Domenica, Aprile 27th/ 2014
– di Sergio Basile e Poetainazione –
Mercoledì, Maggio 2nd/ 2012
– di Sergio Basile –
Unione europea / Esteri / Commissione europea / Ucraina / Manuel José Barroso / Iulia Timoshenko / Diritti umani / Frodi fiscali / Energia / Arresto / Maltrattamenti / Rinvio del processo / Europei di calcio / Euro 2012 / Angela Merkel / Russia / Vladimir Putin / Komsomol / Forbes / Politica più sexy del pianeta / Rivoluzione Arancione / Privatizzazioni
Il caso Timoshenko tiene banco in Europa
Rinviato il processo all'ex leader ucraina.
Maltrattamenti in carcere. Dove sta la verità?
Spy-story infinita tra drammi e colpi si scena.
Intervengono i leader dell'Ue
Bruxelles, Kiev – Nelle ultime ore, nel Vecchio Continente, continua a tenere banco il caso "Iulia Timoshenko". In partocolare, è giunta notizia del rinvio al 21 maggio del processo contro la leader dell'opposizione ucraina, accusata dall'attuale governo in carica di malversazione ed evasione fiscale. I reati sarebbero connessi ad eventi presumibilmente accaduti nelgi anni Novanta, quando la Timoshenko era a capo della "Sistemi energetici uniti d’Ucraina". Nello specifico le accuse mosse – e da provare – afferirebbero ad un "abuso di potere" per un controverso contratto stipulato con Mosca ed inerente ad importanti forniture di gas: accordo firmato con Putin senza aver avuto il preventivo consenso del governo ucraino. L'ex leader ucraina – reclusa dall'agosto 2011 e l'11 ottobre 2011 condannata a 7 anni di carcere – ha denunciato nei giorni scorsi di essere stata addirittura picchiata e maltrattata in cella. Un pestaggio squadrista, pare, in tutto e per tutto. Per tale ragione la Timoshenko – che nelle scorse ore è stata ricoverata in ospedale – non potrebbe essere condatta in aula, e il giudice – gioco forza – avrebbe pertanto deciso per un breve rinvio, ritenendo impossibile esaminare il caso senza la presenza diretta dell'interessata. Dall'ospedale la donna ha annunciato nelle scorse ore, per protesta, lo sciopero della fame, rifiutando tra l'altro le cure dei medici ucraini.
L'intervendo della tecnocrazia di Bruxelles
Tali fatti hanno acceso, come comprensibile, gli umori di capi di stato e di governo di mezzo mondo, nonché dei vertici dell'Ue. Insomma, un caso internazionale che ha sempre più il sapore, via via che i nodi vengono al pettine, di un giallo noire versione Agatha Christie. Il presidente della Commissione europea, Jose' Manuel Barroso, avrebbe dichiarato – in risposta ai gravi fatti – di non avere intenzione di recarsi in Ucraina durante gli europei di calcio: una sorta di boicottaggio politico al quale si è prontamente e formalmente associata la Commissaria alla Giustizia – nonché vicepresidente della Commissione Ue – Viviane Reding. Ciò tramite lettera ufficiale che nelle prossime ore giungerà nelle mani del Presidente dell'Uefa, Michel Platini. Dalle indiscrezioni trapelate nella lettera, la Reading avrebbe auspicato che altri leaders o rappresentanti politici ed istituzionali europei (e non) possano seriamente riflettere sull'opportunità di recarsi in Ucraina. La scorsa settimana, per il vero, anche la – discussa e sempre meno amata – cancelliera tedesca, Angela Merkel, aveva già annunciato la propria volontà di desistere dall'invito della Uefa a Euro 2012: almeno fino a quando la Timoshenko non fosse stata rimessa in libertà.
La spy-story s'infittisce nel dramma
Intanto, è doveroso rilevare come nelle ultime 48 ore – secondo le agenzie stampa rimpallate da un paese all'altro dell'Europa – la cittadina ucraina di Dnipropetrovsk sia stata teatro di una serie di esplosioni, con relativo ferimento di dozzine di persone. Ora in molti osservatori internazionali, compresi noi di "Qui Europa", sorgono – alla luce degli ultimi sviluppi intervenuti – seri dubbi sull'opportunità che l'Ucraina possa ospitare in sicurezza l'atteso evento sportivo continentale. Ma una domanda sorge spontanea: e se fosse tutta una montatura per non far accendere i riflettori su un Paese scomodo e democraticamente sofferente? Mah! Ad oggi è difficile dirlo. D'altra parte sull'Ucraina presso la stampa nazionale ed europea, le notizie riportate risultano essere spesso e volentieri frammentarie e ridotte. Si ha sempre la sensazione che non si dica proprio tutto. D'altra parte restano forti le pressioni dei poteri forti, e la Russia resta ad un tiro di schiocco dalla fredda Ucraina: ancora avvolta da una coltre di gelo, in tutti i sensi. Per comprendere meglio l'Osservatorio "Qui Europa" reputa opportuno analizzare in brevi linee la storia della leader politica, cercando di capire quali interessi possano ruotare sull'operato della bionda e avvenente ex-premier ucraina, definita el 2009 come la leader più sexy del mondo.
