Ecco perché non voterò il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee

Lunedì,  Aprile 7th/ 2014

 di Daniele Di Luciano / Redazione Losai / Redazione Qui Europa  

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Ecco perché non voterò il Movimento 5 Stelle

alle elezioni europee

Esaminando il programma del Movimento 5 stelle: il primo punto 

è inutile, il secondo non risolve assolutamente la "crisi" e il terzo,

addirittura, la peggiora

 

di Daniele Di Luciano

Movimento 5 stelle - Elezioni europee 2014 - Eurobond - Euro

 Cosa propone il "non partito" di Grillo per l'Europa?                                    

Roma, Bruxelles – di Daniele Di Luciano – In vista delle prossime elezioni europee, è opportuno cercare di fare un po’ di chiarezza. Tanti italiani, finalmente delusi dall’Euro, andranno a votare il Movimento 5 StelleVotare dovrebbe essere una cosa seria e quindi non lo si dovrebbe fare in base alle simpatie che può scatenare un politico, alle antipatie che ne può scatenare un altro o a pregiudizi che si addicono più alle tifoserie che all’elettorato. Proviamo a eliminare la componente emotiva e chiediamoci: cosa propone il “non partito” di Grillo e Casaleggio per l’Europa? Siamo sicuri che i pentastellati siano contrari alla moneta debito emessa dalla BCE, prima causa della crisi economica?

 I 7 punti del programma del M5S                                                                         

Leggiamo i sette punti del programma: 1. Referendum per la permanenza nell’euro; 2. Abolizione del Fiscal Compact; 3. Adozione degli Eurobond; 4. Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune; 5. Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio; 6. Finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni; 7. Abolizione del pareggio di bilancio. Analizziamo i primi tre punti, che dovrebbero essere i più importanti e che interessano più da vicino la questione centrale della moneta.

 I primi tre punti                                                                                                           

Il primo punto è un referendum consultivo (come ci spiega il deputato Sorial in questo video). 

 Cos'è un Referendum Consultivo?                                                                      

Ma cos’è un referendum consultivo? Ce lo dice Wikipedia, che cito: "I referendum si possono distinguere in base al tipo di scopo. Consultivi: per sentire il parere popolare circa una determinata questione politica (mera richiesta di parere legalmente non vincolante quanto alla decisione successiva) Capito? Un referendum del genere non vincola in alcun modo le decisioni che verranno prese dal governo. Ciò significa che se anche la maggioranza degli italiani votasse per la non permanenza nell’Euro, l’Euro potrebbe benissimo continuare ad essere la moneta dell’Italia. Praticamente non serve a nulla. È una specie di sondaggio.

 La domanda nasce spontanea!                                                                              

Perché mettere un sondaggio inutile al primo punto di un programma per le elezioni europee? Non si capisce. …O forse sì? Cercando in rete mi sono imbattuto nel blog di Bruno Aprile sulla Democrazia Diretta. In un articolo del marzo 2012, che ovviamente non si riferisce al programma del Movimento 5 Stelle, l’autore scrive, a proposito dei referendum consultivi: "allo stato attuale, quindi, tale referendum [consultivo] non è solo una presa in giro, ma è totalmente inutile e dispendioso e sarebbe di utilità ai soli rappresentanti eletti per farsi propaganda come hanno sempre fatto con i referendum abrogativi nazionali". (vedi fonte giù)

 Fiscal Compact o no… la "crisi-truffa" non si fermerebbe…                       

Il secondo punto prevede l’abolizione del Fiscal Compact. Per chi non lo sapesse, il Fiscal Compact è entrato in vigore il primo gennaio 2013. Se anche rappresenta un grosso problema per il futuro, non è certo a causa di questo accordo che l’Italia è in crisi. Ovviamente siamo d’accordo con l’abolizione di questo patto secondo il quale l’Italia dovrebbe sborsare 50 miliardi l’anno fino al 2033, ma ripetiamo che se anche venisse abolito, la crisi economica italiana non migliorerebbe anzi, continuerebbe a peggiorare com’è peggiorata negli ultimi anni in cui il Fiscal Compact non esisteva. Quindi anche il secondo punto del programma a 5 stelle non è la soluzione di nulla.

