Mercoledì, 21 Settembre/ 2016
di Roberto Pecchioli
Giovedì, Ottobre 11th/ 2012
– di Sergio Basile e Federica Santoro –
Italia / Unione europea / procedure d'infrazione / Joaquin Almunia / Mario Monti / Innalzamento aliquota IVA / Romano Prodi / Commissione Prodi / Direttiva Bolkestein / Ici / Imu / Chiesa cattolica / Principio di Sussidiarietà / Politiche liberiste / Politiche neoliberiste / Mercato Interno / Deriva liberista dell'Ue / Pierluigi Bersani / Di Finizio
Italia – La Regina Nera delle Infrazioni
comunitarie, perchè?
Lassismo legislativo e Inciuci amministrativi
nelle P.A. legittimano il dato
Ma cosa c'è di profondo all'origine del mancato
recepimento di molte delle Direttive Ue violate?
Roma, Bruxelles – Nelle ultime ore Bruxelles ha diramato l'elenco dei paesi membri Ue rei di avere a carico il maggior numero di infrazioni. In cima alla lista, tanto per cambiare, la nostra Italia, seguita da Grecia e Belgio, e soprattutto per ciò che attiene il mancato rispetto delle regole del mercato interno. C’è da dire però che negli ultimi sei mesi il deficit di recepimento delle norme Ue è diminuito dall’1,2 % allo 0,9%, anche se la media iialiana si attesta oggi sull'1,9%. Tra di esse quella che tiene banco sull'asse Roma-Bruxelles è sicuramebte la procedura afferente al dossier sull'esenzione Ici/Imu nei confronti della Chiesa, riesaminato dalla Commissione Ue dopo le denunce ripresentate dal deputato radicale Maurizio Turco e dal fiscalista Carlo Pontesilli, che si erano rivolti alla Corte di giustizia Ue per impedire l'archiviazione della procedura aperta nel 2010. Nelle ultime ore, l'"eterno" Joaquin Almunia – Commissario, UE alla Concorrenza, già Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari nella Commissione Prodi – ha deciso di riaprire il calderone.
I Primi della lista
Certo, essere primi nella "lista dei cattivi" quanto al mancato rispetto e recepimento entro i termini previsti delle direttive comunitarie non è sicuramente un qualcosa di cui andar fieri, almeno seguendo il politically correct dominante; ma d'altra parte – a ben vedere – va detto che l'attuale Ue, con le sue politiche iperliberiste che stanno accelerando il processo di disisfacimento e progressiva distruzione del tessuto economico italiano, basato in sostanza sulla laboriosità e sulla genialità di imprenditori titolari di piccole e medie imprese, è un fattore da non sottovalutare nel computo definitivo. Un fattore di grande imbarazzo per molti ex-profeti dell'Europa unità, che spacciarono per anni la bufala della nascita di uno spazio europeo di benessere e crescita. Proiezione oggi rivelatasi completamente falsa ed ingannevole. Senza nasconderci dietro ad un dito, possiamo affermare con serenità e forza come l'Ue dei popoli e della cosiddetta democrazia abbia clamorosamente fallito la sua missione politica e storica.
Il monito di Pasolini
Oggi in Italia, in tal senso, assistiamo inermi al fallimento di centinaia di migliaia di imprese, in virtù di due forme di politiche irrazionali e recessive, quali quelle di austerity sul versante fiscale e del bilancio, e quelle iperliberiste (o turbocapitaliste) sul versante commerciale: linee che stanno regalando l'intero mercato continentale alle multinazionali, specie a quelle Usa ed anglofone. Lo sconto più duro in Italia lo stanno subendo, tra l'altro, anche agricoltori ed artigiani: quelli che il grande ed indimenticato Pier Paolo Pasolini indicava come gli ultimi baluardi a difesa della storia del nostro Paese, nonché a difesa del nostro stesso futuro. A distanza di decenni, che ne è stato di quel disperato e lucidissimo monito?
