Maggio, Mercoledì 21st/ 2014
– di Sergio Basile e Padre Antoni Carol Hostench –
Ezra Loomis Pound, Redazione Qui Europa, Sergio Basile, Padre [...]
Sabato, Giugno 16th / 2012
– di Sergio Basile e Federica Santoro –
Italia / Decreto Anticorruzione / 20 articoli / Governo Monti / Mario Monti / Di Pietro / Fli / Idv / Pd / Pdl / Polemiche / 3 punti caldi / Incandidabilità dei condannati / corruzione tra privati / traffico di influenze / periodo di studio ed elaborazione piuttosto lungo / Ritorno al Senato / La palla passa a Palazzo Madama / Montecitorio / Silvio Berlusconi / Prescrizione / Rubygate / Modifiche al codice penale / Caso Penati / Papa e Tarantini / Coop rosse / Pierluigi Bersani / Pd / Area Ex-Kalk / Omertà / Lobbismo / Banche / Conflitti d'interessi
L'Analisi di "Qui Europa" – DDL Anticorruzione:
Vediamo a chi gioveranno davvero le misure
Misure idonee o ennesima presa in giro? Vediamolo
nella contro analisi di "Qui Europa" e nelle analisi
di "Repubblica"
Di Pietro: è uno specchietto per le allodole
Roma – Giovedì 14 Giugno sono stati approvati alla Camera dei Deputati – con 354 voti favorevoli, 25 contrari e 102 astenutii – i 20 articoli del Ddl anticorruzione. Ora manca solo l’approvazione da Parte del Senato per mettere in atto le nuove regole, che già hanno aperto variegati scenari di polemiche e reciproche accuse tra gli schieramenti. Tante le novità ed evidenti, dunque, i contrasti tra le parti politiche dirette a votare il disegno di legge. Da un lato, il professor Mario Monti deciso a portare avanti questa iniziativa a tutti i costi sostenuto chiaramente dal PD. Dall’altro troviamo un contrastante PDL deciso a fare ostruzionismo in quanto, avendo un’infinità di parlamentari collusi, indagati e anche incriminati (stando ai numeri molti di più rispetto agli "amici-antagonisti" del Pd) dal 2013 in poi (ovvero con le nuove elezioni) non potrebbe più ricandidarli. Questo decreto, vista la situazione di corruzione dilagante che blocca tutte le possibilità di sviluppo, legalità e democrazia, sarebbe invero estremamente importante e fondamentale per il cambiamento dell'ormai marcio humus politico parlamentare, balzato prepotentemente alla ribalta della cronaca europea come un misto di collusione, corruzione, concussione, classismo interessato ed egoismo senza limiti. Ma andiamo per ordine nell'analisi dei punti votati.
Ddl Anticorruzione – Tre punti caldi
Il disegno di legge anticorruzione, si compone di tre articoli: incandidabilità, corruzione e influenze illecite. Il capitolo sull’Incandidabilità dei condannati, sostenuto soprattutto da Fli e Idv, prevede che in caso di condanna per reati gravi da parte di un parlamentare, esso non possa più ricandidarsi ed essere quindi rieletto (art. 10). La corruzione tra privati prevede la reclusione da 1 a 3 anni (art.14) per gli amministratori, i dirigenti e i sindacati che – a seguito della promessa di denaro o altra utilità – dovessero commettere atti che violino i loro obblighi di incarico. Il traffico di influenze, poi, ntroduce i nuovi reati di concussione per induzione e traffico illecito di influenze per lo svolgimento del ruolo. Prevede che gli ufficiali di pubblico servizio che trasgrediscono queste nuove norme siano puniti con reclusione che va dai 3 agli 8 anni (art.13). Il PDL, in merito, ha motivato la sua opposizione alla Camera, dichiarando di voler modificare il disegno di legge in quanto (a parer suo) sarebbero presenti delle norme contro persone specifiche, ovvero contro una persona specifica: Silvio Berlusconi. In merito nelle scorse ore Cicchitto ha minacciato che solo dopo una attenta rilettura e modifica degli articoli, il suo partito si terrà pronto a votare in favore del decreto, senza fare alcun ostruzionismo. Egli ha inoltre dichiarato di non voler fare alcun passo indietro sulla responsabilità delle toghe, aggiungendo che il principio del “chi taglia paga” debba essere esteso anche ai magistrati.
