Venerdì, Settembre 27th/ 2013
– di Sergio Basile –
Siria, Damasco, Russia, ONU, Bashar Al-Assad, Ban Ki-Moon, Damasco, [...]
Sabato, Dicembre 23th/ 2013
–di Vincenzo Mannello –
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Qui Europa
Strasburgo, Bruxelles, Patto di Stabilità, Lavoro, Lavoro, Cina, Clausola per gli investimenti, spending Review, Usurocrazia internazionale, Enrico Letta
Italia – Rehn e la Clausola dei "Non Investimenti"
Continua il Commissariamento dell'EURSS: lavoratori italiani
peggio degli schiavi cinesi?
di Vincenzo Mannello e Redazione Qui Europa
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Qui Europa
Rehn e la clausola per i "Non Investimenti"
Strasburgo, Roma, Catania – La possibilità per l'Italia di utilizzare la clausola per gli investimenti nella finanziaria "dipenderà dalla spending review o altre decisioni" che diano spazio di manovra "sotto il 3%" di deficit. Quindi "ora la palla è nel campo dell'Italia ed essenzialmente del suo Parlamento". Così Olli Rehn, Commissario Ue agli Affari Economici e Monetari, a margine un'audizione all'Europarlamento, rispondendo ad un parlamentare che chiedeva perché la Commissione non desse maggiori margini ai paesi che vogliono fare investimenti per la crescita. (Ansa) Rehn si è rifugiato, dunque, dietro la cosiddetta "clausola per gli investimenti", una diavoleria che "facilita" (si fa per dire) un certo spazio di manovra per gli investimenti produttivi degli stati membri, nel caso in cui: siano fuori dal braccio correttivo del Patto di stabilità e crescita, siano fuori dalla procedura per deficit eccessivo e mantengano il suo deficit al di sotto del 3%. In pratica si tratta di una clausola che "non facilità" gli investimenti, viste le condizioni dell'Italia, stretta nell'affettuoso braccio dell'usurocrazia internazionale. Pertanto parlare di lavoro e occupazione (e di lavoro e occupazione dignitosi) nell'ex Bel-Paese (invidia d'Europa e del mondo) divenda sempre più paradossale e la beffa amara condita da una buona dose di sarcasmo europeista è sempre dietro l'angolo ben nascosta dietro il dito dei soliti disarmanti tecnicismi. E questo mentre si profilano nuovi folli aumenti del carburante e delle accise, per la gioia di imprese e famiglie.
Le Faremo sapere!
Allora accade che chi cerca un (sia pur minimamente) dignitoso posto di lavoro, sia pure precario, riceve sempre e solo la stessa risposta "le faremo sapere!". Chi riesce nella titanica impresa, non ha tuttavia sorte migliore. Gli esempi (innumerevoli) sono sotto gli occhi di tutti quotidianamente. In questi giorni mi è stata passata una richiesta, presente su internet, che trovo indicativa di tante cose. Si ricerca(va) in provincia di Catania un assistente per disabile con orario di lavoro 7,30-13,pausa,16-20. Totale giornaliero di ore lavorate,nove e mezzo (in cifra 9,30). Retribuzione ? 350 euro. Ovviamente per sei giorni settimanali,la domenica i buoni cristiani riposano e fanno riposare. Quanto viene all'ora? 1,568 euro ogni 60 minuti di "assistenza" (potrei pure sbagliare,ma di poco). Beh, si sa che l'Italia ha come fondamento principale della propria costituzione il lavoro. Ma mica si deve determinarne il costo. Quello era un retaggio della contrattazione collettiva e delle tutele individuali che un bieco regime aveva iniziato ad introdurre nel nostro paese. E poi non dobbiamo aprirci tutti all'Europa, al "globalismo liberale" ed al "capitalismo avanzato"? (che spesso e volentieri fa sempre più rima con stalinismo…) Oltreché, naturalmente, al solidarismo mondiale (o mondialismo)?
Peggio degli schiavi cinesi?
Signori miei si può mai pretendere che un lavoratore presti la propria opera ad un prezzo superiore di quanto guadagni non dico un cinese (quelli si offendono,giustamente) ma uno del Myanmar o Birmania che dir si voglia? Certo che no. Infatti la "offerta" di lavoro in questione segue legittimamente la linea della corsa al ribasso delle retribuzioni. Rigorosamente in nero, come libero costume. Lo sanno benissimo, purtroppo, giovani e meno giovani che quotidianamente vagano di persona o su internet alla disperata ricerca di una opportunità. Se per "accompagnamento" di chi ne ha diritto lo stato versa 499,62 euro, si presume che un lavoratore che "assista" una persona disabile svolga una mansione piú impegnativa. Tranne che faccia la bella statuina per 9,30 ore giornaliere e che,nella pausa pranzo,non debba fare andata e ritorno per ingurgitare qualcosa (ma con 1,568 euro cosa compra,un caffe ?). Ciascuno allarghi l'esempio a quel che sa per conoscenza diretta o per sentito dire. Vogliamo davvero che i nostri figli e nipoti finiscano nel "quarto mondo"? Possiamo supinamente accettarlo? E, con grandissima preoccupazione, davvero giovani e giovanissimi permetteranno che questo avvenga?
di Vincenzo Mannello e Redazione Qui Europa
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