Venerdì, Giugno 19th, 2015
– di Sergio Basile, Direttore "Qui Europa" –
Giovedì, Agosto 30th / 2012
– di Sergio Basile –
Corte europea dei Diritti Umani / Strasburgo / Italia / Roma / Legge 40 / Legge 194 / Interruzioni di gravidanza / Donne / Mamme / Figli / Diritti fondamentali / Risoluzione Parlamentare / Crimini contro l’Umanità / Madre Teresa di Calcutta / Balduzzi / Ricorso / Feto / procreazione assistita / Carlo Casini / Movimento per la Vita / Lupi / Sacconi / Mussolini / Onida / Bagnasco / CEI / Vescovi italiani / Forum delle Associazioni Familiari / Diritti del Feto / Eurodeputati
Analisi preimpianto e aborto – Si accende
la polemica sulla sentenza di Strasburgo
che "rimanda" l'Italia sulla Legge 40
La posizione di Bagnasco, dei parlamentari italiani,
dei Movimento per la Vita e dell'eurodeputato
Carlo Casini
L'Analisi comparativa e di merito di "Qui Europa"
Strasburgo, Roma – Nelle ultime ore, secondo le dichiarazioni rese martedì dai giudici della Corte Europea dei diritti umani, dopo una votazione unanime, emerge che la Legge 40/2004 sarebbe “incoerente”: essa metterebbe dei paletti alla procreazione assistita che urterebbero con la legge 194 sull’aborto. Una vera e propria bocciatura, dunque, per una legge verso la quale si era opposta in ricorso una coppia italiana. Ma che vuol dire ciò? Semplice: secondo Strasburgo è impossibile che “le norme sulla procreazione in vigore nel nostro Paese possano convivere con quelle che regolano l’aborto”. La legge sui ricorsi, ora, riconosce tre mesi di tempo all’Italia per opporsi alla discussa decisione. Secondo il Ministro Balduzzi, tuttavia, sarà necessario – prima di avviare qualsiasi contromisura – ben interpretare le motivazioni della sentenza. Gli scenari che a questo punto potrebbero aprirsi, non sono facili per Roma: una sorta di piccolo sisma di fine estate che potrebbe destabilizzare e non poco l’esecutivo. Come la prenderà, ad esempio, il cattolico Riccardi qualora Monti e i suoi ministri decidano di assecondare la decisione di Strasburgo e non fare ricorso?
Al centro l'analisi embrionale preimpianto
Il cuore della polemica, nello specifico, riguarda l’analisi preimpianto degli embrioni, cioè quella pratica che consente di comprendere se negli embrioni siano presenti eventuali malattie. In Italia – come noto – alle coppie feconde è vietata sia la procreazione assistita sia l’analisi preimpianto degli embrioni. Tuttavia – nota Strasburgo – esiste anche una legge sull’interruzione di gravidanza (aborto) che consente di "stroncare il feto" fino al quinto mese nel caso sia affetto da gravi patologie quali, ad esempio, la fibrosi cistica. Dunque nella legislazione italiana si paleserebbeo fin da una prima analisi delle leggi poste in parallelo (La 40 e la 194) delle contraddizioni.
Legge 40 e aborto terapeutico: le contestazioni nello specifico
Ma leggendo nel dettaglio i termini della sentenza, ci si rende conto come la Corte europea dei diritti umani abbia bocciato la legge 40 – nello specifico – per quanto riguarda l'impossibilità per una coppia fertile, ma portatrice sana di fibrosi cistica, di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. In particolare, Secondo la Corte – cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se non giungerà alcun ricorso di revisione dinnanzi alla “Grande Camera” – l'incoerenza sarebbe dovuta al fatto che in Italia esiste un'altra legge dello Stato che consente alla coppia di procedere con un aborto terapeutico nel caso in cui il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. Pertanto, i divieti sanciti nella legge 40 avrebbero violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare della coppia ricorrente (Rosetta Costa e Walter Pavan) a cui lo Stato dovrà versare nel complesso 17,500 mila euro.