 3) Eurobond – Nuovo Debito e nulla più!                                                          

Il terzo punto prevede l’adozione degli Eurobond. Cosa sono gli Eurobond? È molto semplice: gli Eurobond sono nuovi debiti. Il sito Movisol, così scriveva sugli eurobond: "Ora crescono le pressioni per adottare un bilancio europeo, attraverso la creazione dei cosiddetti “Eurobonds”. Questo schema, se verrà adottato, significherà un passo gigantesco verso la dittatura e l’iperinflazione". È interessante che l’articolo risalga all’agosto del 2011, quando il M5S non era ancora “sceso in campo”.

Movimento 5 stelle - Elezioni europee 2014 - Eurobond - Euro

 La casta proponeva già gli Eurobond prima della nascita del M5S           

Infatti i famigerati Eurobond non sono un’invenzione di Grillo e Ca. ma sono stati proposti, nel tempo, praticamente da tutti gli schieramenti politici. Citiamo un po’ di personaggi che agli elettori dei 5 stelle non dovrebbero piacere molto. Mario Monti: “Ho ri-insistito, lo avevo fatto tante volte in passato, sull’emissione di Eurobond”; Angelino Alfano: “Abbiamo bisogno di una stabilità finanziaria che si fondi sui cosidetti Eurobond”; Pierluigi Bersani: “C’è bisogno dell’emissione di Eurobond per finanziare una parte dei programmi di investimento”; Giulio Tremonti:L’unico modo per investire sul nostro futuro è quello degli Eurobond” [Tutte le dichiarazioni precedenti le trovate in questo filmato, non me le sono inventate io]

ascoltate attentamente questi 60 secondi di video e poi traete le vostre conclusioni
 

 Ecco perchè non voto il M5S                                                                                  

Dunque: perché non voto il Movimento 5 Stelle? Perché, nonostante Grillo sia simpatico, il primo punto del programma è inutile, il secondo non risolve assolutamente la crisi e il terzo, addirittura, la peggioraDovrei votarlo perché è il meno peggio? Assolutamente no! Non mi faccio prendere in giro come quelli che per anni hanno votato Prodi, Bersani, D’Alema, ecc., perché li ritenevano i meno peggio.

 Il Vero Problema canceroso è la moneta-debito emessa dalla BCE          

Esiste un problema che è l’Euro, la moneta debito emessa dalla BCEEsiste una soluzione che è la moneta credito emessa dallo Stato italiano. Ed esistono tanti partiti che invece della soluzione propongono idiozie inutili e dannose. Per me sono tutti uguali, non esiste il meno peggio. E dirò di più, caro lettore: fin quando andremo a votare dei partiti che hanno programmi inutili e dannosi come quello del M5S, non lamentiamoci quando la situazione peggiorerà. La colpa è anche nostra che li legittimiamo.

Daniele Di Luciano – Redazione Losai / Qui Europa

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 Link e Video Correlati                                                                                                              

ascoltate attentamente questi 60 secondi di video e poi traete le vostre conclusioni
 

 

 

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 Altri Articoli  Correlati – Eurobond e Project Bond – Per non dimenticare…   
 

 Project Bond – Porte e finestre spalancate alla Speculazione privata                

 