Ddl Anticorruzione – Ritorna al Senato che lo esaminò nel 2011
Tale disegno di legge ha avuto un periodo di studio ed elaborazione piuttosto lungo. È stato approvato dal Senato nel giugno del 2011 e contiene, tra le altre cose, provvedimenti per la maggiore trasparenza dell’attività delle pubbliche amministrazioni; un inasprimento delle pene per i reati di corruzione; incentivi e garanzie per i dipendenti pubblici che denuncino episodi di corruzione. La legge delega poi il governo – entro un anno dall’approvazione definitiva – ad approvare un decreto legislativo sull’incompatibilità tra la carica di parlamentare e le condanne per reati di corruzione. Il disegno di legge, per iter, tornerà quindi nuovamente al Senato, dato che il testo approvato dalla Camera giovedì contiene delle variazioni rispetto a quello integrale già approvato nel giugno del 2011 a Palazzo Madama.
Leggendo tra le righe del Ddl anticorruzione
Alcuni tra i principali quotidiani nazionali, nelle ultime ore hanno avanzato la possibilità che la legge possa contenere norme protese ad influire ed intralciare l'ordinario corso di alcuni celebri processi in corso. Due in particolare: quello a Silvio Berlusconi sul "Caso Ruby”, per ciò che attiene al presunto reato di concussione, per le pressioni fatte sui funzionari della Questura di Milano affinché rilasciassero la marocchina Karima El Mahroug – arrestata per furto il 27 maggio 2010, e minorenne all'epoca dei fatti – e la affidassero a Nicole Minetti: il consigliere della Regione Lombardia poi coinvolta nello stesso italico "sexy gate". L’altro processo in questione (senza scordare evidentemente i processi a Tarantini e Papa) è quello a Filippo Penati, esponente di primo piano del Pd lombardo – fedelissimo di Bersani – indagato – come noto – dalla Procura di Monza per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti in merito ai celeberrimi progetti afferenti al comune di Sesto San Giovanni, e riguardanti il processo di riqualificazione dell’area ex-Falck.
L'ombra della prescrizione per Penati e Berlusconi ?
In effetti il discusso decreto "anticorruzione" potrebbe andare ad incidere sui suddetti processi ed in favore deei politici sopra mensionati, poiché importerebbero alcune modifiche in relazione ai tempi di prescrizione, nonché delle importanti e decisive modifiche all’articolo 317 del codice penale – per la violazione del quale è prevista una pena che va dai 4 ai 12 anni – mirante a disciplinare il reato di concussione: ovvero il caso in cui "il pubblico ufficiale (…), abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente denaro od altra utilità". La nuova legge votata in effetti smembra il reato in due parti, apportando una netta distinzione tra il caso in cui il pubblico ufficiale “costringa” ed il caso in cui questi “induca” a promesse indebite.
L'interpretazione "particolare" del reato di concussione
Dunque, nel caso in cui il giudice riconoscerà che il privato è stato costretto, questi diverrà una semplice vittima non suscettibile di sanzione, e il pubblico ufficiale in mala fede rischierà dai 6 ai 12 anni di reclusione (nuovo articolo 317 c.p.); nel caso di induzione, invece, il pubblico ufficiale rischierà dai 3 agli 8 anni, mentre il privato 3 anni (Art. 319-quater).
