie italiane nel settore ed una tra le più grandi a livello globale, impiegando 70.000 unità lavorative, con un fatturato annuo di circa 17 miliardi, di cui l’80% viene dal settore sicurezza e difesa".
Il Momento del Dissenso e della Pubblica Indignazione
Secondo il ministro, inoltre, "Questa realtà tecnologica e industriale, importantissima anche per l’occupazione e la crescita a cui contribuisce, deve essere sostenuta con investimenti appropriati e collaborazioni internazionali importanti”. Ma può l'Italia fino a qualche tempo fa nota nel mondo per il suo artigianato, la sua eccezionale rete di Pmi, la moda, la cantieristica, il turismo ed altri centinaia di floridissimi settori, trasformarsi in un mostro simile che si nutre sulla creazione (ed uso) di mezzi di morte e distruzione? In casi come questi è giusto e doveroso indignarsi pubblicamente e se necessario vergognarsi di essere Italiani. O quantomeno, vergognarsi apertamente, di farsi rappresentare nel mondo da siffatti personaggi. Non è questa la cultura dei nostri padri, venuti fuori a testa alta dalle macerie del dopoguerra. Non sono i valori tipici della nostra cultura cristiana, né quelli della nostra cultura "laica" ma pur sempre pacifista. Non dovrebbero essee questi i valori dei Paesi membri dell'Ue: un'Unione europea insignita di un Nobel per la Pace che davvero non trova giustificazione e legittimazione con quanto sta avvenendo sul teatro mondiale. Ue della quale l'Italia rappresenta – malgrado tutto – una delle pedine più importanti, ed all'interno della quale Mario Monti ha giocato da sempre n ruolo di primo piano: prima nella Commissione europea, oggi nel Consiglio Ue.
Dimissioni!
E' per questo che chiediamo a gran voce dalle colonne del nostro giornale, come redazione, ed a nome del nostro direttore, le dimissioni di Di Paola e dell'intero Governo Monti. Esterrefati e letteralmente schifati (scusate il termine, ma non ne abbiamo trovato uno più calzante) da questo clima surreale e grottesco che aleggia sull'Italia e sui cieli di Bruxelles. Ed è per questo che non possiamo assolutamente accettare dichiarazioni come quelle esternate negli ultimi giorni dal cosiddetto ministro, in merito agli stessi F-35: “Lo strumento militare e le Forze armate italiane devono disporre di capacità operative e tecnologiche avanzate, tra le quali certamente rientrano quelle nel settore delle forze aeree, come la linea dei cacciabombardieri F-35… L’ammodernamento dello strumento militare – ha continuato Di Paola – però, è molto più ampio ed articolato ed investe programmi di rinnovamento delle forze terrestri, quali la Forza NEC (Network Enabled Capabilities), delle unità navali, degli elicotteri, dei sistemi satellitari, di difesa missilistica, di comando, controllo e comunicazione e dei droni, che rappresentano il futuro di questo settore. Un programma di ammodernamento ad ampio raggio, dunque, con un occhio particolare alla guerra cibernetica – secondo Di Paola – la nuova frontiera della minaccia”.
Consiglio Fraterno in tempo di Natale – Datevi al Risiko o alla Play-Station
Ma se proprio vuol portare avanti questa cultura di morte e guerra, ci chiediamo, perchè non approfitta del periodo natalizio e dei tradizionali "regali di Natale" per auto-regalarsi un bel "Risiko!". Chissà quante serate divertenti potrebbero passare assieme a Terzi, Monti e compagnia bella dinnanzi ad una bella fetta di panettone! In tal modo – tra l'altro – non ci sarebbe alcun bisogno di impoverire ancor di più gli Italiani "spalmando" in bilancio le folli spese per le nuove macchine della morte su più annualità. Meglio dunque gli innocui carri armati colorati del "Risiko" che i nuovi velivoli blindati “Freccia” di Iveco e Oto Melara (che gli Italiani avranno sul goppone fino al 2016); meglio i sottomnarini e gli aerei di plastica del "Futurisiko" che i due sottomarini U 212 e gli elicotteri d’attacco NH90 di AugustaWestland (che dovrebbero essere addebitati sul nostro bilancio nazionale, andando ovviamente a pesare sulle spalle degli Italiani dal 2017 al 2021). Così come del resto sarà per gli AW101 dell’Aeronautica; per i missili “Spike” in rifornimento ai Mangusta”; per i 40 blindati multi-uso e anti-mine del consorzio tedesco Iveco-Krauss (costo 120 milioni di euro ma c’è l’opzione per altri 40); per i velivoli senza pilota tattico UAV e per gli aerei da guerra MC-27J. Basta! E' ora di finirla davvero e di cambiare definitivamente aria. E poi se il "Risiko" non vi piace, c'è sempre la Play-Station 3. Speriamo solo che i nostri deputati aprano gli occhi, si mettano una mano sulla coscienza e non avallino col proprio voto favorevole questo scempio.
Sergio Basile, Maria Laura Barbuto e giornalisti
della Redazione di Qui Europa
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