Grinfie sull’Oro d’Italia, ci riprovano. Intanto Monti alza l’IVA

Mercoledì, Ottobre 10th/ 2012

di Sergio Basile e Mario Luongo

Italia / Banca d’Italia / Banca Centrale Europea / Riserve auree della Banca d’Italia / Debito Pubblico / Consob / Trattato sul funzionamento dell’Unione europea / Sistema europeo delle banche centrali / Central Bank Gold Agreement / Giuseppe Vegas / Obbligazioni da tripla A / Aumento aliquota Iva / Recessione / Debito illegale / Bretton Woods / Quadrio Curzio / Italia Oggi / Il Giornale / Inibizione dei consumi 

Idea Consob – Grinfie sull'Oro d'Italia.

Giù l'Irpef, ma IVA a +1%: le mosse

notturne di Monti 

L'Oro d'Italia potrebbe essere gettato nel mare della

speculazione per fingere di ripagare un debito pubblico

illegale che si autorigenera all'infinito

Intanto Monti nella notte alza l'Iva di un punto aprendo 

tutti i portoni alla recessione economica

Roma, Bruxelles – Secondo le stime più recenti della Banca Centrale Europea, risalenti a Settembre, l’oro disponibile della Banca d’Italia ammonta a circa 108,2 miliardi di euro, aumentati di 5,2 miliardi da fine Agosto. Una bella somma, non c’è che dire, specialmente se si tiene in conto che dal 2007 ad oggi, le riserve non hanno risentito, come il resto del Paese, degli effetti della crisi. Esse, anzi, hanno avuto un incremento del 141,5%.

 Italia – La Terza Riserva Aurea: il paradiso degli speculatori 

L'Italia possiede la terza riserva aurea del mondo: uno degli elementi più scabrosi da rinfacciare ai nostri asserviti e inconsistenti politici, nonché agli avvoltoi del rating e dello spread, al fine di smontare  le politiche distruttive dei declassamenti facili operati dalle famigerate e plurindagate agenzie di rating, che dalla primavera del 2011 presero illegittimamente di mira – e continuano a farlo ancora oggi, con lo spread a quota 350 punti – il nostro "Bel Paese" che all'epoca deteneva, tra l'altro, il maggior tasso medio di risparmio pro-capite delle famiglie d'Europa, nonché il secondo più basso debito privato d'impresa, dopo la Germania. Un Paese, l'Italia, per tali motivi considerato la "polpetta ideale" atta a soddisfare gli avidi appetiti degli speculatori internazionali più esigienti, ed i più "palati" più fini. Dati questi che non possono non lasciarci sbalorditi, soprattutto se pensiamo che nel resto d’Italia e d'Europa le banche sono parte di quella catena disastrosa che alimenta gli effetti negativi della crisi, chiudendo i rubinetti dei prestiti (credit crunch) a molte imprese – per via dei diktat imposti al sistema dagli accordi europei di Basilea 3 e dell'iniquo e funesto innalzamento dei coefficienti di riserva patrimoniale delle banche – che spesso sono costrette a chiudere o a non poter partire affatto. E l'incremento esponenziale dei fallimenti e dei suicidi di imprenditori sono, in merito, dati emblematici quanto crudi e tragici. 

 La proposta della Consob da "Italia Oggi" 

Ma la questione rilevante, in tal sede e nell'ambito della dissertazione odierna, è però un’altra: dato il buco, o meglio la voragine, formata da un debito pubblico che in Italia ammonta a 2 trilioni di euro (precisamente a 1976 miliardi circa) la Banca d’Italia può essere effettivamente e realmente utile per smorzarne gli effetti ? Ma soprattutto come? Un articolo interessante, in merito, è apparso sul quotidiano "Italia Oggi", in edicola nella giornata di ieri, dal titolo: "Consob chiede l'oro di Bankitalia". Nell'articolo in questione – del collega Stefano Sansonetti – è stata illustrata la proposta della Commissione Nazionale per  le società e la Borsa (Consob) che ha auspicato il dirottamento e l'utilizzo di questo enorme tesoro nazionale al fine – "improbabile" – di appianare il debito italiano, nel rispetto delle regole dell’Ue e del diritto comunitario ed interno.