di Sergio Basile

da "Qui Europa" del 20 Novembre 2012

"Visto che gli investimenti da parte degli operatori finanziari sono pochi e scarsi – e ti credo! dopo la cura Monti e le ricette della Commissione europea di Barroso! – per i falsi profeti dell'"europeismo a tutti i costi", i project bond rappresenterebbero la soluzione per il lancio e lo sviluppo degli innumerevoli progetti economici ed infrastrutturali in "cassetto" e per la rinascita dell'Italia. Ma questa funzione di investimento in economia, non spettava allo stato? Perchè questa fiducia cieca in privati e speculatori? Davvero non ci si raccapezza! Essi – i project bond – infatti risultano (ma che combinazione!) particolarmente adatti al coinvolgimento di capitali privati nel finanziamento di opere infrastrutturali, in un momento in cui, come tutti sappiamo, i debiti pubblici degli stati sono (per volere e impegno degli stessi profeti e ciarlatani del mercatismo e del liberismo – non dimentichiamolo!) alle stelle (vedi gli attacchi facili e dissennati apportati in maniera illegittima ed in tempi non sospetti dagli aguzzini del rating e del declassamento facile) e le “povere” banche non rappresentano più una tradizionale fonte di finanziamento (soprattutto grazie al raggiro dell'innalzamento dei coefficienti di riserva patrimoniale delle stesse banche deciso dai banchieri privati e dalle solite élite finanziarie con Basilea 3) ma solo, a detta nostra, di ricchezza riservata a pochi eletti".

 

di Vincenzo Folino

da "Qui Europa" del 12 Luglio 2012

  Project Bond: Un golp finanziario al cuore dello stato                                

In sede Ecofin si è assistito anche all'approvazione della fase pilota dei project bond. Ricordiamo che i project bond sono emissioni obbligazionarie, finalizzate alla realizzazione di un progetto, e che il loro rimborso dipende dai flussi finanziari che il progetto è in grado di assicurare. Insomma, dobbiamo fare i conti con uno strumento che viene "giustificato" facendo riferimento alla sua capacità (per ora solo ipotizzata) di coinvolgere capitali privati nel finanziamento di opere infrastrutturali, soprattutto in una fase storica in cui le tradizionali fonti di finanziamento (i bilanci statali e il credito bancario) non sono in grado, si dice, di assicurare le risorse necessarie. Ma la cosa più paradossale e che si è fatto di tutto per depauperare gli stati delle loro tradizionali prerogative d'investimento economico con il pretesto di un debito creato dalle stesse persone che ora ci propinano i project bond. In tutto ciò, l'intervento della Commissione europea di Barroso e della Bei (Banca europea degli investimenti), che hanno messo a punto un modello di intervento congiunto basato non su un'unica garanzia ma sul tranching: il prestito è suddiviso in più tranches con diversi gradi di rischio e la Bei – finanziata sempre con soldi pubblici – si dovrebbe far carico della parte più rischiosa. Tale modello dovrebbe consentire (sempre ipoteticamente) un forte effetto moltiplicatore. Al di là delle critiche dei cosiddetti complottisti (che chiameremo con il nome più appropriato di "realisti") si possono facilmente rintracciare una serie di limiti riguardo il suddetto progettoIncominciamo dal dire che, se l'obiettivo è attivare meccanismi rapidi (per avviare la crescita dell'economia), i project bond non sono lo strumento migliore: infatti sono collegati ad opere pubbliche (gestite e decise dalla trecnocrazia non eletta) che, per la loro realizzazione, richiedono molti anni; in secondo luogo occorre considerare che l'eventuale declassamento della Bei da parte delle ormai "famigerate" agenzie di rating, potrebbe vanificare in parte il presunto vantaggio di questo schema di condivisione del rischio. Senza accennare alla questione spinosissima ed iniqua di "debiti","prestiti" e "tassi d'interesse": una spirale debitocratica senza limiti. Inoltre c'è il serissimo rischio che qualora gli stati – vista questa assurda "forma di crisi" – non rieswcano ad onorare gli impegni a suon di euro, i sottoscrittori (sarebbe meglio dire "speculatori", con il MES in testa) terrano sotto pressione e ricatto gli stati ed i loro cittadini. In effetti è come se i creditori divenissero i reali padroni degli stati. Assurdo! Ma passiamo, ora, al provvedimento concreto. Secondo quanto comunicato dal Consiglio Europeo, il piano si estenderà per il 2012-2013 e avrà come scopo la mobilizzazione di 4,5 miliardi di euro destinati al settore privato per l'implementazione di progetti infrastrutturali.

