Giovedì, Luglio 4th/ 2013
– L'Approfondimento di Sergio Di Cori Modigliani –
Lunedì, Settembre 22th/ 2014
– di Cristiano Tresoldi e Redazione QE –
Premessa di Sergio Basile
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Quieuropa
Redazione Quieuropa, Cristiano Tresoldi, Sergio Basile, Informazione, giornalismo, disinformazione, ideologia, verità storica, Mano nascosta, giornali e sistema bancario, giornali e moneta, indipendenza, falso dissenso, Mano nascosta, Cherep Spiridovich, Wall Street, ambasciate
La stampa di regime e la Mano Nascosta in
guerra contro i popoli
Professione giornalista: l'invenzione moderna per
legittimare l'informazione politically correct
I pericoli della rete e le correnti di pensiero web
accettate alla cieca
di Cristiano Tresoldi e Redazione QE
Premessa di Sergio Basile, Iniziativa di Libero Confronto, di QE
Premessa – di Sergio Basile
Premessa – di Sergio Basile – In uno dei best seller più occultati e compromettenti mai scritti, "The Secret World Government" o "The Hidden Hand" (New York 1926, Ed.: Anti-bolscevica Publishing Association) il conte Cherep Spiridovich, generale Romanov profondamente avverso al bolscevismo, rivela oltre 100 dei più grandi misteri degli ultimi tre secoli e denuncia, tra l'altro, come stampa e giornali abbiano avuto un ruolo essenziale nel sistematico occultamento di tali fatti e nella loro scientifica e puntuale alterazione, in asservimento pressocché totale ai membri (satanisti) della setta della "Mano Nascosta" (c.d.: Hiddel Hand).
"I giornali sono le cose più sporche e più sudice mai esistite"
(Mrs. Bjurstedt Mallory, Chicago Tribune, 21 luglio 1922)
"I giornali non danno i fatti, essi ingannano le persone regolarmente!"
(New York Times, 16 maggio 1921)
"Gli americani non sanno nulla di ciò che sta accadendo all'estero"
(Shaw Desmond, The Chicago Tribune, 1 marzo 1924).
"I giornali hanno centinaia di informatori, ma essi tacciono. Perché?
Perché la stampa è controllata dai "figli del diavolo!"
(C. Spiridovich, Secret World Government, paragrafo 5)
Stampa e Governo Invisibile – Lo strangolamento programmato
Ancora, nel paragrafo 36 dell'opera in questione, il conte Cherep Spiridovich scrive: "Mr. William Gibbs McAdoo, Segretario del Tesoro durante la guerra, ha sottolineato il 22 giugno 1924, il pericolo del "Governo Invisibile" (la Mano Nascosta) che si trova a Wall Street (in realtà piuttosto in Pine Street ). E' implicito, dunque, che i "giornali non danno i fatti", come ha rivelato anche il signor WJ Bryan: "New York è la città di privilegio. Qui è la sede di questo potere invisibile rappresentato dalle forze alleate della finanza e dell'industria. Questo governo invisibile è reazionario, sinistro, senza scrupoli, mercenario e sordido (sudicio). Esso manca degli ideali nazionali ed è privo di coscienza … Questo tipo di governo deve essere flagellato e distrutto". (tratto da: The Secret World Government, "La piovra finanzia lo strangolamento dell'America", Par 36).
Una guerra tra bene e male, per la conquista delle anime!
Ma perchè, mi chiedo, chi controlla la moneta, chi controlla la sua creazione dal nulla e possiede (sia pur illegittimamente) tutto il potere del mondo per poter comprare e/o assumere e/o corrompere chiunque e qualsiasi cosa, dovrebbe congiurare contro i popoli desiderandone l'annientamento totale e in molti casi la morte fisica? Perchè quando può già controllare, tramite l'economia, la finanza e la moneta, la società, in ogni suo settore? Perchè questo odio per la verità innescando guerre e distruzione ovunque? La verità è che – così come riconosciuto dallo stesso generale dei Romanov in "The Hidden Hand" – è in atto una subdola guerra spirituale tra bene e male, e l'elemento economico e materiale, come anche la carta stampata e la rete, sono solo strumenti e mezzi atti a portare avanti questa guerra, orientata – in prima ed ultima istanza – alla conquista dello spirito umano e delle anime. Perciò è importante conoscere la storia oltre i testi ufficiali, non abbassare mai la guardia, cercare la verità e giocare questa partita in prima linea, senza alcun timore! La posta in gioco è troppo alta per desistere!
