Fiat: ‘Fabbrica Italia’ diventa ‘Ciao Italia’

Mercoledì, Settembre 26th/ 2012

– di Mario Luongo –

Fiat / Fabbrica Italia / Sergio Marchionne / John Jacob Elkann / Mario Monti / Corrado Passera / Consob / Diego Della Valle / Crisi del settore auto / Sostegni del governo / Spot Fabbrica Italia / Critiche Fiat 

Fabbrica Italia: il Progetto che (non) c'è 

Agnelli-Elkann-Marchionne: tipi da Spot a

stelle e strisce

I 20 miliardi del progetto Fiat saranno sfoltiti, non

si comprendono né tempi né dinamiche del piano:

"Fabbrica Italia" diventa "Ciao Italia"!

Roma, Torino – Ricordate lo spot del progetto Fabbrica Italia? È di un paio di anni fa. Nel video c’è un padre che tiene in braccio il suo bambino neonato e, per farlo addormentare gli parla. Gli racconta di “questo piano industriale” che ora non può interessargli, ma riguarda anche il suo futuro, e quello dell’Italia in generale. Perché “in cinque anni raddoppia la produzione di veicoli in Italia e aumenta l’esportazione…anche in America. Raddoppia la produzione, raddoppiano le possibilità”Sulle note rilassanti di un pianoforte la scena di chiude sul papà che in macchina (una cinquecento per la precisione) sistema il figlioletto e lo guarda sorridente, con la scritta finale “Un cammino da fare tutti insieme per rendere gli Italiani di domani migliori di quelli di oggi”. Lo spot è carino, la musica anche, la voce narrante è calda e rassicurante, il pargolo è dolce. Il problema è che non si capisce dove si vuole andare a parare. Uno spot ben studiato e girato per un progetto che aldilà del nome e della sua mission, vuole lasciare il messaggio “La Fiat raddoppierà la produzione nei prossimi cinque anni”. E c’era bisogno di una confezione così? Non bastava una conferenza stampa?

 "Fabbrica Italia" – Dallo Spot allo Stop 

Ma comunque, andando anche oltre lo spot in sé e il messaggio, la questione è che, a conti fatti, il progetto Fabbrica Italia rimane un mistero, una cosa annunciata e non ancora realizzata, ma nemmeno progettata. La curiosità è sorta a molti, soprattutto alla Consob che tra Aprile 2010 ed Ottobre 2011 ha mandato alla Fiat , dice Marchionne, “una raffica di richieste, 19 lettere in cui si chiedevano i dettagli finanziari e tecnici su Fabbrica Italia”. Richieste più che legittime, sottolinea la Consob, ma che hanno portato all’esasperazione (sempre parole di Marchionne) i dirigenti Fiat che, poverini, il 13 Settembre scorso  hanno comunicato il ritiro del progetto, con l’indicazione che il nome "Fabbrica Italia" non sarebbe più stato usato e le informazioni su tempi e costi non sarebbero state fornite.

 L’attacco di Della Valle 

Nelle scorse ore è dilagato il botta e risposta che ha riaperto le polemiche sulla Fiat: dalla Bocconi di Milano, dove stava tenendo una conferenza, Diego Della Valle, patron di Tod’s, ha attaccaco con dure critiche l’A.d. Marchionne ed i vertici definendoli come “improvvisati, chiacchieroni, beccati con le mani nella marmellata”. Quest’ultimo epiteto si spiega con il fatto che Della Valle accusa gli Agnelli e la Fiat di aver intenzione di lasciare l’Italia da tempo e per questo “hanno fatto lavorare più il loro uffici stampa che i reparti di progettazione”.

 La sfoltita… dei "sogni" Fiat 

Ora, che la Fiat non sia in una fase florida dal punto di vista delle vendite e delle innovazioni, non è un segreto. Va detto, però, che la crisi economica del settore si riflette a livello mondiale e non tutti gli stati sono pronti a dare robusti rinforzi all’industria automobilistica. Se in USA ,l’intervento di Obama è stato importante – e non solo per i dollari stanziati – non si può dire altrettanto dell’Italia di Mario Monti, per questo Marchionne tra un frecciata e l’altra con Della Valle, ha chiesto al governo di “fare la sua parte per rimuovere le zavorre che stanno ancorando il nostro Paese al passato”. E con il governo, nelle persone di Monti e Passera – come riportato da "Qui Europa" – si è incontrata la Fiat, nelle persone di Marchionne e John Elkann, sabato pomeriggio,  per parlare del problema. Il risultato  è stato – come visto – molto deludente: nonostante la crisi economica del settore delle auto – ed in particolare della Fiat, l’azienda non ha però aperto alla speranza (fornendo dati e numeri concreti) gli orizzonti chiusi di migliaia di operai sull'orlo del baratro, limitandosi a fare altre promesse, altri slogan sull'intenzione (ipotetica) di non lasciare l’Italia, e di "restare". Ma non si sa come e dove! C'è qualcuno che ipotizza la permanenza di marchionne ormai limitata a qualche bagno estivo. Una cosa per ora è certa: i venti miliardi di euro previsti per il progetto saranno tagliati, sfoltiti, diminuiti, così come l’entità stessa del progetto che non si sa a questo punto davvero come chiamare. E ciò proprio quando gli investimenti avrebbero dovuto avere una provvidenziale e decisa impennata.

 Il beffardo spot di un dilemma svelato 

Questo forse vorrà dire meno operai, meno produzione, meno auto vendute, più contratti capestro, meno sedi. Speriamo di no, ma a questo punto la matematica non è più un'opinione, A questo punto la domanda sorge spontanea da capo : ma c’era davvero bisogno di quello spot?

Mario Luongo (Copyright © 2012 Qui Europa)

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