 

di Sergio Basile

da "Qui Europa" dell'1 Luglio 2012

 Vertice Ue – Mario Monti, le lobby e gli anarco-capitalisti al potere             

Bruxelles – Nelle scorse ore, a Bruxelles, presso Palazzo Justus Lipsius i 27 del Consiglio europeo hanno concluso l'atteso  vertice sulla crisi dell'Eurozona. Un summit molto propagandato, che tuttavia – nei fatti – si è trasformato in una rimpatriata di leaders (e lobbisti) votati in gran parte all'anarco-capitalismo ed all'istituzionalizzazione del debito, dell'austerity e dei tagli pubblici. Obiettivo vero, dietro la facciata di miracolistiche misure "anti-crisi", è stato il tema dell'accentramento in un Super-Stato Ue, nonché il definitivo predominio dei privati sugli stessi stati (ex-sovrani). Principio di incubazione di quelli che – nelle ambizioni imperialistiche della tecnocrazia – sono i cosiddetti "Stati Uniti d'Europa": disegno antistorico e mondialista che si sta abbattendo come uno tsunami sull'Eurozona e sulla povera e provata Italia. Un Paese – come visto – in balia della recessione e degli attacchi dello spread. Ciò sotto un velo di disinformazione mediatica e di un perfetto mix di ignoranza (del popolino) e mala fede (di interessate caste). Il tutto in diretta, e sotto lo sguardo smarrito, ed a tratti attonito, di un popolo "teledipendente", addomesticato a dovere – cioè – dalla solita mamma TV. Al centro della scena, sul parter di Bruxelles, un pimpante Mario Monti, vicino al suo "vero" obiettivo come un falco sulla preda, per la gioia non tanto dei tartassati Italiani, quanto piuttosto – evidentemente – della sua carissima Commissione Trilaterale. Ma per comprendere ciò che davvero è accaduto a Bruxelles (nella sua reale gravità) dobbiamo innazitutto buttare il telecomando, spegnere la tv e avere l'onesta intellettuale di sgombrare i facili entusiasmi (ingenerati ad arte dai media) nati anche sull'onda  dell'euforia dell'Italia calcistica nella notte di Varsavia. Varsavia-Bruxelles, dunque! Sarebbe bello credere in una doppia schiacciante vittoria dell'Italia, (e magari entrambe ai danni della Germania) ma così non è stato. Non è tutto oro quel che luccica! Per capirlo, è necessario analizzare – passo passo, e con un pizzico di buona volontà – la reale portata del cosiddetto "Growth Compact" (Patto per la Crescita da 130 miliardi di euro – 1% del Pil degli stati Ue) e dei suoi elementi accidentali: 1) Ricapitalizzazione della (privata) Banca Europea degli Investimenti (BEI); 2) riutilizzo dei Fondi Strutturali (sottratti ai cittadini delle aree più arretrate, perchè non utilizzati dalle regioni); 3) massiccio ricorso al Fondo Salva Stati (EFSF); 4) Attivazione del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES); 5) Creazione di Fondi di contenimento "Anti-Spread"; 6) Project Bond.

 

