Giovedì, Ottobre 11th/ 2012
– di Sergio Basile –
Eurozona / Italia / Cultura / Tagli alla [...]
Venerdì, Maggio 24th/2013
– L'Approfondimento di C.Alessandro Mauceri –
Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013, Unione Europea, Agenzia Europea per l’Ambiente, Jacqueline McGlade, Centrale termoelettrica Federico II, ILVA Spa, Saras Raffinerie Sarde S.P.A., Centrali Termoelettriche Di Taranto, centrale termoelettrica Di Fiume Santo, Impianto Termoelettrico Di Fusina , Vado Ligure, Centrale Termoelettrica di San Filippo del Mela, Esso italiana raffineria di Augusta, Raffineria di Sannazzaro De’ Burgondi, Raffineria ISAB impianti Sud Priolo Gargallo, Enel Produzione SpA – Centrale di Sulcis , Enel Produzione SpA – Centrale di Torrevaldaliga Nord, Raffineria di Milazzo S.C.p.A.; Enipower S.P.A. Stabilimento Di Ferrera Erbognone, Greenpeace , “ENEL il carbone costa un morto al giorno”, royalties, Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W. L. Godschack, Annibale Biggeri
Italia – Quanto vale la Salute dei Cittadini?
L'Inchiesta di "Qui Europa" su inquinamento e
malaffare legalizzato nell'ex Bel-Paese
Le chiamano "Compensazioni". Dietro, gravissimi ed
irreparabili danni alla salute. Alterazioni al DNA e
agenti cancerogeni
Un cupo universo, oltre la censura dei media di regime
L'Approfondimento di C. Alessandro Mauceri
Quanto vale la Vita dei Cittadini? Pare davvero poco!
Roma, Palermo – Si sente parlare spesso di sicurezza sul posto di lavoro, di miglioramento delle condizioni di vita e simili. Per questo motivo, avrebbe dovuto sorprendere la notizia, riportata dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel “Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013”, secondo la quale metà delle nostre acque risulta contaminata da sostanze nocive e potenzialmente dannose per l’uomo. Anche la qualità dell’aria, nonostante la sottoscrizione, da parte della maggior parte dei Paesi della Terra, di accordi e protocolli per migliorare le condizioni dell’ambiente (accordi finora rivelatisi largamente fittizi e non assolutamente applicati dai soliti noti) non sembra essere migliore, tanto che, qualche anno fa, l’Unione Europea decise di mappare la condizione dell’ambiente del Vecchio Continente. I risultati sono stati sorprendenti, ma, non si sa per quale motivo, poco diffusi. La ricerca dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, pubblicata nel 2011, ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato davvero bisogno, che esistono zone, in Europa, in cui la qualità dell’ambiente è potenzialmente nociva per la salute degli abitanti. Inoltre, la ricerca ha appurato, che, a causare questo danno all’ambiente e alla salute del persone, sono state, e sono tuttora, alcune imprese, accusandole una per una e indicando le loro specifiche responsabilità e il danno prodotto. Anzi, dalla ricerca è emerso che, nel 2009, anno cui si riferisce, a causare la metà dei costi totali imputabili all’inquinamento (che ammontano per tutti i Paesi dell’Unione Europea a una cifra astronomica, compresa tra i 102 e i 169 miliardi di Euro), sono state solo, si fa per dire, 191 imprese. (I dati sono consultabili sul sito http://www.eea.europa.eu/publications/cost-of-air-pollution/at_download/file).
Centrali Elettriche tra i maggiori soggetti inquinanti
Colpevoli dell’inquinamento sono, secondo i ricercatori, alcune grandi centrali elettriche, raffinerie, processi industriali, impianti per la raccolta e il trattamento di rifiuti e determinate attività agricole. Le maggiori colpe sarebbero, però, da imputare alle emissioni delle centrali elettriche. È emerso con chiarezza che impianti di grandi dimensioni, come quelli che si trovano in Germania, Polonia, Regno Unito, Francia e Italia, sono quelli che contribuiscono maggiormente al totale dei danni. Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA, ha affermato che l’"analisi rivela gli elevati costi causati da inquinamento da centrali termiche ed altri grandi impianti industriali".
Ricerca AEA e paradosso sulla Salute – Le Pagelle Nere in Italia
Sì perché, in realtà, l’analisi condotta dall’AEA non ha ritenuto necessario approfondire la ricerca sino a individuare le conseguenze sulla salute dei lavoratori e dei cittadini e si è limitata a valutare i costi causati all’inquinamento. E così, sono stati esclusi dai risultati della ricerca aspetti relativi alle conseguenze per la salute e alla sicurezza connessi con l'esposizione professionale ad inquinanti atmosferici e, ovviamente, i relativi costi sociali. Ci si è limitati a rilevare che sono stati superati certi valori considerati accettabili e che ciò ha un costo. Tra le imprese maggiormente inquinanti riportate nella classifica allegata alla ricerca, quelle in Italia sono: la Centrale termoelettrica Federico II di Brindisi (18esimo posto in Europa); l’ILVA Spa, di Taranto (52esima); Saras Raffinerie Sarde S.P.A. (al 69esimo posto); Centrali Termoelettriche Di Taranto (80esimo posto); la centrale termoelettrica Di Fiume Santo (87esima); l’Impianto Termoelettrico Di Fusina (al 108esimo posto); Vado Ligure (al 118esimo posto); la Centrale Termoelettrica di San Filippo del Mela (al 128esimo posto); Esso italiana raffineria di Augusta (al 145esimo posto); Raffineria di Sannazzaro De’ Burgondi al 148esimo posto; la Raffineria ISAB impianti Sud Priolo Gargallo (al 174esimo posto); Enel Produzione SpA – Centrale di Sulcis (186esima); Enel Produzione SpA – Centrale di Torrevaldaliga Nord (187esimo posto); Raffineria di Milazzo S.C.p.A. (188esima); Enipower S.P.A. Stabilimento Di Ferrera Erbognone (189esimo posto).