I paradigma Bolkestein
In tal senso l'ultima "vecchia" direttiva risalita prepotentemente alle luci della ribalta della cronaca nostrana, con la recente e plateale protesta dell'imprenditore triestino Di Finizio (il pazzo del cupolone, come impropriamente ribattezzato da alcuni quotidiani poco sensibili) è la direttiva Bolkestein (che imponeva, tra l'altro, e nel nome del dio mercato, di mettere all'asta tutte le concessioni per gli impianti balneari estivi disseminati lungo le coste europee). La Bolkestein è solo un esempio che ci chiarisce ancor meglio le idee sul grado di giustizia e democrazia espresso dai nuovi padroni arroganti dell'Europa. Padroni sostanzialmente "non eletti", ma chiamati; semplicemente nominati. Procedura molto vicina ai commissariamenti che avvenivano nella Russia comunista post-zarista: non di certo esempi altissimi di libertà e giustizia. La Bolkestein (direttiva 2006/123/CE) era una direttiva relativa ai servizi nel mercato interno, formalmente del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Ue, ma presentata alla resa dei conti dalla Commissione Europea di Romano Prodi, nel febbraio 2004. Pertanto frutto del lavoro di un'élite di "nominati, non eletti". La direttiva all'epoca fu definitivamente approvata da Parlamento europeo e Consiglio Ue, anche se profondamente emendata rispetto alla proposta originaria, in data 12 dicembre 2006, divenendo la direttiva 2006/123/CE, incentrata sugli articoli 47.2 e 55 del Trattato della Comunità europea. Frits Bolkestein – commissario europeo per il Mercato Interno della Commissione Prodi – ne curò le fondamenta e ne sostenne l'opportunità presso l'assemblea di Strasburgo e presso i leaders europei.
Ecco perchè la Costituzione europea fu bocciata
Il processo di approvazione della direttiva fu a suo tempo interrotto in seguito alle forti polemiche nate intorno ad essa ed in merito alla prova palese della deriva liberista di Bruxelles. L'accesa discussione sulla Bolkestein fu anche individuata come una delle cause della disaffezione dei cittadini europei verso le istituzioni Ue, nonché uno dei principali fattori che indussero al fallimento dei referendum (francese e olandese) sulla Costituzione europea. Ostacolo poi strategicamente superato dagli euro-tecnocrati con l'adozione di un semplice trattato (quello di Lisbona) che potesse surrogare la suddetta Costituzione in maniera più celere ed indolore attraverso la semplice ratifica dei leaders europei: senza passare dalle urne. Sarebbe stato un disastro per i profeti dell'europeismo! Davvero un bell'esempio di democrazia! Ed i risultati li stiamo drammaticamente vedendo ora, a distanza di 4/5 anni, e li stiamo pagando sulla nostra pelle.
Ce lo chiede l'Europa!
Tutto cìò che di impopolare e bizzarro oggi i governi (specie quelli cosiddetti tecnici) ci chiedeno di fare non è altro che la conseguenza di ciò che è stato scritto, e scarsamente pubblicizzato, nei suddetti trattati. Dunque oggi, basta richiamarsi ad essi per avere la piena legittimità morale ed esecutiva ed avallare qualsiasi legge "porcheria" (vedi l'ultimo innalzamento dell'aliquota IVA decisa ieri da Monti, giusto per fare un esempio) e per sovvertire le costituzioni dei paesi democratici. La parola d'ordine che apre ogni porta è diventata da un anno a questa parte: "dobbiamo farlo perchè ce lo chiede l'Europa!" Ma l'Europa, fino a prova contraria non siamo noi cittadini? Chi mai ha chiesto di innalzare l'IVA?
Il Tradimento dei Trattati e delle Costituzioni
Ma a ben vedere le nuove misure di austerity e le sempre più asfissianti misure "liberiste" non stanno garantendo neppure il rispetto degli stessi trattati europei: ne è la prova il palese e gravissimo tradimento del "Principio di Sussidiarità" (architrave hainoi "solo teorico" degli stessi trattati europei) secondo il quale le scelte e le leggi (o le nuove attribuzioni di potere dalla periferia al centro e viceversa) dovrebbero essere sempre fatte nella prospettiva di garantite il benessere dei cittadini, la massima giustizia sociale; ed operati in virtù delle esigienze e delle prerogative economico-sociali di questi ultimi. Chi pagherà per questo tradimento? Ad oggi nessuno, regna non solo l'impunità più totale, ma anche la più totale indifferenza dei nostri politici, che continuano in maniera insensata (da destra a sinistra, al centro, senza distinzione alcuna) a riempirsi la bocca con la parola "europeismo": vedi l'ultimo disarmante discorso di Pierluigi Bersani all'assemblea PD per le primarie, o le ultime uscite di Pierferdinando Casini, o le dichiarazioni di ieri di Silvio Berlusconi: disposto addirittura a "fare un passo indietro" ed accettare di uscire dalla scena politica, pur di garantire la continuità delle politiche europee propinateci da Monti & Co. Solo una dei mille esempi di quest'euro-ipocrisia dilagante. Un'euro-sola che ha molto il sapore di dittatuta. Dittatura vera! E l'entrata in funzione del MES e del Fiscal Compact, tra l'indifferenza generale, ne sono le espressioni più dirette, emblematiche e drammatiche. Come giudicare allora il mancato rispetto di molte delle direttive Ue disattese, se non attraverso il riconoscimento della necessaria rottamazione di questo insulso baraccone, mediante una netta virata democratica? A voi la risposta! A voi il "voto"!
Sergio Basile, Federica Santoro (Copyright © 2012 Qui Europa)
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