Domenica, 7 giugno / 2015
– di Rev. Antoni Carol i Hostench –
Mercoledì, Dicembre 12th/ 2012
– di Sergio Basile –
Euribor / Fiscal Compact / Mario Borghezio / Parlamento europeo / Strasburgo / sistema di connivenza nella fissazione dell'Euribor / Ministro Moavero / Emminenza grigia / Giuseppe Guarino / commissione Crim del Parlamento europeo / Nuovo Ordne Mondiale / global governance / Eba / andrea Enria / Procura di Trani / Truffa alle famiglie italiane / Mutui / Unione Bancaria / Stati uniti d'Europa / Keynes / Deficit spending / imbroglio dell'Eurozona / servizi pubblici / Vaclav Klaus / David Cameron / Regno Unito / Repubblica Ceca / Basilea 3 / Sergio Basile / Wall Sytreet Journal
Euribor e Fiscal Compact: Ingannevoli
strumenti di estorsione e controllo
sui cittadini europei
Politiche di accentramento sull'onda di una nuova
governance mondiale
Fiscal Compact: Borghezio contesta Moavero a
Strasburgo e interpella la commissione Ue sul
caso Euribor
Bruxelles, Strasburgo – Lo scorso 5 Marzo, la discussa proposta tedesca di un patto fiscale per dare – sosteneva la Merkel – “stabilità all’Europa” diveniva realtà con l’agoniata firma del nuovo trattato fiscale all’eurosummit di Bruxelles. Con la ratifica del suddetto documento "imperiale", i venticinque (su 27) paesi che lo sottoscrissero si impegnarono reciprocamente a introdurre il “principio del pareggio di bilancio” all’interno delle loro Carte costituzionali: ovvero si impegnarono – in altri termini – a ripagare un debito pubblico in gran parte "gonfiato e fittizio" per decine di miliardi di euro l'anno ( 45 miliardi l’anno per l'Italia, per 20 anni, grazie alla spending rewiew) e ad eliminare per sempre la voce “deficit spending” da ogni dizionario o manuale economico, accettando implicitamente – evidentemente per assecondare voleri e poteri esterni alieni da qualsivoglia forma di democrazia o logica democratica – di mandare in recessione le economie dei propri paesi. Cioè di autodistruggere – a maggior ragione – quesi Paesi presi di mira dai mercati e le cui economie non fossero state coperte dall'ombrello del "Sistema Target 2": sistema commerciale di regolamentazione interbancaria delle banche centrali dell'Ue, studiato su misura per assecondare le mire espansionistiche del reich tedescho.
Il Pretesto della crisi globale
Il tutto mascherando l'inganno con il subdolo pretesto della "Crisi Globale". Una espressione per coprire un'altra verità mai raccontata ufficialmente dalla stampa di regime, chiamata semplicemente "imbroglio dell'Eurozona". Da quel celeberrimo mese di Marzo, e dal successivo vertice del Consiglio Ue di fine Giugno, i giochi furono – anche se solo per quei pochi che non diedero ascolto alle fandonie dei TG di prima fascia – molto chiari: con il Fiscal Compact (di lì a poco adottato a tempo di record e senza alcun dibattito dal Parlamento italiano) se il cittadino europeo avesse pagato 110 euro di tasse, lo stato avrebbe restituito in servizi allo stesso, solo 100, o comunque 110, ma mai di più. Una “fregatura legalizzata”, che ha di fatto tolto agli stati Ue aderenti ogni possibilità pratica di “investire a debito” e di aumentare la ricchezza mediante il “moltiplicatore economico”. Oltre che a togliere il presupposto oggettivo di legittimazione della stessa "tassazione pubblica": l'ottenimento di adeguati servizi pubblici.
Fiscal Compact: la Reaganomics europea
Ciò, facendo la fortuna dei grandi gruppi privati, resi onnipotenti da privatizzazioni a livello industriale e Project Bond. Insomma, una nuova "Reaganomics europea". Il prodromo di un nuovo esproprio di massa iperliberista, o stalinista (secondo noi sinonimi o comunque facce della stessa medaglia). Cosa che di fatto sta avvenendo da mesi in maniera sistematica e nella "normalità" più disarmante. Sempre a Marzo il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, osava dichiarare con molta nonchalance come attraverso misure come il FC il ritorno della fiducia nella zona euro – che ne sarebbe scaturito – avrebbe portato "alla crescita e all’occupazione”.
Il disfacimento programmato degli stati nazionali
Allora criticammo molto questa folle uscita: non si capiva il senso di tale affermazione, visto che con il “Fiscal Compact” le risorse per gli investimenti statali venivano annullati, gettando nel fuoco praticamente tutti gli scritti di Keynes, sulla spesa produttiva. Solo il saggio governo ceco (supportato dai consigli dall'altrettanto saggio Presidente Vaclav Klaus) e l'opportunista e scaltro esecutivo dell'UK di David Cameron (per mantenere la solita leadership finanziaria sul Continente e per non tradire le attese autonomiste dell'opinione pubblica inglese) driblarono l'accordo, come dridlarono abilmente tutte le domande dei giornalisti, in quel fatidico 5 Marzo. Solo adesso anche i più scettici (europeisti a senso unico) alla luce di quanto accaduto stanno iniziando a comprendere i veri scopi dell'euro-casta: la creazione di un super-stato accentratore – altrimenti detto Stati Uniti d’Europa – che possa uniformarsi a puntino ai piani di un Nuovo Ordne Mondiale, e di una global governance. Piano – cosa oggi sempre più evidente – che pone in cima ai suoi obiettivi, proprio il disfacimento degli stati nazionali.