5 anni in mero per prescrivere il "Caso Ruby"
Dunque potrebbero "letteralmente saltare" importanti processi in corso, da Penati a Berlusconi, da Tarantini a Papa. Il "Processo Ruby" è già parzialmente in dirittura d'arrivo, è vero, ma il collega Emilio Randacio, ci spiega dal suo editoriale di ieri, come Berlusconi potrebbe beneficiare della riforma, adducendo che in effetti: "cinque anni in meno per celebrare il processo Ruby e un’insidia che potrebbe essere utilizzata dai legali del Cavaliere per tentare di smontare l’accusa". Per il "Caso Ruby" la prescrizione si accorcierebbe al 2020, e Silvio Berlusconi potrebbe dormire sonni tranquilli qualora i suoi legali volessero tentare "un’interpretazione estensiva alla riforma coinvolgendo anche il funzionario della questura che fece rilasciare Ruby". In questo caso, facendo rientrare il reato di Berlusconi tra quelli previsti dall’art. 319-quater (di cui sopra) – e non più tra quelli con prescrizione lunga, dopo 15 anni come da Art. 137: articolo che porterebbe la prescrizione al 2025) il funzionario della Questura di Milano non sarebbe più consideratio solo vittima del comportamento del premier ma in qualche modo parzialmente colpevole: "in questo caso – spiega Randacio – la prescrizione per Berlusconi avverrebbe cinque anni prima". Essa in effetti potrebbe giungere nel maggio del 2019: termine comunque piuttosto lontano.
Il ddl salverebbe Penati?
Ovviamente le nuove norme su concussione prescrizione non andranno ad inficiare in alcun modo il processo a Penati per capi d’imputazione come le presunte tangenti dell’autostrada A7 e i finanziamenti impropri all'associazione “Fare Metropoli”, di sua creazione. Secondo Repubblica in merito ad altri reati rientranti nel complesso "Dossier Penati", invece, vi sarebbero delle novità positive per il politico in forza al Pd: “per la concussione – infatti – saremmo di fronte a una prescrizione già certa – i processi dovrebbero concludersi entro l’anno e non più nel 2017 – ed il decreto potrebbe far saltare un intero pezzo dell’inchiesta sul "Sistema Sesto". Stando alle riforme votate alla Camera, sarebbero salvati dalla prescrizione i presunti reati affibbiati a Filippo Penati, a Giordano Vimercati ed agli uomini delle coop rosse coinvolti nell'inchiesta che ha fatto tremare le fondamenta del Pd. Altro regalone per le Coop rosse – care al Pd – sarebbe quello inerente ai presuntireati commessi tra il 2000 e il 2004. Per esii le cooperative rosse uscirebbero completamente immacolate, e con esse i politici che avrebbero agito nell'ombra.
La denuncia di Di Pietro – "Così favorite l'omertà!"
La nuova riforma, dunque, lascerebbe ampie maglie nella giustizia e diverse scappatoie. Tra i più critici, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, secondo il quale – come riportato nell'articolo di ieri in "Qui Europa" questa legge “E’ un’altra occasione sprecata. Uno specchietto per le allodole e anzi, aver deciso di punire il concusso, è qualcosa che favorisce l’omertà”.
DDL Anticorruzione – Monti e la difesa del lobbismo
Come detto ieri, il decreto nasconde – tra l'altro – la firma inconfondibile di Mario Monti in quanto il governo ha di fatto introdotto la differenza tra "traffico di influenze illecite" e "lobbysmo": considerata a tutti gli effetti dal professore quale attività lecita. D'altronde non poteva essere altrimenti. Non trovate? Un palese salvataggio di ciò che davvero gli preme: salvare il predominio delle lobbies bancarie, mettendo al sicuro se stesso, nonché i suoi amici e ministri "ex-banchieri" e vicini ai banchieri da comnflitti d'interessi che alla lunga potrebbero ritorcesi contro lo stesso governo tecnico. ora la palla passa a Palazzo Madama.
Sergio Basile, Federica Santoro (Copyright © 2012 Qui Europa)