Erasmus: un “lusso” – Giovani Annegano nella Disoccupazione

Martedì, Luglio 3rd / 2012

– di Maria Laura Barbuto –

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Erasmus: un’esperienza di “lusso” 

Pochi i finanziamenti europei per gli studenti

e disoccupazione giovanile dilagante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Strasburgo –   Il sogno dell’integrazione europea passa anche attraverso il progetto Erasmus: istituito nel 1987, aveva richiamato oltre i confini nazionali ben 3.224 studenti universitari europei che, fino al 2010, si sono moltiplicati esponenzialmente, raggiungendo il numero di 213.266 giovani, i quali hanno realizzato il proprio desiderio di studiare all’estero. Questi dati vengono forniti dall’ultimo documento redatto dalla Commissione europea, in cui viene specificato che i paesi coinvolti in questo progetto di respiro internazionale sono 33.

  Le mete preferite  

Le mete preferite dagli studenti europei sono, prima tra tutte, la Spagna, seguita a ruota dalla Francia, dalla Germania e dal Regno Unito. Anche l’Italia dà buoni segnali di integrazione europea culturale ed universitaria, sia come paese ospitante sia per i propri studenti che scelgono destinazioni europee per arricchire il proprio bagaglio di esperienze. Ma, se in passato, con l’Erasmus si disegnava il progetto di unire l’Europa e di abbattere i confini geografici e culturali tipici delle singole Nazioni nel tentativo di formare i giovani in modo “europeo”, l’oggi presenta agli studenti un conto diverso ed il futuro appare ancora più incerto.

  Fumo negli occhi – Un lusso per élite   

Se la percentuale degli erasmiani aumenta, ogni anno, dall’1% al 3%, la crisi europea porta alla riduzione notevole dei finanziamenti previsti per l’istruzione. Ecco che, in un mondo governato dalla logica dei mercati e dell’economia, anche il diritto allo studio e alla formazione culturale e sociale, si trasformano in un lusso che non tutti possono permettersi. Le borse di studio previste sono sempre più povere ed in media, ogni studente, riceve un finanziamento di 254 euro al mese: una cifra che di certo non consente di mantenersi all’estero. Insomma, solo chi ha un portafoglio ampio sarà considerato uno “Studente eletto”, degno di una esperienza di studio europea. Chi, invece, non avrà una famiglia agiata che gli possa coprire le spalle, sarà costretto a rimanere a casa e a ritenersi fortunato nel caso abbia la possibilità di ultimare gli studi nel proprio paese. Come abbiamo più volte accennato, la crisi che stanno vivendo i paesi europei colpisce, oltre al portafoglio, anche i valori, l’istruzione, la cultura, il mondo del lavoro e, più nello specifico, i progetti ed il futuro dei giovani. Del resto, la crisi della società, ovviamente, permette una manipolazione più capillare ed efficace della popolazione e questo sembra essere l’obiettivo perseguito dai nostri politici, “bravi e competenti”.

  Un gregge sconfinato di disperati  

Possiamo solo rabbrividire davanti ad alcuni dati relativi alla disoccupazione giovanile europea: come riportato stamane dal giornale “Rinascita”, diretto da Ugo Gaudenzi, “sono cinque milioni e mezzo i giovani disoccupati di età inferiore ai 25 anni, rappresentativi di una media del 22,4% con punte del 50% sia in Spagna che in Grecia. Sette milioni e mezzo non studiano e non hanno neanche un impiego”. Per quanto riguarda l’Italia di certo non si può dire di meglio: proprio ieri, si è raggiunto un nuovo record, purtroppo ( o oseremmo dire “come al solito” ) negativo.

  In Italia – Situazione apocalittica  

La disoccupazione giovanile ha raggiunto il 36,2% e quindi, sempre secondo i dati diffusi dall’Istat, un giovane su tre è senza lavoro: ormai quasi uno su due. Una fotografia di un’Italia malata che sta uccidendo, attraverso una politica altrettanto malata, il proprio futuro mettendo in ginocchio i giovani. Il paese più virtuoso è, invece, la Germania con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 7,9% e la cosa non ci stupisce affatto considerata la costante diligenza tedesca da “prima della classe” e le palesi disparità bancarie, finanziarie ed economiche favorite dall'attuale sistema interbanvcario TARGET 2 (che esamineremo nel dettaglio nell'editoriale di domani, mercoledì 4 luglio). E allora ci chiediamo come sia possibile, anche sulla base di queste differenze nette e discriminanti, parlare ancora di un’Europa unita che abbatta tutti gli ostacoli culturali, sociali ed economici. Forse potremmo parlare di “illusione”: tanto, ormai, a questa parola ci siamo abituati.

  Muoversi ora o mai più!  

Agiamo ora, prima che sia troppo tardi: e soprattutto parliamo tra di noi di tali problemi, fecendo pressioni (in questo periodo elettorale) sui nostri preudo-politici "indifferenti" e spesso e volentieri "collusi". Facciamolo ora, altrimenti i nostri figli non avranno un lavoro e vivranno per sempre nella disperazione.E la colpa sarà anche nostra e della nostra mostruosa indifferenza ed ignoranza!

Maria Laura Barbuto (Copyright © 2012 Qui Europa)

 

 

 

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