Fiscal Compact – Borghezio attacca Moavero
In merito, puntuale e pertinente c'è dunque sembrato l'interveto di Mario Borghezio, deputato europeo "indipendentista" della Lega Nord, fatto stamane a Strasburgo nell'ambito dell'incontro tra il Ministro Moavero (la cosiddetta emminenza grigia di Bruxelles) e gli eurodeputati italiani. Borghezio ha chiesto spiagazioni a Moavero sul motivo per il quale il governo Monti faccia finta di ignorare la dimostrazione che, con rigore scientifico, un grande giurista come il Professor Giuseppe Guarino ha dato sull'inapplicabilità, secondo il diritto vigente dell'Ue (art. 126 del Trattato di Lisbona) del regime imposto dal Fiscal Compact".
La tesi del Professor Giuseppe Guarino
Questa tesi ampiamente divulgata non solo in un saggio tecnico, ma anche in un articolo pubblicato da "Milano Finanza", si basa sul fatto che lo stesso Trattato del Fiscal Compact stabilisce (vedi artt. 2,1 e 2) che "il presente Trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i Trattati – e con il diritto – su cui fonda l'Unione europea". Ora, poiché il diritto vigente stabilisce la legittimità del deficit al 3%, ne deriva che la regola del Fiscal Compact – come sostenuto dallo stesso Borghezio a Strasburgo – è di fatto inapplicabile".
Anonime giustificazioni
Il Ministro Moavero, pur riconoscendo l'autorevolezza del professor Guarino, ha ribattutto all'eurodeputato sostenendo come i dubbi sollevati in merito fossero stati dal governo ritenuti sormontabili sulla base di un "elaborato dei servizi giuridici della Presidenza del Consiglio" (?). Ma non si è sbilanciato oltre. Ovviamente! "Ne ho subito chiesto copia – ha reso noto Borghezio – ottenendo l'assenso del Ministro". "In un altro Paese – ha dichiarato successivamente l'europarlamentare – un simile autorevole intervento sarebbe piombato sul dibattito politico come un macigno, costringendo il governo a confrontarsi in maniera aperta e trasparente. Ma il governo dei Professori – ha notato – preferisce trincerarsi dietro anonimi pareri, sfuggire al confronto e snobbare i più autorevoli giudizi. Forse è una regola appresa dal Club Bilderberg?". Quella che ne emerge è a nostro avviso l'immagine nitida di un disegno ben orchestato, e lungo nel tempo. Un disegno portato avanti da organizzazioni mondialiste indissolubilmente intrecciate con lobby e grandi gruppi bancari. Un imbroglio che ora qualcuno vorrebe trasformare in dogma, istituendo a margine di questo impero, un'Unione bancaria sovrana ed autoreferenziale. Un mostro tentacolare, di tocquevilliana memoria, senza alcun limite e freno, creato dai banchieri privati che ruotano intorno alla Bce, in nome della "Libertà" e con il fine ingannevole di "bloccare la crisi". Una crisi da loro stessi alimentata.
Borghezio, l'Euribor e le accuse del WSJ
Forse è per questo che, sempre nelle scorse ore, lo stesso eurodeputato leghista con una interrogazione urgente alla Commissione europea ha chiesto conferma "delle rivelazioni giornalistiche (del Wall Street Journal) circa il coinvolgimento di alcune banche in uno scandalo che, dopo quello sulla manipolazione del Libor, sembra dover investire l'Euribor". Tali banche europee (precisamente una dozzina) sarebbero coinvolte nell'accusa di aver manipolato i tassi interbancari europei. Tra di esse, la Société Générale, il Crédit agricole, la HSBC e la Deutsche Bank. Secondo quanto riportato dalla fonte citata, sarebbero stati rinvenuti scambi di messaggi decisamente compromettenti fra alcuni traders di queste banche e quelli della Barclays di Londra. Indiscrezioni dalle quali emergerebbe un sistema di connivenza nella fissazione dell'Euribor. Borghezio ha annunciato inoltre che investirà della questione la commissione Crim del Parlamento europeo.
Le presunte truffe delle "povere" banche europee in "crisi"
Come già trattato dall'Osservatorio "Qui Europa" – lo scorso 4 Luglio – una potenziale manipolazione dell’Euribor, che nel 2008 era al 5,93%, avrebbe provocato danni di 2,9 miliardi di euro a 2 milioni e mezzo di famiglie italiane indebitate con i mutui. Cifre da capogiro – sulle quali sta indagando la "solita" Procura di Trani – che, nel frattempo, hanno fatto sì che lievitassero le casse delle banche e che si gonfiassero a sproposito le tasche dei banchieri. Banche poi fatte oggetto di immorali ricapitalizzazioni e blindate dall'innalzamento dei coefficienti di riserva patrimoniale di Basilea 3. Ed il tutto sotto gli occhi della pachidermica ed addormantata EBA, la cosiddetta Autority Bancaria Europea, diretta dall'italiano Andrea Enria.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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