Il mistero Timoshenko – Ma chi è Iulia?
Julija Volodymyrivna, politica ed economista di origine ebraica ed estrazione comunista – anche se, nel contempo, liberista – dall'inconfondibile pettinatura regale, ha ricoperto – la prima donna a farlo – la carica di primo ministro dell'Ucraina nel 2005, e successivamente dal 2007 al 2010. Nel 1989 fondò, diresse e poi privatizzò la casa videografica del Komsomol. Il 28 luglio del 2005 la rivista Usa Forbes la presentò all'opinione pubblica mondiale come la terza donna più potente del mondo, dopo Condoleezza Rice e Wu Yi. La leader, in effetti, dopo la caduta del sistema sovietico assunse un ruolo di particolare rilievo, dirigendo svariate compagnie energetiche e acquisendo un considerevole patrimonio economico nel periodo 1990-1998. Durante tal perido le sue convinzioni politiche comuniste non gli impedirono di porre in essere un fitto piano di privatizzazioni, che le permisero di diventare una delle donne più ricche del Paese. Ciò, tra l'altro, dedicandosi ad una intensa attività commerciale di export di metalli. Dal 1995 al 1997, come visto, fu presidente della Compagnia Generale di Energia: un'azienda privata che nel 1996 avviò l'import di gas metano dalla Russia, con lauti profitti. Durante questo periodo, l'avvenente leader fu ribattezzata con l'appellativo di "principessa del gas". In quel periodo le accise sul gas subirono un sensibile aumento. Pochi anni dopo, nel febbraio del 2001 fu arrestata per una settimana, con l'accusa di falsificazione di documenti e importazione illegale di metano. La Tymošenko pose a sua difesa il fatto che i documenti falsi sarebbero stati creati ad hoc dal regime di Kučma, in combutta con una cerchia di oligarchi conservatori.
Piglio rivoluzionario – Folgorazione sulla via di Damasco?
Da quel momento la donna mostrò con eloquenza un innato e nuovo piglio rivoluzionario contro il rivale politico Kučma. Un anno dopo, fu stranamente coinvolta in un incidente stradale: molti lo considerarono un tentativo di omicidio politico. I suoi detrattori hanno spesso collegato le sue fortune politiche ed economiche ai poco chiari rapporti amichevoli e sentimentali con uomini condannati per corruzione e frode, come l'ex premier Pavlo Lazarenko. Tuttavia, oggi – dopo l'incidente che probabilmente le cambiò la vita in tutti i sensi – ed a dispetto del suo passato discutibile, la metamorfosi da fredda e calcolatrice oligarca liberista, a riformista anti-oligarchica è creduto da molti come sincero e reale. Da altri meno. Una sorta di "presunta" conversione sulla via di Damasco! A parte tutto c'è da dire però che sotto il suo ministero – e "Qui Europa" gliene da merito – l'industria energetica ucraina esplose in senso positivo: crebbe cioè del 700%. La "nuova" Timoshenko – in quello che potrebbe benissimo dirsi uno scervellotico spy-colossal hollywoodiano, se non fosse altro che si tratta effettivemente della sua vita reale – si oppose al prelievo abusivo di energia delle potenti holding industriali. Le sue riforme, infatti, servirono – cosa davvero rara in politica: soprattutto nell'Europa del rigore e del "fiscal compact" – al governo per pagare gli statali e aumentare i salari. La neo-rivoluzionaria Timoshenko fu dunque vista – dalla maggior parte dei media occidentali – come un sorta di Giovanna d'Arco del'Est, e posta a capo della Rivoluzione Arancione che portò l'amico Juščenko alla presidenza del Paese. Ma screzi interni e presunte promesse di riforme non mantenute portarono ben presto alle sue dimissioni.
L'asse Tiomoshenko-Putin e lo scacchiere dell'energia
Durante la guerra in Ossezia del Sud, scoppiata nell'agosto 2008 tra Georgia e Russia, Julija Tymošenko non concordò con la condanna di Juščenko verso la Russia, restando stranamente neutrale sull'argomento. Juščenko l'ha pertanto accusata di assumere una posizione di comodo, al mero fine di ottenere il sostegno della Russia alle future elezioni presidenziali del 2010; Andrij Kyslynskij, vice presidente, in merito, l'ha recentemente definita alla stregua di una "traditrice". Dove sarà la verità? Lo scopriremo nelle prossime puntate. Intanto auspichiamo che la via del dialogo e del buon senso trionfi: d'altra parte la scacchiera nella quale si è inserita la bella Iulia è particolarmente complicata e generata dall'interporsi di un notevole numero di quadrati bianchi e neri; di luci ed ombre che non rendono del tutto nitida la lettura dei giochi di palazzo che intercorrono tra Ucraina, Russia, Unione europea e non solo. Ed in ballo oltre ai diritti, evidentemente, ci sono giochi ed equilibri strategici di primo piano, come il controllo di una importante fetta del mercato energetico mondiale.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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