 L'assenza di limiti alla spoliazione dell'oro italico nei Trattati Ue 

Dopo un’attenta analisi dei trattati e dei documenti che regolamentano la materia in ambito europeo (come il Tfue – Trattato sul funzionamento dell’Unione europea – e lo statuto del Sebc  – Sistema europeo delle banche centrali  -. che non danno alcun limite all’utilizzo della riserva aurea)  l’unico limite riscontrato dal quotidiano e dalla stessa Consob è stato quello posto dal Central Bank Gold Agreement, l'accordo firmato da alcune banche centrali del citato Sebc insieme ad alcuni paesi che non aderiscono all’Ue. Accordo firmato nel 1999 e rinnovato dieci anni dopo, nel 2009.

 Il Central Bank Gold Agreement e la Truffa di Bretton Woods 

Pertanto, secondo il Central Bank Gold Agreement, l’oro, relativamente alla sua detenzione e gestione, non rientra tra le prerogative né tra i compiti  istituzionali del Sebc , quindi tecnicamente ogni banca centrale nazionale può disporne senza autorizzazioni preventive da parte della Bce. L’unico limite, dicevamo, è nelle quantità, e nelle misure regolamentate dal suddetto accordo internazionale, che stabilisce come le vendite di oro non possano superare le 400 tonnellate l’anno e le 2000 tonnellate nei cinque anni. Prima degli accordi di Bretton Woods, l'oro veniva utilizzato a garanzia dell'emissione delle banconote immesse in circolazione e nei circuiti economico-finanziari. Ma nel 1933 e poi nel 1944, fu istituito e legalizzato il grande inganno dell'incontrovertibilità della carta moneta in oro. In pratica dal 1944 in poi il denaro cartaceo stampato ed emesso – quello che noi abbiamo in tasca – non è altro che "carta straccia", in quanto esso non solo non è più garantito dal corrispettivo in oro, ma addirittura non può essere più convertito (cioè cambiato) in oro presso uno sportello bancario. Incredibile ma vero! (vedi approfondimenti in allegato: "Schiavi di un Debito Illegale – Parte Quarta – Il Signoraggio").

 Lo scempio della privatizzazione di Bankitalia 

Ma tornando alle riserve auree italiane, d'altro canto c'è da notare come la Banca d’Italia (o quel che ne resta, dopo le sconcertanti privatizzazioni intervenute nel 1992 col decreto Carli-Amato, artefici di una prima grande spallata alla nostra sovranità monetaria) sia un istituto di diritto pubblico (solo in teoria), ma con le quote di partecipazione al capitale detenute (per l'appunto, e come abbondantemente trattato in precedenti articoli – vedi allegati) dalle banche private. Il 96% delle azioni di Bankitalia sono in posseso di Banca Intesa, Unicredit e compagnia bella. Solo il 4% è oggi dello stato, mediante la detenzione azionaria da parte dell'Inps e in parte ancor minore dall'Inail.

 Lo stato dovrebbe tornare ad essere azionista unico 

In questo caso, dunque, al fine di arginare questo ostacolo – secondo la Consob –  il governo Monti dovrebbe intervenire con un regolamento ad hoc, tramite il quale lo Stato diventerebbe unico azionista della Banca centrale nazionale e, in quanto tale, sarebbe libero di disporre dei beni che, come l’oro appunto, non sono funzionali, né regolamentati dalla Sebc.  In un documento riservato della Consob si legge “la Banca d’Italia può disporre liberamente di tutti i propri beni mobili ed immobili , nei limiti in cui tali atti di disposizione non incidano sulla capacità di poter trasferire alla Bce le attività di riserva eventualmente richieste.” Da qui l’idea del presidente Giuseppe Vegas, già ventilata da mesi, di costituire un fondo con partecipazioni ed immobili, nel quale far confluire queste riserve auree cosiddette "salvifiche". In questo modo – secondo la Consob – si creerebbe uno strumento importante dal potenziale pari a 120 miliardi di euro, tramite il quale sarebbe possibile garantire emissioni di obbligazioni da tripla A (cioè fare "altri debiti su debiti già esistenti") che servirebbero, a loro volta, a trovare fondi necessari alla "presunta" chiusura di questo spaventoso debito pubblico. Cosa impossibile! Ovviamente!