di Maria Laura Barbuto

da "Qui Europa" dell'1 Luglio 2012

 Eurobond: Emissione di Nuovi Debiti in un circuito già sovraccarico            

Strasburgo – In Europa si pensa ancora di risolvere la crisi attraverso la creazione massiccia di nuovo debito, ovvero – in pieno clima di "Debtocracy" – attraverso l’emissione di eurobond: termine diventato “famoso” ( o meglio sarebbe dire celeberrimo ) per i cittadini europei a partire dallo scorso luglio 2011, utile  ad indicare l’ipotetica creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona. Eurobond sì, Eurobond no: questo è il presunto dilemma! Sicuramente, l’emissione degli stessi – oltre ad aggravare i debiti degli europei – porrebbe in essere una netta separazione tra paesi “Virtuosi” e paesi “meno virtuosi” ed è anche per questo che tali obbligazioni sono state salutate da tanti Stati membri dell’Unione europea con grande scetticismo o avversione. Prima tra tutti -pare – dalla Germania della Merkel che, essendo un paese da tripla A, teme di rimetterci le penne “solo” per aiutare gli altri Stati. Ma la verità è che l'eurocrazia andrà dopo un pò di teatro verso questa direzione: 1) perchè sarà a vantaggio dei soliti sottoscrittori e delle banche; 2) Perchè qualcuno dovrà pur pagare questi nuovi debiti. Indovinate chi? Tuttavia, è bene dire che l’emissione di Eurobond non potrà mai essere indolore anche per altri motivi: per i paesi ai quali verranno concessi, potrebbe prospettarsi – secondo gli eurotecnocrati – una politica fiscale e di bilancio meno rigorosa rispetto a quella imposta ai paesi più virtuosi e si finirebbe per favorire, così, il cosiddetto “azzardo morale”. Gli Eurobond, tuttavia, prima di diventare concreti, dovranno essere necessariamente inseriti in un nuovo disegno delle istituzioni europee che preveda la nascita di un governo unico internazionale o almeno di un Ministero delle Finanze dell’Unione Europea. Insomma l'impennata di un processo di iper-accentramento verso una sorta di superstato leviatano di Tocquevilliana memoria che potremmo definire – facendo contenti i federalisti – "Stati Uniti d'Europa": un qualcosa che fa tremare solo a pronunziarsi. Una bestemmia contro la gloriosa storia degli stati europei, le loro differenze culturali, le loro palesi differenze di costumi e tradizioni. Qualcosa che qualcuno, nei piani alti, vorrebbe irrimediabilmente mutare in senso centralista. Che ne sarà della democrazia se a comandare sarà un'unica élite di tecnocrati, vicina alle banche, alle lobby – alle logge massoniche – e laicista?

 

di Silvia Laporta

da "Qui Europa" del 5 Giugno 2012 

  Eurobond? Falsa panacea! Bisogna staccare la macchina del debito              

New York, Berlino, Bruxelles – Il deciso “no” della  Merkel , riguardo l’emissione degli Eurobond, nelle ultime ore, si starebbe trasformando in una “possibilità al dialogo” nel prossimo colloquio dei vertici europei. Ma non è  solo il panzer tedesco; anche il governo, intende per così dire “sforzarsi” per "salvare" (diciamo così) i 27 paesi dalla disgregazione, innescata dal crollo delle economie greche e spagnole. Ci scommette  il Wall Street Journal (il giornale espressione dello strapotere dell'alta finanza internazionale sui comuni mortali) con la convinzione di un’imminente "via libera" della Germania. Con l’emissione di Eurobond – secondo Wall Street –  si arriverebbe alla condivisione dei singoli debiti pubblici nazionali da parte dell’insieme dei paesi dell’Unione, attraverso uno strumento che verrebbe emesso e garantito da Bruxelles e che implica la progressiva cessione di potere in campo fiscale e in quello della spesa pubblica degli Stati. Ma francamente è un qualcosa che non ci convince. E' come rigettare e rinnegare per sempre l'appartenenza ad una cultura, ad una identità, ad uno stato, in cambio di un'incognita (gli eurobond per l'appunto) che potrebbe esplodere da un mese all'altro (mai provata prima e oprattutto posta nelle mani delle banche private ed a vantaggio non degli stati, ma degli investimenti in opere "gestite" dalla speculazione priovata: verso le quali evidentemente i cittadini perderanno ogni forma di controllo diretto, delegando tutto a Francoforte e Bruxelles) quando invece – qualora ci fosse la reale volontà di mettere a tacere la macchina del debito – sappiamo benissimo che per evitare il sovraccarico del sistema economico europeo basterebbe staccare la spina delle "macchine crea debito", rinazionalizzando le banche centrali e ricominciando a stampare euro – o valute nazionali – in casa propria ed a costo zero, anziché gonfiare inutilmente i portafogli dei banksters e della tecnocrazia.

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