L'aborto e questione della salvaguardia della madre
Ma l'interpretazione di Strasburgo lascia comunque molte riserve, soprattutto in merito ai riferimenti ed alle reali cause che legittimano oggi l'esperibilità della Legge 194, in merito alla salvaguardia della salute della mamma. Componente non tenuta in debita considerazione dai giudici della Corte europea dei Diritti Umani. Essi, infatti, criticano per lo più – stando ai fatti – la posizione dell’Italia in relazione al fatto che “la legge 40 ha lo scopo di proteggere la salute del bambino e della donna, e di evitare il rischio di derive eugenetiche: cioè della possibilità di stabilire chi deve vivere o non vivere a seconda delle sue doti e delle sue caratteristiche". Non si vede come – scrive la Corte Europea – la protezione degli interessi invocati dall’Italia possa conciliarsi con la possibilità di procedere a un aborto terapeutico di un feto malato”. Ma d'altra parte la nostra obiezione ai giudici punta sul fatto che la loro interpretazione della Legge 40 non terrebbe conto del fatto che la legge sull'aborto (Legge 194) supererebbe il solo ambito della vita del feto, per estendersi anche alla "salvaguardia della vita della mamma" nei parti travagliati. Ciò non vuol dire giustificare la legge sull'aborto (anzi!), ma solo ridefinire i giusti confini giurisprudenziali della vicenda.
Le reazioni dei parlamentari
Le reazioni dei parlamentari alle novità piovute sul cielo di Roma, da Strasburgo, hanno molto diviso esponenti appartenenti alle medesime coalizioni. Commenti positivi alla sentenza sono giunti da Alessandra Mussolini (Pdl); decisamente contrari, invece, (e dunque favorevoli all’avvio dell’iter per il ricorso da parte del governo Monti) deputati berlusconiani come Lupi e Sacconi. Secondo il centrista Luca Volontè: “Quella della Corte europea è una sentenza immotivata e ideologica”. Quasi unanimi, invece, i cori di approvazione pro-Strasburgo nel Pd e nell’Idv. Secondo Valerio Onida – ex presidente della Corte Costituzionale – la Corte dei Diritti dell'Uomo ha "scavalcato" i giudici italiani bocciando la legge 40 sulla procreazione assistita, ma ora il Parlamento italiano si deve comunque adeguare alle indicazioni europee permettendo la diagnosi preimpianto. In poche parole, chi comanda è Strasburgo!
Il senso della difesa della sacralità dedlla vita all'ombra della Croce
Ma il vero punto – che “Qui Europa” ha sempre sostenuto nella sua indipendente e ferma linea editoriale – è che l’aborto stesso – e la stessa legge sull'aborto, che fu il risultato di un semplice compromesso politico – rappresenta qualcosa di inconcepibile e barbaro, indipendentemente dall’età del feto, dall'analisi preimpianto o dall’analisi di accidenti ad esso connessi. Che cambia da uno a sei mesi? Non è sempre la vita di un essere umano ad essere distrutta? Come diceva Madre Teresa di Calcutta, “l'aborto resta il più grande crimine perpetrato ai danni dell’umanità”, e – aggiungiamo – a prescindere dalle fedi religiose. Dunque: perché vietare prima una cosa che invece cinque mesi dopo (quando l’essere vivente è molto più sviluppato) è consentita? Conta solo il punto di vista della madre o anche quello dello stesso feto? In effetti alla luce di ciò – sotto questo particolare profilo – la contraddizione nella legislazione itaiana esiste ed è palese! E non sarebbe neppure la prima volta che l’incongruenza emerge nei tribunali italiani. Ma il punto è che contrariamente a quanti ammettono l'aborto, per il cristiano (ma anche per molti laici, se non per tutti) la vita dovrebbe essere qualcosa di sacro ed intoccabile a prescindere dallo stato di salute del feto, poichè scintilla divina e frutto della volontà di Dio: una volontà spesso misteriosa, ma pur sempre di salvezza. E ciò anche nel dolore, grazie a "quell'assurdo" ma grandioso "mistero" rivelato chiamato "Croce". Dunque scegliere di abortire, è un diritto, certo, ma anche – come diceva la Serva di Dio Madre Teresa – un peccato gravissimo contro l'umanità! Il più grave di tutti! Ma – aggiungiamo – è un "cosiddetto diritto" inpiegabilmente, a senso unico: sicuramente non democratico, poiché non tiene conto del parere del feto. Quanti figli nati in condizioni di grave precarietà oggi possono ringraziare la madre di averli messi al mondo comunque e di non aver abortito? Tanti, tantissimi, e chi scrive ne è un esempio tangibile.
