L’Ue dei banksters e delle lobbies teme l’evasione greca
Venerdì, Maggio 25th / 2012
– di Sergio Basile –
Unione europea / Eurovertice / Consiglio europeo / Grecia / Eurozona / Fallimenti Ue / Troika / Commissione europea / Fondo Monetario Internazionale / Bce / Bundesbank / Washington / Christine Lagarde / Mario Draghi / José Manuel Barroso / Angela Merkel / Lucas Papademos / Vertice Ue / Democrazia / dittatura / banksters / Piano di aiuti Ue / Syriza / Sinistra radicale / Voglia di riscatto dei Greci / Platone / Socrate / Panagiotis Pikrammenos / Austerity / Trattato di Lisbona / Art. 50 del Trattato di Lisbona / Articolo 123 / Sergio Basile / Qui Europa
L'Europa dei banksters e delle lobbies
teme l'evasione greca
I vuoti moniti della Troika e i validi motivi
per abbandonare l'Euro-Gabbia
Grecia - In fuga dall'Eurozona
Bruxelles – Nella giornata di ieri dalla capitale istituzionale dell'Ue, nonché sede legale di innumerevoli multinazionali europee (e porto ideale per quelle d'oltreoceano) abbiamo assistito ad uno spettacolo a dir poco indecoroso, a tratti comico (se non fosse che in ballo ci sono le sorti economiche e sociali di milioni di persone in carne ed ossa) ad opera dei soliti eurocrati amici dei banchieri. argomento della settimana – tanto per cambiare – è stato, più che la Grecia in sé, il rispeto dei diktat che "mamma Troika" ha inposto in maniera iniqua e crudele ai suoi figli: resi neo schiavi di bankster senza scupoli e misericordia da vuoti tecnocrati senza Dio. I figli di una Grecia uscita in maniera ammirevole dalle urne, con in mano un presico messaggio per tutta l'Europa delle caste: Democrazia? Si grazie! Eurozona? No comment! Ormai ogni parola è suoerflua. Ecco che allora Angela merkel e Manuel Barroso hanno lanciato chiari ed inequivocabili messaggi al neo-premier Panagiotis Pikrammenos nelle "more" del delicato vertice Ue, ribadendo il teorema – insostenibile – secondo il quale per uscire dalla crisi sarebbe bene per tutti i "sudditi di Zeus" (dio ormai in rovina, ed andato in pensione anticipata, con un abbuono di qualche migliaio di anni) onorare gli impegni che l'ex-uomo della provvidenza (oltre che della Trilateral Commission e del board Bce) Lucas Papademos ha "gentilmente" sottoscritto a nome di un popolo a dir poco fuori di sé dall'ira (giusto per usare un eufemismo). E ciò – udite udite – per uscire dalla crisi. pazzesco!
Gli ellenici e l'ansia giustificata di "Mamma Troika"
Allora, molto eloquenti, in merito, sono state le parole disseminate al vento senza molti fronzoli, dal portavoce dell'Ue, Olivier Bailly, per "candida" ammissione del quale l’Ue non avrebbe intenzione di ponderare la portata di ipotesi alternative a questa paventata dal boss della commissione, ed a ruota dallo stesso Mario Draghi, nei giorni scorsi, e dalla puntuale quanto acerba Christine lagarde che (nelle ultime ore) ha "minacciato" alla Bbc: “i greci hanno fatto grandi sforzi, tuttavia devono fare di più perché ci sono altre riforme strutturali da varare e più tasse da raccogliere”. Parole ansiose ed ansiogene, derivanti evidentemente dai fondati timori su un mancato rispetto del secondo piano di "pseudo-aiuti" e di "pseudo-risanamento" firmato da Papademos con gli amiconi della Troika, in un allegro regime di "usura legalizzata".
17 Giugno: prove generali di evasione dall'eurogabbia
Atene – ed in questo le urne hanno, come detto, parlato chiaro – sarebbe dunque orientata, più che a sottostare ai diktat europei, alla rinegoziazione degli iniqui accordi: ciò soprattutto se dovesse essere confermata la linea anti-austerity alle prossime imminenti elezioni del 17 giugno. Urne che sembrerebbero premiare – stando ai sondaggi ed all'aria che tira nelle piazze di Atene, e nelle isolette greche – il partito del leader Alexis Tsipras, rappresentante – sempre più amato – della sinistra radicale Syriza. Partito dichiaratosi, come noto, apertamente in antitesi alle strategie filo-europeiste. Sull'altro fronte dell'austerity, quello tedesco, la Bundesbank ha rincarato il tenore dei "consigli" sugli adempimenti, seguito a ruota, oltreoceano, da Washington, evidentemente timoroso di scontentare i banksters di wall Street, quanto consapevole che l'abbandono della gabbia dall'eurozona per Atene sia soltanto questione di mesi.
Limiti dell'eurogabbia e motivi per concordare con i Greci
Allora, accantonati i moniti ormai vani e privi di senso dei vari Barroso, Lagarde, Monti, Merkel, Draghi e – perfino – Obama, e ripercorrendo le tappe critiche che hanno portato all'attuale definitiva involuzione del progetto – fin qui largamente fallimentare – noto come Unione europea, possiamo concordare con i cugini Greci che da Maastricht in poi, i diritti degli europei sono stati via via palesemente e ferocemente compressi se non – nei casi più emblematici esaminati – annullati del tutto. Risultato di ciò: l'introduzione di un'euro proteso a facilitare inflazione e speculazione; ridimensionamento drastico della sovranità nazionale dei partner dell'Ue con l'adozione dei patti di Schengen (che hanno annientato pericolosamente i controlli su tutti i traffici presso le frontiere), del Trattato di Amsterdam (del 1997) (che ha di fatto espropriato gli stati del controllo sui propri affari interni), del Trattato di Nizza (del 2001) ( che ha suggellato l'accentramento dei poteri in seno all'Ue, definendo forse troppo fantasiosamente l’Europa unita quale “Comunità di diritto”: ma forse non dei diritti!). Per finire al discusso e strategico Trattato di Lisbona (del 2007): surrogato generato frettolosamente – e con ingredienti altamente nocivi: vedi ad esempio l'art. 123, sull'obbligo di rifinanziamento degli Stati Ue presso i mercati internazionali – del quale "Qui Europa" ha abbondantemente parlato in precedenza – vedi archivio interno) al posto di una “Costituzione Europea” già palesemente rifiutata in toto dagli stessi europei, con le sonore bocciature intervenute tra Parigi ed amsterdam, nei celebri e clamorosi referendum del 2005, in un tripudio di euroscetticismo. Per non parlare dell’art. 50 dello stesso Trattato, che ha di fatto inventato dei congegni burocratici incentrati su pesanti negoziazioni, al fine di scoraggiare il “recesso dall’Unione” di stati, come la Grecia, stanchi di sevizie e soprusi; stanchi di deleterie politiche neoliberiste protese a favorire la penetrazione di organismi di speculazione internazionale stanutitensi (come Goldman Sachs) o cinesi nel mercato comunitario, in nome del libero mercato. Forse sarebbe ora di finirla con queso carrozzone, e seguite l'esempio che ci viene dalla patria di Platone e Socrate? probabilmente si! Almeno a queste condizioni di dittatura mascherata da democrazia. Ma oramai il 17 giugno è vicino!
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)