Kosovo, aperto il Vaso di Pandora sul Mercato degli Organi

Sabato, Settembre 15th/ 2012

– di Sergio Basile –

Ex-Jugoslavia / Kosovo / Serbia / Traffico di organi / Omicidi / Espianti / Omicidi / Turture / Guerra / Anni Novanta / Belgrado / Tirana / Italia / Terroristi UCK / Terroristi albanesi / Cliniche clandestine / Tribunale internazionale ad hoc / Crimini di guerra / Crimini contro l'umanità / Omertà di alcuni stati europei / Usa / Imperialismo Usa / Colonialismo Usa / Vladimir Vukcevic / Rivendita organi espiantati / Sarajevo / ONU / Consiglio di Sicurezza dell'UNO / Francia / Italia / Regno Unito / Commissari ONU / Russia / Cina / Indipendenza Kosovo 

Kosovo, aperto il Vaso di Pandora sul

Mercato degli Organi: orrori senza

fine, ma col senno di poi

Bande di terroristi UCK operavano le loro

vittime a crudo, buttandoli via come

bestie al macello

L'indifferenza degli Usa e di alcuni stati Ue: non

potevano non sapere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pristina, Belgrado, Tirana, Mostar, Sarajevo – La guerra civile nell'Ex-Jugoslavia pur essendo stata combattuta a pochi chilometrri in linea d'aria da casa nostra, è una di quelle guerre sulle quali più si è fatta disinformazione e censura. Una guerra che quanto a crimini, evidentemente nulla ha avuto da invidiare alle efferratezze verificatesi nella Germania d Hltler, ai crimini documentati durante la guerra in Iraq (quelle avviata dagli Usa in base alla bufala delle armi di distruzione di massa); ai genocidi dei cristiani in Nigeriea; ed alle folli guerre scoppiate strategicamente in molte altre regioni del mondo, tra le quali non dobbiamo scordare l'attuale conflitto in  Siria. In tal senso, nelle ultime ore, molto scalpore e sconcerto ha suscitato in tutt'Europa e negli Usa, la notizia diffusa dalla TV serba RTS in merito ad efferate barbarie relative ad un traffico d'organi di colossali proporzioni, perpetrate nell'ex-Jugoslavia (precisamente in Kosovo) durante la ben nota e triste guerra civile che insanguinò l'Europa, coinvolgendo – tra l'altro – anche città come PristinaBelgrado, Tirana, Sarajevo e Mostar. Città, quest'ultima, a due passi dalla ben nota cittadina "mariana" di Madjugorie (cui comunità, al contrario, è miracolosamente scampata agli eccidi). Una città Mostar che ancora porta con sé i segni indelebili dell'apocalisse, come io stesso ho potuto constatare, negli anni scorsi, nel mio viaggio in Bosnia-Erzegovia. Non esiste palazzo, edificio o scuola (a distanza ormai di quasi 15 anni dalla fine della guerra, e malgrado la ricostruzione) a non esser stato segnato e sfigurato da mitragliate o schegge di granate. E' un qualcosa di irreale: un'atmosfera plumbea che lascia di sasso, soprattutto perchè segno e testimonianza di fatti indelebili, realmente accaduti – sotto il nostro naso – a due passi dall'Italia, dall'altro lato dell'Adriatico e dalle sue chiassose e goderecce riviere.

 "Un pezzo di Kalashnikov"                                                                                         

Ma fantasmi della guerra a parte, nelle ultime ore altri poco pubblicizzati spettri (anzi mostruosi fantasmi del passato) sono fuoriusciti dal celeberrimo "Vaso di Pandora", riaperto da un testimone oculare dei fatti, (nonché, pare, esecutore) mediante una testimonianza diretta e drammatica alla suddetta emittente serba: un giovane albanese ha narrato, infatti, come sul finire degli Anni Novanta, tra un rastrellamento e l'altro, tra lo scavo di una fossa comune e lo stupro di giovani donne, i terroristi albanesi dell’Uck usavano anche espiantare senza pietà (diabolicamente) gli organi a molti dei loro giovani malcapitati prigionieri, serbi o di altre etnie. Quindi dopo "il danno e la beffa" (violenze, saccheggi) anche la distruzione di case, scuole e di ogni dignità umana; l'umiliazione pià meschina e bieca; il freddo e calcolato omicidio e – come se non bastasse – il commercio.  Organi espiantati all'interno di alloggi di fortuna o scuole trasformate in lagercliniche dell'orrore, e poi lautamente rivenduti anche all’estero. Il terrorista albanese avrebbe deciso di testimoniare l'accaduto alla TV serba, dopo un aver avuto un contattato con l’Unità Investigativa Serba per i Crimini di guerra, denunciando, tra l'altro, l'uccisione (per sua stessa mano) di un giovane ragazzo di circa 20 anni. La vittima del branco assassino, secondo il testimone dell'UCK, sarebbe stato cosciente sin dall’inizio dell'inaudito espianto. "Per l'operazione – ha dichiarato tra lo sconcerto e l'incredulità generale – usammo un pezzo di Kalashnikov!"