Sergio Basile
"Voi siete il sale della terra;
ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?
A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,
né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere
perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa".
(Vangelo Secondo Matteo 5,13-15)
Al tempo dei castelli… di Cristiano Tresoldi
Roma – di Cristiano Tresoldi e Redazione QE – Al tempo dei castelli e dei borghi c’era il passaparola, il soldato che faceva d’ambasciatore al conte o al popolo, l’araldo. Prima dell’avvento della stampa, i messaggi e le informazioni, da paesi amici e zone impervie, arrivavano a cavallo. Ma chi assicurava che le ambascerie corrispondessero al vero? Se un esercito nemico si fermava alle dogane, i cavalli di posta potevano correre e facevano in tempo ad avvertire i nobili, i possidenti e i dignitari. I re, abituati a stare tra intrighi di corte, come potevano essere sicuri che le notizie fossero vere e non provocate ad arte per far cadere Sua Maestà, utilizzando questo e quell’accorgimento? Il fatto è che essi potevano contare su vere ambasciate; esse non conoscevano il pericolo – ammesse pochissime eccezioni "fisiologiche" – dei «falsi d’autore», né il pericolo di contaminazioni di alcune notizie magari essenziali, concernenti ad esempio la salute pubblica, la guerra e le politiche monetarie di un paese. Oggi, al contrario, nell'epoca del falso o parziale dissenso; dei troll ufficiali e non ufficiali e dei "giornalisti autorizzati" e "politically correct", tali contaminazioni sono molto in voga sulla carta stampata, nelle tv di regime e in internet: la famosa "rete" (di cattura?) dove oramai gira di tutto.
Caduti nella rete
Noi oggi possiamo avere informazioni a livello globale e in tempo reale, ma difficilmente possiamo confrontarle quando, incrociando i dati tra loro, ci accorgiamo che una fonte non è attendibile. Altro problema è poi quello del copia-incolla, che spesso – nell'euforia del pubblicare la notizia – non tiene conto, magari, del grado di policitizzazione del giornale e del sito o gruppo che lo dirama. Insomma il nome "rete", per indicare internet (o il web), in tal senso ci sembra davvero emblematico e rivelatorio. Si dimentica – aggiungiamo – che spesso uno dei mezzi più subdoli di controllo mentale delle masse consta nel dire la verità su una vicenda all'80-90%, salvo mentire spudoratamente sulla parte finale dell'analisi, quella che dovrebbe fornire le soluzioni. E ciò al fine di disorientare le masse. Non tutto oro è ciò che luccica! (1)
(1) Nota della redazione – Allora, ad esempio, assistiamo al paradosso assurdo in cui un sedicente e presunto auritiano (esperto di politiche monetarie seguace della Teoria del Valore Indotto della Moneta, del Professor Giacinto Auriti), non proponga ai suoi lettori e interlocutori la moneta-credito come soluzione alle truffe monetarie in atto! O che Questi non dia il gisto peso a reali panacee monetarie come il reddito di cittadinanza emesso a credito o la proprietà popolare della moneta, contrapposta alla proprietà illegittima della carta-moneta (nella fase di emissione) auto-arrogatasi dalle banche centrali.