Enel – Il Carbone costa un morto al giorno
La ricerca dell’AEA ha confermato ulteriormente l’impatto che molti di questi impianti, venuti alla ribalta nei mesi e negli anni scorsi, hanno avuto sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. Per questo motivo, ad Aprile dello scorso anno, Greenpeace ha pubblicato uno studio sulle conseguenze derivanti dall’inquinamento causato dalle centrali a carbone dell’ENEL, dal titolo inequivocabile: “ENEL, il carbone costa un morto al giorno”. Sorvolando sulle proteste che hanno riempito le pagine dei giornali (purtroppo, spesso senza sortire alcun effetto), ciò che, più di ogni altra cosa, dovrebbe sorprendere è quanto è stato fatto fino ad ora da chi governa la cosa pubblica. Ovviamente, si potrebbe pensare che, di fronte alla evidente responsabilità di alcune grandi industrie, causa di gravi danni all’ambiente e alla salute delle persone, siano già state avviate procedure per chiudere questi impianti o, almeno, per modificare i processi produttivi e ridurne le conseguenze.
Il Contentino – Lo Strumento della Compensazione
In realtà, la cosa che sorprende più di ogni altra è che, non solo la maggior parte delle aziende riportate nello studio dell’AEA continua ad operare, ma che, già da diversi anni, per limitare gli ostacoli da parte di soggetti locali, è stato inventato lo strumento della “compensazione”. Con questo termine si intende “qualunque intervento proposto dal proponente o richiesto dall'autorità di controllo della VIA (valutazione di impatto ambientale ndr), teso a migliorare le condizioni dell'ambiente interessato, ma che non riduce gli impatti attribuibili specificamente al progetto”. In poche parole, lo Stato interviene, ma non imponendo alle imprese di ridurre l’impatto sull’ambiente e sulla salute della gente, come sarebbe normale e auspicabile, bensì chiedendo alle grandi imprese di realizzare misure “compensative” volte a “ridurre” (ma, forse, sarebbe meglio dire camuffare) le conseguenze negative delle loro azioni ritenute “strategiche”. In questo modo le grandi industrie, quando decidono di produrre i loro beni o di realizzare i loro impianti su un territorio, non sono costrette a concordare, con le amministrazioni locali, royalties che pure sarebbero legittime, ma si limitano a concedere qualche contentino chiamandolo “compensazione”. In questo modo, le grandi imprese devono solo, e nemmeno sempre, mettere a disposizione qualche soldo per la realizzazione di misure compensative come “piantumazione di aree, recupero dell’avifauna, sistemazione straordinaria strada rurale, recupero e ripristino di ex cave, sistemazione di boschi, ripristino piste forestali, finanziamento di progetti di miglioramento ambientale ai fini faunistici di aree protette, realizzazione di percorsi di accesso ad aree archeologiche, sistemazione opere stradali come marciapiedi e segnaletica, riqualificazione del centro storico e del parco comunale”. Non basta! Infatti lo Stato ha anche deciso di ridurre questa “compensazione”: di recente il legislatore l’ha portata dal 5 al 2% (un’inezia).
Terna e TAV – Due raccapriccianti esempi molto eloquenti
In questo modo, ad esempio, aziende come Terna che, nata da una costola di ENEL, è diventata ormai un colosso indipendente, ha concesso “compensazioni”, dal 2009 al 2011, per 68,6 milioni di Euro (dati Terna), ma, per contro, ha potuto chiudere il 2012 con un utile netto di 464 milioni di Euro. Allo stesso modo, per la realizzazione della tanto decantata TAV, sotto la voce "compensazione" è stata proposta l'estensione della rete dati a banda larga in Val di Susa (che pare avrebbe dovuto far parte di un’altra compensazione, quella per la realizzazione di un’autostrada, e mai realizzata).
Alterazioni al DNA e "Alterazioni di Coscienza"
E ancora, sempre per lo stesso motivo Saras avrebbe concordato con la Regione Sardegna e gli enti locali un “adeguato insieme di misure di compensazione e riequilibrio ambientale” destinate alla realizzazione di opere di “mitigazione ambientale”, e alla realizzazione di infrastrutture di pubblica utilità (come, ad esempio, impianti fotovoltaici sui tetti di scuole ed edifici pubblici, rinaturalizzazioni, opere di ripristino ambientale, ecc..). In questo modo nessuno dovrebbe avere da ridire se – come è emerso da uno studio condotto tra il 2006 e il 2007 da Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W. L. Godschack e Annibale Biggeri, e pubblicato su “Mutagenesis” dell’Università di Oxford – “il sito industriale produce una complessa miscela di inquinanti atmosferici che comprendono benzene, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici”. E, a conseguenza di ciò, “le alterazioni del DNA sono così risultate significativamente più elevate nei bambini delle scuole rispetto al campione di confronto”. Forse, dopo aver firmato gli accordi che prevedono le “compensazioni”, capi d’azienda, tecnici e politici si sentiranno la coscienza a posto, ma a cosa serviranno le “compensazioni” ai bambini nati con queste malformazioni e ai loro genitori? Ma ormai non ci dovrebbe sorprendere più niente.
C. Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa)
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