 La – tristissima – Domanda sorge spontanea!                                                       

Ma dinnanzi a tutto questo orrore, che supera abbondantemente la più perversa fantasia umana e hollywoodiana (ed ogni umano incubo) alcune domande sorgono  spontanee: perché nessuno ha mai detto nulla? Com'è possibile che Usa, commissari One ed alleati – che erano lì a due passi – non abbiamo mai fatto notizia alcuna dello scempio o non abbiano addirittura visto nulla? Può la censura giungere a tali livelli? E, soprattutto, se può farlo – e ne abbiamo i tristi esempi in numerosi altri teatri dell'orrore – perché? Cosa c'era da nascondere? D'altronde di un traffico di organi in Kosovo a fine anni Novanta parlò e scrisse già – in un libro di memorie – l'ex procuratore presso il Tribunale penale internazionale dell'Aja per l'Ex Jugoslavia, Carla Del Ponte. Secondo l'ex procuratore "i prigionieri più forti venivano nutriti, visitati da medici e poi ancora coscienti sottoposti agli espianti. (…) I più robusti – coloro i quai cioè non morivano subito – dichiarò Carla Del Ponte – venivano nuovamente incarcerati, in attesa di altre operazioni". 

 Dichiarazione shock in TV – Oltre la Bestialità                                                      

Certo, ascoltando le parole del testimone, davvero poco può essere lasciato alla fantasia del lettore: “Mi hanno dato uno scalpello – ha dichiarato – Vai, comincia, non c’è molto tempo. Allora – continua – ho messo la mano sinistra sul suo petto e ho cominciato a tagliare (…) non so se poi sia svenuto o morto, perché non ero più in me.  Quando ho iniziato a tagliare – confessa infine il freddo carnefice – lui ha cominciato a urlare, chiedeva di non massacrarlo, di non ucciderlo, poi ha perso conoscenza”.

  Le pesanti ombre sul Kosovo                                                                                     

Ora, sull'inaudito caso dell'espianto di organi in Europa, ai prigionieri serbi in Kosovo, quasi certamente sarà costituito un tribunale ad hoc, o una corte internazionale cercherà di appurare le dinamiche dell'accaduto e le reali responsabilità. L'Europa "istituzionale" seguirà il caso mediante i giudici dell'ente comunitario Eulex. Ma può questo rappresentare una garanzia di trasparenza e neutralità, visti i palesi contrasti e conflitti esistenti? Il pesante interrogativo resta!  D'altra parte non va scordato che il Kosovo ( il quale dichiarò unilateralmente la propria autonomia dalla Serbia nel febbraio del 2008) ha acquistato la piena sovranità solo lo scorso 10 settembre 2012. Il Paese fino a ieri, dunque – come molti ignorano – era un territorio amministrato direttamente dall'Onu. Tuttavia, ad oggi, lstatus giuridico del Kosovo non è univocamente riconosciuto da tutti gli stati. Esso è stato legittimato ed accettato, ovviamente dagli Usa, da soli 22 stati dell'Ue (22 su 27) tra i quali l'Italia, Francia e Regno Unito (questi ultimi due Paesi, anche in qualità di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, aventi diritto di veto). Per contro, è importante sapere come altri 51 stati del mondo (Russia e Cina in testa: anch'essi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU con diritto di veto) si siano dichiarati fin da subito apertamente contrari a tale riconoscimento giuridico. Ma l'evidenza resta! Il mondo  aveva gli occhi e le mani sul Kosovo! Per non parlare degli Usa e della stessa Nato, che in Kosovo – secondo centinaia di testimonianze – avrebbero fatto in questi anni i migliori affari.  Tra le tante prove raccolte di questa verità, alcune le possiamo desumere dal sito ”Life in Kosovo” (Jeta ne Kosove) il quale scrive come "alcuni generali NATO si recassero in Kosovo per determinare, nella parte ovest del Paese, la quantità di carbone da cui poter estrarre petrolio sintetico". Spunterebbe, tra gli altri, anche il nome del generale Wesley Clark, lo stesso Clark che denunciò coraggiosamente i piani segreti mondialisti ed egemonici (imperialistici) del Pentagono all'indomani dell'11 Settembre 2001. Vendetta mediatica? Tentativo di buttare discredito su Clark? Difficile capirlo, visto il livello altissimo di disinformazione e propaganda!

 Un'umanità senza Dio!                                                                                                  

Fatto sta che – aperta e chiusa questa doverosa parentesi geopolitica – nelle ultime ore Vladimir Vukcevic, Procuratore serbo per i crimini di guerra, ha ammesso la possibilità che l'espianto di organi in questione sia stato compiuto nel Nord dell'Albania, al confine con il Kosovo. Il testimone – secondo le ultime agenzie – ha dichiarato, in aggiunta, come subito dopo l'espianto (ed probabile omicidio) lui stesso pose il cuore del ragazzo in un contenitore con ghiaccio. Lo stesso nei minuti successivi fu trasportato all'aeroporto di Tirana, ed imbarcato – a quanto pare – su un aereo battente bandiera turca. Salteranno mai fuori i reali responsabili ed i reali complici ed autori di questo ennesimo triste, tristissimo, capitolo della storia  contemporanea dell'umanità (senza Dio)

Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

 

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