La Vera Ricchezza di una Nazione

Maggio, Mercoledì 21st/ 2014

– di Sergio Basile e Padre Antoni Carol Hostench –

Ezra Loomis Pound, Redazione Qui Europa, Sergio Basile, Padre Carol Hostench, Vangelo, Gesù, la società odierna è debole ed apparentemente indifesa,  disonesto, cricche ed il tornacontismo personale,  il diavolo è colui che separa in funzione della sua disonestà, pura ed irrealizzabile utopia, Spirito Santo, La Verità che fa paura al mondo globalizzato e dissacrante, Il tesoro di una Nazione è la sua onestà, non devono abbattersi né demoralizzarsi di fronte all’odio del mondo, Corpo Mistico di Cristo, Sant’ Ignazio di Antiochia, Testo del Vangelo, Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla, onestà, unità, forza, verità, armi contro il sistema mondialista 

La Vera Ricchezza di una Nazione 

Ezra Pound – "Il Tesoro di una Nazione è la sua onestà".

L'onestà richiede una imprescindibile rinascita spirituale:

questa è la Verità che fa paura al mondo globalizzato

e dissacrante. Gesù ce lo insegna nella parabola

della vite vera e dei tralci

 

di Sergio Basile e Padre Carol Hostench

Il vero tesoro di una nazione è la sua onestà - Ezra Pound

 Qual è la Ricchezza di una Nazione?                                                                   

Catanzaro, Barcellona di Sergio Basile e Padre Carol Hostench  – Perchè la società odierna è debole ed apparentemente indifesa contro lo strapotere mondialista? Perchè appare come impotente dinanzi agli attacchi quotidiani di forze oscure che puntano a distruggere l'uomo, la sua anima e l'intera società, mediante attacchi alla sacralità della vita, alla famiglia e mediante guerre indotte e debiti fittizi?  Le risposte a questi fondamentali interrogativi la possiamo trovare nel Vangelo di oggi. Ma prima una doverosa premessa.

 Il paradigma dell'ingannatore                                                                                

Francamente pensiamo che la parola "forza" non sia collegata alla parola "violenza" o "guerra", piuttosto riteniamo che essa faccia eco alla parola "unità" (come dice l'antico proverbio: "l'unità fa la forza!") ma anche, indissolubilmente, alla parola carità: a ricordarcelo è lo stesso Gesù sulla Croce. Ma – per contro – notiamo come la parola unità faccia inevitabilmente eco alla parola "onestà". Non ci credete? Vediamo! Il disonesto, da che mondo è mondo, non crea comunione universale, ma divide. Egli cerca le cricche ed il tornacontismo personale (magari travestendosi da angelo di luce, per essere più credibile e non destare sospetti) più che l'apertura al prossimo nella ricerca del bene comune. D'altronde lo stesso significato etimologico della parola "diavolo" non lascia dubbi sulla biunivoca corrispondenza tra i concetti di "disonestà", "malvagità" e "separazione". Il diavolo – fin dal libro della Genesi – nelle Sacre Scritture è indicato come l'ingannatore, l'accusatore per antonomasiaIl termine "diavolo" deriva dal latino tardo "diabŏlus", traduzione del termine greco "diábolos" ("colui che divide", ma anche "calunniatore" e "accusatore"). Il termine derivato dal greco è composto, infatti, dalle parole  dia ("attraverso") e bàllo (getto, metto, caccio attraverso, trafiggo, calunnio). Per estensione, quindi, il diavolo è colui che separa in funzione della sua disonestà, della sua malafede, del suo essere ingannevole.

 La dimensione del fallimento                                                                                

Ecco perchè – specularmente – possiamo sostenere che senza onestà l'uomo è destinato a perdere e ad essere separato, ghettizzato e schiavo. Essenziale, dunque, per lottare questo sistema marcio, è una rinascita spirituale ed individuale dell'essere. Non si può essere malvagi, ingannatori e sperare di unire la società tutta in una comune vittoria verso questo sistema usurocratico e disumano. Sarebbe una macroscopica contraddizione in termini. Perciò chi non dice la verità (si pensi alle bugie dei nostri politici sul debito pubblico e la "crisi") non può mirare all'unità ed alla vittoria. Detta in altri termini: è destinato a fallire! E solo una questione di tempo… Ma di tempo, oggi, ne è rimasto davvero poco, in tutti i sensi!