 Grinfie sull'Oro – Ci riprovano 

Anche il più ingenuo degli Italiani, infatti, riuscirebbe a sentir l'odore della fregatura a dieci miglia di distanza. Innanzitutto il Debito Pubblico italiano è illegale (come abbondantemente provato dall'Osservatorio "Qui Europa") poiché iniquo e gonfiato con strumenti speculativi (rating, spread e articolo 123 del trattato di Lisbona, che ci impone a procurarci la moneta menessaria all'economia nazionale presso i banchieri privati, a tassi degni del più spietato usuraio); in secondo luogo il Debito è illegale poiché si autorigenera per via dello stesso signoraggio bancario privato; ed infine una parte minore di esso (circa il 10-20%) è stato creato in seguito ai latrocini delle varie caste politiche. Perchè dunque dovremmo pagarlo noiP Perché dovremmo gettare nel mare sconfinato della speculazione il nostro oro? Che assurdità sono mai queste? Lo paghi piuttosto chi l'ha creato, il debito!

 Grinfie sull'Oro – Già ci avevano provato in estate 

In merito, il 24 Luglio scorso – come illustrato a suo tempo dal nostro osservatorio nazionale – un'idea bizzarra similare, era stata già propinata all'opinione pubblica dall'economista Alberto Quadrio Curzio (professore emerito di Economia politica all'Università Cattolica di Milano) in un articolo apparso su "Il Giornale". Quadrio Curzio  – grande amico e consigliere dell'ex premier Romano Prodi – per rilanciare la "famosa" crescita – anziché sbaragliare la speculazione e tagliare le unghie alla finanza con la de-finanziarizzazione dell'economia – paventava proprio quale panacea,  il ricorso ad un "prestito garantito in oro". Cioè, la strada indicata dal fantasioso economista passava dal compromettere (a garanzia) le nostre preziosissime riserve auree nazionali. Così facendo – secondo Quadrio Curzio – il governo avrebbe evitato di innalzare il cuneo fiscale. Come dire: per guarire un malato da una forma gravissima peste (provocata tra l'altro da un contagio evitabilissimo ed indotto) il medico anzichè somministrare medicine ed antidoti che curino la malattia alla radice, decida di rischiare il taglio di una mano, per evitare – in alternativa – di tagliare una gamba. Soluzione alquanto paradossale e fuori dalle righe.

 Recessione avanti tutta – Monti nella notte aumenta l'IVA 

Come paradossale e fuori strada ci appare l'ennesima suddetta proposta scempio, questa volta vomitata dalla Nazional popolare Consob. Poveri noi! Intanto mentre scriviamo questo articolo (alle 3:16 del mattino) il governo Monti ha appena modificato in ribasso l'IRPEF nei primi due scaglioni di riferimento (nell'ambito della Legge di Stabiltà – Legge Finanziaria) ma per contro ha innalzato in maniera scellerata l'IVA dell'1%, dichiarandolo in una pazzesca conferenza stampa tenuta alle 3, e conclusasi pochi istanti fa (ore 3,15). Una manovra suicida che non servirà evidentemente ad aumentare gli introiti statali (ciò è scientificamente provato) ma, anzi,  accentuerà ancor di più la recessione economica, inibendo i consumi. Manovra pazzesca di un governo ormai più che pazzesco: inqualificabile! In Spagna nei mesi scorsi l'innalzamento dell'IVA portò milioni di persone in piazza. Che accadrà nella nostra repubblica delle banane?

Sergio Basile, Mario Luongo (Copyright © 2012 Qui Europa)

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