Il commento di Bagnasco
“Una sentenza singolare”. E’ stato questo il commento del Presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, secondo il quale "bisogna ripensarci a livello nazionale, sia di tecnici sia di esperti, sia per merito sia per metodo perché non si è passati attraverso la magistratura italiana: c'è stato un suo superamento, un surclassamento”. Ma il presidente dei vescovi italiani, nella sua ultima dichiarazione, ha allargato il problema, finendo per criticare l’intero calderone europeo. “È l'ora di una solidarietà lungimirante, dell'assoluta concentrazione sui problemi prioritari dell'economia e del lavoro, della rifondazione della politica e della partecipazione, della riforma dello Stato: problemi che hanno al centro la persona e ne sono il necessario sviluppo – ha detto l'arcivescovo di Genova – quando prevale una "visione particolaristica la società si sfalda".
L'Europa sulla soglia di una deriva eugenetica
Secondo il ministro della Salute, Renato Balduzzi, bisognerà proporre al Consiglio dei Ministri (CdM) di ricorrere contro la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo – ricordiamolo – ancora non definitiva. Balduzzi ha esplicitato questo orientamento in una intervista a Radiovaticana, incentrata sui rischi ed i pericoli di una deriva eugenetica. Secondo il ministro il ricorso sarebbe giustificato dal fatto che “il bilanciamento del nostro ordinamento tra la soggettività giuridica dell’embrione, la tutela della salute della madre e di altri valori è stato considerato dalla giurisprudenza e dalla Consulta rispettoso dei valori costituzionali coinvolti".
Ricorso: il si del Forum delle Famiglie e del Movimento per la Vita
Soddisfazione, per la posizione palesata dal ministro nella giornata di ieri è stata espressa dal Forum delle associazioni familiari e del Movimento per la vita, e dai rispettivi leaders Francesco Belletti e Carlo Casini, secondo i quali, a fronte del ricorso italiano, la Grande Chambre di Strasburgo ribalterà la sentenza di primo grado come è già successo recentemente sugli stessi temi. Inoltre, il presidente del Forum – Belletti – ha sottolineato anche “l’errata interpretazione” da parte dei giudici di Strasburgo della Legge 194 presa a confronto. Infatti – come sostenuto anche dal nostro Osservatorio – quella norma non consente l’aborto perché il feto è malato, ma solo perché la donna dichiara che è a rischio la propria salute.
L'Embrione è una persona! Uno di noi!
Lapidario e secco il commento di Carlo Casini: "È evidente la volontà di punire l’Italia, ed il fatto che fondamentale sia – nella difesa della vita – l’iniziativa dei cittadini e del Movimento per la Vita, presso le laiche istituzioni Ue (iniziativa promossa dallo stesso Carlo Casini e ribattezzata "Uno di noi") protesa ad ottenere, mediante la raccolta di un milione di firme nei 27 Paesi membri, un pieno riconoscimento giuridico del fatto che l’embrione umano è appunto una persona, "uno di noi", titolare di tutti i diritti". Ora la palla passa al governo, che avrà tempo per il ricorso fino al 28 Novembre.
Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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Articoli Correlati e video – Approfondimenti
Gloria polo – Testimonianza data a Caracas il 5 Maggio 2005, nell'America Latina
ed in Europa, a Fatima (Lisbona) nel Febbraio 2007, ed in altri santuari
(Vedi Video in Galleria Multimediale di "Qui Europa")
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=LoBU2S5gPhY#!
VIDEO TESTIMONIANZA – PRIMA PARTE
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=SsEopqF5biw
VIDEO TESTIMONIANZA – SECONDA PARTE
http://www.youtube.com/watch?v=mBMkPlAwDbI&feature=player_embedded
VIDEO TESTIMONIANZA – TERZA PARTE ( SULL'ABORTO )
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