"Professione Giornalista" – L'invenzione moderna
Quella del giornalista è un'invenzione moderna. Se dipendesse dalla sua funzione e dal ruolo che s’è ritagliato, ci sarebbe una ben strana democrazia dell’informazione che, come un’ondata traversale, prima informa e poi deforma e travolge. Il filtro umano, insomma, è sempre indispensabile, anche nel valutare una semplice notizia. Ciò perché il sistema giornalistico è pur sempre umano, esso stesso. Non c’è solo la cronaca nera o rosa, nella quale cercare l’oggettività; bisogna ricordare che ogni giornalista ha il suo modo di esprimersi e di dare, ad un medesimo avvenimento, raccontandolo, un taglio diverso da quello di altri, corrispondente al suo punto di vista, che, inoltre, è influenzato anche dalle sue conoscenze (del diritto, delle procedure legali, di medicina, ecc…, nonché dalla sua appartenenza politica e religiosa o pseudo-tale). Un giornalista non può seguire a lungo, magari fino alla soluzione, un caso di cronaca giudiziaria, se non conosce le procedure giudiziarie, se non sa spiegare a che punto sono gli inquirenti e il nesso causa/effetto tra i fatti che descrive.
Ambasciatore dell'informazione
Il lavoro di «ambasciatore dell’informazione» si svolge su un terreno molto ristretto di dati e la pratica professionale fa sì che, con la sua esperienza, il giornalista allunghi l’articolo con proprie impressioni, magari persino poetiche, come faceva lo scrittore e giornalista Dino Buzzati, conferendo così al pezzo un tono più umano e dando comprensibilità dell’evento toccando le «corde del cuore» del lettore. Il giornalista, poi, aggiunge qua e là dei particolari, un giudizio di valore oggi, un fatto attinente come altri documenti domani, sicché rischia di creare una «scia di informazione», più o meno verosimile, alla quale si aggiungerà il giudizio ultimo del lettore, ovvero del cittadino che, affiancando lo scrivente, con conoscenze diverse da quelle del giornalista stesso (spesso inferiori, qualitativamente parlando), può farsi infine un’idea del fatto accaduto e descritto. (2)
(2) Nota della redazione – Una delle scie d'informazione più attuali è, ad esempio, quella che riguarda la figura di Vladimir Putin. Egli è dipinto da molti come un paladino anti New World Order, in primis per alcune sue posizioni e dichiarazioni sulla famiglia tradizionale e sulle coppie gay… ma per altri è dipinto come un puro e semplice "Ulisse" che utilizza questi "cavalli di Troia" mediatici per ottenere facili e larghi consensi presso le masse deluse e sostenere (praticamente indisturbato) un falso dissenso funzionale alle stesse politiche egemoniche del mondialismo contemporaneo: specie in chiave bellica e geo-politica (es.: vedi spartizione ucraina)
La verità aliena dalla legge "democratica" dei grandi numeri
A volte, specie in rete, emergono dati oggettivamente poco chiari e documentati e molto legati al parere degli opinionisti. Ciò accade qauando, ad esempio, un articolo di economia fa riferimento a dati Istat diversi da quelli declamati dai telegiornali che si vedono abitualmente, e in base ad essi l'opinionista di turno dà una diversa inquadratura della pesante situazione economica in corso. Non è che il giornalista onesto sia un cervellone che ha scoperto dati nuovi! No! Semplicemente ha fornito una interpretazione della realtà, confrontando dati risaputi con altri per lo più ignorati e/o volutamente occultati; allora è quest’unico giornalista ad aver ragione e per contro sono la televisione e la stessa "controinformazione falsa ed allineata" – che usano l’immagine come specchio della realtà (deformandola) – ad aver torto. La verità, dunque, spesso non ha nulla a che fare con la "legge dei grandi numeri". Quindi possiamo sostenere che entrambi (sia il giornalista/scrittore onesto, che i media falsi) usano i linguaggi della realtà, ma ognuno in modo proprio e per fini diametralmente opposti che spesso sfuggono all’utente finale, nella giungla di internet. Anche se alla lunga la verità emerge sempre. Come si dice: "il demonio costruisce le pentole ma non i coperchi"
Il pericolo di correnti di pensiero accettate alla cieca
Come denunciato nei primi del Novecento da personaggi del calibro di Cherep Spiridovich, esiste un potere che manipola l’informazione, ne stabilisce la forma e il contenuto, per formare una «corrente di pensiero per la massa», per formare la «coscienza delle masse» attraverso l'ideologia. e conducendole al paradosso, secondo me, che se svegliandoci il vicino bussasse per dirci che sotto casa è scoppiata la terza guerra mondiale, andremmo subito alla televisione, a vedere se è vero. Non ci fidiamo più dei nostri sensi (del nostro vedere, del nostro sentire …); i mezzi d’informazione, che usiamo, hanno talmente addormentato la nostra vigile reazione che non ci poniamo nemmeno più le domande e intanto, a nostra insaputa, nel nostro cervello entra e passa di tutto, senza filtro, senza un nostro intervento verificatore.