Il vero tesoro di una nazione è la sua onestà - Ezra Pound

 Il Tesoro di una Nazione è la sua Onestà                                                           

Il grande poeta statunitense Ezra Loomis Pound lo aveva capito benissimo, ecco perchè sosteneva che "Il tesoro di una Nazione fosse la sua onestà". Ma per essere onesti, come visto, è necessaria una rinascita spirituale e l'unità spirituale con il nostro Creatore. Tralasciando la dimensione spirituale e trascendentale della lotta (vedi qui – Lo spartiacque esistenziale – Ecco cosa vuol dire essere auritiani oggi) la vittoria contro questo sistema del male diviene pura ed irrealizzabile utopia. Lo comprendiamo ancor meglio nel Vangelo di oggi, che ci presenta Gesù circondato dagli Apostoli, in un clima di speciale intimità (unità per l'appunto).

 L'Ultimo Testamento di Gesù                                                                                

Egli confida loro quelle che potremmo considerare come le ultime raccomandazioni: ciò che si dice all’ultimo momento, nell’istante del congedo, e che ha una forza speciale, come se si trattasse di un ultimo testamento. Ce li immaginiamo nel cenacolo. Lì Gesù ha lavato loro i piedi, gli ha ripetuto che deve andarsene, gli ha tramesso il comandamento dell’amore fraterno e li ha consolati con il dono dell’Eucaristia e la promessa dello Spirito Santo (cf. Gv 14). Immersi nel quindicesimo capitolo di questo Vangelo, troviamo ora l’esortazione all’unità nella carità. Infatti altro tassello fondamentale e mancante affinché possa realizzarsi la verà unità spirituale che porta al bene comune, nella società odierna distrutta dall'usurocrazia (ma prim'amcora dalla disonestà e dalla povertà spirituale) è la carità.

 La Promessa di Gesù                                                                                                 

Il Signore non nasconde ai discepoli i pericoli e le difficoltà che dovranno affrontare nel futuro: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Però loro non devono abbattersi né demoralizzarsi di fronte all’odio del mondo: Gesù rinnova la promessa dell’invio del Difensore, garantisce loro l’assistenza in tutto ciò che essi chiederanno e, finalmente, il Signore prega il Padre per loro – cioè per tutti noi  durante la sua preghiera sacerdotale (cf. Gv 17).

Il vero tesoro di una nazione è la sua onestà - Ezra Pound

  "Senza di me non potete far nulla!"                                                                    

Il nostro pericolo non viene soltanto dall’esterno: la peggior minaccia, spesso e volentieri (dunque) può sorgere da noi stessi, dalla seduzione del denaro e del potere; dal venir meno dell’amore fraterno fra i membri del Corpo Mistico di Cristo e dal venir meno dell’unità con la Testa di questo Corpo. La raccomandazione è chiara: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Le prime generazioni di cristiani conservarono una coscienza molto fervente alla necessità di rimanere uniti per la carità. Oggi, evidentemente, sta a noi svegliarci da questo mortale intorpidimento generale, ed invertire la rotta, per partecipare lieti alla salubre e prospera vendemmia finale. Ecco la testimonianza di un Padre della Chiesa, Sant’ Ignazio di Antiochia: «Correte tutti insieme verso un solo tempio di Dio, come a un solo altare, a un solo Cristo che procede da un solo Padre». Ed ecco anche l’indicazione di Maria, Madre dei cristiani: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). Ricordaimo che in questo episodio evangelico, dedicato alle "Nozze di Cana", Gesù – in seguito alla fedeltà ed all'obbedienza dei commensali – trasforma l'acqua in vino… Cioè ridona vita ed allegria, là dove c'era la morte e lo scoraggiamento.

 La Verità che fa paura al mondo globalizzato e dissacrante                       

Il mondo globalizzato ed occidentalizzato di oggi, dissacrante e blasfemo, ha nascosto questa grande verità (vedi qui – L’uomo Moderno ha perduto se stesso perché ha Sostituito Dio con il Ciarpame). Ha nascosto la dimensione dell'anima: il vero oggetto del contendere di questa atavica lotta tra bene e male, oggi giunta – evidentemente – agli stadi finali. Sta a noi, dunque, cogliere i segni dei tempi ed agire di conseguenza. Agire per il bene, la verità, l'unità ed il bene comune. "La vera ricchezza di una nazione – ribadiamo, rifacendoci al grande Ezra Poundè la sua onestà!" Non il Pil… il denaro sporco di sangue o frutto di inganno e menzogne.

 Io sono la Vite vera, voi i Tralci… Chi rimane in Me porta frutto            

Testo del Vangelo (Gv 15,1-8): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

di Sergio Basile e Padre Carol Hostench

Partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com

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