Gli alfabetizzati dell'informazione
Oggi un numero crescente di cittadini ( appartenenti per lo più ai ceti sociali più istruiti ) riesce, tuttavia, a mettere in discussione quello che si vede e si sente dai mass media; questa differenza crea e accentua l’abisso, secondo me, tra i veri colti e i semplici alfabetizzati dell’informazione, che hanno, per contro, una fiducia illimitata nei canali da cui la ricevono, e assimilano e bevono, bevono, bevono tutto, finché le notizie non li aggradano più, perché troppo pessimistiche. L’uomo medio, insomma, ha il suo sistema di difesa, nella vita di tutti i giorni, per proteggere la propria «sanità mentale», mandando tutti al diavolo e rinunciando a farsi un’opinione personale: demandando altrove ogni vitale e nobile spirito critico.
Il paradosso dell'iper informazione
L’eccesso d’informazione crea dunque le masse (massificazione dell'informazione) e con esse può mandare avanti i più subdoli e distruttivi luoghi comuni: questo eccesso può dunque creare masse che non sanno più a chi credere e di chi potersi fidare per sapere la verità. L’eccesso d’informazione – senza alcun filtro stroico e spirituale – può far tornare – paradossalmente – se non proprio ai tempi dei servi della gleba, ad una dimensione spazio-temporale nuova e piuttosto pericolosa, ad una battaglia tra informazione e disinformazione, inganno e verità: alterco, spesso creato ad hoc, che ruba al cittadino comune molte energie e serve a fare di lui un soggetto più debole nella conoscenza e nella difesa dei suoi diritti sociali e privati. Non vorrei che, tra un pò, rimpiangessimo i tempi in cui si sapeva di meno ma la realtà si percepiva in modo più sicuro e vero.
La verità alla lunga emerge sempre… come la menzogna
Di sicuro c'è – aggiungiamo come redazione – che la verità alla lunga finisce per emergere sempre e noi abbiamo il dovere di aiutare quotidianamente noi stessi e il nostro Prossimo a ricercarla e comprenderla fornendo gli adeguati strumenti di analisi. Strumenti materiali (dati storici e numerici) ma anche spirituali. Verità di base che cogliamo nelle parole del poeta statunitense Ezra Pound, secondo il quale: "chi scrive la storia non è il politico ma il filosofo. Il politico scrive sotto dettatura e non se ne accorge nemmeno". Il giornalista onesto, oggi, partecipando al compiersi del tempo, non può ignorare la storia e, soprattutto, le dinamiche e ragioni che hanno creato il sistema bancario e monetario. I giornali, infatti, come visto, sono mossi e legati a doppio filo alla moneta e ai suoi padroni. Se vogliamo ripristinare la verità storica dei fatti, non possiamo non cogliere l'importanza dell'indipendenza spirituale dello scrittore dalla mera e vile materia.
"dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!"
Cristiano Tresoldi, Sergio Basile
e Redazione QE (Copyright © 2014 Qui Europa)
Iniziativa di Libero Confronto, Pensa e Scrivi di Quieuropa
Partecipa al dibattito – Redazione Quieuropa – infounicz.europa@gmail.com
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